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Eur, tra il Velodromo e Tor di Valle. Roma sceglie il suo modello

 

Il quadrante sud-est di Roma è in movimento. Lo è ormai da alcuni anni. Nuove e vecchie architetture al centro di un progetto di città che prevede l’incremento dei servizi, l’implementazione di luoghi capaci di attirare l’attenzione. Definiti e in via di definizione come le torri di Purini-Thermes e Studio Transit e la Nuvola di Fuksas.

Peccato che in questa frenetica, a volte scomposta, ricerca di spazi nei quali produrre nuove architetture non sempre l’azione sembra essere stata il naturale esito di un ponderato ragionamento. Anzi, l’impressione che si ha è proprio quella di un colossale e timido sovrapporsi di criticità non affrontate preventivamente. Un’impressione rinsaldata da opere che, lontane dall’essere completate, hanno comportato un radicale stravolgimento dell’area dell’insediamento. Come accaduto per l’ Acquario del Laghetto. Ma anche da interventi che, dopo la fase della dismissione e quindi dell’avvio dell’asportazione di alcune parti, avrebbero dovuto contemplare l’abbattimento e quindi la ricostruzione. Come non si è verificato per le torri di proprietà del Ministero delle Finanze, affacciate su via Cristoforo Colombo. Un progetto firmato da Renzo Piano, avviato nel 2005. Come non differentemente non è accaduto al palazzone occupato dalla Banca Intesa San Paolo, tra viale Rembrandt e via dell’Architettura. Anche questo da anni ridotto a “scheletro”. La precarietà indiziata dall’architettura dismessa, ormai sclerotizzata.

Sfortunatamente non è tutto. Si è fatto molto di peggio. Al Velodromo Olimpico di viale della Tecnica, la struttura progettata da Ligini, Dagoberto Ortensi e Ricci. Inaugurata nel 1960 e scriteriatamente abbattuta nel 2008 per costruire un grande parco acquatico, la “Città dell’acqua”. Un progetto mai partito, targato Eur Spa, sui cui vertici pesa anche l’accusa di disastro colposo per la vicenda dell’implosione della struttura e per l’ipotesi di disastro colposo per amianto.

In compenso sull’area si sarebbero voluti realizzare secondo una delle delibere urbanistiche di Alemanno discusse nell’ultima seduta di giunta, quattro palazzi e due grattacieli. Per buona pace anche dei residenti della zona non se ne è fatto niente. Ma è più che evidente che espletate le eventuali, necessarie, ulteriori, opere di bonifiche, dell’area dell’ex Velodromo bisognerà fare qualcosa. Utilizzarne in maniera propria gli spazi. Magari, se non sarà possibile destinarli a verde pubblico, al potenziamento delle strutture a servizio dell’utenza del municipio.

Da un’architettura abbattuta ad una che potrebbe avere lo stesso destino. L’ippodromo di Tor di Valle di Lafuente, Rebecchini e Virago. Un’opera inserita nella Carta per la Qualità del piano regolatore e compresa nella selezione delle opere di rilevante interesse storico-artistico realizzate dal 1945 in poi.

Al posto delle gradinate dell’opera nelle vicinanze di via del Mare, quelle di uno stadio. Quello della AS Roma, progettato da uno specialista americano, Dan Meis. Il quale sembra volersi ispirare al Colosseo. Se ciò si verificasse davvero sarebbe l’ulteriore occasione persa. Di valorizzare il patrimonio architettonico esistente in nome di operazioni che non possono non definirsi a valenza prevalentemente commerciale. Come d’altra parte indizia in maniera tutt’altro che episodica il fatto che l’area è stata acquistata da Eurnova, una società dei Parnasi, una delle più note famiglie romane di proprietari terrieri-costruttori.

La crisi irreversibile dell’ippica con il conseguente numero progressivamente minore di corse e quindi la recente chiusura dell’impianto, sembra aver decretato la sorte dello storico ippodromo. Forse con troppa nonchalance si è deciso di disfarsi anche di questo pezzo di architettura moderna. Di non interrogarsi se sia possibile un’alternativa alla demolizione. Di ragionare se l’abbattimento sia l’esito scontato e quasi naturale della sua defunzionalizzazione.

È così che Tor di Valle elevandosi dal suo ruolo particolare può diventare un caso generale. Che travalica i confini del municipio e perfino quelli assai più complessi della città. Fino a farsi una vera e propria questione di metodo. Lo sforzo, indubitabilmente poderoso ma utile per costruire città-palinsesto, è quello di ragionare sul fatto che l’abbattimento di un edificio, di un complesso, non può essere considerato sempre ordinaria amministrazione.

L’idea che il centro urbano possa rinnovarsi soltanto attraverso una duplice operazione che preveda prima la cancellazione e poi l’aggiunta, non può essere perseguita in maniera acritica. La città “ferma”, museificata, è un nonsense quando non sia Pompei, Ostia, oppure uno dei centri urbani antichi e tardo-antichi sui quali non ci sia continuità di vita. Allo stesso modo è irrazionale sottrarre, con disinvoltura, alle città edifici importanti che non servono più.

Per queste ragioni, perché l’abbattimento del Velodromo è stato uno scempio architettonico e urbanistico e quello di Tor di Valle lo sarebbe non di meno, l’Eur, addirittura una parte di esso, diventa straordinariamente importante. Anche per capire cosa debba essere Roma. Come la si immagina.

U. Croppi

Huffingtonpost.it




Barucci, l’architetto del Laurentino 38: “Hanno tradito il mio progetto”

Le amare conclusioni dell’architetto Pietro Barucci a 40 anni dalla costruzione del Laurentino, di Corviale e di Vigne Nuove. “Era il contrario del quartiere dormitorio, guidato da degli assistenti sociali specializzati che avrebbero dovuto guidare questa comunità di 1500 persone. Case e servizi costruiti in contemporanea. Ma questo concetto, ispirato ai grandi progetti del Nord Europa, si è sfasciato subito scaricando su di me tutte le responsabilità.

Video pubblicato nell’inchiesta L’oro di Roma su repubblica.it.

Servizio di FRANCESCO ERBANI, riprese di ANNA TERRASSAN

vedi il video




Una segnaletica per la Libera Repubblica di San Lorenzo

Come si abita un territorio? Quali sono le relazioni, le trame, le vicende che vi si tessono? Si può trasformare un luogo a partire dal desiderio? Come ci prendiamo cura del quartiere? Come difendiamo e come re-inventiamo lo spazio che abitiamo?
Vogliamo raccontarlo, narrarlo, leggerlo, con un linguaggio nuovo.

Una segnaletica per raccontare San Lorenzo, il suo patrimonio, i suoi spazi, il suo passato, il suo presente che continuamente si intreccia al nostro. Una segnaletica per la conoscenza, la cura e la condivisione degli spazi. Una segnaletica per valorizzare le tante realtà di san Lorenzo, nuclei di produzione di saperi, di cultura, di incontro, di relazione, che funzioni come modalità per riportare questa dimensione nelle strade e nelle piazze.

Facciamolo a partire dal 19 luglio: la data in cui ricorre il 70 anniversario del bombardamento di San Lorenzo. Una giornata che ci riporta bruscamente nel difficile passato e nella profonda memoria del quartiere, che ci riporta alle sue battaglie, alle sue lotte, alla strenua resistenza contro tutti i fascismi e all’orrore per la guerra. Ma una giornata che allo stesso tempo ci spinge a seguire il filo della Storia fino ad oggi e ad andare a cercare in quelle stesse vie i luoghi di conflitto, di lotta e di ricerca che ancora oggi resistono e liberano.

Riappropriamoci degli spazi, segnaliamo i nostri luoghi, la nostra storia, con una segnaletica che possa comunicare immediatamente a tutti la vita, la storia, i sogni e le lotte che attraversano il nostro quartiere, tra resistenza e creatività.

Per questo abbiamo inventato un codice visivo per San Lorenzo, fatto di brevi poesie, citazioni, piccoli scritti, segni, indizi, immagini e disegni, per una segnaletica che parli del territorio e di chi il territorio lo abita, attraverso linguaggi artistici, che sia direttamente leggibili da tutti. Ridisegnamo la città, facciamo sconfinare l’arte, la cultura, la memoria, fuori dai teatri, dalle università, dai musei,… nelle strade, nelle piazze, nei cortili.

Lo stiamo facendo insieme: con gli artisti, gli artigiani, gli abitanti e gli avventori di san Lorenzo.
Abbiamo raccolto delle citazioni sul quartiere, tante, e abbiamo comprato delle mattonelle. 
Gli artisti di San Lorenzo le stanno dipingendo, altri ci scrivono le citazioni, dei brevi testi, delle poesie…
Stiamo rifacendo la segnaletica! Ogni luogo avrà la sua mattonella, i muri di San Lorenzo parleranno. Le mattonelle saranno affisse nelle strade per il 19 luglio,  il nostro gesto di cura per questo quartiere bombardato, resistente, libero.




Parc de la Creueta del Coll – Barcelona, Spain

Visto il caldo di questa nuova afosa estate, condividiamo un progetto che compie trenta anni di vita e che ha segnato una nuova era per la progettazione di parchi ludici. E’ probabile che la realizzazione del parco della Creueta del Col a Barcellona sia stato tra i primi, se non il primo, che si è concentrato sul recupero di una cava dismessa, situata ai margini della periferia urbana di una grande e bella città come Barcellona. Il parco si trova nel terreno di una vecchia cava, nella parte alta di Barcellona, vicino alla valle di Hebron e dietro al Parco Güell. Si tratta di un giardino urbano di medie dimensioni di quasi due ettari di estensione, che è stato sfruttato per creare un ambiente accogliente per il divertimento ed il soggiorno di turisti ed abitanti della città. Al suo interno è stata realizzata una grande vasca dalla forma irregolare che durante l’estate viene riempita di acqua per rinfrescare i fruitori in uno scenario concavo, quello della cava, che è stato rimodellato in parte, davvero unico. Il progetto non è esente da critiche visto a distanza di trenta anni, ma non si può escludere che quelle del recupero delle cave dismesse sia un tema spinoso che incontra molti pareri discordanti. Il fatto che la cava fu inglobata dalla crescita urbana di Barcellona, è stato determinante perché il parco fosse destinato a fini ludici piuttosto che ad un semplice recupero ambientale. Molte delle soluzioni utilizzate per la stabilizzazione dei versanti e per la costituzione dei percorsi sono state sicuramente originali ed innovative e sono stati utilizzati come esempio in molti altri progetti posteriori di architetti paesaggisti.
Il gioiello del parco è la scultura di Eduardo Chillida a forma di artiglio, Elogi del’aigua (elogio dell’acqua). Il lavoro consiste in un pezzo di 50 tonnellate di calcestruzzo, sospeso con quattro cavi d’acciaio sulla piscina.
Sono convinto che una pagina della storia dell’architettura del novecento debba essere occupata con merito da questo progetto, da non dimenticare.




EXPO 2015: occasione per l’Italia

Gli interventi di Napolitano, Letta e Maroni

(regioni.it) Per il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,  l’Expo 2015 “è un’occasione straordinaria per Milano, per la valorizzazione del suo ruolo europeo e internazionale, ed è insieme un’occasione straordinaria per un nuovo sviluppo dell’Italia nel suo insieme, Nord e Sud, per il superamento, dunque, della crisi che stiamo vivendo nel mondo dal 2008, della recessione che sta mettendo a dura prova l’Europa e in particolare l’economia e la società italiana”.
“Ho ritenuto di dover rappresentare l’interesse comune della nazione sostenendo fin dall’inizio la candidatura dell’Italia e di Milano per l’Expo 2015. Il fatto che dopo aver vinto la battaglia della candidatura, condotta con spirito unitario, sia cambiato il contesto politico, si siano avvicendati governi diversi, senza che la scelta e l’impegno per l’Expo 2015 subissero contraccolpi, fossero messi in questione o vacillassero, ha un evidente, importante significato. Sta in effetti a significare che nonostante le tensioni e i fattori di instabilità che da tempo caratterizzano i rapporti politici e la vita istituzionale nel nostro paese, si sa in certi momenti egualmente riconoscere – da parte di tutte le forze politiche e sociali responsabili – quel che tocca esigenze vitali della nazione e deve sollecitare la più larga convergenza di sforzi, un’autentica feconda coesione sociale e istituzionale. Ed è ciò che saluto qui oggi, vedendo fianco a fianco il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Regione Lombardia, il Sindaco di Milano e tutte le autorità locali all’indomani dell’incontro tra i Presidenti di tutte le Regioni italiane e delle decisioni di lavoro comune che ne sono scaturite.
Rivolgendosi poi al dottor Sala, Commissario unico di governo, e alla dottoressa Bracco, Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia, il Presidente della Repubblica ha espresso “piena fiducia e forte incoraggiamento, sapendo quale determinazione occorrerà sprigionare per superare difficoltà e residui ritardi, dato che – come si è detto – “non c’è più un giorno da perdere”.
“Siamo un Paese – ha concluso Napolitano – che ha fiducia in se stesso, che deve averne anche più di quanta ne dimostri, percorso com’è ancora da nervosismi destabilizzanti e da tendenze al pessimismo. L’Expo di Milano, e più in generale quel che faremo e costruiremo di qui al 2015, in termini di crescita economica e di riforme istituzionali, proverà che possiamo avere fiducia in noi stessi e suscitare rinnovata fiducia verso l’Italia da parte dell’Europa e del mondo”.
Secondo il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, “Expo sarà un progetto vincente se sarà espressione di unità”. “Expo riuscirà – ha chiarito Letta – se sarà di tutti, non se sarà di qualcuno. Riuscirà se sarà di tutto il Paese”. “Noi – ha aggiunto – leghiamo all’Expo non un semplice appuntamento, ma l’obiettivo della ripresa economica del nostro Paese. Per questo dobbiamo essere conseguenti coi fatti e stiamo insistendo su obiettivi di grande concretezza. Il DL del fare ha dato l’abbrivio ad alcune infrastrutture fondamentali anche per il dopo Expo e per la funzionalità del nostro territorio: dalla Pedemontana, alla BreBeMi, alla Tangenziale Est Esterna di Milano, alle linee della metropolitana. Questa concretezza dovrà continuare: le infrastrutture sono fondamentali per fare di quest’appuntamento un’opportunità per la mobilità”. “Expo sarà poi – ha proseguito Letta – l’opportunità fondamentale per il rilancio del turismo in Italia. Non possiamo accettare che il nostro Paese sia scivolato così in basso nelle graduatorie europee e internazionali, e sono certo che Expo sarà anche l’occasione per tornare a scalare queste classifiche”. “Su tutto, l’idea forte di Expo – ha aggiunto il Presidente del Consiglio – è mettere insieme l’Italia-museo con l’Italia-laboratorio, l’interazione tra prossimità e internazionalizzazione”. “Dobbiamo fare in modo – ha ricordato Letta – che Expo arrivi immediatamente dopo un altro grande successo del nostro Paese, la Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea che comincia il 1 luglio 2014: dobbiamo viverla come un semestre di pre-apertura dell’Expo”.
“Credo fermamente che Expo 2015 – ha concluso Letta – sia la frontiera ideale per un’Italia affamata di futuro, che deve uscire una volta per tutte da una cappa di sottovalutazione e di autolesionismo. Questa cappa stona con le nostre capacità e con la nostra Storia. Expo è una sfida radicata sul bisogno più concreto dell’uomo, di ieri e di oggi: il nutrimento. Il Governo garantisce il suo impegno totale: la vinceremo insieme.
“Vogliamo fare di Milano, nel 2015, la capitale d’Europa”, ha affermato il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, “vogliamo che Milano Expo 2015 sia un grande evento europeo’. L’obiettivo fissato è ambizioso: fare di Milano la capitale europea per sei mesi. In mezzo due anni di intenso lavoro, con l’handicap di un piccolo ritardo, in termini infrastrutturali, da recuperare. Eppure il Presidente della Regione Lombardia non ha dubbi. “Ci sono tutte le condizioni perché Expo 2015 sia quello che deve essere: un grande successo per tutta l’Italia. E sia un evento che l’Unione Europea sente davvero suo”. Per questo il presidente della Regione Lombardia ha voluto promuovere il riuscito evento andato in scena nella splendida e suggestiva cornice della Villa Reale di Monza, un evento dal titolo: ‘Verso Expo 2015’. Un’occasione per riunire tutte le istituzioni coinvolte, dai comuni, in primis quello di Milano, rappresentato dal sindaco Giuliano Pisapia, fino al Governo nazionale, con il presidente Enrico Letta, fino alla Commissione Europea, presente con il suo vice presidente Antonio Tajani. Tutti insieme, riuniti alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per imprimere un cambio di marcia nel percorso che porterà alla grande manifestazione universale del 2015. Meno di due anni di lavoro, in una sorta di cantiere dove ognuno dei soggetti coinvolti dovrà portare il suo contributo. E anche per questo Maroni ha scelto la Villa Reale di Monza come sede di questa prima tappa di avvicinamento a Expo, come da lui stesso svelato nelle prime battute del suo intervento: “Ho scelto questa Villa Reale, splendida opera del Piermarini, nascosta dai ponteggi del cantiere allestito per la sua ristrutturazione, anche per questa ragione: perché Expo 2015 è un ‘grande cantiere’. E questa villa che abbiamo eletto a sede rappresentanza dell’esposizione universale è un po’ la metafora del grande lavoro che ci attende: colmare alcuni ritardi accumulati e completare lavoro i lavori entro i tempi previsti”. Una sfida, quella per Expo, che dovrà essere giocata di squadra, come ha tenuto a specificare il Presidente lombardo: “L’esposizione universale non è un fatto solo di Milano o della Lombardia. L’iniziativa di oggi (7 Luglio, ndr) è stata fortemente voluta da Regione Lombardia, perché vogliamo dare il segnale dell’impegno di tutte le istituzioni. C’è molto da fare c’è da recuperare un po’ di tempo perso, ma c’è un convinto impegno da parte di Comune, Regione, Commissario unico e da parte di tutti i soggetti coinvolti”. “Oggi – ha spiegato Roberto Maroni rivolgendosi alla platea della Villa Reale dopo aver ringraziato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la sua significativa presenza – ci sono qui tutti i livelli di governo del territorio. Questa forte intesa fra le istituzioni che oggi qui è rappresentata e si rafforza sarà la marcia in più che serviva per imprimere alla macchina Expo la necessaria accelerazione. Con la nomina del Commissario unico, largamente condivisa fra Comune, Regione e Governo, abbiamo fatto un passo in avanti decisivo per assicurare la realizzazione della nostra esposizione in tempi certi e nel rispetto degli impegni assunti con il Bie e con tutti i Paesi partecipanti”. “Da Presidente della Regione Lombardia – ha assicurato Maroni – continuerò a lavorare perché questa grande intesa istituzionale ci accompagni in questi due anni che ci separano da Expo. Ogni sforzo sarà compiuto anche per il pieno coinvolgimento delle parti economiche e sociali, perché il Paese con tutti i suoi territori sia protagonista e beneficiario del successo dell’evento”.
La prima sfida sarà quella per il rispetto dei tempi per la realizzazione delle opere infrastrutturali, da terminale entro l’aprile del 2015. “I tempi di realizzazione – ha ricordato il presidente della Regione Lombardia – sono quelli previsti da un cronoprogramma di cui seguiamo con attenzione l’evoluzione. La Regione non ha la responsabilità diretta sull’attuazione delle opere, ma svolgiamo un ruolo costante di controllo, per questo tutte le settimane abbiamo un incontro con il commissario e con tutti i responsabili per monitorare l’andamento dei lavori e intervenire laddove sarà necessario. Ho chiesto al Governo  la disponibilità ad arricchire il decreto che attribuisce i poteri al commissario, eventualmente attribuendone di nuovi per derogare ad alcune norme”.  Velocità e precisione nei lavori, ha precisato il presidente della Regione Lombardia, ma senza mai abbassare la guardia verso il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. “Abbiamo la massima attenzione nei confronti del pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata. C’è il gruppo speciale di investigatori che avevo costituito quando ero ministro dell’Interno, inoltre in Regione Lombardia – ha sottolineato Maroni – abbiamo un comitato di controllo sui cantieri e c’è un’ottima collaborazione con la Prefettura e con la Questura, quindi l’attenzione è massima. Ci vuole il massimo impegno da parte di tutte le istituzioni affinché l’Expo sia Mafia free”.
Il Presidente della Regione ha garantito anche il suo impegno affinché “le opportunità di lavoro che si moltiplicheranno con l’evento, siano vere e sicure, nonché volano per i nostri livelli occupazionali’. Maroni ha informato di aver discusso di questi aspetti con il presidente del Consiglio e ha voluto sottolineare che ‘lavoro flessibile non può significare lavoro meno tutelato o meno sicuro”. Oltre ai contenitori, ovvero le opere infrastrutturali, l’altra grande sfida da vincere sarà quella dei contenuti. In primis fare di questo evento una grande manifestazioni per tutta l’Europa, che si riconosca in un’unica capitale ovvero Milano. ‘Sviluppare e diffondere i contenuti di Expo 2015, questo è l’impegno  – ha ribadito il presidente lombardo – che la Regione si è assunta e l’evento di oggi è il primo di una serie di appuntamenti che organizzeremo da qui al 2015 toccando le capitali dei paesi che aderiscono ad Expo, cominciando da casa nostra, dall’Europa, da Bruxelles, perché vogliamo che davvero l’Europa senta sua questa Expo 2015. E vogliamo che Milano sia la capitale d’Europa”. “Questa è per noi una straordinaria avventura, una grande chance di valorizzazione dei nostri territori e del nostro patrimonio, paesaggistico e culturale. Nel 2015 avremo la grande occasione di attirare milioni di visitatori e dovremo essere pronti, l’Italia intera nel 2015 dovrà raccontarsi. Ogni territorio – ha proseguito Maroni – dovrà essere capace di mostrare al mondo lo splendore delle nostre città, la suggestione dei nostri borghi e l’ineguagliabile bellezza del nostro patrimonio culturale”. “Nel nostro cantiere – ha aggiunto – stiamo costruendo tutti gli strumenti con cui gestire questo eccezionale flusso di turisti, pochi giorni fa ne abbiamo parlato in una riunione con tutte regioni e Regione Lombardia, insieme alla Camera di Commercio di Milano e alla società di Expo, ha deciso di creare una società dedicata proprio alla gestione della migliore offerta turistica”.
“Expo 2015 non deve rimanere nella memoria per straordinari manufatti o faraoniche costruzioni, ma deve lasciare il segno per i suoi messaggi e i suoi contenuti, per lo straordinario tema ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’. Sono passati più di vent’anni dalla conferenza Onu di Rio de Janeiro del 1992 che ha dato una prima definizione di ‘sviluppo sostenibile’ da intendersi come uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie. In questi anni è maturata a livello globale la consapevolezza della necessità di integrare nell’agire politico la dimensione economica, sociale e ambientale per puntare a una vera sostenibilità”.
Secondo Maroni, I due pilastri imprescindibili di questo modello di sviluppo sono la food safety e food security, come ha più volte ribadito l’organizzazione delle Nazioni unite, altra prestigiosa partecipante a Expo Milano 2015. ‘Il nostro agire politico – ha proseguito il presidente – deve dunque garantire non solo l’accesso al cibo, ma anche l’accesso a un cibo sano e sicuro”. A questo proposito Maroni ha lanciato una proposta: ‘Dai nostri territori venga lanciata una battaglia contro la contraffazione alimentare. I dati di questo fenomeno sono allarmanti per il nostro Paese. Vogliamo combattere contro il cosiddetto italian sounding, ossia contro lo sfruttamento illecito della fama mondiale dei prodotti della filiera agro-alimentare italiana”.
La dilagante pratica della contraffazione, ha ricordato il governatore citando una stima del 2011 della commissione parlamentare anti-contraffazione, costituisce ‘un danno serio per la nostra economica, che vale oltre 60 miliardi di euro all’anno. Una cifra pari a due volte e mezzo il valore complessivo di tutte le esportazioni italiane del settore agroalimentare. Essa determina anche una consistente perdita di posti di lavoro in un momento nel quale certo non possiamo permettercelo. E come è stato ribadito nel tavolo di lavoro che ho voluto porre  in apertura dell’evento di oggi, la contraffazione minaccia la salute dei consumatori. E’ importante coinvolgere tutti i governi dei paesi partecipanti ad Expo, perché si impegnino con noi nella battaglia contro la contraffazione alimentare e in difesa della salute’.
Ribadendo l’importanza della promozione dei temi di Expo e rinnovando l’impegno di Regione Lombardia in questa direzione, Maroni  ha auspicato che la giornata di oggi possa ‘dare il via a un dibattito globale sul tema. In prima persona mi farò interprete di questo messaggio ogni qual volta si discuterà di Expo Milano 2015, in Italia come all’estero’. Il presidente infine ha dichiarato che quello di oggi è solo ‘il primo di una serie di appuntamenti che organizzeremo da qui al 2015 toccando le capitali dei Paesi aderenti. Cominciando da casa nostra, dall’Europa, da Bruxelles, perché vogliamo davvero che l’Europa senta davvero sua questa esposizione’.
In un’intervista, pubblicata da QN il 9 Luglio, il Presidente della Lombardia ha manifestato un certo ottimismo, ma ha anche posto alcuni paletti. “Dopo domenica – ha detto – sono molto più fiducioso. Grazie alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano e del premier Enrico Letta, abbiamo dato al mondo il segnale che le istituzioni sono compatte a sostegno di Expo. Ora il Governo, la Regione, il Comune di Milano e gli altri Comuni lombardi hanno un interesse condiviso: far sì che l’Expo sia un’occasione di rilancio economico per il Paese e che abbia ricadute positive anche dopo i 6 mesi dell’evento. A me è chiaro che la condizione necessaria perché questo avvenga è varare non una semplice deroga, che avrebbe carattere temporaneo, ma una modifica permanente al Patto di stabilità che consenta ai Comuni di trattenere più risorse e utilizzarle per gli investimenti. Ora mi aspetto – prosegue Maroni – che questa necessità sia altrettanto chiara al Governo, che sia condivisa. Ma sono ottimista”.  
Quanto all’allentamento del Patto di stabilità il Presidente della Regione è categorico: “o arriva entro l’autunno o faremo da soli. Tutti sappiamo che l’allentamento è indispensabile, quindi o il Governo condivide questa esigenza o la Regione è determinata e pronta a far da sé”, ovvero, conclude Maroni,” non rispetteremo i vincoli del Patto e apriremo un contenzioso col Governo”.
intervento del Presidente Napolitano
 
 intervento del Presidente Letta



Stefano Panunzi interviene al convegno “Per una città intelligente”: consigli alla nuova giunta capitolina per rendere Roma più di una smart city

Innovazione allo sviluppo, sostenibilità, occupazione e coesione sono le parole chiave dell’incontro “Per una città intelligente” giovedì 27 giugno 2013, alle ore 15.00, presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, in via Poli n. 19, Roma.

« Strategie di sviluppo territoriale in relazione tanto alla dimensione storico-culturale, geografica, creativa e innovativa anche in rapporto al web ed alla tecnologia digitale, quanto alle funzioni tipiche di una città capitale a naturale vocazione internazionale» afferma Michele Gerace, Presidente di O.S.E.C.O. e Consigliere d’Amministrazione dell’Azienda Speciale Palaexpo.

5 minuti per ogni relatore per individuare problematiche e presentare delle proposte.

Stefano Panunzi (Coordinatore Corviale Expo 2015 – Roof top lab), Stephen Benians (Direttore programmi culturali della British Council), Lawrence Bartolomucci (Professore aggiunto alla John Cabot University), Claudio Bocci (Direttore Sviluppo e Relazioni Istituzionali di Federculture), Luca Borriello (Direttore della Inward), Mauro Botticelli(Amministratore di Primamusa), Dario Carrera (Cofondatore di The Hub), Paolo Corda (Responsabile Pianificazione tecnica di Infratel Italia s.p.a), Ines Caloisi (Presidente e Responsabile Formazione e Coordinamento di TIA), Umberto Croppi (Direttore generale di Fondazione Valore Italia) Francesco D’Ausilio (Consigliere Comunale per Roma Capitale), Pier Luigi Dal Pino (Direttore Relazioni Istituzionali di Microsoft), Alessandro Di Matteo (Fondatore di Raggio verde), Gianluca Di Nunzio (Avvocato presso Barzanò e Zanardo), Andrea Gallo (Editore di EurActiv), Francesco Lucà (Responsabile area Economia & Mercato  di O.S.E.C.O.), Paolo Marcesini ( Direttore di Memo magazzini culturali), Maria Moreni ( Presidente di Physeon), Flavia Piccoli Nardelli (Deputato), Vincenzo Pensa (Presidente del Comitato di gestione del pneumatici fuori uso), Francesco Saverio Profiti (Responsabile area Innovazione & ICT di O.S.E.C.O.), Patrizia Riccioni (Architetto), Antimo Sambucci (Amministratore di ADF Green vision), Fabio Severino (Vicedirettore del  Master in Digital Heritage de La Sapienza), Alessandro Sterpa (Vice-Segretario generale alla Regione Lazio. Rapporti con gli Enti Locali, le Regioni, lo Stato e l’Ue. Ufficio legislativo), Michelangelo Suigo (Head of Public Affairs di Vodafone Italia), Massimiliano Tonelli (Direttore di Artribune), Gabriele Valli (Amministratore di Spazio Informale) e Cristiano Zagari (Direttore di Semestre europeo).

Moderatori dell’incontro saranno Maria Elena Viggiano e Plinio Limata.

L’incontro è organizzato da O.S.E.C.O. e Cento Giovani, in collaborazione con Raggio Verde e TIA.

http://t.co/mbedXkrHN7

http://www.formiche.net/

 




Benessere e qualità della vita a Corviale

martedì 25 giugno ore 16.30

Biblioteca Renato Nicolini sala Incontri

Via Marino Mazzacurati 76 . 

Il Laboratorio di sviluppo locale ed economia sociale dell’Università degli Studi Roma Tre presenta i primi risultati di un progetto di ricerca sul benessere e la qualità della vita a Corviale.
La ricerca intende contribuire al dibattito sulle politiche e i piani di sviluppo del quartiere, con un approccio partecipativo che metta al centro le persone che vivono a Corviale e concorra a renderle protagoniste del processo di cambiamento.
L’obiettivo dell’incontro è discutere con tutti gli interessati (abitanti, operatori, associazioni, sindacati, forze politiche e sociali, amministratori, …) dei risultati della prima fase della ricerca e delle sue implicazioni, in un dialogo aperto tra Università e territorio.

Vi aspettiamo




ma è davvero un mostro?

Roma, sabato 22 giugno, ore 10,30-12,30
Corviale: ma è davvero un mostro?

a cura di APPasseggio
Goteller (accompagnatore): la sociologa Irene Ranaldi

Una passeggiata che attraverserà i confini di uno stereotipo per cercare di capire quali sono gli elementi che hanno portato e che ancora, parzialmente, rendono il palazzo lungo un chilometro come un emblema di degrado e insicurezza nell’immaginario di molti romani.

Il complesso edilizio di Corviale è sorto nella prima metà degli anni Settanta nella periferia sud-ovest della capitale, nel territorio del XV Municipio Arvalia Portuense, a destra della via Portuense e in direzione di Fiumicino a circa 2 km dal raccordo anulare. Nel 1972 il disegno del progetto viene affidato dall’Istituto autonomo case popolari (IACP), proprietario dell’immobile, a un gruppo di architetti diretti da Mario Fiorentino. Le dimensioni dell’insediamento sono notevoli: occupa 60 ettari di spazio con 700.000 metri cubi di edilizia residenziale e quasi 90.000 extraresidenziale. Il “mostro di cemento” o “serpentone”, come viene chiamato da alcuni, è alto nove piani serviti da 74 ascensori (pochi funzionanti) e posto sul crinale di una collina che domina la campagna romana, proteso verso il mare. E’ abitato da circa da circa 6000 persone. L’intero edificio è costruito con acciaio e pannelli di cemento armato.

Passeggiando intorno al perimetro dell’edificio, scopriremo pian piano punti di interesse inaspettati immersi nel verde e alla fine della passeggiata lungo il chilometro, prima di lasciarci andremo insieme a fare la spesa al Farmer’s Market di Corviale per una spesa a chilometro zero!

Meeting point: Ingresso Biblioteca comunale Renato Nicoli, Via Marino Mazzacurati 76

Punto di arrivo: Farmer’s Market di fronte alla Biblioteca
Lunghezza: circa 3 km
Info: 339-3585839
Costo: offerta libera

appasseggio per corviale