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Recupero urbano: semplificazione “per Contratti di quartiere II”

contrattiLa Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nel corso della conferenza unifica del 15 maggio, ha espresso l’intesa sulla semplificazione procedurale finalizzata alla conclusione dei programmi di recupero urbano denominati “contratti di quartiere II”.

L’intesa è però subordinata ad alcune modifiche, proposte dalle Regioni Piemonte e Lombardia, contenute in un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni il 14 maggio e pubblicato sul sito www.regioni.it nella sezione “conferenze”-
Si riporta di seguito il testo integrale:
Intesa per la semplificazione procedurale finalizzata alla conclusione dei programmi di recupero urbano denominati “contratti di quartiere II”
Punto 6) O.d.g. Conferenza Unificata
La Conferenza delle Regioni :
CONSIDERATA l’urgenza di dare una risposta ai rilievi formulati dalla Corte dei Conti nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’utilizzo delle risorse statali afferenti il programma di recupero urbano denominati “Contratti di quartiere II”;
PRESO ATTO dei ritardi nell’attuazione del suddetto Programma;
NEL CONDIVIDERE la necessità di semplificare le procedura anche al fine di revocare e riprogrammare le risorse non utilizzate;
ESPRIME, per i motivi sopra esposti, INTESA ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n.131;
RIBADISCE la disponibilità delle Regioni a modificare, qualora necessario, tutti gli atti, anche pattizi, di propria competenza per realizzare le finalità di cui all’intesa, anche al fine di tutelare eventuali posizioni giuridiche soggettive;
ESPRIME l’intesa con le modifiche richieste dalle Regioni Piemonte e Lombardia (allegato)
Roma, 14 maggio 2014
ALLEGATO
Semplificazione procedurale finalizzata alla conclusione del programma innovativo in ambito urbano denominato “contratti di quartiere II”
La Conferenza Unificata
Nell’odierna seduta del……., …………
VISTO l’articolo 4, comma l, della legge 8 febbraio 2001, n. 21, che ha previsto che il Ministero dei lavori pubblici promuova, coordinandolo con programmi di altre amministrazioni dello Stato già dotati di autonomi finanziamenti, un programma innovativo in ambito urbano finalizzato prioritariamente ad incrementare, con la partecipazione di investimenti privati, la dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati di comuni e città a più forte disagio abitativo ed occupazionale e che preveda, al contempo, misure cd interventi per incrementare l’occupazione, per favorire l’integrazione sociale e l’adeguamento dell’offerta abitativa;
VISTO l’articolo 2 del decreto ministeriale 27 dicembre 2001, n. 2522, registrato alla Corte dei conti l’11 aprile 2002, registro n. 1, foglio n. 199, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 142 del 12 luglio 2002, che ha individuato le risorse finanziarie destinate all’attuazione di un Programma innovativo in ambito urbano denominato “Contratti di quartiere II”;
VISTO il decreto ministeriale 30 dicembre 2002, registrato alla Corte dei Conti — Ufficio di controllo sugli atti dei Ministeri delle infrastrutture ed assetto del territorio – il 25 marzo 2003, registro n. l, foglio 215, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 23 aprile 2003, n. 94, con il quale è stato modificato il citato decreto 27 dicembre 2001 e ripartite, tra l’altro, alle regioni e province autonome di Trento e Bolzano le risorse destinate al programma “Contratti di quartiere II”‘ nonché fissata in misura pari al trentacinque per cento del complessivo apporto Stato/regioni la contribuzione finanziaria delle regioni e province autonome al menzionato programma “Contratti di quartiere Il”;
CONSIDERATO che ai sensi dell’articolo 4 del citato decreto ministeriale 30 dicembre 2002 le regioni e le province autonome sono state autorizzate a predisporre ed approvare, sulla base del bando di gara allegato al richiamato decreto 30 dicembre 2002, appositi bandi di gara mediante i quali vengono fissate le modalità di partecipazione dei comuni, i contenuti delle proposte nonché specificati i criteri di valutazione delle proposte da assumere da parte della Commissione esaminatrice delle stesse;
CONSIDERATO che tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le regioni cofinanziatrici del programma (Piemonte, Valle d’Aosta. Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna) sono stati sottoscritti, tra il 2005 e il 2007, a seguìto della procedura concorsuale con la quale sono stati individuati i comuni da ammettere a finanziamento, Accordi di programma quadro per la realizzazione degli interventi sperimentali nel settore dell’edilizia residenziale ed annesse urbanizzazioni da realizzare nell’ambito del programma innovativo in ambito urbano denominato Contratti di quartiere II debitamente registrati dalla Corte dei Conti;
VISTA l’indagine conoscitiva sul programma di che trattasi svolta dalla Corte dei Conti Sezione di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ed approvata con deliberazione n. 15/2013/G in esito all’Adunanza del 2l novembre 2013;
CONSIDERATO che dalla citata indagine è emersa una eccessiva dilatazione dci tempi di attuazione del programma, tuttora in fase di realizzazione per una parte significativa, nonché un esito insoddisfacente del monitoraggio ed una complessità procedurale conseguente anche al coinvolgimento di più soggetti pubblici oltre che a specifici fattori di criticità quali la perenzione abbreviata che non appare congrua se rapportala all’esecuzione di opere pubbliche;
CONSIDERATO che la Corte dei Conti ha richiesto al Ministero delle infrastrutture e dci trasporti di comunicare, entro la data del 19.05.2014, le misure adottate a seguito della citata Deliberazione 15/2013 finalizzate a superare le criticità riscontrate nell’attuazione del programma anche prevedendo la revoca dei finanziamenti non ancora attivali e che il predetto Ministero ha richiesto che la deliberazione della Corte dei conti fosse condivisa con le regioni cofinanziatrici dei programmi e con gli enti locali che rappresentano le stazioni appaltanti dci medesimi e che le iniziative da intraprendere fossero oggetto di approfondimento c possibilmente di intesa nella sede della Conferenza;
Visti gli esiti delle riunioni a livello tecnico svoltesi in data l 9.2.2014 e 6.5.2014;
SANCISCE INTESA
ai sensi dell’art. ………………………………………, tra Stato, regioni e autonomie locali sul documento concernente “Misure per la semplificazione procedurale finalizzata alla conclusione del programma innovativo in ambito urbano denominato Contratti di quartiere II”, allegato alla presente intesa.
Roma, …
Il presidente:
Il segretario:
REGIONI PIEMONTE, VALLE D’AOSTA, LOMBARDIA, VENETO, FRIULI VENEZIA GIULIA, LIGURIA, EMILIA ROMAGNA, TOSCANA, UMBRIA, MARCHE, LAZIO, ABRUZZO, MOLISE, CAMPANIA, PUGLIA, BASILICATA, CALABRIA, SICILIA SARDEGNA.
SEMPLIFICAZIONE PROCEDURALE FINALIZZATA ALLA CONCLUSIONE DEL PROGRAMMA IN AMBITO URBANO DENOMINATO “CONTRATTI DI QUARTIERE II”
0. Premessa
La Corte dei Conti – Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato – ha svolto una indagine conoscitiva sul programma ”Contratti di quartiere II” finalizzata a verificarne lo stato di avanzamento fisico e finanziario a livello nazionale e delle singole regioni ad individuare le criticità che ne impediscono la conclusione. L’indagine conoscitiva è stata oggetto della deliberazione Sezione n. 15/2013/G emessa dalla Sezione centrale di controllo nell’adunanza del 21 novembre 2013.
L’istruttoria della Corte dei Conti ha evidenziato diversi profili di criticità riferibili alla fase attuativa dei programmi. In particolare è stata rilevata una pesante dilatazione dei tempi di realizzazione nonostante la legge di finanziamento del programma risalga al 200 l.
Il monitoraggio degli interventi, fatto salvo quello con caratteristiche meramente finanziarie è stato ritenuto “insoddisfacente, non solo perché esso è stato tardivo, ma anche perché parziale, in conseguenza di una carente trasmissione di dati al Ministero delle infrastrutture in particolare da parte di alcune Regioni. L’assenza di un monitoraggio concomitante con la gestione ha precluso possibili interventi correttivi, sostitutivi, di revoca o semplicemente di sollecito dell’esecuzione delle opere. ln secondo luogo, la conoscenza parziale dei risultati conseguiti, solo in parte motivata dal mancato completamento degli interventi, è risultata non adeguata a consentire una valutazione dell’efficacia ed efficienza della gestione”.
La Corte ha anche ritenuto come la complessità procedurale del programma nazionale caratterizzata dal coinvolgimento di più soggetti pubblici ”sia di per sé un fattore di criticità” comporti la necessità di un ripensamento del sistema di finanziamento adottato da parte dello Stato.
La “perenzione abbreviata” propria della contabilità della finanza pubblica è stata riconosciuta come un ulteriore fattore di appesantimento della gestione risultando non certo congrua rispetto alla tempistica di esecuzione delle opere pubbliche.
La deliberazione 15/2013 ha indicato le misure correttive da adottare per contrastare l’eccessiva dilatazione dei tempi di realizzazione. Tra queste particolare rilievo assume la revoca finanziamenti, possibilità peraltro prevista dagli Accordi di programma quadro, ovvero da attivare mediante uno specifico intervento legislativo.
In ottemperanza alla decisione della Corte dei Conti vanno, pertanto, poste in essere opportune iniziative e misure adeguate per ridurre le criticità riscontrate che andranno comunicate alla Corte medesima entro il termine stabilito del 19 maggio 2014.
Nel contesto sopra delineato il presente documento individua pertanto modalità operative finalizzate alla conclusione del programma innovativo di recupero urbano denominato “Contratti di quartiere II”‘ anche attraverso un più forte impulso, maggiore coordinamento e monitoraggio da
parte delle regioni che possano consentire di portare a conclusione in tempi ragionevolmente certi iniziative che risultano avviate ormai a partire dal 2006.
1. Ricognizione interventi
I Contratti di quartiere per i quali sono stati sottoscritti gli atti contrattuali sono 195 e sono pressoché tutti da ultimare. Allo stato attuale ne risultano conclusi 7: Sant’Angelo Lodigiano (LO), Pavia (Scala), Pavia (Pelizza), Cremona, Cupramontana (AN) Somma Vesuviana (NA), Aidone (EN). In relazione alle differenziate tipologie di avanzamento dei singoli interventi costruttivi (elencate al successivo punto 1.2) saranno adottate differenziate misure correttive.
1.2.Tipologie di avanzamento
a) interventi non avviati
Si tratta spesso di interventi per i quali non si è ancora giunti a concludere le attività di progettazione per adeguamento ad intervenute normative (soprattutto sismiche) che impediscono di avviare le successive fasi di affidamento e di aggiudicazione dei lavori.
Per questi interventi occorre fissare un termine ultimo per concludere e/o aggiornare la progettazione definitiva o esecutiva dell’intervento, in relazione alla tipologia di appalto prevista. Tali ritardi non appaiono più sostenibili in un quadro generale caratterizzato da una scarsità di risorse da destinare al settore e appare congruo assegnare centoventi (decorrenti dalla data di sottoscrizione della presente Intesa) per portare a conclusione ciascuna attività progettuale. Trascorso tale termine si darà luogo alla decadenza automatica dei relativi finanziamenti, che potranno essere riprogrammati, con riferimento alla quota di finanziamento statale, per il 50%, su proposta di ciascuna regione, con le modalità indicate al punto 4.1, mentre il restante 50% sarà ripartito, a livello nazionale, tra le regioni sulla base del numero dei Contratti di quartiere II ultimati alla data del 31.12.2014 mediante decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti.
b) interventi con avanzamento inferiore al 50%
Si tratta di un numero rilevante di interventi che presentano difficoltà esecutive. Per questi interventi occorre individuare percorsi di stretto accompagnamento da parte delle regioni per favorirne la conclusione da comunicare al Ministero nell’arco di novanta giorni dalla sottoscrizione della presente Intesa. Qualora i termini di completamento degli interventi non risultino congrui, i Comitati Paritetici valuteranno l’ipotesi di revoca prevista dal precedente punto sub a).
c) interventi con avanzamento superiore al 50%
Sono la gran parte degli interventi per i quali le regioni devono monitorare i relativi stati di avanzamento al fine di prevenire l’insorgere di criticità esecutive e procedimentali che ne possono ritardare la conclusione.
d) interventi sospesi
Si riferiscono, per la gran parte, ad interventi interrotti per inadempienza contrattuale dell’impresa esecutrice in relazione ai quali occorre individuare efficaci percorsi per giungere all’appalto delle opere di completamento verificando, in particolare, gli aspetti relativi alla copertura finanziaria.
Qualora la dotazione finanziaria iniziale risultasse non sufficiente per coprire i maggiori costi dell’intervento potranno essere utilizzate le disponibilità provenienti dalle revoche disposte in ciascuna regione (si veda punto 2.1).
e) interventi non più attuabili
Si tratta di interventi che risultano avviati per perdita dei requisiti di fattibilità tecnico-amministrativa e per i quali non risulta avviata la relativa procedura di affidamento. Le relative
dotazioni finanziarie saranno revocate.
2. Varianti esecutive
2.1.Definizione ed approvazione
Le varianti al progetto attengono alla fase esecutiva dell’appalto e vanno pertanto inquadrate nella cornice normativa vigente in materia di contratti di lavori pubblici (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i.) e relativo regolamento di attuazione (D.P.R. 5 ottobre 2010, n.207).
Le varianti sono da riferire, pertanto, all’ambito di competenza delle stazioni appaltanti che operano per il tramite dei soggetti preposti allo svolgimento delle attività connesse alla fase esecutiva (direttore dei lavori, responsabile del procedimento). La proposta e l’approvazione delle varianti, fermo restando il finanziamento statale assegnato al soggetto attuatore, spetta pertanto alla stazione appaltante medesima. Per la Regione siciliana le varianti che utilizzano i ribassi d’asta sono approvati dal Comitato paritetico su proposta del responsabile regionale.
I Comitati paritetici Stato-regioni potranno occasionalmente considerare di destinare le disponibilità rinvenienti dalle revoche all’eventuale copertura di costi aggiuntivi conseguenti alle varianti presentate al Comitato dalle regioni.
3. Rimodulazione programmi
3.1 Definizione
Si considera ”rimodulazione del programma di interventi” la proposta di un comune comportante una sostanziale modifica degli elementi costitutivi del programma originario degli interventi ammessi a finanziamento quali la sostituzione di interventi con tipologie diverse da quelle inizialmente previste (ad esempio: la sostituzione di un intervento residenziale con una urbanizzazione primaria o secondaria o viceversa; la rinuncia all’esecuzione di interventi previsti nel programma originario; della consistenza dei singoli interventi; proposta di realizzare ulteriori interventi nel perimetro del Contratto di quartiere). La rimodulazione potrà anche prevedere una diversa incidenza percentuale tra gli interventi di edilizia residenziale e le opere di urbanizzazione primaria e secondarie inizialmente previste ed il superamento degli eventuali limiti percentuali di cofinanziamento massimo ammissibile.
Le richieste di rimodulazione ai programmi costruttivi sono state formulate spesso a seguito di avvicendamenti dei vertici amministrativi degli enti locali (soprattutto in comuni con dimensioni ridotte). Le regioni eviteranno di sottoporre ai Comitati paritetici richieste di rimodulazione fondate su tali presupposti.
Non costituiscono sostanziali modifiche al programma le rilocalizzazioni dello stesso intervento all’interno del perimetro del Contratto di Quartiere e, fermo restando il rispetto degli obblighi di servizio, il subentro di altro operatore per cause di forza maggiore acclarate dalla Regione (ad esempio: fallimenti, liquidazioni coatte, cessazione di attività o di ramo d’azienda, rescissioni contrattuali) .
4. Revoche di finanziamenti per singoli interventi
In relazione a singoli interventi che risultano non ancora avviati per perdita dei requisiti di fattibilità tecnico e amministrativa i Comitati paritetici disporranno le relative revoche secondo quanto già previsto dagli Accordi quadro sottoscritti.
Le revoche saranno disposte in relazione a quegli interventi che presentano uno stato procedurale o di ridotto avanzamento che lascia presupporre una tempistica di realizzazione non più compatibile con un efficace utilizzo delle risorse pubbliche assegnate, purché non siano stati assunti obblighi giuridicamente perfezionati.
Si tratta di quegli interventi per i quali non risulta ancora perfezionato giuridicamente l’avvio (assenza di procedura di affidamento). Potranno essere riconosciute, qualora adeguatamente documentate, le spese già sostenute.
4.1. Riallocazione risorse
Le disponibilità rinvenienti dalle revoche restano attribuite per il 50% alle singole regioni, come detto al precedente punto 1.2. Il responsabile regionale dell’Accordo di programma proporrà al Comitato paritetico la riallocazione delle risorse disponibili per ulteriori interventi da realizzare nell’ambito dei Contratti dì quartiere già ultimati o che presentino un soddisfacente stato di avanzamento e purché tali ulteriori interventi siano caratterizzati da sicura cantierabilità.
5. Azioni di accompagnamento e misure acceleratorie
Sui 195 comuni inizialmente ammessi a finanziamento soltanto 39 (pari al 20,42%) presentano popolazione superiore ai 100.000 abitanti e sono pertanto riferibili a contesti territoriali nei quali le condizioni di disagio abitativo ed urbano sono più marcate. Per contro, 97 comuni (50,78%) hanno popolazione non superiore a 50.000 abitanti e 33 comuni (17.2%) presentano una dimensione demografica fino a 100.000. Di conseguenza buona parte dci programmi (all’interno dei quali sono presenti più interventi costruttivi puntuali) si riferiscono a stazioni appaltanti (comuni ed ex Iacp) che possono non essere sufficientemente attrezzate per gestire con efficacia le procedure connesse a programmi complessi quali quello in argomento, anche se in taluni comuni di grandi dimensioni è dato riscontrare non minori difficoltà operative.
In aggiunto al modulo procedimentale della Conferenza di servizi le regioni potranno avviare iniziative di accompagnamento tecnico che consentano di raggiungere in concreto e in tempi ragionevolmente certi gli obiettivi di riqualificazione edilizio-urbanistico e sociale sottesi ai programmi assicurando il necessario personale dedicato, il costante monitoraggio investimenti programmati.
Le Regioni Toscana, Campania e Calabria, ancorché non cofinanziatrici del programma in argomento nominano, tra i propri funzionari, un responsabile operativo con il compito di promuovere le opportune iniziative per portare a conclusione i singoli Contratti di quartiere ricadenti nel proprio territorio e che predispone, ogni sei mesi, un Rapporto di monitoraggio da inoltrare al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti evidenziando, in particolare, le criticità presenti e formulando le soluzioni per superarle, tenuto conto, in ogni caso, di quanto stabilito nella presente Intesa che costituisce riferimento per l’attività del Ministero e il funzionario designato responsabile operativo ai sensi del presente punto per i contratti di quartiere ricadenti nelle predette regioni. Le somme revocate sono riallocate dal Ministero su proposta di ciascun responsabile operativo regionale.
6. Monitoraggio
Con riferimento a tale attività le regioni svolgono un fondamentale ruolo attraverso la predisposizione di Rapporti su base semestrale già previsti dagli Accordi di Programma. Le Regioni dovranno individuare modalità più incisive di raccolta dei dati e delle informazioni presso i comuni in modo da descrivere l’effettivo avanzamento dei programmi e le problematiche che emergono con riguardo a ciascun intervento.
Per l’adozione di un format unificato di Rapporto le Regioni hanno aderito alla proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di prendere a modello quello adottato dalla regione Lombardia.
 
regioni.it



Caudo: “Roma al lavoro con Piano per la high line verde di Talenti”

pianoL’ARCHISTAR Renzo Piano l’ha anticipato a Repubblica. Vuole riprogettare i due chilometri del “viadotto dei Presidenti”, una linea tranviaria mai più realizzata, un relitto urbano, che doveva collegare Saxa Rubra a Cinecittà. E pensa che possa diventare una high line verde, popolata di alberi e biciclette, dal parco delle Sabine al parco Talenti. Ma il suo interesse avvolge tutta la periferia, con gli altri suoi “strappi”. Per ricucirli.

Un’occasione unica per Roma.
“Assolutamente sì. Proprio sul “viadotto dei presidenti” abbiamo lavorato in questi mesi e raccolto un progetto proposto da due giovani architetti romani, Massimiliano Foffo e Alessandro Lungo” spiega l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo “In quel municipio, il III, abbiamo avviato quella che abbiamo chiamato la strategia municipale del riuso degli edifici dismessi e sottoutilizzati. Un censimento di tutti i palazzi vuoti e le infrastrutture abbandonate. E questo per noi è lo strumento per fare la rigenerazione urbana”.

Ora l’intervento di Piano è una chance importantissima, considerando la sua fama riconosciuta nel mondo intero.
“È proprio così. Pensiamo che il nostro progetto è assolutamente coerente con quello che dice Piano e dunque possiamo sviluppare insieme un intervento”.

Chiederete a Piano un’idea progettuale, dei disegni?
“Il lavoro che lui propone è già illustrato dal gruppo di giovani architetti che lavora con lui. Il contributo dell’équipe di Piano è fondamentale proprio per dare una maggiore concretezza e rilevanza al progetto”.

In che cosa consiste concretamente?
“Il viadotto dei Presidenti, costruito e abbandonato, è un’infrastruttura che nasconde al suo interno il tracciato per una linea di trasporto pubblico. Si tratta di rigenerare questo spazio con usi diversi, che vanno dal verde alle piste ciclabili, a servizi per i cittadini. Quella che oggi è una strada può diventare un’infrastruttura “porosa” e aprirsi agli spazi abitati intorno. Ed è l’inizio di un processo di riammagliatura delle parti slabbrate della periferia”.

Avete già contattato Piano?
“Sì, lo abbiamo cercato e ci parlerò oggi. Spero sia l’inizio di una collaborazione per le periferie. Abbiamo a disposizione per il III municipio un finanziamento europeo per il riciclo urbano. Si potrebbe trattare di una sinergia vincente”.

Quali sono i grandi progetti su cui punta il Campidoglio nei prossimi anni?
“Uno è la Città della Scienza in via Guido Reni, poi il rilancio dell’area Sdo di Pietralata, quindi riavviare tutti i cantieri bloccati lungo la Colombo, da Campidoglio 2 agli ex Mercati Generali, da piazza dei Navigatori all’ex Fiera di Roma fino alla Nuvola. Ma c’è anche l’ex Mattatoio di Testaccio per il quale proprio oggi sono partiti i lavori per la realizzazione della pedonalizzazione dello slar- go davanti all’ingresso principale, con un parcheggio a fianco del Monte dei Cocci”.

E in periferia?
“Interventi sulla città fuori al Raccordo, da Tor Vergata a Ciampino. Poi i nodi delle stazioni su ferro, da Ponte Mammolo a Marconi, vicino ai quali si costruiranno nuovi servizi”.

Quando si realizzerà la pedonalizzazione del Tridente?
“Noi stiamo finendo la predisposizione della pavimentazione e dell’arredo per la pedonalizzazione. Il passo seguente sarà quello di definire le regole per non danneggiare nessuno. Per consentire alle attività commerciali di poter avere ad esempio il carico e scarico delle merci. Mentre per gli abitanti bisogna individuare i parcheggi che saranno destinati a loro. Uno è quello del Galoppatoio e poi si potrebbero razionalizzare i posti auto sul lungotevere”.

E quando cominceranno i lavori per la nuova piazza Augusto Imperatore?

“Dopo l’approvazione del bilancio da parte del Consiglio comunale potremo fare la gara per selezionare l’impresa. Il nostro obiettivo è quello di aprire il cantiere entro quest’anno, il duemillesimo dalla morte di Augusto”.

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La primavera di Corviale

botticelliE’ stato un lungo inverno durato alcuni anni in cui eravamo in pochi a credere al progetto di Corviale Domani: diciamo la verità eravamo tutti un po’ scettici quando Pino Galeota parlava di Corviale come di una chance per Roma e per l’Italia, o quando Maria Grazia Bellisario lo dichiarava un nuovo modello d’integrazione architettonica e sociale, o quando Monica Melani v’intravedeva un nuovo modello di sviluppo basato sull’arte e la cultura, o quando Stefano Panunzi ci raccontava del tetto più grande del mondo destinato a piazza e produzione di energia ed ortaggi, o quando Alfonso Pascale vi declinava le caratteristiche di una nuova agricoltura sociale e volta al benessere psicofisico, o quando Sandro Zioni c’insegnava a far diventare corviale.com il giornale delle periferie o quando Elisa Longo e Ivan Selloni esercitano la professione di giornalisti sociali.

Dopo questo lungo inverno è arrivata la primavera di Corviale: venerdì 9 maggio sala del Consiglio municipale: concerto del Teatro dell’Opera: l’assessore Barca, da noi intervistato, dichiara: “la vostra suggestione di portare a Corviale, dopo l’Opera, una grande mostra integrando così i 900 metri quadri del Mitreo nel circuito culturale della città è coerente col nostro progetto culturale e ne studierò la fattibilità”; sabato 10 maggio: Open House: la manifestazione internazionale sull’architettura ha coinvolto 3  iniziative a Corviale, inaugurazione del Campo dei miracoli: dichiarazione stampa del Governatore del Lazio Zingaretti: “Corviale dovrà essere uno dei cuori degli investimenti europei: vogliamo dimostrare a tutta Europa che Corviale è nei nostri cuori”.

E’ leggendo questa dichiarazione di Zingaretti che ho capito che a Corviale è sbocciata la primavera, mi sono andato a rileggere ciò che avevamo scritto con Alfonso Pascale e Stefano Panunzi nel manifesto “Corviale verso Europa 2020”: “Si tratta di dar vita ad un Partenariato Pubblico-Privato che intende allargarsi anche ad altri quartieri del Quadrante per candidarsi a gestire in modo integrato i Fondi Europei 2014-2020”.

C’impegniamo a continuare a seguire il progetto in maniera tale da assicurare che dopo la primavera ci siano anche i frutti concreti di un‘estate di Corviale in termini di lavoro, cantieri, riqualificazione, verde, innovazione tecnologica, vivibilità, sicurezza.

 




A proposito di Corviale e di Hundertwasser

casaUna casa popolare che attira bus turistici da tutto il mondo fa riflettere sulle utopie architettoniche. La mia idea è che  Hundertwasser ha imparato la lezione delle utopie architettoniche irrealizzate e non si è limitato a progettare l’utopia ma ha costruito le strutture in modo tale e definito che non potessero essere utilizzate in maniera diversa da quella progettata. Ad esempio costruendo trinceroni di pietra con alberi piantati nella strada pedonale.

trincerone con albero

trincerone con albero

Ad esempio predestinando strutturalmente uno spazio in modo tale che potesse essere utilizzato solo nella maniera progettata (chi andrebbe ad occupare e ad abitare alla fine di una rampa

la rampa che porta alla caffetteria

la rampa che porta alla caffetteria

con terrazza in un locale completamente finestrato e senza alcuna tramezzatura, un locale insomma buono solo per la progettata destinazione di caffetteria).

Quello che unisce le due utopie è il mercatino

il mercatino

il mercatino

autogestito di riciclo e riuso con la differenza che nella casa dell’utopia realizzata lo spazio dedicato al mercatino è predifinito e pronto all’uso.

Impariamo da chi ha appreso la lezione e cominciamo a lavorare per portare a compimento le utopie architettoniche irrealizzate.

Tommaso Capezzone (dal quartiere popolare Hundertwasser di Vienna)




Smart cities o Grandi Fratelli?

smart-cityLe città si riempiono di sensori e sistemi di controllo per diventare evolute. Ma siamo realmente pronti a gestire le nuove tecnologie escludendo il rischio di ‘tilt’ e di sfruttamento di dati personali?

L

e città per diventare intelligenti si affidano alla tecnologia. E attualmente parlare di tecnologia significa perlopiù riferisi allo sviluppo di sistemi innovativi, integrati e connessi grazie alle immense possibilità offerte dalla rete. Ecco che le città del futuro vengono immaginate (e progettate) come modelli gestiti e controllati attraverso sensori, app e sistemi di monitoraggio che funzionano grazie all’implementazione di software sempre più complessi.

Le insidie che si nascondono dietro il progresso

Il cosiddetto Internet of things affascina per le possibilità che potrebbe offrire, ma al tempo stesso spaventa proprio per la sua fatuità ed inconsistenza. I dati che si raccolgono possono essere considerati sempre attendibili? Quante sono le possibilità che un sistema software possa essere intaccato da hacker e quante quelle di un blackout? I timori e le perplessità sono ormai noti, ma la comunità scientifica non smette di ribadirli. “Le tecnologie IT si stanno diffondendo con una rapidità inimmaginabile e in modo disordinato. E ciò che ne consegue è la mancanza di serie valutazioni dei rischi”, avverte Anthony Townsend, ricercatore senior presso la New York University e autore del saggio “Smart Cities: Big Data, Civic Hackers, and the Quest for a New Utopia”, in cui mette in guardia sull’attuale tendenza a progettare le città basandosi esclusivamente su algoritmi piuttosto che sull’esperienza umana.

Città del mondo sempre più smart e integrate

In tutto il mondo è un prolificarsi di città dove la tecnologia la fa da padrona. Londra, Seul e Stoccolma utilizzano da anni un sistema di sensori per monitorare il traffico e gestire la congestione urbana. Singapore è allo stesso modo interamente gestita da dispositivi di controllo basati su rilevatori di informazioni di ogni genere. Rio de Janeiro è famosa per la sua centrale operativa high-tech dove circa 400 collaboratori monitorano ogni elemento, dal traffico alle parole chiave presenti nei social media locali, con l’obiettivo di individuare tendenze o criticità prima che si verifichino.

Il modello innovativo di Santander
Ma uno dei modelli più evoluti, e a cui progettisti e governatori di tutto il mondo guardano con molto interesse, è tuttora rappresentato da Santander, antica città portuale sulla costa atlantica della Spagna. Un progetto su cui l’Unione Europea ha investito, circa quattri anni fa, più di 11 milioni di dollari per creare un vero e proprio prototipo di smart city che potesse essere replicato anche altrove. Alla base del modello spagnolo, sviluppato grazie alla partnership con la facoltà di ingegneria dell’Università di Cantabria, vi è un sistema di sensori, più di 10 mila, che monitorano ciascun elemento urbano: dall’illuminazione al traffico, dai livelli di temperatura e umidità a quelli delle emissioni nocive, dagli spostamenti delle persone alla quantità di rifiuti. I dati raccolti vengono immediatamente inviati al laboratorio IT dell’Università di Cantabria, che ha il compito di controllarli e di intervenire in caso di criticità.


Ma la rilevazione di dati sensibili non è l’unico aspetto su cui si fonda la “smartness” di Santander. Grande importanza è stata data anche al coinvolgimento dell’interapopolazione in questo percorso verso l’innovazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Grazie allo sviluppo dell’app “El Pulso de la ciudad” è possibile per i cittadini ottenere numerose informazioni e in tempo reale: si va dalle informazioni sulla viabilità urbana ai tempi di arrivo dei mezzi pubblici. Basta poi puntare lo smartphone su esercizi commerciali o monumenti per ottenere informazioni su orari di esercizio nel primo caso e descrizioni e breve cronistoria nel secondo. Ma l’interattività non finisce qui. L’applicazione permette anche di fotografare un incidente o un guasto (come la canonica buca nel manto stradale) e di inviare al municipio o agli organi preposti la propria lamentela o richiesta di intervento.
L’informatizzazione della città si estende anche alla gestione dei dati pubblici che, grazie a un sistema informatizzato aperto e trasparente sono resi liberamente consultabili da chiunque fosse interessato. Per finire, il lancio di un social network che accoglie al suo interno tutti gli abitanti di Santander, per creare un un nuovo rapporto di collaborazione e interazione tra il popolo e il governo della città.

Il rischio di blackout e di attacco hacker è tutto fuorché remoto

Concettualmente, nulla da obiettare. Ma affidare l’intera gestione urbana al funzionamento di sensori e app aumenta necessariamente il rischio di un blackout di sistema. Il recente ‘tilt’ delle due applicazioni per messaggistica mobile e condivisione delle foto è un esempio lampante di come disfunzioni e interruzioni dei servizi siano una possibilità tutt’altro che remota. Perché i server in caso di sovraccarico possono bloccarsi e i software possono essere facilmente intaccati dagli hacker. “L’esempio del software Y2K, meglio noto come Millenium Bug, è significativo. E ripararlo è costato ad aziende e governi più di 300 mln di dollari- dichiara Towsend, aggiungendo che “il governo israeliano abbia più volte denunciato attacchi esterni ai sensori, fra cui la nota debacle che ha colpito la città di Haifa, mandandola letteralmente in tilt per un paio d’ore.” Ci sono, poi, una serie di aspetti ancora poco considerati, come l’esistenza o meno di dispositivi in grado di gestire queste emergenze o di allertare in tempo la popolazione e sopratutto i responsabili dei sistemi. Non si è ancora pronti, avverte Towsend, per una diffusione così capillare dell’IT.

Città evoluta o Grande Fratello?

Senza considerare, poi, la questione della privacy e quindi quella della sicurezza nella gestione dei dati. I sensori sono in grado di catturare moltissime informazioni e non c’è ancora una chiara legislatura che stabilisca quali sono quelle che possono essere divulgate ed utilizzate e quali quelle che potrebbero, in caso di diffusione, danneggiare enormemente i soggetti coinvolti. Il rischio, avverte Rob Ritchin, direttore del National Institute for Regional and Spatial Analysis dell’Università di Irlanda- è che si passi da una società democratica a una autocratica. Perché mettere una città, e i suoi abitanti, sotto stretto controllo, significa trasformarla in un sistema molto simile a un Grande Fratello.”

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COMUNICATO STAMPA

comunicato stampaENIGMA CORVIALE

Sabato 10 maggio 2014 dalle ore 10.00 un viaggio alla scoperta del Corviale che è in noi: “Il Corviale ha consentito di introdurre all’interno della sua architettura alcuni elementi e segnali di riconoscimento” in queste poche illuminanti parole Mario Fiorentino  ci fa intravedere l’enigma dell’architettura di fronte alle sfide della metropoli moderna: il senso dello smisurato, dello spaesamento che rinuncia a nascondersi per cercare invece di ritrovare la sua dimensione civile nella coabitazione dei molti, dei tanti, dell’urbe che si fa casa. Corviale non poteva che nascere a Roma, la città eterna, la prima metropoli globale della storia crea il primo grattacielo orizzontale, la città in forma di casa: Corviale.

Sabato 10 maggio vieni a visitare la casa della città: IL CORVIALE.

L’evento è parte di OPEN HOUSE 2014: SCOPRI L’ARCHITETTURA DELLA CAPITALE

Programma:

Enigma Corviale

Via Marino Mazzacurati 61, sotto le 4 ciminiere promosso da: S. Panunzi con Ass. Corviale Domani e Ass. MitreoIside

Su Corviale è stato detto di tutto, ma non che nasconde un enigma. Da quando abbiamo iniziato a decifrarlo stiamo scoprendo cose sbalorditive, non serve crederci, sono scientificamente verificabili da chiunque. è un’avventura che cambia chi la vive, non sappiamo come finirà, ma certamente è iniziata. Abbandonate luoghi comuni, pregiudizi e ideologie. Corviale è qualcosa di più che un’architettura utopica, non può essere stato pensato da una sola persona, né da un gruppo, è un vero squarcio nell’ecosistema spazio temporale, per rientrare nel mondo da un’altra porta. Corviale non è un palazzo, ma una leggenda.

SAB ore 10, ingresso 50 persone bus: 98 / 775 / 785 / 786 / 889

 

Complesso residenziale a Corviale
Via dei Tani, ang. via Mazzanti CAMPO Architetti con V. Giorgi

L’intervento occupa un’area di due ettari su una collina in vista del quartiere IACP di Corviale. Gli edifici strutturano il terreno in forte pendenza formando una corona intorno al parco pubblico. Gli alloggi hanno tre tipologie diverse e sono progettati con criteri bioclimatici. Il quartiere costituisce una nuova grande cerniera urbana che ricuce ambiti prima separati.

SAB ore 10 e 11
30 persone, accesso libero

bus: 775 / 785 / 786

Corviale Km verde

Marino Mazzacurati 90

Tstudio – Guendalina Salimei

Il progetto originario destinava il “piano libero” ai servizi di interesse comune, servizi mai realizzati, al punto che, successivamente, il piano venne occupato abusivamente. Riqualificare il piano libero del “Corviale” ha significato ricercare nuove forme innovative e condivise dell’abitare. Ad oggi, le forme di vicinato sono parte integrante dell’abitare, grazie alla presenza di spazi privati divenuti pubblici che rappresentano un’importante novità tipologica prodotta dall’auto-organizzazione. Il piano libero diventa, dunque, elemento di interruzione “positiva” nella vita dei residenti e “ossatura verde” dell’edificio.

SAB visite ore 10.30-11.30-12.30 30 persone

bus: 98 / 775 / 785 / 786 / 889

Plesso scolastico Mazzacurati
Via Marino Mazzacurati 90 Tstudio – Guendalina Salimei

Il plesso scolastico “Mazzacurati”, si trova all’interno di Corviale, costruito a fine anni’80, si trova oggi in condizione di degrado e sottoutilizzo. Il progetto propone una serie di interventi volti non solo a ridare una maggiore funzionalità e un attenzione al risparmio energetico, ma anche a definire una nuova identità all’interno del quartiere con la creazione di un “patio-giardino d’inverno”, un teatro, nuovi laboratori, un micronido, e la sistemazione del verde.

SAB visite ore 10 / 11 / 12.00 30 persone

bus: 98 / 775 / 785 / 786 / 889

  • Accesso libero, prenotazioni sul sito www.openhouseroma.org alla sezione 10|11 maggio14 inserendo la mail, nome e cognome.



VISITA > OPEN HOUSE 2014 ENIGMA CORVIALE. Stefano Panunzi e Corviale Domani al MITREO Sabato 10 maggio 2014 – ore 10.00/12.00

Annuncio partenza Corviale

Corviale è un enigma perchè sembra il monumento di una città che ancora non c’é, ma che ricordiamo di aver conosciuto, chissà dove e quando.
Mario Fiorentino in una intervista del 1981 ci sfida chiaramente a considerare Corviale come un futuro che custodisce l’enigma del passato di Roma e viceversa : “ Corviale non si pone in termini banali di fronte alla realtà, non è una CASA più grande. Corviale non nasce casualmente a Roma, nasce come un unicum per quel sito e per Roma.
E’ il tentativo di dare un interpretazione all’architettura, alla scala e alla serie di immagini che Roma ha accumulato in secoli di storia. Questa sua monumentalità e questa sua prevaricazione sul paesaggio, sono delle cose non casuali per Roma, ma hanno dei ricordi molto precisi nella storia di questa città. Quelle grandi dimensioni che la città molto piccola di allora riusciva a sopportare tranquillamente in una scala che per noi sembrerebbe oggi non gigantesca, ma addirittura assurda.
Quando Corviale sarà finalmente finito, dopo una gestazione piuttosto complicata, sarà possibile vedere che nel progetto vi sono delle memorie della città di Roma. Il Corviale ha consentito di introdurre all’interno della sua architettura alcuni elementi e segnali di riconoscimento. Il tentativo è stato quello di ricreare artificiosamente a tavolino un processo di formazione spontanea della città storica che nel caso specifico andava ricordato, ma non ripetuto meccanicamente.”
(estratto da una video intervista a cura di Enrico Valeriani e Giovanna De Feo, per la Mostra dell’Architettura Italiana degli anni ’70 – Galleria di Arte Moderna a Roma e Triennale di Milano – 1981)
Nella Sala del Teatro Mitreo saranno proiettate immagini che scardineranno i peggiori luoghi comuni che hanno tentato di rimuovere la profezia di un’architettura, tanto unica quanto disponibile ad essere completata per mettere in moto quel futuro metropolitano che saprà mettere in rete le individualità di ogni città nella glocalopoli planetaria prossima ventura.




BOZZA DEL PIANO REGOLATORE DELLA CULTURA DI SALERNO

salernoIl piano elegge come modello di riferimento alcuni piani comunali per la cultura, in particolare il Piano Comunale per le Politiche Culturali dell’Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari particolarmente innovativo nell’impostazione teorica e nelle linee operative.
SINTESI

PAG. 2: IL PUC di Oriol Bohigas e la Nuova Salerno (stralci dalla Relazione di O. Bohigas)

PAG.3 COS’ E’ Il PIANO REGOLATORE PER LA CULTURA?
Riprendendo molte delle linee guida del Piano Urbanistico avviato da Bohigas nel ’91, il Piano regolatore per la cultura vuole analogamente ripensare la città sul piano culturale, individuando nell’arte, nella creatività e nella cultura un motore di sviluppo del tessuto urbano, sociale ed economico della città. Il piano si configura come un documento programmatico di indirizzo che ha come obiettivo principale quello di condividere con la cittadinanza il percorso di costruzione e attuazione del progetto culturale per Salerno. Il documento, pubblicato on-line, sarà costantemente integrato nella parte relativa alle azioni e agli atti adottati per il raggiungimento degli obiettivi, al fine di assicurare una reale partecipazione.
Pagg. 4/6. PRINCIPI GENERALI
RICUCIRE LA CITTA’ su base culturale
Incentivare la qualità artistica e gestionale
Criteri e indirizzi per la concessione dei beni
Le competenze da coinvolgere
Regolamento per l’erogazione dei contributi
Consulta degli operatori della Cultura

Pagg. 7/10 LE AZIONI
1.SPAZI DELLA MEMORIA
2. LABORATORIO URBANO E DEL PAESAGGIO
3. IL MUSEO DIFFUSO
4. IL POLO TEATRALE
5. LA CITTA’ DELLA MUSICA
6.LA CASA DEL CINEMA
7. LO SPETTACOLO DEL MARE

Pag.11: SERVIZI
RETE DELLE ATTIVITA CULTURALI
CASA DELLE ASSOCIAZIONI E CO-WORKING
PORTALE TEMATICO
“Nuova coscienza di identità Nuova esigenza di urbanità Città delle nuove tecnologie
Città della cultura Città sostenibile Questa è la Salerno del futuro”
Oriol Bohigas

“Come ritrovare la città perduta? Nel mondo globale la risposta si impone in termini di spazio: ripensare il locale…È necessaria una vasta opera di «rammendo», ritracciare frontiere, vale a dire soglie, passaggi, porte ufficiali, per far saltare le barriere invisibili dell’esclusione”.
Marc Augé

Il PUC di Oriol Bohigas e la Nuova Salerno
Nei primi mesi del 1991, il Comune di Salerno stabilì i primi contatti con lo studio MBM Arquitectes, S.A. di Barcellona, al fine di verificarne la disponibilità ad accettare l’incarico di redazione del nuovo PRG. Il 13 gennaio 1992, il Consiglio Comunale incaricò l’architetto Oriol Bohigas, in rappresentanza della MBM, della redazione del nuovo PRG; la convenzione regolante i rapporti di tale prestazione fu sottoscritta il 26 aprile 1993. Il 20 aprile 1994 la Giunta Municipale approvò il “Documento Urbanistico Programmatico” redatto dall’assessore Fausto Martino, contenente i criteri guida e gli indirizzi urbanistici da sottoporre all’esame del Consiglio Comunale. Il Documento Programmatico fu presentato in una seduta pubblica del Consiglio Comunale del 19.11.1994 (deliberazione n° 97). Con deliberazione n° 27 del 20.02.05 il Consiglio Comunale approvò – formulando propri indirizzi – il Documento Programmatico e, in particolare, la nuova metodologia in esso illustrata. Iniziava così il lungo processo di studi, decisioni politiche, progetti e trasformazioni urbane per configurare una nuova Salerno. Accanto al PUC nel 1998 l’amministrazione Comunale affidò al CENSIS l’incarico di uno studio specialistico finalizzato alla individuazione dei bisogni futuri della città. Lo studio, svolto in collaborazione con la fondazione Carisal – Sichelgaita di Salerno ed il supporto dell’Ufficio di Piano, consentì anche di censire le attrezzature sociali esistenti sul territorio. La fondazione Sichelgaita nel febbraio 2000 presentò il progetto “Salerno Città Europea”, sintesi di una ricerca condotta in collaborazione con l’Ufficio di Piano. Il progetto prevedeva come linee strategiche a più alta possibilità di successo: le attività turistiche; le attività produttive d’innovazione legate alle nuove tecnologie; lo sviluppo dell’economia della logistica grazie al porto ed alla rete infrastrutturale; la manutenzione diffusa e la riorganizzazione urbana dove si sviluppano progetti d’intesa fra finanza ed immobiliare. Nel Marzo 1997, l’Ufficio Turismo presentò un rapporto dal titolo “Indagine su alcune componenti della risorsa turismo nella città di Salerno”, sui poli di attrazione turistica dove vengono classificati grandi strutture, contenitori congressuali, spazi espositivi; cinematografi; teatri; strutture sportive. Viene rilevata la presenza di un grande patrimonio pubblico di quadri ed opere d’arte, all’epoca dell’indagine privi di collocazione, e vengono censiti gli eventi culturali e turistici (mostre, fiere, spettacoli, manifestazioni civili e religiose) che sembrano possedere un potere attrattivo. Un ultimo studio è stato necessario per definire un Piano Strategico per lo Sviluppo Turistico della città di Salerno. Per tale sviluppo si individuano alcune ipotesi: creazione di un acquario affiancata da una struttura educativa e di ricerca, situato in prossimità del mare; il miglioramento del divertimento notturno attraverso la promozione di spettacoli teatrali e cinematografici e la creazione di multisala; la creazione di un impianto polivalente per lo sport, la musica e le fiere e di uno spazio idoneo per nuovi eventi. Andava inoltre commercializzata l’offerta gastronomica attraverso concorsi culinari, convegni, traduzioni dei menu in varie lingue. Il Piano propone di puntare sulla specificità del centro storico della città creando un polo museale-monumentale concentrato che offra contemporaneamente itinerari storici, artistici, culturali e architettonici di alto livello. Tra gli interventi previsti dal Piano la valorizzazione del porto commerciale (poli cantieristici, nautica, scali crociere etc) e la creazione di porti turistici (Molo Manfredi, S. Teresa), la riqualificazione delle spiagge con il disinquinamento del golfo e l’obbiettivo di ottenere la bandiera blu dell’Unione Europea. Tra gli obiettivi principali “la costante promozione di attività sociali e culturali che proiettino la città di Salerno ad alti livelli di considerazione internazionale e che generino una vita interna di grande comfort individuale e collettivo”. Per esempio, gli obiettivi turistici non verranno raggiunti senza un fermo proposito di promozione (congressi scientifici e ludici, gare e festival culturali e sportivi, propaganda turistica che raggiunga gli ambiti regionali più prossimi, potenziamento dei musei, restauro e valorizzazione del centro storico, ecc.). Un altro aspetto è quello dell’intensità dell’attività culturale che, a parte il suo valore turistico, ha conseguenze interne. La nuova struttura fisica individua una serie di immobili pubblici o aperti al pubblico, con destinazione culturale e la gestione del piano potrà incrementare sensibilmente il patrimonio già disponibile. “Se vogliamo che questi edifici rendano socialmente, sarà necessario attribuire adeguate funzioni e definire una gestione molto attenta. Il Comune deve far sì che Salerno diventi una città di cultura, specialmente riguardo alla sua antica tradizione dell’Università e delle istituzioni scientifiche che le appartengono. E bisogna potenziare attività già presenti come il teatro e gli spettacoli in generale, la musica, la letteratura e le arti plastiche, che possiedono punti di riferimento nella storia locale e nelle istituzioni esistenti” (dalla relazione di O. Bohigas).

COS’ E’ Il PIANO REGOLATORE PER LA CULTURA?

Riprendendo molte delle linee guida del Piano Urbanistico avviato da Bohigas nel ’91, il Piano regolatore per la cultura vuole analogamente ripensare la città sul piano culturale, individuando nell’arte, nella creatività e nella cultura un motore di sviluppo del tessuto urbano, sociale ed economico della città. Il piano si configura come un documento programmatico di indirizzo che ha come obiettivo principale quello di condividere con la cittadinanza il percorso di costruzione e attuazione del progetto culturale per Salerno. Il documento, pubblicato on-line, sarà costantemente integrato nella parte relativa alle azioni e agli atti adottati per il raggiungimento degli obiettivi, al fine di assicurare una reale partecipazione.
Premessa
Il piano della cultura parte dalla convinzione che il Piano Urbanistico (PUC) delineato a suo tempo da Bohigas per la città di Salerno sia stato in gran parte disatteso nella sua vocazione originaria, privato di uno dei capisaldi della costruzione della Nuova Salerno, l’idea di una città contemporanea, protesa verso il suo mare come elemento profondo di civiltà e di identità, amante della sua storia e dei suoi luoghi, dalla densa vita culturale, che nella riqualificazione architettonica e nel suo restyling avrebbe trovato una grande occasione di sviluppo della sua immagine e della qualità generale della vita dei suoi abitanti. La effettiva riqualificazione del territorio non può quindi non partire da tale mancata attuazione dello spirito della “nuova Salerno” provvedendo a colmare la parte mancante con un investimento, principalmente di idee, nel settore cultura anche attraverso progetti che promuovano il multiculturalismo, il valore delle differenze, l’inclusione sociale e il rispetto dell’altro, in un dialogo costruttivo tra pubblico e privato. La politica culturale può essere una politica in grado di immaginare, progettare e attualizzare il futuro riuscendo a valorizzare le energie creative presenti, coniugandole con il sistema imprenditoriale, per rilanciare Salerno e renderla realmente un riferimento nel panorama culturale nazionale. Per fare questo è necessaria una riscrittura delle potenzialità in ambito artistico-culturale, dei modelli gestionali e organizzativi più idonei ed efficaci al fine di valorizzare il patrimonio (materiale e immateriale) esistente e individuare la cifra culturale vincente di una città. Va quindi ricucito un sistema di relazioni orizzontali (istituzioni, mondo culturale, della scuola e della formazione, organizzazioni sociali, professioni, competenze, tessuto imprenditoriale) che a partire dal capoluogo sia in grado di allargare progressivamente i propri confini per abbracciare il territorio provinciale per affermarsi come distretto culturale, coniugando valorizzazione del patrimonio esistente con la contemporaneità.

Principi generali
RICUCIRE LA CITTA’ su base culturale: fare di Salerno un laboratorio urbano di sperimentazione dei linguaggi, un punto di snodo per itinerari culturali abitati e vivi, capaci di sostituire alla mera fruizione il concetto di partecipazione e coinvolgimento attivo della cittadinanza;
‐ Incentivare la qualità artistica e gestionale partendo dalla valorizzazione delle risorse umane presenti e promuovendo un’offerta diversificata, plurale e sinergica.
‐ Mettere in rete: il patrimonio culturale, le biblioteche, le esperienze artistiche, i luoghi anche extra-urbani, gli operatori culturali e quelli economici, il pubblico e il privato.
RICUCIRE LA CITTA’ significa non stravolgerne l’identità e cancellarne i luoghi, non una programmazione aprioristica di contenuti calati dall’alto, ma una strategia di sviluppo che parta da una mappatura e reinvenzione delle istituzioni culturali quali centri di attrazione delle energie creative e artistiche, non chiusi in sé stessi, ma aperti sul territorio. Il modello di sviluppo culturale implica una ridefinizione dei luoghi della cultura – siano essi i Musei, i Teatri o i Centri culturali. Si tratta di immaginare e progettare la nuova geografia sociale e culturale di Salerno: non il monologo inesausto di un’azione ma piuttosto una diversificazione delle attività culturali, attraverso un potenziamento delle professionalità in campo e precise destinazioni e vocazioni tematiche dei luoghi.
Incentivare la qualità artistica e gestionale
I modelli gestionali sono l’indispensabile strumento per l’attuazione del progetto. La concessione degli spazi e dei servizi, va attuata attraverso un dialogo tra istituzione e cittadinanza. Tali linee di azioni modello prevedono l’affidamento degli spazi culturali tramite procedure pubbliche, anche di finanza di progetto, l’elaborazione di criteri certi di valutazione e monitoraggio e il coinvolgimento attivo delle professionalità del mondo culturale. L’innovazione dei modelli gestionali è la base indispensabile per l’innalzamento della qualità artistico-culturale. La scelta della funzione di ogni singolo centro culturale si ripercuote sull’intero spazio cittadino e va accuratamente ragionata e studiata in relazione alla complessità e interezza del tessuto urbano. Il ruolo di capoluogo di un ampio territorio provinciale della città di Salerno e la sua collocazione possono far sì che l’attività dei centri culturali comunali – oltre che presidio culturale e sociale per la cittadinanza salernitana – possa essere un punto di riferimento dell’intero territorio provinciale (anche in previsione di una eventuale città metropolitana) e costituire un importante polo di attrazione turistica. Affinché i centri culturali comunali acquisiscano veramente questo ruolo complesso e rilevante nella nostra comunità, è necessario perseguire l’eccellenza nella programmazione e nella gestione, attraverso le vie della trasparenza e del buongoverno e della ricerca di strategie creative anche per il coinvolgimento di privati nel finanziamento delle attività.
I Criteri e gli indirizzi per l’individuazione del soggetto gestore
Gli spazi di proprietà del Comune di Salerno destinati ad attività culturali, vanno assegnati tramite procedure a evidenza pubblica o mediante la finanza di progetto nel rispetto delle normative vigenti e delle linee guida sulla finanza di progetto (approvate dallo Stato con Decreto Legislativo dell’11 Settembre 2008, N. 152); per alcune strutture può essere promosso un concorso di idee per uno studio di fattibilità economica e gestionale.
Criteri e indirizzi per la concessione dei beni
Al fine di mettere i soggetti gestori nelle condizioni di garantire un’offerta culturale di alta qualità, perseguire il valore sociale della cultura (art. 6 del Codice dei Beni Culturali, D.lgs. n.42 del 22.01.2004 e successive modifiche) e poter reggere le spese derivanti dalla gestione di spazi culturali, una buona indicazione viene dal parere, acquisito dal Comune di Cagliari in relazione al regime di tali beni, in particolare gli immobili storici o artistici, i centri culturali, i musei, le pinacoteche, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali: “posto che non possono essere oggetto di locazione ma solo di concessione, detto regime dovrà essere svincolato dal concetto di redditività minima, dal momento che gli stessi, normati da lex specialis quale il Codice dei Beni Culturali ( D.lgs. n.42 del 22.01.2004) e in ragione dell’attività in essi svolta, priva di rilevanza economico sociale, non possono essere assoggettati a una valutazione di mercato pari a quella di altri beni patrimoniali disponibili o indisponibili”. Il canone reso dal soggetto gestore può andare a compensazione con i servizi resi. Finanza di progetto e partenariato pubblico-privato. La sperimentazione della finanza di progetto nell’affidamento degli spazi culturali incentiva il privato a partecipare sin dal momento della progettazione attraverso la presentazione di un piano di fattibilità, per il coinvolgimento di fondazioni bancarie, imprese e associazioni di categoria.

Le competenze da coinvolgere: Direzione artistica-scientifica; Management e fundraising culturale; Marketing culturale; Curatori di Musei, Esperti di comunicazione; etc.

Regolamento per l’erogazione dei contributi
L’ente pubblico dovrà dotarsi di un Regolamento per l’erogazione di contributi alle iniziative culturali sulla base di requisiti specifici, trasparenti e misurabili, che premino la qualità culturale e artistica insieme alla qualità progettuale e alla capacità gestionale, privilegiando la concentrazione delle risorse rispetto alla dispersione di finanziamento a pioggia. Il regolamento dovrà prevedere una griglia di valutazione, criteri con relativi indicatori di valutazione che costituiscano gli strumenti fondamentali per l’istruttoria dei progetti e siano in linea con il sistema di valutazione dell’Unione Europea, secondo principi di trasparenza ed equità. Eventuali introduzioni di commissioni di valutazione composte da esperti e rinnovate periodicamente.
Consulta degli operatori della Cultura
Viene introdotta la Consulta degli Operatori della Cultura, a norma dello Statuto comunale. La Consulta esprime pareri preventivi, nelle materie di sua competenza, su atti comunali di competenza del Consiglio Comunale e può formulare proposte agli organi comunali per l’adozione di atti e proposte per la gestione e l’uso di servizi e dei beni culturali. Le spese di funzionamento della Consulta sono a carico dell’Amministrazione Comunale, che assicura la sede e le eventuali attrezzature necessarie all’espletamento delle attività. Sono organi della Consulta: l’Assemblea Generale dei rappresentanti delle associazioni aderenti, il Consiglio Direttivo, le Assemblee di settore ed i Consigli di settore. L’Assemblea generale e le Assemblee di settore devono essere convocate almeno una volta all’anno ed è costituita da rappresentanti (uno per Associazione) designati da ogni singola associazione regolarmente iscritta, o da delegati, i cui nomi devono essere comunicati per iscritto. L’assemblea elegge nella prima seduta il Consiglio Direttivo, composto da dieci componenti, di cui due per ogni settore. L’Assemblea discute e approva le proposte e le istanze delle associazioni aderenti e del C.D. Può delegare il C.D. a decidere in via d’urgenza su materie di sua competenza: l’assemblea è presieduta dal Presidente del Consiglio Direttivo e, in mancanza del Vice Presidente. Delle riunioni di assemblea si redige verbale firmato dal Presidente e dal Segretario: per la validità delle deliberazioni si richiedono le maggioranze previste dall’art. 21 del c.c..

Le Azioni

1: SPAZI DELLA MEMORIA
Fondazione Scuola Medica Salernitana; Convento di San Lorenzo; Palazzo Fruscione, Castello Arechi, Giardino della Minerva, Museo Papi, Museo Virtuale Scuola Medica Salernitana.
FONDAZIONE SCUOLA MEDICA SALERNITANA
Avviata nel 2007 dal Comune di Salerno, ha lo scopo di promuovere la ricerca, la formazione e l’aggiornamento nel campo della medicina, di quanto rappresenta l’eredità culturale e scientifica dell’antica “Scuola Medica Salernitana” e la tutela e la valorizzazione dei beni in uso. Potenziare l’attività della Fondazione di divulgazione della storia della medicina naturale allargandola alle tematiche dell’omeopatia, della fitoterapia e del benessere, con una grande Fiera annuale della medicina naturale, con seminari, laboratori, workshop internazionali pubblico espositivo dei materiali della antica Scuola medica e una valorizzazione dei musei in gestione: Museo Papi, Museo Virtuale della Scuola Medica Salernitana, Giardino della Minerva, Archivio storico della Botanica.
ARCHIVIO COMUNALE Convento di San Lorenzo
Potenziare la funzione di sede espositiva dell’archivio comunale attraverso l’esposizione tematica di materiali e documenti legati alla storia, anche culturale, della città, il luogo in cui è possibile trovare un accesso facilitato e immediato alla documentazione che testimonia la memoria storica, le radici e le trasformazioni di Salerno e fruibile anche da un pubblico non specialistico o dai turisti. Possibili attività: digitalizzazioni dei documenti posseduti dall’Archivio Comunale; progettazione di allestimento di mostre ed esposizioni temporanee e a tema per celebrare ricorrenze, personaggi illustri etc; realizzazione di una produzione multimediale interattiva sull’Archivio Storico di Salerno da mettere a disposizione del pubblico, seminari didattici, ; biblioteca digitale etc.
PALAZZO FRUSCIONE- COMPLESSO DI SAN PIETRO A CORTE
Al momento è in corso da parte comunale l’avviso per una manifestazione di interesse relativa alla gestione di Palazzo Fruscione per una biblioteca multimediale e per un infopoint turistico. Palazzo Fruscione si lega alle vicende della longobardia minor ed è stato oggetto di una notevole opera di risanamento avviata grazie agli obiettivi europei. Potrebbe diventare sede di un Museo interattivo sulle vicende della storia medievale di Salerno o del Laboratorio Urbano e del Paesaggio (Punto 2).
Altri spazi: Ostello Ave Gratia Plena, Palazzo san Massimo, Convento di San Michele, Complesso San Nicola

2. LABORATORIO URBANO E DEL PAESAGGIO
Promuovere la ricerca, il dibattito, l’esposizione e la divulgazione dei temi riguardanti l’architettura contemporanea e il suo rapporto con lo spazio pubblico, il tessuto storico e il paesaggio, attraverso un dibattito multidisciplinare, in grado di stimolare un dialogo costante tra amministrazioni, enti e popolazione locale sulle tematiche riguardanti l’architettura, il paesaggio urbano, lo spazio pubblico cittadino e la sua evoluzione al fine di favorire la valorizzazione e l’evoluzione del patrimonio architettonico, naturalistico e paesaggistico di Salerno e dell’area metropolitana. Se il patrimonio architettonico, storico, naturalistico e paesaggistico dotato di notevole pregio, è in grado di suscitare un continuo interesse e stimolare la conoscenza della città di Salerno, gli interventi di nuova costruzione all’interno del tessuto urbano sono invece spesso oggetto di pubbliche discussioni e giudizi contrastanti, anche aspri (Vedi Crescent) , frutto di differenti visioni dello spazio pubblico e della realtà contemporanea, quando non espressione di mera speculazione edilizia a favore di interessi privati, che influiscono sulle modalità di fruizione della città, sul suo sviluppo futuro e sulla vita della società salernitana. Uno spazio quindi dedicato a queste riflessioni, che non si rivolga solo agli studenti, ai ricercatori e ai professionisti, ma all’intera cittadinanza, in considerazione anche dell’interesse crescente verso queste tematiche. Un centro che tenga conto dei risvolti ambientali, paesaggistici, sociali e antropologici, e delle necessarie connessioni con le altre discipline artistiche, progettuali e culturali quali il design e l’arte, in grado di coinvolgere diverse attività e figure professionali, Attraverso le attività che si potranno realizzare all’interno del centro, i temi e le discipline a essi legate potranno costituire un interessante punto di partenza per riflettere sui cambiamenti in corso nella nostra città partendo dalla conoscenza del passato e da un attenta analisi del presente.

3: IL MUSEO DIFFUSO (Complesso di Santa Sofia, Palazzo Genovesi, La Carnale, Museo città creativa)
Il progetto mira alla realizzazione di un sistema museale cittadino che colleghi, nel quadro di una gestione integrata, alcuni dei beni che costituiscono il patrimonio storico-culturale della città di Salerno. I musei, i parchi e i siti possono costituire uno più itinerari di forte impatto anche dal punto di vista turistico. Il progetto del Museo diffuso parte dall’individuazione di un nucleo di siti di interesse culturale che per la loro specificità tematica danno forma a ipotetici percorsi di visita lungo il tessuto urbano di Salerno. Tali percorsi, tenendo conto degli accessi alla città, invitano il turista o il visitatore a raggiungere “per tappe” il cuore storico e culturale di Salerno e anche le zone decentrate e collinari. E’ quindi indispensabile indicare la destinazione d’uso degli spazi dove ogni luogo possa acquisire una vocazione identitaria specifica. L’obiettivo è quello di fare di Salerno un laboratorio di sperimentazione capace di attrarre le migliori esperienze artistiche contemporanee, anche con il coinvolgimento delle numerose personalità artistiche presenti sul territorio, perché abitino realmente il territorio generando collaborazioni e sinergie anche oltre la dimensione locale e facendo della contaminazione tra linguaggi e sistemi di segni la cifra distintiva di un processo di lettura/riscrittura delle trame urbane. Affidare gli spazi esistenti a curatori e operatori, tenendo conto di alcune personalità di grande rilievo di origine salernitana (Fulvio Irace; Antonio D’Avossa, Pino Musi, Lia Rumma e Pia Incutti) degli studiosi della Fondazione Filiberto Menna; delle gallerie cittadine (Il Catalogo, Paola Verrengia, Leggermente fuori fuoco); per la creazione di una collezione permanente di arte e fotografia contemporanea attraverso l’acquisto di opere da esporre in tutti gli spazi museali, con la promozione di progetti site specific e context specific nello spazio pubblico dei diversi quartieri e nei parchi della città (Villa Comunale, Parco del Mercatello, Parco Salid, Parco del Seminario); rendere Salerno luogo di attrazione di artisti e creativi di provenienza regionale, nazionale e internazionale; creare occasioni formative e di confronto per operatori dell’arte. Attività: acquisizione di opere; mostre; organizzazione di incontri di presentazione con gli autori delle opere o i critici di riferimento; organizzazione di residenze finalizzate a offrire occasioni di studio, ricerca e produzione ad artisti; pubblicazioni di cataloghi e magazine. Attività commerciali: caffetteria; bookshop d’arte; street food
Partner del progetto Fondazione F. Menna, Gallerie d’arte.

4. IL POLO TEATRALE SALERNITANO (TEATRO ABITATO)
Teatro VERDI, Teatro DIANA, Ex Salid (Ghirelli), Teatro delle Arti, Teatro Nuovo e Piccoli Teatri privati
Il sistema teatrale cittadino attuale è un sistema frammentato, verticistico, pressoché inesistente sul piano della produzione. Da una parte il Teatro Verdi con un forte investimento sulla lirica e una programmazione teatrale classica e contemporanea; dall’altra una offerta commerciale e una produzione locale amatoriale di basso profilo e improntata al teatro di tradizione. Il Teatro Verdi è il principale teatro di prosa della città: è attualmente programmato dal Teatro Pubblico Campano, organismo regionale di distribuzione, con una programma di qualità ma privo di specificità (cartelloni analoghi sono negli altri teatri regionali programmati dal Circuito, Napoli, Avellino, Benevento, Caserta) . Nello spirito del progetto, il Teatro Verdi, dotato di una qualificata direzione artistica, si apre alla città come punto di riferimento e raccordo per gli altri spazi teatrali cittadini e del territorio, aperto a collaborazioni e sinergie con realtà nazionali e internazionali, mediante accordi e protocolli di intesa con altri organismi teatrali come lo Stabile Teatro Mercadante e il Napoli Teatro Festival. Vanno quindi integrate le attività di programmazione di spettacoli con le attività di produzione, formazione e divulgazione teatrale, intendendo il teatro come luogo abitato, condiviso e partecipato da un numero sempre crescente di pubblico. Il Verdi dovrà quindi diventare (anche con una trasformazione in Fondazione) un luogo di raccordo tra tutti gli altri spazi dedicati al teatro nella città e in provincia.. Il progetto Salid, Fondazione Salerno Contemporanea, va ridefinito nella sua funzione/vocazione di spazio aperto alla contemporaneità e alla sperimentazione teatrale. Affidato, mediante la nascita di una Fondazione pubblico privata, all’Associazione Assoli di Napoli, il complesso Salid (Teatro Ghirelli) è al momento sottoutilizzato, dotato di una piccola sala teatrale che essenzialmente raddoppia la programmazione della sala napoletana Teatro Nuovo, affidata alla gestione del TPC, e della Sala Assoli; non vi è alcun rapporto con la città e gli operatori locali. Lo spazio, con l’annessa Fornace, oggetto di un bando per l’insediamento di un ristorante, il vasto parco, non sono utilizzati; lo stesso rapporto con l’Università, pur presente nell’organigramma, dà luogo a piccoli eventi di presentazione degli spettacoli né sono forniti dati sul pubblico, sulla partecipazione studentesca, sui bilanci. L’ex-Salid, configurata come Teatro Stabile di innovazione, dovrebbe offrire alla cittadinanza una programmazione teatrale di grandi eventi di performing art a vocazione europea e internazionale (sul modello ad esempio di Fabbrica Europa a Firenze) , con produzione e coproduzione di spettacoli inediti, realizzati anche tramite programmi di residenza ed esperienze di scambio e formazione artistica che coinvolgano compagnie e autori di eccellenza in ambito nazionale e internazionale, dove vengano forniti gli spazi e le risorse per sostenere l’intero processo creativo, nonché workshop tematici sulle attività complementari alla produzione teatrale, con il territorio e con le scuole che promuovano iniziative diffuse; un centro di documentazione teatrale aperto al pubblico per consultazione, infine la realizzazione di un festival multidisciplinare dislocato sia all’interno degli spazi teatrali, sia negli spazi espositivi, ma anche all’aperto, Il Teatro abitato presuppone la costruzione di una rete teatrale, una rimodulazione del sistema teatrale cittadino che coinvolga la riqualificazione anche dei piccoli teatri, in un processo integrato di creazione, programmazione, distribuzione, rete. Il progetto di rete teatrale vede il Comune non come regista né come coordinatore, ma come soggetto facilitatore dell’attivazione di un processo che parte dal basso e coinvolge in prima istanza gli operatori del teatro e dello spettacolo, con l’insediamento di un tavolo di coordinamento periodico tra la eventuale Fondazione Teatro Verdi, l’Università, gli operatori dello spettacolo, le associazioni, gli artisti.

5. CITTA’ DELLA MUSICA
Promuovere la ricerca, la produzione e la diffusione della musica contemporanea e sperimentale, anche in interazione con altri linguaggi artistici (dalle arti visive alla sound art, dalla danza alla letteratura). Attività formative rivolte a giovani musicisti di provenienza locale, nazionale e internazionale al fine di offrire loro occasioni di scambio, formazione, approfondimento, confronto e collaborazione con artisti di consolidata esperienza. Le attività proposte dovranno ricercare l’interazione con il territorio attraverso l’organizzazione di iniziative e attività laboratoriali volte al coinvolgimento attivo della cittadinanza e all’avvicinamento ai linguaggi della musica. Il centro potrà offrire una programmazione musicale stabile e diversificata di interesse regionale, nazionale e internazionale, volta a creare opportunità di fruizione musicale non tradizionale al pubblico locale e ad attrarre nuove fasce di pubblico dal territorio nazionale e internazionale. Attività formative rivolte a giovani musicisti di provenienza locale, nazionale e internazionale al fine di offrire loro occasioni di scambio, formazione, approfondimento, confronto e collaborazione con artisti di consolidata esperienza. Coinvolgimento del Conservatorio, delle scuole locali, dei musicisti e degli operatori della musica. Individuazione di spazi pubbblici.
6. AUGUSTEO/CASA DEL CINEMA
Il sistema cinematografico salernitano che contava negli anni ’70 ben 7 sale cittadine (Metropol, Mini, Astra, Vittoria, Capitol, Apollo, Modernissimo) è stato negli anni smantellato a favore di iniziative commerciali (Metropol/Palazzo Benetton, Galleria Capitol, Sala Vittoria). Permangono alcune sale come l’Apollo e la doppia sale del Delle Arti; o i cinema parrocchiali di San Demetrio e Fatima e infine The Spacee Cinema sulla Litoranea Sul versante dell’organizzazione è scomparso il Festival del Cinema a Passo Ridotto, lasciando posto ad una piccola iniziativa per le scuole; mentre prosegue il Festival delle culture Giovani /Linea d’ombra, attività sostenuta da cospicui finanziamenti ma di scarsa o nulla incidenza sulla città. Altre iniziative come quelle avviate da Michele Schiavino sul cinema e sul territorio sono rimaste poco supportate. Il Cinema Augusteo, di proprietà comunale è sottoutilizzato laddove potrebbe collegarsi ai circuiti cinematografici, anche d’essai, per una normale programmazione o per un discorso più organico sulla memoria cinematografica cittadina, una sorta di Casa del Cinema permanente, con una mostra sui materiali di archivio del vecchio Cinema a passo ridotto, uno dei più antichi, nato nel primissimo dopoguerra, a cui hanno partecipato molte storiche figure del cinema italiano, con programmazioni mattutine per le scuole in collaborazione con il Provveditorato, rassegne tematiche, retrospettive, incontri con registi e attori. Affidamento in gestione con progetto di finanza.

7. LO SPETTACOLO DEL MARE (Area Portuale, Mercato Ittico)
PORTO. Valorizzazione e riqualificazione dell’area portuale con il recupero degli spazi del vecchio Mercato Ittico da dedicare ad un Museo del Mare con all’interno una Mostra permanente sulla marineria salernitana e un Centro per la Cultura gastronomica, con attività di promozione dei prodotti tipici del salernitano anche integrandoli con incontri culturali, presentazioni editoriali, gruppi di lettura, corsi tematici, seminari di scrittura, concerti, degustazioni e approfondimenti sulle produzioni agroalimentari ed enologiche d’eccellenza nonché laboratori del gusto, libreria; enoteca, bar, ristorante. Spettacoli e cinema all’aperto nel periodo estivo. Coinvolgimento dei Club velici salernitani, con manifestazioni e tornei di barca a vela.

Risorse: Le risorse attuali utilizzate dal Comune di Salerno per interventi e attività culturali riguardano: Luci di Artista (c.a.3.500.000 €); Lirica e Prosa Teatro Verdi (c.a 4 milioni di euro); Altre risorse vengono utilizzate per Fondazione Scuola Medica Salernitana; Fondazione F. Menna; Arena Estiva; Fondazione Salerno Contemporanea; Città Teatrale e piccoli teatri; contributi vari all’associazionismo locale. Va in ogni caso approfondito un bilancio generale della spesa della cultura che potrebbe essere utilizzata per alcuni interventi previsti dal PRG CULTURA SALERNO

Servizi
Rete delle attività culturali
Messa in rete delle attività di tutti i centri culturali attraverso la promozione e l’incentivazione di un lavoro di periodico scambio e dialogo tra i singoli soggetti o raggruppamenti che si aggiudicheranno la gestione dei centri e con tutti gli altri soggetti coinvolti nella programmazione culturale cittadina. Tale messa in rete potrà coinvolgere sia l’aspetto relativo ai contenuti della programmazione culturale prevista, dal cui confronto potranno nascere contaminazioni tra le varie aree di attività artistica e culturale, sia gli aspetti gestionali relativi alla creazione di economie, alla gestione integrata di specifici servizi, alla co-progettazione di iniziative, alla distribuzione delle iniziative culturali durante tutto l’arco dell’anno, alle azioni di marketing e comunicazione, alla partecipazione a bandi e al fundraising.
Casa delle associazioni e co-working
Promuovere le reti tra associazioni del mondo culturale e sociale, artisti e imprese creative, mettendo a disposizione delle sedi all’interno di spazi comuni al fine di favorire lo scambio, la collaborazione e lo sviluppo di progetti. La mancanza di spazi di lavoro e la difficoltà nel creare collaborazioni e reti per singole attività o per progetti, può dar luogo alla concessione anche temporanea di spazi in stato di abbandono per l’incontro e il confronto, per lo studio e lo sviluppo di nuovi progetti, per la realizzazione di attività per la cittadinanza, e, non ultimo, per lo start up delle imprese creative, dedicando una parte degli spazi al co-working, ovvero alla creazione di ambienti di lavoro condivisi per professionisti indipendenti.
Portale Tematico e Applicazione per i phone e android
Promuovere in modo coordinato l’offerta culturale di Salerno e dell’area metropolitana, integrando l’offerta relativa al patrimonio culturale con quella relativa agli eventi e alla vitalità della produzione
artistica e alla fruizione guidata all’interno del tessuto cittadino. All’interno del sito, dovrà essere possibile visualizzare le pagine web di ogni singolo centro culturale di Salerno con la programmazione aggiornata, nonché il calendario aggiornato di tutte le manifestazioni culturali che si svolgono in città e nei comuni dell’area vasta di Salerno, con collegamenti ai social network e possibilità di interazione con il visitatore del sito (forum, bacheca, livello di gradimento degli eventi). Dovrà, inoltre, essere possibile l’acquisto tramite un servizio di box office online dei biglietti degli spettacoli e degli eventi che si promuovono nel territorio, nonché la prenotazione e l’acquisto di veri e propri pacchetti turistici che associno la visita di luoghi di interesse paesaggistico e ambientale alla fruizione di eventi e manifestazioni culturali. Il sito è organizzato in due lingue (italiano-inglese) con pagine info, contatti, news, area download, area video dove si potranno visualizzare prove di spettacoli in atto o spezzoni di spettacoli e manifestazioni culturali del territorio, archivio, servizio newsletter e collegamento con i principali social network. Il Portale può
essere collegato ad applicazioni per I phone, I pad, Android e Tablet, contenenti le mappe e i luoghi di interesse turistico della città, con prenotazioni online agli spettacoli, ospitalità, etc.

Normative: DLgs 163/2006 – Codice dei contratti pubblici di Lavori, Servizi e Forniture –
DLgs 18 agosto 2000, n. 267 “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”
DLgs n.150/2009 Norme sulla trasparenza
Documentazione: Rapporto “Io sono Cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamere; Rapporti Istituto Tagliacarne, Roma, commissionati da CIIA Salerno: “Il Turismo in provincia di Salerno” febbraio 2011; e “La filiera dei Beni Culturali in provincia di Salerno” , settembre 2012