1

Orti e coltivi, il Comune ‘regala’ dieci ettari di terreni collinari

ortiPronti al lancio i bandi del progetto ‘Campagna urbana’. Federici: “Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la difesa e la valorizzazione del territorio”.
Il ritorno alla campagna non è solamente una aspirazione per chi non ne può più dello stressante trantran lavorativo, ma è soprattutto una questione che ha dimostrato tutta la sua valenza e attualità con i disastri causati dalle piogge autunnali degli ultimi anni.
Proprio per questo l’amministrazione comunale della Spezia ha deciso di avviare un percorso di recupero delle aree collinari attraverso il progetto ‘Campagna urbana’, che si inserisce in un più ampio contesto di iniziative. Un programma che passerà per l’assegnazione ad aziende agricole o a semplici cittadini dal pollice verde di aree comunali e demaniali e che vorrebbe presto coinvolgere anche i privati che non sono in grado di prendersi cura degli appezzamenti che possiedono.
Questa mattina la giunta ha approvato il testo dei bandi con i quali il Comune mette a disposizione in maniera quasi gratuita (sarà richiesto un canone simbolico, per questioni burocratiche connesse alla possibilità di ricevere eventuali contributi Ue) dieci ettari di terre disseminate sulla fascia collinare che circonda la città, da San Venerio al Montale di Marola, da Sarbia al Favaro, da Guarsedo a Fabiano.

I bandi sono stati presentati questa mattina dal sindaco, Massimo Federici, dall’assessore alla Sostenibilità ambientale, Davide Natale, e dal vice sindaco, Cristiano Ruggia, affiancati dall’architetto Daniele Virgilio.
Si tratta, nello specifico, del Bando per l’assegnazione in conduzione diretta di terreni in aree collinari di potenziale uso agricolo e il Bando per l’assegnazione in concessione di aree per gli orti collinari. I due documenti, cui sarà possibile aderire sino a febbraio 2014, si rivolgono in pratica a due categorie differenti: le aziende e gli hobbysti, ai quali si prevede di concedere terreni di dimensioni più ridotte.

“Il lancio di questi bandi – ha detto l’assessore Natale – dà il segno di quale sia la filosofia che vogliamo perseguire, in termini di riappropriazione della cultura agricola e di tutela del territorio. Lo faremo mettendo a disposizione terreni del Comune, ma è nostra volontà anche mettere in sinergia anche la domanda e l’offerta di zone boschive o rurali dei privati”.
Il progetto ‘Campagna urbana’ è un tassello di un disegno più complessivo di rigenerazione del territorio collinare che passa anche per la variante al Puc, con la quale è stata ridotta l’edificazione collinare, ma anche ‘L’arco e le frecce’, l’iniziativa tesa a valorizzare la rete di sentieri che collega il centro urbano con l’Alta via del golfo.
“Dal punto di vista urbanistico – ha commentato Ruggia – questa è una scommessa per migliorare il mantenimento del territorio collinare”.
“Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la valorizzazione e la manutenzione del territorio – ha aggiunto il sindaco Federici – ma l’attenzione di chi si occupa dei temi ambientali sembra essere tutta per i pini di Piazza Verdi. Presentiamo un progetto unico tra le città liguri, perché vogliamo riattivare un rapporto virtuoso tra città e campagna per favorire il recupero del patrimonio territoriale, del paesaggio culturale e degli equilibri ambientali, riattivando pratiche di uso agricolo del territorio integrate da funzioni sociali, culturali, educative, dell’ambiente e del paesaggio. Il progetto di recupero degli Orti del castello San Giorgio, ad esempio, è staccato da questi bandi, ma potrà rappresentare il cuore di un sistema, il punto centrale che alimenta questa manovra culturale. E allo sviluppo di questa iniziativa potrebbero presto aggiungersi le novità portate dal federalismo demaniale”.

Finalità dei bandi
Gli Uffici tecnici del Comune hanno provveduto quindi ad individuare le aree di proprietà comunale da assegnare sulla base dei bandi quest’oggi deliberati. In base all’estensione e allo stato di consistenza delle aree così individuate, sono state suddivise in aree collinari di potenziale uso agricolo e aree per gli orti collinari. Le aree collinari di potenziale uso agricolo sono state valutate idonee per l’assegnazione in conduzione diretta in favore di coltivatori diretti, imprenditori agricoli o aziende agricole, in quanto destinate ad un utilizzo agricolo di tipo imprenditoriale. Le aree per gli orti collinari sono state valutate idonee per l’assegnazione in concessione in favore di singoli cittadini, gruppi o associazioni, in quanto destinate ad un utilizzo hobbistico e di tipo socio-culturale.
Il Comune della Spezia ha redatto due bandi, condivisi con le associazioni di categoria (CIA, Confagricoltura, Coldiretti, Slow Food, Coop. Sociale CIS, Coop. Lindberg, Coop. COCEA, Coop. Sociale CILS, Camera di Commercio, GAS “L’aquilone”, GAS “Noialtri liberi apuani”, GAS “Progetto uomo”, GAS “Hourlupe”, GAS “Amici terra inquieta”, GAS “Magazzino operativo risorgimento” e GAS “Grano, acqua e sale”), l’Ispettorato Agrario della Regione Liguria ed i principali stakeholders.

Lo scopo di “Progetto Campagna Urbana” è quello di promuovere attività locali a carattere imprenditoriale che siano in grado di produrre un forte valore aggiunto territoriale attraverso pratiche di manutenzione del suolo, del territorio e del paesaggio locale (terrazzamenti, colture tradizionali, sentieri, corsi d’acqua, aree boscate), l’adozione di modalità di coltivazione ambientalmente avanzate (biologico), la costante attività di prevenzione dei rischi attraverso la manutenzione del regime idrogeologico dei suoli, integrando tale attività con l’espletamento di funzioni socio-educative, quali la disponibilità a sviluppare attività didattiche (orti e fattorie didattiche). Altra finalità è legata allo sviluppo di iniziative di agricoltura sociale autorganizzata, in cui più evidenti siano le ragioni dell’autoconsumo, dell’hobbismo e della socializzazione. Con “Progetto Campagna Urbana” sarà possibile realizzare, in periferia, orti sociali analoghi a quelli già diffusamente attuati in molte città italiane. Ultimo aspetto che sta alla base della Campagna è la creazione di aree di trasformazione e di ricomposizione urbana nelle zone marginali della città in cui sono previste aree di cessione al Comune per le quali non è sempre immediata l’individuazione di un’univoca destinazione d’uso e nelle quali sono già inclusi frammenti di campagna che, oltre a costituire un’evidente risorsa ecologica, possono essere ricondotti alle finalità del progetto.
link all’articolo




Piano generale del traffico urbano di Roma Capitale: al via la discussione con municipi, cittadini e associazioni

PGTU_d0Migliorare la sicurezza stradale e la qualità dell’aria e della vita delle persone; incentivare l’uso dei mezzi pubblici grazie a un sistema di trasporto efficiente e competitivo; aumentare le opportunità di scelta degli spostamenti per i cittadini all’insegna di una mobilità sostenibile e rendere più facile e conveniente muoversi a piedi o in bicicletta.
Sono alcuni degli obiettivi contenuti nel nuovo Piano Generale del Traffico Urbano di Roma Capitale (PGTU) inviato ai 15 Municipi di Roma per una prima valutazione, prima di essere approvato dalla Giunta il prossimo 31 gennaio. Un percorso di partecipazione che vedrà coinvolti anche cittadini, associazioni e stakeholder prima di passare a commissioni e Consiglio Comunale per un’approvazione definitiva.
L’ultimo documento simile risale al 1999 e riguardava il solo centro abitato di Roma all’interno del Gra. Da allora si è passati dal 18% al 26% della popolazione che risiede fuori dal Gra, con un pendolarismo dalla provincia verso la città aumentato del 60% dal 2004 al 2012.
Tante le novità in programma, per un’area che viene divisa in sei zone, a partire dalle Mura Aureliane, passando poi all’anello ferroviario, al GRA e oltre, fino al confine di Ostia e Acilia. Tra gli impegni del nuovo PGTU quello di portare la percentuale di chi usa la bici dallo 0,6% attuale al 4% entro 5; raddoppiare le corsie preferenziali; aumentare del 20% gli utenti del tpl; realizzare un’isola ambientale (dove le auto non hanno accesso) in ogni municipio e Zone 30; introdurre zone in cui il traffico privato entra a pagamento. E ancora: eliminazione delle tariffe per le strisce blu agevolate, affidamento agli ausiliari del controllo delle zone per il carico e scarico merci, espansione del servizio di car sharing in altri 8 municipi con oltre 100 postazioni e diffusione del bike sharing con una dotazione di 1.000 bici.
L’assessore alla Mobilità di Roma Capitale Guido Improta ha spiegato: “vogliamo che questo percorso non si caratterizzi solo per gli aspetti amministrativi che determinerà, ma contribuisca a descrivere la Roma dei prossimi anni”.

Flavia Bagni

link all’articolo

piano generale del traffico urbano




Fondi europei 2014-2020, la tutela dell’ambiente ai primi posti nella programmazione

soldiTra gli obiettivi dell’accordo di partenariato la transizione verso un’economia a basse emissioni e la prevenzione dei rischi ambientali

C’è molta attenzione alla tutela dell’ambiente e del territorio nella bozza di accordo di partenariato per la nuova programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, presentata il 10 dicembre scorso alla stampa dal ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia.

La bozza di accordo di partenariato è stata inviata alla Commissione europea per le osservazioni, a cui si aggiungeranno anche quelle delle amministrazioni centrali e regionali, delle rappresentanze dei Comuni e del partenariato.

All’Italia fondi Ue per 32 miliardi di euro

L’Italia beneficerà di un totale di risorse comunitarie pari a 32.268 milioni di euro (incluse le risorse destinate alla cooperazione territoriale per 1.137 milioni di euro e al fondo per gli indigenti per 659 milioni di euro), di cui 7.695 milioni di euro per le regioni più sviluppate, 1.102 milioni di euro per le regioni in transizione, e 22.334 milioni di euro per le regioni meno sviluppate (prezzi correnti).

Alla quota comunitaria si aggiungerà il cofinanziamento nazionale a carico del Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183 del 1987, preventivato nel d.d.l. per la formazione del bilancio annuale (Legge di Stabilità per il 2014) nella misura di 24 miliardi di euro, nonché la quota di cofinanziamento di fonte regionale da destinare ai POR (quantificabile in una cifra pari al 30 per cento del cofinanziamento complessivo del programma). Il cofinanziamento consentirà, quindi, di raddoppiare il volume di risorse assegnato dalla Commissione Europea.

In totale 100 miliardi per la coesione territoriale

A queste risorse si aggiungeranno anche quelle del Fondo Sviluppo e Coesione, il cui rifinanziamento per il periodo 2014-2020 è previsto nel disegno di legge di Stabilità per il 2014 per un importo complessivo nel settennio di programmazione di circa 55 miliardi di euro. Una parte rilevante di queste risorse dovrebbe essere destinata, secondo la proposta del ministro per la Coesione Territoriale, alle amministrazioni centrali nella proporzione del 60% (nel ciclo in corso la proporzione è del 50%). Inoltre, il Fondo opererà per investimenti pubblici destinando l’80% delle risorse alle regioni del Centro-Sud e il 20% al Centro-Nord. Nel complesso il volume di risorse per la Coesione Territoriale nel prossimo ciclo 2014-2020 supererà i 100 miliardi di euro.
Green economy e tutela dell’ambiente

In chiave antirecessiva e per sostenere la domanda e l’occupazione, la nuova programmazione dei Fondi Ue pone come obiettivi strategici di tipo strutturale l’internazionalizzazione, la digitalizzazione, l’innovazione, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, la qualità dell’istruzione e del capitale umano, la lotta alla povertà. Tra gli obiettivi dei regolamenti 2014-2020 troviamo il sostegno alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori; la promozione dell’adattamento al cambiamento climatico e della prevenzione e gestione dei rischi; la tutela dell’ambiente e la promozione dell’uso efficiente delle risorse; lo sviluppo dei sistemi di trasporto sostenibili e l’eliminazione delle strozzature nelle principali infrastrutture di rete; la promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità e il sostegno alla mobilità dei lavoratori.
http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17863:fondi-europei-2014-2020-la-tutela-dellambiente-ai-primi-posti-nella-programmazione&catid=1:latest-news&Itemid=50




Consumo del suolo, via libera definitivo al DDL per il riuso del suolo edificato

consumo_suoloispraLegambiente e Consiglio nazionale degli architetti plaudono ma chiedono anche un iter rapido e l’accelerazione sulla rigenerazione urbana
Contenimento del consumo di suolo, valorizzazione del suolo non edificato, promozione dell’attività agricola che sullo stesso si svolge o potrebbe svolgersi, valorizzazione del suolo come risorsa da tutelare anche ai fini di mitigazione prevenzione del rischio idrogeologico.
Questo l’obiettivo del disegno di legge per il contenimento del consumo del suolo ed il riuso del suolo edificato, approvato oggi in via definitiva dal Consiglio dei ministri su proposta dei Ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Nunzia De Girolamo, per i Beni e le Attività Culturali e Turismo, Massimo Bray, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Andrea Orlando, e delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
Rigenerazione edilizia senza consumare nuovo suolo
Il ddl, che ha nei giorni scorsi ricevuto il parere favorevole della Conferenza unificata, ha tra i suoi punti prioritari la previsione del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato rispetto all’ulteriore consumo di suolo. L’obiettivo è impedire che il suolo venga eccessivamente “eroso” e “consumato” dall’urbanizzazione e al contempo promuovere e sostenere il riuso e la rigenerazione di aree già interessate da processi di edificazione. Ciò alla luce dei dati statistici acquisiti, dai quali risulta la progressiva «cementificazione» della superficie agricola nazionale, e che impongono un deciso intervento per la salvaguardia della destinazione agricola dei suoli e la conservazione della relativa vocazione naturalistica.
Architetti: bene il ddl, ora accelerare sulla rigenerazione urbana sostenibile
“Ribadiamo la nostra soddisfazione per l’iniziativa legislativa del Governo volta a limitare il consumo dei suoli agricoli che traccia la strada per un intervento di contenimento nell’uso dei suoli liberi, da tempo invocata dagli architetti italiani. Quello che auspichiamo è che ora si acceleri sulle politiche di rigenerazione urbana sostenibile”, commenta in una nota il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc).
“Serve, infatti incentivare con maggior forza il riuso dei terreni già urbanizzati e delle costruzioni esistenti all’insegna dei processi di rigenerazione urbana sostenibile così come, al tempo stesso, è indispensabile semplificare il quadro di riferimento normativo esistente per consentire di realizzare in modo sicuro e tempestivo gli indispensabili interventi di sistemazione delle aree più degradate delle città italiane”, osserva il Cnappc, secondo cui “la strada da perseguire per valorizzare i territori, mettere in atto politiche urbane all’insegna della sostenibilità, agganciare lo sviluppo attraverso la ripresa dell’edilizia non può prescindere dalla realizzazione di un Programma nazionale di rigenerazione urbana sostenibile, come quello proposto dagli architetti italiani – insieme ad Ance e a Legambiente – che prevede una strategia di valorizzazione del territorio unitaria e complessa”.
“A tal proposito è significativo che l’architetto Renzo Piano si stia adoperando, in qualità di Senatore della Repubblica per costituire un gruppo di lavoro di giovani architetti, al quale destinare il duo stipendio da parlamentare, che affronti il tema delle periferie urbane che costituisce il vero futuro delle città e, soprattutto, l’eredità che lasceremo ai nostri figli”. “Iniziativa questa alla quale il Consiglio Nazionale degli Architetti è pronto a dare pieno sostegno, così come a tutte quelle che le forze politiche e i parlamentari presenteranno al fine di perseguire la riqualificazione fisica e sociale delle nostre città”.
Legambiente: buona notizia, ora iter rapido e tempistica precisa
Per il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del Ddl sul consumo di suolo “è una buona notizia. Speriamo questa sia la volte buona e che Governo e Parlamento decidano di lavorare insieme e speditamente per raggiungere l’obiettivo di una rapida conversione in Legge dello Stato. Ci auguriamo anche che la si smetta con atteggiamenti schizofrenici, per cui mentre si approva un testo contro il consumo di suolo, contemporaneamente nella legge di bilancio si avallano nuove speculazioni attraverso l’emendamento stadi alla legge di stabilità o la proroga per l’utilizzo da parte dei Comuni degli oneri di urbanizzazione per le spese ordinarie come approvato a giugno”.
“Affinché l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050 possa essere perseguito – continua Cogliati Dezza – chiediamo a Governo e Parlamento di avviare una procedura rapida che sia regolata da una precisa tempistica che stabilisca obiettivi precisi e improrogabili a più breve termine. Non possiamo infatti puntare concretamente al risultato finale nel 2050 senza prevedere percentuali precise di riduzione del consumo di suolo tra cinque, dieci e venti anni”.
link all’articolo
Disegno-legge-consumo-del-suolo




Brevetti green, l’Italia cresce in Europa

brevettiNegli ultimi cinque anni le invenzioni a tecnologia verde salgono del 5,4%, quelle nelle nuove «Ket» dell’1,1%
Crescono in Europa i brevetti italiani «green». Nelle difficoltà della crisi in cui si trova a lottare ormai da tempo, il Belpaese sta dando buona prova di sé e della sua fama di nazione di inventori. Negli ultimi cinque anni i brevetti a tecnologia «verde» registrati a livello europeo mostrano una crescita del 5,4% e quelli nelle Ket (dall’inglese Key Enabling Technologies) dell’1,1%: un andamento che vale più di quel che appare, visto che le cosiddette «tecnologie abilitanti» sono ritenute capaci di innescare processi di innovazione accelerata in modo trasversale in più settori produttivi.
A DIRLO sono i numeri dell’Osservatorio brevetti di Unioncamere: evidenziano, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2012, le oltre 14 mila domande italiane pubblicate dall’Ufficio Europeo dei Brevetti riconducibili alle Ket, pari al 27,9% di tutta l’attività brevettuale nazionale rivolta al mercato continentale. La distribuzione di queste tecnologie evidenzia una forte specializzazione nella manifattura avanzata (69,5% delle domande di brevetto), a cui seguono i materiali avanzati (10,2%), la fotonica (7,4%), le biotecnologie (6,8%), la micro e nanoelettronica (5,7%) e le nanotecnologie (0,4%). Sempre nello stesso periodo, una quota pari al 5,5% delle richieste rientra nei settori della green economy, da più parti considerati ambiti con forti opportunità di sviluppo e di investimento e ormai parte integrante del modello di crescita delle imprese italiane più dinamiche sui mercati internazionali.
NONOSTANTE la generale contrazione nel numero di domande italiane di registrazione presentate agli uffici europei (passate dalle 4.423 del 2008 alle 3.819 del 2012, con una riduzione media annua del 3,6% nel quinquennio), in questi ultimi anni il Paese mostra un incremento dello sviluppo tecnologico su settori applicativi che la Commissione Europea reputa a forte valenza strategica, con ricadute positive sia per quanto riguarda la competitività delle imprese sia sulla capacità in prospettiva di attrarre capitali in cerca di idee e progetti imprenditoriali con previsioni a lungo termine. Un dato ancora più significativo se si considera il periodo difficile cui si riferisce e che in tutti i settori, meno l’edilizia, le aziende che innovano lo fanno nell’organizzazione, nel marketing, nel design. Una conferma dell’orientamento sempre più marcato del nostro sistema produttivo verso la cosiddetta «soft innovation», l’innovazione non solo tecnologica industriale ma anche e soprattutto nelle componenti intangibili della competitività.
link all’articolo




Video > Roma Teatro Ospedale Forlanini

forlanini

“Lo spettacolo… fuori di sè, festival delle eccellenze nel sociale” da ven 13 a Dom 15 dicembre

La prima edizione si pone come occasione di “messa in scena” di opere e attività rientranti nel progetto di ricerca SACD, ovvero forme di arte che affrontano il disagio attraverso differenti prospettive, e con il coinvolgimento, diretto ed indiretto, delle persone che vivono questa dimensione esistenziale. Proposte artistiche molto variegate, ricondotte “ad unità” nell’architettura del progetto di ricerca.

Il cartellone del Festival propone, senza alcuna pretesa di rappresentatività, un primo florilegio di ambiti spettacolari: teatro, musica, danza, performance, crossmedialità… Le compagnie e gli artisti sono stati scelti a mo’ di esempi di esperienze eccellenti.

http://www.festivaleccellenzenelsociale.it/programma/

Chiara Crupi intervistata da Michele Sciancalepore (Tv2000)

 




Open Data ed energia: come monitorare i consumi energetici del territorio

open_dataLa più grande sfida di una Smart City è creare un ambiente sostenibile, per esempio ottenendo la riduzione dei consumi di energia; proprio per questo l’Unione Europea ha promosso il Patto dei Sindaci per il risparmio energetico – PAES, attraverso cui dovrà essere fatta una pianificazione dei consumi energetici sul territorio, incentivando la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.

Presupposto della pianificazione di qualsiasi azione è conoscere la situazione di partenza, cioè i dati dei consumi del territorio (utenze domestiche e produttive); così come per monitorare l’efficacia delle azioni previste nel piano e’ necessario verificare le variazioni dei medesimi dati, in modo da misurarne gli scostamenti e vedere se le azioni previste hanno avuto risultati positivi o meno.

Proprio per questo è essenziale partire dai dati del consumo energetico del territorio, tanto che è stato coniato lo slogan “Raw data energy now”: ma come può fare un Comune ad entrare in possesso di questi dati? Si possono ottenere dai gestori che si occupano di energia? E soprattutto, come contattare i gestori, ora che il mercato non è più in condizione di monopolio e siamo in regime di libera concorrenza?

In realtà, i dati dei consumi delle utenze di energia elettrica e gas sono già da tempo in possesso degli Enti Locali: infatti, a partire dalla Legge Finanziaria del 2005 (art. 1 commi 332, 333 e 334 della legge n. 311 del 31 dicembre 2004), l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione dei Comuni questi dati attraverso il SIATEL, al fine di effettuare verifiche tributarie.

I dati dei consumi sono annuali e sono riferiti ai soggetti residenti in un dato immobile, identificato con i dati catastali; purtroppo questi dati hanno un formato poco leggibile, e quindi siamo partiti con l’idea di inserirli nel Sistema Informativo Territoriale, con l’obiettivo di visualizzarli sulla mappa del territorio, utilizzando i dati degli immobili e dei residenti come chiavi di ricerca.

Proprio a questo punto ci siamo resi conto che se questi dati vengono opportunamente elaborati con un algoritmo che compara i consumi totali di un edificio con la superficie dell’immobile, si può arrivare alla classificazione energetica delle abitazioni del territorio…. Ed ecco, il gioco è fatto! Dal mash up di 3 diverse banche dati (catasto immobili, anagrafe, consumi energetici) si crea un possibile sistema di monitoraggio dei consumi energetici del territorio.

Ultimo passo, ma non il meno importante, è rendere a disposizione i dati in formato Open: per cui abbiamo scelto il .kml, perché immediatamente visibile e rappresentabile con Google Earth, e il file è a disposizione di tutti sul portale Open Data della Regione Emilia-Romagna.
I dati così pubblicati non hanno alcun riferimento personale, perchè sono comunque riferiti all’immobile nel suo complesso, che vengono visualizzati con il colore corrispondente al livello di classificazione energetica attribuito.

I dati ovviamente andrebbero resi più precisi, mappando anche gli immobili che contengono impianti che producono energia da fonti rinnovabili: in questo caso chi possiede le informazioni è GSE, società pubblica che autorizza gli impianti di produzione di energia.

E inoltre occorre tenere presente che un immobile può avere un basso consumo energetico perché disabitato, e in questo caso è sufficiente verificare se ci siano soggetti residenti; ma tutto ciò rappresenta un ottimo punto di partenza per la rappresentazione della situazione del territorio, soprattutto per iniziare a condividere a vari livelli cosa vuol dire classificazione energetica, e come si rapporta rispetto ai consumi annui, su come si può risparmiare e che incidenza può avere questo risparmio sull’ambiente; in una parola, è utile per creare cultura e condivisione di un modello virtuoso.

Nel documento pubblicato a questo link sono riportati in modo più esaustivo i riferimenti normativi, alcuni accenni alla privacy, le modalità di accesso ai dati, i requisiti di sistema, l’unione delle banche dati, pubblicazione del file in formato aperto, possibili utilizzi dei dati.

A questo punto, l’esperimento può essere replicato su tante realtà, piccole e grandi: perchè non creare una mappa nazionale dei consumi energetici?

L’ambiente sostenibile e il risparmio sono un vantaggio per tutti, vediamo se riusciamo ad ottenere dei miglioramenti usando i dati che abbiamo! Una grande sfida per tutti.
Il Patto dei Sindaci
portale open data regione Emilia Romagna
riferimenti normativi




Rassegna stampa > Roma: il Corviale si riqualifica e diventa sostenibile

wise-society-people-for-the-future-logoA trent’anni dalla sua costruzione l’edificio della periferia di Roma esempio negativo di architettura popolare punta alla rinascita grazie ad un progetto condiviso

E’ possibile trasformare un esempio di architettura residenziale poco riuscita in uno spazio riqualificato dove pensare persino di sperimentare un nuovo modo di abitare la città? Sembra proprio di sì, secondo quanto emerso dal Forum dedicato alla rinascita di un edificio che in realtà, per dimensioni, costituisce da solo un quartiere della periferia ovest di Roma, il Corviale. Il titolo della kermesse, svoltasi a Roma tra il 21 e il 23 novembre scorso, Corviale 2020, intelligente sostenibile inclusivo, rispecchia la giusta ambizione degli abitanti che affiancati dalle istituzioni (Regione Lazio, Comune di Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Facoltà di architettura della Sapienza, Istituto case popolari) si stanno impegnando nel progetto diriqualificazione degli spazi del quartiere  attraverso un protocollo di intesa in cui l’obiettivo è di “promuovere e favorire tutte quelle attività volte a innalzare la qualità della vita e per il benessere della comunità, attraverso lo sviluppo di una cultura dell’abitare e del paesaggio”. L’idea è di creare un modello abitativo innovativo che preveda non solo il consumo ma anche la produzione di energia, di cibo, di innovazione. Insomma l’affermazione di un’economia che genera inclusione sociale e diminuzione della spesa del welfare.Ma cos’ è Corviale? Si tratta di un progetto di edilizia popolare nato alla fine degli anni ’60 in una situazione in cui il problema di dare una casa agli operai era centrale. A questo rispondeva l’idea, per molti versi utopistica, dell’architetto Mario Ferrandino. Ma Corviale divenne in breve l’emblema deldegrado urbano, di povertà e delinquenza. In una parte – l’intero quarto piano, che i progettisti avevano destinato a spazi comuni e commerciali – l’edificio fu occupato in modo abusivo da intere famiglie che oramai lì ci vivono da trent’anni. Una leggenda metropolitana è arrivata addirittura ad accusare Corviale di essere la causa della scomparsa del ponentino, il famoso vento romano… Insomma ciascuno si è fatto un’idea di quello che è anche chiamato il Serpentone, comprese le molte amministrazioni pubbliche succedutesi alla guida della città che hanno oscillato dalle ipotesi estreme di riqualificazione a quelle di abbattimento. Si è detto che Corviale sia troppo grande (e in effetti l’edificio principale è alto nove piani), troppo lungo (un chilometro, adagiato come un enorme grattacielo sul terreno), troppo isolato (qualcuno ha aggiunto, situato tra la fine della città e la campagna). Quello che è evidente è che versa in stato di degrado, avendo necessità, a trent’anni dalla sua costruzione, di manutenzione soprattutto delle parti esterne e di rifacimento degli impianti, alcuni mancanti come quelli antiincendio. E non è un luogo piacevole dove vivere per le oltre 8000 persone che occupano i 1300 appartamenti anche perché mancano spazi di aggregazione, previsti dal progetto ma mai costruiti.Ma negli ultimi anni, è accaduto qualcosa di diverso e di importante che rende Corviale una realtà molto più viva e complessa di come appare a una prima superficiale impressione. “Accanto alle criticità esistono – ha detto l’architetto Paolo Castenovi del Politecnico di Torino – anche potenzialità da sfruttare che rappresentano l’altra faccia della medaglia, per ripensare a un modo nuovo di abitare questi spazi”. Per esempio, proprio per la sua posizione periferica ma immersa nel sistema dei parchi più vasto della città costituito dalla Tenuta dei Massimi e dalla Valle dei Casali, Corviale può funzionare da cerniera tra città e campagna svolgendo un ruolo di integrazione con gli spazi rurali, peraltro molto belli dal punto di vista paesaggistico. Esiste inoltre una forte identitàrispetto a Corviale da parte dei suoi abitanti che può costituire un punto di forza. Infine, è vero che è isolato, ma proprio perché circondato da spazi vuoti, è facile intervenire per creare o migliorare le aeree comuni destinate a servizi e usi pubblici e dall’arrivo dei primi inquilini nel ‘82 sino a oggi, qualcosa è stato fatto. Sono stati costruiti impianti sportivi, uffici pubblici e una piscina comunale, sono attive associazioni come il Calcio Sociale e il Rugby, esiste una biblioteca. C’è un giornale on line, www.corviale.com in cui si svolge anche attività di formazione giornalistica. Da uno spazio abbandonato è nato il Mitreo, centro culturale e artistico di arte sede del comitato Corviale Domani e un mercato a km zero si svolge settimanalmente per le strade del quartiere e raccoglie i prodotti delle aziende agricole circostanti. I cittadini di Corviale, ora puntano a un salto di qualità per trasformare il Serpentone da “mostro” a esempio virtuoso. Per questo il sociologo Fabrizio Battistelli della Sapienza di Roma, ha parlato di “rigenerazione degli spazi”, da realizzare attraverso due strumenti: la partecipazione popolare e lo sviluppo economico sostenibile. Anche la cultura, in questo processo di crescita, “dev’essere integrazione sociale e rilancio” come ha sottolineato l’assessore alla cultura di Roma Flavia Barca – e “questa è una sfida nuova per il quartiere e la città intera che può diventare un modello da esportare anche all’estero”.

In termini concreti, è in attesa di essere messa a disposizione per gli interventi sul territorio una somma consistente già stanziata di quaranta milioni per partire con la riqualificazione degli spazi e la ristrutturazione degli edifici. Ed anche per realizzare quell’idea che sicuramente potrebbe rivelarsi il simbolo della rinascita di Corviale: il riuso del tetto “più grande del mondo”come luogo vitale di incontro e di aggregazione di persone, beni, informazioni che operano nelSerpentone. Il progetto prevede la creazione di uno spazio verde – costituito da serre idroponiche(tecnica di coltivazione fuori suolo), pergole fotovoltaiche, orti e verde pensile, laboratori artigianali e mini fab lab per servizi digitali personalizzati. – in stretto dialogo con il territorio circostante. In primo luogo con lo spazio che circonda gli edifici che dovrà contenere aree riconoscibili di aggregazione, come le piazze, che oggi non esistono, e poi piste ciclabili e un sistema di pedonalità diffusa. L’integrazione del sistema verde creato sul tetto di Corviale dovrà svilupparsi anche con l’ampia campagna e il bosco circostante per mettere le basi ad un’economia sostenibile, in grado di generare profitti ma anche di fornire migliore qualità di vita.

http://wisesociety.it/

http://wisesociety.it/architettura-e-design/roma-il-corviale-si-riqualifica-e-diventa-sostenibile/