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Maturità 2014, Renzo Piano: «Siamo un paese straordinario ma fragile» – Tema svolto

pianoSiamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. […] Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d’accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. […] Spesso alla parola “periferia” si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città?

Rifletti criticamente su questa posizione di Renzo Piano, articolando in modo motivato le tue considerazioni e convinzioni al riguardo

Svolgimento

Sulla fragilità dell’Italia si potrebbero scrivere interi saggi e interpretazioni senza venirne mai a capo. È una fragilità che parte dal profondo, dal nucleo stesso di un Paese che già geologicamente è soggetto a scosse telluriche devastanti a cadenza irregolare, come mostra l’attualità degli ultimi terremoti con gli strascichi di scandali e polemiche a seguire. La fragilità dell’Italia è diventata sempre piùsinonimo di una decadenza sociale quasi postmodernista, dove le città si trasformano nello specchio di una nazione sempre più indebolita nella sua istituzionalità: gli sforzi per il recupero artistico dei gioielli dei centri storici sembrano volutamente dimenticare che invece, ad essere valorizzate, dovrebbero essere anche e soprattutto le periferie delle città, dove si concentra la vita del maggior numero di persone. L’architetto Renzo Piano, nominato nel 2013 senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha espresso il suo pensiero in merito in un recente articolo, uscito sul Sole 24 Ore il 26 Gennaio 2014. Nelle sue parole, il celebre architetto sottolinea come la fragilità dell’Italia sia diventata espressione di un Paese sempre più svilito, che dovrebbe puntellarsi nel profondo della sua società per risollevarsi agli occhi dei suoi stessi abitanti e, di conseguenza, del mondo. Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. La volontà di intervento nelle periferie, spiega Renzo Piano, è dettata soprattutto dalla necessità di un futuro migliore, a misura d’uomo: immancabile pensare alle questioni ambientali in città che si trasformano in colate di cemento da quartiere dormitorio, guardando ancora ad un’architettura e ad un’idea sociale di un’epoca ormai passata, durante la quale la concezione di lavoro e vita personale era diversa. Il futuro nebuloso richiede l’urgenza di cambiamento, il bisogno di rendere le periferie cittadine dei luoghi vivibili e ricchi di cultura: le periferie vanno animate e serve l’intervento di una politica che tenga lapolis, la città appunto, al centro dell’azione riparatrice. Non è un caso che il termine politica derivi da polis, da città. Norberto Bobbio sosteneva che bisogna essere «indipendenti» dalla politica,ma non «indifferenti» alla politica. Se c’è qualcosa che posso fare, è mettere a disposizione l’esperienza, che mi deriva da cinquant’anni di mestiere, per suggerire delle idee e per far guizzare qualche scintilla nella testa dei giovani.

La contrapposizione periferia/centro cittadino è il riflesso di un Paese che dovrebbe partire dall’intervento sulle città per riaffermarsi come nucleo primario europeo: dal recupero delle periferie, che saranno in futuro i centri delle nuove città, può iniziare anche la riaffermazione dell’Italia di fronte all’Europa. L’articolo di Renzo Piano non lo esplicita, ma il parallelo politico non può sfuggire: la fragilità intrinseca del Paese deve trasformarsi in scintille di forza, che accendano il fuoco di un cambiamento profondo e desiderato dalla maggior parte della società. Il rinnovamento deve partire da quella periferia della società che sono i giovani di oggi, disoccupati e sfiduciati da una crisi economica mondiale che si è abbattuta su governi incapaci di arginarla a livello locale: l’intento di Renzo Piano è quello di offrire un aiuto e uno spunto ai giovani, per farli diventare i nuovi centri sociali che siano in grado di scommettere sulle periferie cittadine, elevandole dalla mediocrità. L’articolo originale in cui è stata scritta questa frase pronunciata dal senatore a vita e “archistar” è del 26 gennaio 2014 ed è stato pubblicato sul Sole 24 Ore. E’ un articolo che parla delle periferie. Della bellezza dell’Italia e di tutti i suoi problemi. In qualche modo, è anche un articolo politico.

Malaparte

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Marino a Renzi: “Ecco i sedici cantieri da far ripartire”: PURTROPPO NON C’E’ CORVIALE

marinoIl sindaco ha raccolto l’invito del premier che il 2 giugno aveva invitato i primi cittadini a scrivere una lista di interventi prioritari da cui ripartire nell’ambito del piano “Salva Italia”. Ecco i cantieri indicati da Marino: la metro C, la Città dello Sport di Tor Vergata, ma anche Prima Porta e Campidoglio 2.

Marino scrive a Renzi per accellerare i cantieri pubblici della città. Dalla Metro C alla Città dello Sport di Tor Vergata, dai lavori su via Tiburtina al Campidoglio, fino alle opere idrogeologiche: sono sedici i cantieri della Capitale che hanno bisogno di “impulsi procedimentali” per poter ripartire, quelli considerati prioritari dal Campidoglio e che figurano nella lista che il sindaco Ignazio Marino ha inoltrato al matteo@governo.it, accogliendo l’invito rivolto ai primi cittadini di tutta Italia dal premier, Matteo Renzi, il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica.

LA METRO C. Secondo il Campidoglio, il cantiere della metro C è imbrigliato dalla carenza di provvedimenti da parte di organismi interistituzionali. Manca l’adozione da parte del Cipe, la deliberazione che approva il quadro economico rimodulato e lo sblocco del finanziamento di 300 milioni, già stanziati nella Legge di Stabilità 2013, per la tratta Colosseo-Piazza Venezia. Tre le opere interessate da pareri vincolanti: il raddoppio di via Tiburtina – intervento da 97 milioni di euro avviato nel 2006 -, l’allargamento della sede stradale di via Portuense in corrispondenza del cavalcavia di via Majorana e le complanari Anas del Grande Raccordo Anulare tra le uscite Casilina e Tor Bella Monaca.

LA CITTA’ DELLO SPORT. Sono quattro, poi, gli interventi fermi per mancanza di determinazioni da parte di società pubbliche o partecipate: l’ex Poligrafico dello Stato, in piazza Verdi, e il Palazzo Medici Ciarelli in via Giulia, fermi per criticità che riguardano le società comproprietarie e proprietarie degli immobili; la Città dello Sport di Tor Vergata, intervento fermo dal 2011 su cui determinante, per l’affidamento all’Università Tor Vergata, è la rinuncia da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla precedente destinazione a piscine; e il Campidoglio 2, opera da circa 145 milioni di euro su cui grava il completamento della procedura di affidamento definitivo e su cui il Campidoglio chiede una accelerazione alle interlocuzioni tra i tecnici del Mef e le strutture di Roma Capitale, per cantierizzare l’opera nel 2015.

PRIMA PORTA. Sette, infine, gli interventi bloccati dal patto di stabilità interno, tra cui, in evidenza vengono poste le opere volte a prevenire il rischio idrogeologico: è il caso dell’impianto di sollevamento acque reflue di Prima Porta. E degli interventi per il potenziamento delle reti di smaltimento acque piovane di cinque municipi esposti a rischi alluvionali. Fermi per il patto di stabilità anche le rotatorie di via Ardeatina, già progettate e aggiudicate per un valore di 7,7 milioni di euro; il sottopasso di via Cristoforo Colombo altezza via di Malafede; la riqualificazione di via Prenestina da Porta Maggiore a viale Palmiro Togliatti; la riqualificazione e l’arredo degli ambiti pedonali di via Prenestina all’altezza del Pigneto e infine la manutenzione straordinaria di piazza Vincenzo Valgrisi.

L’APPELLO DI RENZI. “Sono stato sindaco anche io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali”, scriveva Renzi, invitando i suoi ex colleghi a segnalare entro oggi, 15 giugno, gli interventi da poter eventualmente accelerare attraverso il pacchetto di misure denominato “Sblocca Italia”. Carenza di provvedimenti da parte di organismi interistituzionali e di pareri vincolanti, mancanza di determinazioni da parte di società pubbliche o partecipate dallo Stato, blocco di finanziamenti nel rispetto del patto di stabilità interno: sono questi i principali ostacoli alla realizzazione delle opere infrastrutturali individuati dal Campidoglio nel redigere la lista, alla cui compilazione, oltre al sindaco, hanno preso parte gli assessori Giudo Improta (Trasporti e Mobilità), Paolo Masini (Sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana), Giovanni Caudo (Trasformazione urbana), Luigi Nieri, vicesindaco con delega al Patrimonio.

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Senza l’opera d’arte edifici pubblici non collaudabili: circolare del ministero

operaNuovi edifici pubblici senza collaudo se una quota dell’importo complessivo del progetto non è destinata alla realizzazione delle opere d’arte

Con la circolare n. 3728 del 28 maggio 2014, il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti fornisce delle indicazioni sulle modalità di attuazione della legge 29 luglio 1949, n. 717 “Norme per l’arte negli edifici pubblici».

La legge n. 717/1949, al fine di tutelare e promuovere la cultura e l’arte ha introdotto l’obbligo di destinare all’abbellimento, mediante opere d’arte, degli edifici di nuova costruzione, una quota percentuale della spesa del relativo progetto.

Dall’entrata in vigore della legge ad oggi, il legislatore è tornato ad occuparsi della materia disciplinata dalla legge n. 717/49, con alcuni interventi normativi, succedutisi nel tempo. Le più recenti modifiche sono state introdotte, da ultimo, dall’art. 47, comma 1, del decreto-legge n. 1/2012, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo n. 27/2012.

Le quote

In particolare, la quota dell’importo complessivo del progetto da destinare alla realizzazione delle opere d’arte è modulata in base all’importo del progetto, secondo percentuali inversamente proporzionali, come di seguito riportato:

a) 2% per i progetti di importo pari o superiore ad un milione di euro ed inferiori a cinque milioni di euro;

b) 1% per i progetti di importo pari o superiore a cinque milioni di euro ed inferiori a venti milioni di euro;

c) 0,5% per gli importi pari o superiori a venti milioni di euro.

Le disposizioni in tema di opere d’arte di cui alla legge n. 717/49 non trovano applicazione per i progetti di importo inferiore ad un milione di euro a prescindere dalla destinazione dell’edificio da realizzare; inoltre, non trovano applicazione per i progetti relativi ad edifici destinati ad uso industriale o di edilizia residenziale pubblica, sia di uso civile che militare.

Le indicazioni del Mit

Nella circolare del 28 maggio scorso, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 133 dell’11 giugno 2014, il Ministero delle Infrastrutture rammenta che in sede di verifica, validazione, espressione di parere tecnico ed approvazione di un progetto e del relativo quadro economico, si deve espressamente accertare se lo stesso rientri o meno nell’ambito di applicazione della legge n. 717/49 ed, in caso affermativo, se siano state poste correttamente in essere le necessarie previsioni economiche e tecniche. La stessa verifica dovrà essere effettuata in sede di espressione di parere tecnico e di approvazione delle relative eventuali varianti in corso d’opera.

Il Responsabile del Procedimento, nell’ambito del compito ad esso assegnato di curare il necessario raccordo tra la progettazione e la realizzazione dell’edificio pubblico, è tenuto a curare in particolare l’aspetto relativo all’inserimento dell’opera d’arte, promuovendo, in tempi adeguati, il relativo bando.

Negli atti relativi all’affidamento degli incarichi di collaudo di opere che rientrano nell’ambito di applicazione della legge n.717/49, va specificamente richiamata la disposizione dell’art. 2 -bis della stessa legge che prevede la non collaudabilità dell’opera nel caso in cui non sia stata realizzata l’opera d’arte.

Infine, in sede di approvazione del certificato di collaudo, va verificato che il collaudatore si sia espresso positivamente in merito agli adempimenti derivanti dalla legge n. 717/49.

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circolare ministero infrastrutture




DA CORVIALE RIPARTE L’UTOPIA DI PERIFERIE UMANE

AgriculturalUrbanism2Da simbolo di degrado a segnale di riscossa: le periferie diventano il fulcro della partita per il rilancio economico/sociale.

Il là l’ha dato Renzo Piano pianocon l’ovvia e semplice constatazione che nelle periferie c’è lo spazio e il bisogno del cambiamento urbanistico.

Ed è dalle periferie che può partire la grande chance delle smart city, le città dal volto umano che aiutano a salvare l’ambiente producendo nel contempo benessere, servizi, occupazione e cibo a km zero.

E’ questa la partita che può aiutare Renzirenzi a lanciare il grande piano keynesianokeynes che immagina per riaccendere l’economia e l’occupazione: partire dai bisogni dei cittadini più disagiati per costruire una macchina urbanistica  e amministrativa che offra risposte in termini di servizi e di vivibilità.

Scuole e ricerca, innovazione e green economy: questi i cardini di un “rammendo” delle periferie delineato da Piano.

Non a caso sono le stesse parole d’ordine del consorzio di associazioni che con corviale_domani_11 ha da tempo impostato un progetto complessivo di rigenerazione del Quadrante di Corviale.

Un consorzio che si è confrontato con urbanisti, amministratori, economisti, ricercatori senza perdere mai il contatto con le esigenze di servizi e sicurezza degli abitanti.

Ritrovare le ragioni dell’utopia significa proprio questo: coniugare il rilancio urbanistico/economico con i bisogni dei cittadini.

L’articolo di Francesco Erbani su REPUBBLICAdel 27 maggio “Basta costruire, gli architetti ora rigenerano” non a caso parte proprio dai progetti su Corviale dell’architetto Daniel Modigliani modiglianicommissario dell’Ater di “aprire il pian terreno e installarvi servizi e altre attività e per consentire il passaggio dalla strada agli orti che sono alle spalle dell’edificio, così da alimentare le relazioni con il quartiere.” Un’idea quindi di interazione tra la città del cemento e la campagna dei 1.200 ettari di parco del Quadrante da sempre propugnata da Alfonso Pascale pascaledi Corviale Domani con la realtà delle Fattorie Sociali che proprio il 6 giugno s’incontrano al Forum del Terzo Settore per la costituzione di una rete cittadina anche in previsione dell’Expo 2015 dedicata all’alimentazione. expoErbani su Corviale prosegue con  Modigliani: “Sul tetto sono previsti verde e impianti per la raccolta dell’acqua e il risparmio energetico” riprendendo il progetto del prof. Stefano PanunziAnnuncio-partenza-Corviale dell’Università del Molise tante volte propugnato nei due Forum che la direttrice del servizio di Architettura del  Ministero dei Beni Culturali Maria Grazia Bellisario

The Making of / Artisti al lavoro in tv

ha promosso con Corviale Domani.Last but not least il progetto di rigenerazione di Corviale sarà il 2 giugno alla trasmissione “I visionari” di Corrado Augias.augias

Quale auspicio maggiore per far ripartire da Corviale l’utopia di periferie umane.

Tommaso Capezzone




Energia. Clima, Finmeccanica: “Ecco Di-Boss per edifici smart”

smart-cityUn cervello ‘green’ nei nostri edifici che ottimizzi il consumo energetico, riduca le emissioni di CO2, mantenendo inalterati i livelli di comfort dei residenti. Tutto questo è’Di-Boss’ (Digital-Building operating system solution), un sistema di Selex Es, azienda di Finmeccanica, presentato questa mattina a Roma presso il Centro studi americano durante il convegno ‘Innovation 4 smart soluzion’. Il sistema che rende ‘intelligenti’ gli edifici è stato lanciato sul mercato ed entro il 2015 dara’ un volto ‘smart’ a 16 grattacieli di Manhattan, a New York.sistema di bossBannernewsletter_Thumb

 

Di-Boss, che fino ad oggi e’ stato installato su quattro grattacieli di proprieta’ di Rudin Management Company, e’ il primo esempio di sistema operativo creato da un team composto da rappresentanti dell’industria, universita’ e di proprietari di edifici.

 

“Il progetto nasce dall’esperienza dell’azienda nel campo dell’integrazione di sistemi per il controllo, applicata sia in campo civile che militare- spiega il presidente di Finmeccanica Gianni De Gennaro- l’alta tecnologia, infatti, non e’ ne’ militare ne’ civile: e’ duale, e’ un valore in se’ ed e’ chiamato a rispondere alle richieste multidisciplinari che emergono dalla societa’: sicurezza, ambiente, cultura, sostenibilita’ economica”.

 

La chiave di volta “per il successo delle politiche ambientali sta nell’innovazione, nella capacità cioè di creare le condizioni più favorevoli affinché si possa realizzare quella ‘low carbon strategy’ che ci vede tutti impegnati- sottolinea il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti,intervenendo al convegno- è una sfida che possiamo vincere se sapremo lavorare insieme, legislatori e imprenditori, europei ed americani”.

 

Il sistema intelligente Di-Boss, di Selex Es, azienda di Finmeccanica, e’ in grado di ‘far parlare’ lo stesso linguaggio a tutti i singoli sotto-sistemi complessi che gestiscono le specifiche funzionalita’ degli edifici come distribuzione elettrica, distribuzione del riscaldamento e del condizionamento, gestione degli ascensori, sistema idrico e di illuminazione, controllo degli accessi, sistemi antincendio e di sicurezza, rete Ict, energie rinnovabili e storage energetico, veicoli elettrici”.

 

Di-Boss e’ un sistema intelligente che impara dalla propria esperienza, in grado anche di proporre soluzioni e raccomandazioni. Il ‘cervello’ puo’, ad esempio, individuare il momento ottimale per l’accensione o lo spegnimento del riscaldamento/condizionamento, variandolo in base ai comportamenti registrati in passato, al flusso di utenti presenti in quella data ora nell’edificio, anche in funzione delle previsioni climatiche.

di Serena Tropea (da www.dire.it)

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Basta costruire gli architetti ora rigenerano

REPUBBLICALa parola chiave è rigenerazione. E il luogo dal quale si srotola il racconto di una nuova frontiera per architettura e urbanistica – non occupare altro suolo libero, intervenire sul già costruito restituendo vita a pezzi di città non solo dal punto di vista fisico, ma sociale – è Corviale. Simbolo per molti di sconcerto e quasi di orrore metropolitano, per altrettanti, invece, manufatto fra i pochi significativi del secondo Novecento, il grande edificio lungo un chilometro della periferia ovest di Roma, concepito a metà anni Settanta e che ora ospita 4.500 persone (ne erano previste 8 mila), sta per conoscere una nuova esistenza. E se si rigenera Corviale vuol dire che la sfida è alta e rischiosa e rimbalza nelle periferie di altre città, dove, secondo le stime, almeno i nove decimi del costruito sono successivi al dopoguerra. Un costruito affetto da malattie profonde. Renzo Piano ha invitato al “rammendo”, una metafora che rimanda alla riparazione e non all’aggiunta di nuovo tessuto. E in questo programma ha coinvolto giovani professionisti. Alla imminente Biennale architettura (dove viene esposto il progetto Corviale), il titolo del padiglione italiano curato da Cino Zucchi è “Innesti”, cent’anni di edifici realizzati in ambienti già storici (ma qui si sconfina in un campo assai controverso, quello del moderno nell’antico). A Scampia, periferia napoletana, Vittorio Gregotti costruisce da anni, stop and go permettendo, una sede della facoltà di medicina dove un tempo svettava una delle Vele poi demolita, altra architettura con lo sbrigativo bollino di infamia. A Roma l’assessore Giovanni Caudo – assessore alla Rigenerazione urbana – ha impostato un piano per realizzare, in un’area di caserme dismesse di fronte al Maxxi, un museo della scienza, abitazioni a canone concordato e spazi pubblici, lasciando una parte all’edilizia privata. Rigenerare è connesso con l’abbandono dell’idea di un’espansione illimitata. La legge urbanistica toscana, promossa dall’assessore Anna Marson, prevede che le aree urbanizzate vengano perimetrate e che si costruisca solo al loro interno, lasciando integro il territorio libero. Un’invalicabile linea rossa intorno ai centri urbani è stata immaginata dall’urbanista Vezio De Lucia nel Piano della provincia di Caserta, la Gomorra massacrata da un’edilizia selvaggia. Gli esempi italiani potrebbero continuare. Molte università sono impegnate nella ricerca. Si guarda all’Olanda, alla Germania, alla Svezia. Ma intanto Gregotti, che di questi temi ha scritto in Architettura e postmetropoli (Einaudi), mette sull’avviso: «Rigenerare significa ricreare un tessuto urbano, non pensare a un oggetto isolato. Occorre legare l’intervento all’ambiente che lo contiene, creare una mescolanza fra abitazioni, servizi e altre funzioni che soddisfino i bisogni di quel contesto». Architettura e urbanistica insieme. Un cambio di paradigma: non più oggetti che splendano in solitudine, ma ricuciture nelle slabbrature di una città cresciuta senza regole, che ha invaso terreni agricoli, diradandosi e sprecando suoli pregiati. Esiste però buona rigenerazione e cattiva rigenerazione, non basta dire “stop al consumo di suolo”: è l’avvertenza di Edoardo Salzano, urbanista, animatore del sito eddyburg. it. «Una cosa è proporsi di migliorare le condizioni fisiche di parti della città e la vita delle persone», spiega Salzano, «altro è preoccuparsi di moltiplicare il volume d’affari e i valori immobiliari. La prima strada è rigenerazione, la seconda no». Rigenerazione non solo dell’involucro fisico, ma della qualità del vivere. I progetti di Corviale li illustra Daniel Modigliani, architetto, commissario dell’Ater, l’azienda regionale per l’edili- zia pubblica proprietaria dell’edificio: «Il primo problema è densificare Corviale. Molto spazio è sprecato. E anche le abitazioni sono troppo grandi per famiglie ridotte a una coppia o anche solo a una persona. Al quarto piano, che l’architetto Mario Fiorentino aveva destinato ai servizi e alle aree collettive, poi occupato da abusivi e ora degradato, Guendalina Salimei ha previsto un centinaio di al- loggi». Per Massimiliano Fuksas, Corviale andrebbe abbattuto. Per altri, spezzettato in una trentina di convenzionali palazzine. «Lo decideremo con il concorso», replica Modigliani. «Io insisto per conservarne l’unitarietà. Abbiamo un progetto per aprire il pian terreno e installarvi servizi e altre attività e per consentire il passaggio dalla strada agli orti che sono alle spalle dell’edificio, così da alimentare le relazioni con il quartiere. Sul tetto sono previsti verde e impianti per la raccolta dell’acqua e il risparmio energetico ». A Corviale il verde è tanto e anche i servizi, compresa una delle migliori biblioteche comunali. Al progetto si è arrivati dopo consultazioni fra le istituzioni, il ministero per i Beni culturali, l’università e, soprattutto, i comitati di cittadini. La nuova frontiera della rige- nerazione in realtà viene rincorsa da una trentina d’anni. Da quando, in Europa e in Italia, si rendono disponibili aree in zone periferiche o semicentrali occupate da industrie e altri impianti. Resta esemplare la storia delle caserme francesi di Tubinga, in Germania: 64 ettari, liberati dai militari dopo la riunificazione, hanno accolto case ad affitto convenzionato per 6 mila abitanti, costruite da cooperative degli stessi futuri residenti, aziende per 2 mila occupati, verde, scuole, servizi comunitari come il car sharing, biciclette a disposizione di tutti. E se si allarga lo sguardo ecco le esperienze, ormai storiche, dell’America Latina, da Curitiba (Brasile) del sindaco-urbanista Jaime Lerner a Medellín in Colombia. Qui, nella capitale del narcotraffico, si è avviata una rigenerazione che – racconta Ma- rio Tancredi, architetto italiano che insegna in Colombia – «ha fronteggiato la segregazione sociale con una rete di trasporto pubblico e una linea di cabinovie che a ogni stazione realizzava uno spazio di convivenza e che si arrampicava su un’altura raggiungendo alcune biblioteche, cinque progettate nel giro di poco tempo, e poi un parco urbano. Tutto questo accompagnato da piazze, strade, scuole, fognature e dalla ristrutturazione di tante abitazioni sorte in maniera incontrollata e in luoghi pericolosi. Gli effetti? Omicidi crollati di decine di punti percentuali e crescita del commercio del 300 per cento». Se invece di progetti a questa scala si punta a incrementare la rendita – insiste Salzano – la rigenerazione non c’è più: centri commerciali, residenze a prezzi di mercato, speculazione. Occasioni sprecate. Come a Vicenza, dove a poche centinaia di metri dalla Rotonda di Andrea Palladio, nella zona di Borgo Berga, al posto dello storico stabilimento Cotorossi sta sorgendo un quartiere di forme spropositate, realizzato da una società che fa capo a Enrico Maltauro, in carcere per le tangenti Expo 2015, che grava sui due fiumi, il Retrone e il Bacchiglione, esondati due anni fa. «Per queste iniziative è indispensabile la regìa pubblica, senza sottomissioni al volere dei privati», spiega Salzano. «La città non è fatta solo di abitazioni, ma di spazi per stare insieme. La prima cosa che si insegnava a chi studiava urbanistica era di calcolare i fabbisogni. Adesso si calcola la valorizzazione delle aree».

Francesco Erbani

vai all’articolo di Repubblica.it




Laurea Smart City Iuav

smart-city 

Soluzioni innovative per la Città Intelligente

 

Se intendiamo la Città come Sistema di Sistemi (abitativo, mobilità, servizi, cultura, energia, sicurezza, ambiente ecc.) per Smart Cities possiamo intendere la rete di integrazione tra questi, supportata da un flusso reciproco di informazioni sostenito dalle risorse ICT.

Lo sviluppo di progetti e iniziative di ricerca in questo ambito è orientato a innovare servizi ai cittadini e alle imprese in una prospettiva di trasparenza, multiattorialità, partecipazione attiva e informata nei processi decisionali, ecosviluppo e democrazia, in particolare per quanto riguarda nuove modalità di dialogo e cooperazione tra Pubblica Amministrazione e segmenti delle comunità locali.

Si tratta di fatto di un contesto caratterizzato anche da forti impulsi che derivano da azioni UE con origine da Europa 2020, dall’Agenda Digitale europea e nazionale oltre che da una serie di call promosse dal MIUR che a queste iniziative attribuiscono un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese.

 

Seconda tornata di preiscrizioni dal 3 Luglio al 25 Agosto 2014.

Per l’accesso al corso di laurea è necessario effettuare la preiscrizione. Consulta i dettagli alla pagina delle iscrizioni.




Detrazione 50% per la trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili

tettiLo prevede la delibera n. 1/2014 del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, istituito dalla legge n. 10/2013

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etrazione 50% (prevista per le ristrutturazioni edilizie) anche per gli interventi di trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili.

Lo prevede la delibera n. 1/2014 del Comitato per lo sviluppodel verde pubblico, istituito presso il Ministero dell’Ambiente dalla legge n. 10 del 14 gennaio 2013, recante “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 27 dell’1 febbraio 2013.

RISPARMIO ENERGETICO CON LE COPERTURE A VERDE. Il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico ritiene che le coperture a verde “rientrino senz’altro fra gli interventi che legittimano a fruire” della detrazione fiscale del 65% prevista per gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche delle unità immobiliari.

Come è dimostrato dagli esperti del settore, le coperture a verde producono notevoli effetti sul risparmio energetico, su scala abitativa e su scala urbana. Peraltro, l’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 29/E del 18 settembre 2013, ha precisato che “qualsiasi intervento, o insieme sistematico di interventi, che incida sulla prestazione energetica dell’edificio, realizzando la maggior efficienza energetica richiesta dalla normativa di riferimento, è ammessa al beneficio fiscale”.

Il DM 26 giugno 2009 sulle Linee guida per la certificazione energetica degli edifici, fa espressamente riferimento, tra le norme per la caratterizzazione dell’involucro contenute nell’allegato B, alla norma UNI 11235, che detta specificamente istruzioni proprio per la progettazione, l’esecuzione, il controllo e la manutenzione di coperture a verde.

Inoltre, all’art. 2, comma 5, del DPR n. 59/2009, le coperture a verde sono definite come “coperture continue dotate di un sistema che utilizza specie vegetali in grado di adattarsi e svilupparsi nelle condizioni ambientali caratteristiche della copertura di un edificio. Tali coperture sono realizzate tramite un sistema strutturale che prevede in particolare uno strato colturale opportuno sul quale radificano associazioni di specie vegetali, con minimi interventi di manutenzione, coperture a verde estensivo, o con interventi di manutenzione media e alta, coperture a verde intensivo”. Tale definizione, osserva il Comitato, è funzionale a quanto previsto dall‘art. 4, comma 18, lett. c) del medesimo DPR n. 59/2009, ai sensi del quale le coperture a verde sono considerate quale misura innovativa e alternativa ai criteri del rispetto dei valori di massa superficiale e alla trasmittanza termica periodica delle pareti opache, utilizzate per sfruttare gli effetti positivi delle condizioni ambientali esterne che limitano il fabbisogno energetico e contengono la temperatura interna dell’immobile.

La fruizione delle detrazioni fiscali è però esclusa per gli interventi dal mero valore estetico e/o paesaggistico e privi di apprezzabili effetti sul piano del risparmio energetico.

DETRAZIONE 50% PER LA TRASFORMAZIONE DEI LASTRICI SOLARI IN GIARDINI PENSILI. Infine, il Comitato precisa che “poiché l’art. 6, comma 1, lett. c), della legge n. 10/2013 individua l’obiettivo specifico di favorire, per quanto possibile, la trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili, muovendo dalla qualificazione ex lege delle coperture a verde, di cui all’articolo 2, comma 5, del regolamento di cui al d.P.R. 2 aprile 2009, n. 59, quali strutture dell’involucro edilizio atte a produrre risparmio energetico, questo Comitato si riserva di adottare apposita delibera sulla fruibilità, nei casi appunto di trasformazione dei lastrici solari, degli sgravi fiscali (attualmente pari al 50% della spesa sostenuta) previsti per gli interventi di ristrutturazione edilizia.”

deliberazione 1 2014

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