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Studio Enel: con l’efficienza energetica +2% Pil e aumento degli occupati del 2%

efficienzaL’Italia potrebbe ridurre i consumi totali di energia tra il 12 e il 18%, risparmiando fino a 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020
È stato presentato oggi a Roma in una conferenza lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia”, realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Alla conferenza hanno preso parte il Presidente di Enel e Presidente del Comitato Scientifico Internazionale Fondazione Centro Studi Enel, Paolo Andrea Colombo; l’Amministratore Delegato, Direttore Generale del Gruppo e Presidente della Fondazione Centro Studi Enel, Fulvio Conti; il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari e il Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Bortoni.
I rappresentanti delle istituzioni e gli esperti del mondo accademico e dell’industria hanno evidenziato l’importanza dell’efficienza come strumento strategico di politica energetica e volano per la ripresa economica del Paese.
Secondo lo studio (CLICCA QUI), l’applicazione di strumenti e sistemi per l’efficienza energetica potrebbero generare un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL e un risparmio compreso tra 50 e 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020. A ciò si aggiungerebbe un aumento degli occupati fino al 2% a fronte di una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%.
I potenziali di risparmio nei due scenari
“Dall’analisi delle tecnologie e degli scenari al 2020 emerge – si legge nello studio – che il potenziale di risparmio legato alle applicazioni di tecnologie per l’efficienza energetica è notevole, con risparmi annui a regime sui consumi finali al 2020 di 288 TWh in uno scenario di sviluppo ottimo e di 195 TWh in uno scenario di sviluppo moderato e che gran parte del risparmio energetico annuo conseguibile al 2020 (il 95% circa) riguarda interventi nel patrimonio edilizio (residenziale, terziario e industriale), rispettivamente 273 TWh e 183 TWh per gli scenari di sviluppo ottimo e moderato”.
I benefici
Il Report fornisce uno sguardo d’insieme ai benefici per il Paese associabili a tali ipotesi di penetrazione al 2020, mostrando come “i vantaggi siano consistenti. Allo scenario di sviluppo ottimo, infatti, è associato un risparmio annuo a regime di emissioni di CO2, calcolato sulla base della riduzione dei consumi finali di energia, di 72 milioni di tonnellate (circa 50 milioni nello scenario di sviluppo moderato), a fronte di un volume d’affari complessivo di 512 miliardi di euro (circa 350 miliardi di euro nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in un volume di affari annuale di circa 64 miliardi di euro) e di una ricaduta sul sistema industriale complessiva pari a 3.726.637 Unità di Lavoro Annue – ULA (circa 2,5 milioni nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in circa 460.000 ULA all’anno). Inoltre, assumendo l’italianità dell’intera filiera, l’incidenza del volume d’affari annuo sul PIL sarebbe compresa tra il 2 e il 4% e gli operatori legati all’efficienza energetica coprirebbero annualmente una percentuale compresa tra l’1,2% e il 2% del totale occupati”.
Gli ostacoli
Le principali difficoltà nella realizzazione di politiche che aumentino l’efficienza energetica riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori. A questo si aggiunge la complessità regolatoria, in particolare nei casi di tecnologie legate all’utilizzo di energia elettrica, accompagnate dalla mancanza di un sistema Paese a supporto dell’efficienza energetica.
Sul fronte dei benefici, numerosi sono soprattutto quelli legati alla riduzione dei consumi energetici, sia in termini di decarbonizzazione di alcuni settori come quello dei trasporti e del riscaldamento, sia di diminuzione degli inquinanti, specie nelle città. Tuttavia, sottolinea lo studio, questi miglioramenti sono limitati da una serie di fattori economici e regolatori, tra cui la struttura della tariffa elettrica fortemente progressiva e le difficoltà di accesso a forme contrattuali diverse da quelle standard.
Il ruolo delle utility
Inoltre, lo studio riconosce alle utility un ruolo importante nell’abbattimento delle barriere che ostacolano la diffusione dell’efficienza energetica. Le aziende elettriche, infatti, possono agire come system integrator delle tecnologie su scala nazionale in un’ottica di lungo periodo che favorisca lo sviluppo di una filiera industriale integrata. Infine, unendo scala e capillarità, le utility possono fungere da hub per offrire un servizio “chiavi in mano” al cliente con caratteristiche di economicità, competenza tecnica, affidabilità, semplificazione e disponibilità finanziaria.
L’efficienza deve diventare un “pensare comune”
In conclusione, secondo il report “I numeri sembrano dimostrare che l’Italia abbia le carte in regola per puntare senza esitazioni sull’efficienza energetica, per garantirsi uno sviluppo sostenibile e ricadute economiche e occupazionali positive. L’efficienza energetica può inoltre rappresentare un trampolino per sviluppare e dare slancio, in un’ottica strategica di lungo periodo, a filiere industriali che possono rappresentare l’ossatura del Paese in un futuro a medio-lungo termine”. Tuttavia, l’Italia deve esercitare “uno sforzo congiunto, che parta dalle istituzioni – con il ruolo cruciale in tal senso del policy maker – e arrivi ai singoli cittadini, affinché l’efficienza energetica diventi un “pensar comune”, un tema di primaria importanza. Solo così sarà possibile sviluppare un approccio integrato al tema dell’efficienza energetica che potrà portare a effetti moltiplicativi sui benefici ottenibili”.

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Europa: chance o handicap?

ueE’ cominciata la partita delle elezioni europee e, soprattutto a destra, si delineano le strategie.
Segnali preoccupanti mettendo in fila due editoriali di Vittorio Feltri sul Giornale:
30/10/13: Paese stufo dell’euro: Berlusconi e Grillo nuova maggioranza: “Ci domandiamo perché Berlusconi e Grillo non si alleino (…) conducendo insieme una lotta finalizzata alla riconquista italiana della sovranità nazionale e del diritto di battere moneta”
31/10/13: L’Europa degli imbecilli che ci dà lezioni sul wc: “stabilire per decreto la quantità di acqua da erogarsi negli orinatoi (meno di mezzo litro) e nei water (cinque litri e non di più). (…) incomprensibili quasi come le quote latte.”
Dall’altra parte, rinchiusi nei propri recinti ombelicali, non s’ode battito di ciglia. Per fortuna soccorre, come sempre più accade, quella parte della società civile che Paul Ginsborg definì “ceto medio riflessivo” e che a mò più globalizzato potremmo riconoscere come “società della conoscenza”. Essa c’indica alcune linee di riflessione teoriche, economiche e – finalmente – operative:
nell’ordine:
– Alain Touraine propone un’interessante analisi sulla fine della società. Non parafrasando per niente la poco felice “fine della storia” di Fukuyama, propone alla riflessione il tema che il passaggio dal capitalismo produttivo al capitalismo finanziario genera un annichilamento del sociale. Si pone illuministicamente l’obiettivo di uscire da questa perdita con la proposta del passaggio dalla relazione con l’altro alla relazione con se stessi. Ritrova in questa scoperta la ragione della centralità dei diritti che, per Touraine, “stanno al di sopra delle leggi”. Il sociologo francese ricorda come esempio della sua analisi “la condizione femminile che è diventata uno degli elementi determinanti per valutare il grado di sviluppo di una società.”
– La Fondazione per le qualità italiane Symbola insieme a Unioncamere e alla Fondazione Edison presenta nel suo Manifesto “Oltre la crisi l’Italia deve fare l’Italia” un rapporto da cui evince che:
* la green economy ha tre milioni di occupati,
* 328 mila aziende hanno investito per risparmiare energia e limitare l’impatto ambientale,
* tali aziende nel 2013 hanno operato il 38% delle assunzioni,
* il 42% delle aziende che ha fatto eco-investimenti esporta.
– Il Ministero dei Beni Culturali sta lavorando per alleggerire il corpo centrale delle sue strutture rafforzando quelle periferiche che non riescono quasi, per personale carente e anziano (età media 55 anni), ad esercitare l’essenziale tutela del territorio e pianificazione paesaggistica riducendosi sempre più a sole funzioni burocratiche.
Se, impropriamente ma muniti del sempre più scarso “ottimismo della ragione”, uniamo queste tre “buone nuove” abbiamo già un primo scheletro di quello spirito di Europa 2020 che, ben aldilà di piccoli calcoli elettorali, dovrebbe pervadere il Paese.
Tommaso Capezzone
Italia oltre la crisi
Manifesto Italia oltre la Crisi
dati Italia oltre la crisi
schede Italia oltre la crisi




c’era una volta l’isola ecologica di Corviale

Da oltre un mese è chiusa l’isola ecologica a Corviale dopo l’incendio che l’ha devastata. L’isola era un importante centro di raccolta per rifiuti ingombranti che serviva l’intera cittadinanza di tutto il Municipio. Inoltre la gente poteva avere anche informazione dagli operatori ecologici su quali tipi di rifiuti gettare nei cassonetti normali e quali invece nell’isola.

Ancora non si conoscono le cause e gli autori dell’incendio, ma nonostante questo l’Ama aveva promesso che sarebbe stata riaperta in pochi giorni.

A più di un mese, ancora niente! Promesse vane; fino a quando dobbiamo aspettare?




E’ a Pechino il primo edificio certificato LEED 4

parkviewUn edificio energeticamente efficiente grazie a una strategia a 360° che comprende luci a Led, riciclaggio delle acque grigie e un nuovo concetto di spazio lavorativo
Il record di primo edificio certificato con l’ultima versione della certificazione LEED (v 4) è lo showroom pechinese di Haworth, gruppo produttore di arredi per l’ufficio.
VALUTATA ANCHE LA VICINANZA AI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICI. Al Parkview Green Building – questo il nome dell’edificio di Pechino – sono stati assegnati 71 punti su un massimo di 110, valutando attentamente aspetti quali la sua prestazione energetica e la qualità dell’aria interna. La struttura è situata nel distretto di Chaoyang e offre agli inquilini un facile e immediato accesso a mezzi di trasporto pubblici e piste ciclabili.
UN NUOVO CONCETTO DI SPAZIO LAVORATIVO FLESSIBILE. All’interno è stato ideato e messo in pratica un nuovo concetto di spazio lavorativo, il cosiddetto “Club”, vale a dire un’area di lavoro open space all’insegna della flessibilità, suddivisa solo da leggeri divisori mobili da disporre secondo le diverse esigenze quotidiane e le situazioni di lavoro. Secondo Steve Kooy, responsabile degli aspetti di sostenibilità globale di Haworth, questa “flessibilità di lavoro consente di risparmiare tempo e denaro, riducendo gli sprechi”.
QUALITÀ DELL’ARIA INTERNA E MATERIALI DI RICICLO. Durante tutto il processo costruttivo, circa il 60 per cento degli elementi interni non strutturali sono stati riutilizzati e anche il mobilio è stato realizzato partendo da materiali di riciclo. Altro aspetto importante è quello dell’aria interna, che nello showroom di Pechino supera la qualità ambientale interna richiesta del 35 per cento. Tutte le vernici e i rivestimenti interni soddisfano inoltre i limiti di COV (Composti organici volatili) richiesti.
ILLUMINAZIONE A LED E RICICLAGGIO DELLE ACQUE GRIGIE. Ancora, l’ottimizzazione del sistema HVAC di tutto l’edificio, infissi di ultima generazione e un progetto di illuminazione interamente basato sulla tecnologia LED consentono di ridurre il consumo energetico del 59 per cento (rispetto al fabbisogno energetico ASHRAE). Lo showroom utilizza anche un sistema di riciclaggio delle acque grigie, riducendo fino al 53 per cento del consumo idrico rispetto al calcolo basale. L’auspicio del gruppo è che il progetto possa essere da esempio a livello internazionale, in particolare nel settore commerciale, da sempre in testa per consumi e costi energetici.
LA NUOVA VERSIONE DEL LEED PRESTA PIÙ ATTENZIONE ALL’EFFICIENZA ENERGETICA. L’ultima versione del celebre certificato USA, messo a punto negli scorsi mesi dal Green Building Council introduce delle novità, come ad esempio il credito “Building Product Disclosure and Optimization”, contenuto all’interno della categoria “Materiali e risorse” e stabilito per incoraggiare un approvvigionamento dei materiali da costruzione più responsabile e meno dispendioso.La nuova versione, inoltre, assegna più punti alla categoria “Efficienza energetica”, ma soprattutto risulta adattabile al mercato e al contesto locali, considerando le dovute differenze geografiche, economiche e climatiche.

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Il 5% del territorio europeo coperto da edifici, strade e ferrovie

crostaPubblicato da Eurostat LUCAS, indagine sullo stato di utilizzo del suolo in UE
Nel 2012 le foreste e altri terreni boschivi occupavano all’incirca il 40% della superficie totale dell’Unione europea, le terre coltivate rappresentano un quarto del totale, i prati un quinto, mentre gli edifici, le strade e le ferrovie rappresentavano solamente il 5%.

E’ quanto dichiarato da Eurostat, ufficio statistico dell’Unione europea, con la pubblicazione di LUCAS, studio che contiene la più completa indagine sullo stato di utilizzo del suolo.

FORESTE. Compilato grazie ai dati raccolti in 27 Stati membri dell’EU da 750 geometri di campo e da 270.000 punti di monitoraggio, il documento rivela che più della metà del territorio di Svezia, Finlandia, Estonia, Slovenia e Lettonia è coperto di foreste. In particolare in Svezia il verde è pari al 76% della superficie totale, in Finlandia 72%, Estonia 61%, Slovenia 60% e Lettonia 56%.

TERRENI COLTIVATI. Le percentuali più elevate di terreni coltivati sono stati invece osservati in Danimarca (49%), seguita da Ungheria (47%), Romania (36%), Repubblica Ceca e Polonia – entrambe con il 34 % -, Germania (33%), Bulgaria e Italia (entrambe 32%) e Francia (31%).

PRATERIE E TERRENI AGRICOLI. Dall’indagine è inoltre risultato che l’Irlanda per più di due terzi è coperto da praterie naturali o terreni agricoli (67%) e in questo è seguita dal Regno Unito (40%), dai Paesi Bassi (38%), dal Lussemburgo (37%) e dal Belgio (32%).

PRESENZA D’ACQUA. Per quanto riguarda la presenza di acqua, al primo posto, con il 16% troviamo la Finlandia, seguita dalla Svezia (12%) e dall’Olanda (11%), mentre la più alta percentuale di territorio arbusto lo hanno Cipro (21%), Grecia (19%), Malta (15%), la Spagna e il Portogallo (entrambe 12%).

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Roma: Patto Civico con i costruttori per la rigenerazione urbana e la legalità

rigenerazioneIl sindaco della capitale propone un’alleanza con le imprese di costruzioni sul Piano Regolatore e per una nuova urbanistica
Negli ultimi cinque anni gli investimenti nel nostro settore a Roma e provincia sono scesi di un quarto. Abbiamo perso 2 miliardi di euro e 22mila posti di lavoro”.

È un quadro a tinte fosche quello descritto dal presidente dell’associazione costruttori edili di Roma e provincia, Edoardo Bianchi, nella sua relazione presentata all’assemblea annuale 2013 dell’Acer.

L’edilizia è un volano per la ripresa dell’economia

“È il momento delle scelte coraggiose e rigorose. Tutti noi siamo consapevoli che non vi possono essere occupazione e ricchezza senza impresa”, ha sottolineato Bianchi, che ha posto l’accento sulla necessità di “puntare sull’edilizia, perché siamo un settore antirecessivo. E siamo un efficace volano di ripresa dell’economia”.

Allarme sui capitali mafiosi

Il presidente degli imprenditori edili romani ha lanciato anche un allarme sulla criminalità mafiosa. “Esiste un concreto rischio che si affermino sul mercato laziale imprese con capitali di dubbia provenienza”, che nell’attuale momento di scarsità di risorse finanziarie e di difficoltà di accesso credito può realmente “alterare il mercato regolare”. Secondo Bianchi è necessario un progetto che “riesca a comunicare l’esiguità delle risorse con l’esigenza di dare risposte concrete alla città. In un periodo di recessione le politiche di governo non possono più essere quelle che hanno caratterizzato gli anni di crescita economica”. Occorre quindi “rivedere totalmente le logiche gestionali che hanno prodotto sprechi e inefficienze che hanno drenato risorse senza produrre risultati di interesse per la collettività”.

L’emergenza abitativa

Per quanto riguarda il problema allarmante del fabbisogno abitativo, il presidente Acer ha ricordato che “sono anni che si fanno delibere programmatiche ma non è stata costruita ancora un’abitazione”. Secondo Bianchi, strumenti attivabili nel breve periodo ci sono, come nel caso del bando regionale 355 del 2004, e potrebbero generare a Roma 5.700 alloggi. “Non appena la regione definirà le modalità di erogazione del finanziamento e dopo le opportune rimodulazioni del lotto dell’operatività dell’intervento, all’indomani apriremo i cantieri e dopo due anni le case saranno pronte”, assicura Bianchi.

Marino: Patto civico con i costruttori

Di fronte alla platea dei costruttori romani riuniti per l’assemblea annuale, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha proposto un nuovo Patto Civico fra la città e le imprese di costruzioni.

”Il Patto Civico che proponiamo ad Acer – ha spiegato Marino – è volto proprio alla realizzazione del Piano Regolatore e all’avvio di una nuova stagione dell’urbanistica romana: quella della rigenerazione, diversa da quella dell’espansione e della conservazione. Quello della rigenerazione – che è anche una rigenerazione culturale con cui guardare la città – è l’orizzonte che ci permette di fare fronte ai rischi e di cogliere le opportunità rese evidenti dalla crisi del passato modello di sviluppo”.
Proposta per la trasparenza e la legalità
Il sindaco di Roma garantisce l’impegno “a cambiare e migliorare il ruolo dell’amministrazione. Il nostro obiettivo è sradicare la discrezionalità, dare solidità agli atti e alle procedure eliminando ambiguità. Vogliamo ridurre i contenziosi e rendere coerente e trasparente il nesso fra gli obiettivi che l’amministrazione intende perseguire e le modalità con le quali li realizza. Abbiamo già pronta una proposta per la trasparenza e la legalità”, ha annunciato Marino.

http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17217:roma-patto-civico-con-i-costruttori-per-la-rigenerazione-urbana-e-la-legalita&catid=1:latest-news&Itemid=50




Roma – Fiumicino in catamarano

catamaranoSette fermate e 80 minuti di percorrenza sul fiume Tevere per il nuovo collegamento tra Fiumicino e il centro di Roma. Approvato il progetto di un catamarano pensato tanto per i turisti quanto per i pendolari.
Partirà nella primavera del 2015 il nuovo collegamento della capitale con il mare di Fiumicino. Si tratta di un avveniristico catamarano che, percorrendo il fiume Tevere, collegherà il Porto di Traiano con Ripa Grande, nel centro di Roma all’altezza di Porta Portese.
Secondo il progetto, presentato e approvato ieri in conferenza dei servizi, il battello percorrerà l’intero itinerario in 80 minuti e sono previste sette fermate, tra cui gli scavi di Ostia antica, la Fiera di Roma, l’Eur (metro Marconi) e la Basilica di San Paolo.
Il costo complessivo dell’opera sarà intorno ai 5 milioni di euro; l’autorità portuale dovrà provvedere a bonificare il corso d’acqua, realizzare i ponti mobili e sistemare le banchine di attracco, mentre il Comune di Fiumicino si occuperà dei bandi di gara per l’esercizio della navigazione.
Un servizio di linea pensato per principalmente per i turisti, ma che nelle ore di punta potrebbe rivelarsi anche un’ottima alternativa all’auto per i pendolari che ogni giorno fanno la spola tra Fiumicino e Roma.

Marta Salvatori

http://www.easyviaggio.com/informazioni-viaggiatori/roma-fiumicino-in-catamarano-11248




Le agricolture sociali creano valori

fattorieE’ ormai scientificamente provato che talune peculiarità proprie del contesto rurale e del ciclo produttivo agricolo permettono di migliorare le condizioni di salute e di perseguire percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione.
In tutta la penisola sono alcune migliaia le esperienze in cui attività agricole e servizi alla persona si integrano e generano valore economico e altri valori: beni relazionali inclusivi, legami comunitari e civili. Sono pratiche che innovano i modelli tradizionali di welfare e creano nuovi mercati civili, locali e globali.
Tali iniziative riguardano l’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate mediante le assunzioni, i tirocini e la formazione; l’organizzazione di servizi terapeutici e riabilitativi; le attività sociali rivolte all’infanzia, quelle educative per i minori in difficoltà, quelle con gli anziani e quelle di accoglienza e integrazione di migranti.

Si creano reti locali
Quando si progetta una fattoria sociale o un orto sociale si promuove innanzitutto un percorso partecipativo. Non è, infatti, sufficiente la volontà di una singola persona. Occorre mettere insieme competenze e professionalità di una pluralità di operatori: agricoltori, tecnici agricoli, educatori, psicologi, psicoterapeuti, ecc.
Le attività da organizzare spesso interagiscono coi servizi sociali territoriali e riguardano i bisogni delle persone, delle famiglie e della comunità locale. Tutti questi soggetti vanno coinvolti fin dall’inizio nella progettazione dell’iniziativa.
Si tratta, dunque, di promuovere un percorso partecipativo per costruire una rete, la cui dimensione varierà a seconda del contesto locale, cioè delle risorse agricole che si rendono disponibili, dei bisogni che si vogliono soddisfare, delle competenze che si mobilitano. L’iniziativa può essere assunta da chiunque abbia in testa un’idea progettuale e la condivide con altri.

Si valorizzano le peculiarità della campagna
E’ ormai scientificamente provato che talune peculiarità proprie del contesto rurale e del ciclo produttivo agricolo permettono di migliorare le condizioni di salute e di perseguire percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione.
In campagna le attività si svolgono all’aperto, interagendo con organismi viventi, e comprendono non solo la produzione di un bene ma anche la sua valorizzazione ed eventuale vendita in un rapporto diretto con il consumatore.
In un’azienda agricola i ritmi lavorativi non sono stressanti. E’ la natura a dettare i tempi! Gli ordinamenti produttivi sono versatili e le tecniche di produzione sono di vario tipo.
Nel pianificare le attività di coltivazione e di allevamento, quelle di lavorazione, trasformazione, confezionamento e commercializzazione dei prodotti, nonché i servizi da erogare in una fattoria sociale, le scelte tengono conto di queste peculiarità, per poterle valorizzare al massimo.
Sono i processi produttivi a essere adattati alle persone da inserire e non viceversa. E in tal modo si recuperano o s’introducono processi e tecniche più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Si innovano i modelli di welfare
Nelle fattorie sociali i disabili psichici passano dalla condizione di essere curati a quella di prendersi cura di qualcuno o di qualcosa. Essi non sono portatori di bisogni ma di storie. Non sono utenti od ospiti o beneficiari, ma ortolani o addetti alla vendita secondo il compito loro affidato. Essi si vedono in un rapporto di reciprocità, che esprime maggiore dignità. Non si sentono assistiti, ma soggetti all’interno di un contratto di mutuo vantaggio; e quindi sperimentano più libertà e più eguaglianza.
Nelle agricolture civili non c’è soltanto il mutuo vantaggio tra l’impresa e la persona coinvolta, ma anche il vantaggio per la società e per le istituzioni e il contenuto affettivo del dono-gratuità, non codificabile in nessuna norma o contratto.

Le forme sono molteplici
Le agricolture civili assumono la forma imprenditoriale, a carattere familiare o in cooperativa, ma prendono anche la forma della cittadinanza attiva.
Si tratta degli orti urbani e delle attività di piccoli produttori non professionali (hobby farmer’s). Sono combinazioni diversificate e originali di apporti lavorativi e professionali, motivazioni delle persone coinvolte e risorse inusuali del territorio. La loro gestione – per essere efficiente ed economicamente sostenibile – dovrebbe essere sempre affidata al coordinamento di soggetti imprenditoriali.

Si creano nuovi mercati civili locali e globali
La fase di progettazione di una fattoria sociale riguarda non solo l’organizzazione dell’offerta di beni e servizi ma anche la strutturazione della domanda. Si tratta di promuovere i gruppi di acquisto solidale (G.A.S.) e i gruppi interessati all’utilizzo dei servizi alla persona, nonché la stipula di accordi quadro con istituzioni pubbliche e private per rifornire mense collettive.
Strutturare la domanda di beni e servizi significa, dunque, creare mercati civili che garantiranno la sostenibilità economica del progetto. Si tratta di intercettare gruppi e istituzioni disponibili a sostenere le attività della fattoria sociale, diventando in modo stabile consumatori dei prodotti e utenti dei servizi. Ciò permetterà di compensare gli eventuali costi aggiuntivi per inserimenti lavorativi rispettosi della dignità umana e per servizi sociali non sempre e non del tutto sostenuti dal pubblico.
Rivitalizzare e creare mercati locali è importante, ma occorre farlo sempre con dinamicità e in modo innovativo, soprattutto ora che, nei paesi emergenti, entrano in scena milioni di cittadini che stanno modificando la propria dieta alimentare ed esprimono bisogni sociali nuovi e differenziati.
Le tecnologie digitali oggi fanno miracoli nel permettere la costruzione di relazioni intense tra territori di regioni e paesi anche molto lontani.
Ogni prodotto umano che comprendiamo e di cui godiamo diventa immediatamente nostro, quale che sia la sua origine. La lezione che ci viene dalla storia del Mediterraneo è di pensare i sistemi alimentari non come realtà semplici, dettate dalla “natura” dei luoghi, bensì come costruzioni complesse, legate a culture, stili di vita che i diversi popoli hanno imparato a condividere, a modificare, a contaminare, a creare giorno dopo giorno.
Le agricolture civili potrebbero favorire questa modalità come un percorso utile di confronto e integrazione delle diverse culture esistenti nel mondo.
Alfonso Pascale
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