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Case popolari ma redditi da ricchi

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Primi sgomberi nel centro di Roma.
Trentuno appartamenti di Ater e Erp assegnate a chi non ne aveva i titoli per reddito verranno consegnate nei prossimi giorni agli aventi diritto.
Fuori i ricchi dalle case popolari: è cominciata dal centro storico, e dai redditi più alti, l’operazione di «pulizia» degli alloggi Ater e Erp (edilizia residenziale pubblica) voluta dall’ex assessore Francesca Danese e da qualche mese, dall’arrivo in Campidoglio del commissario Francesco Paolo Tronca, a fine ottobre, sostenuta dal subcommissario con delega al Sociale, Clara Vaccaro.

Tredici case Erp e diciotto appartamenti Caat, i residence per l’emergenza abitativa, sono già stati sgomberati; in molti altri casi – fatto nuovo – davanti all’evidenza dell’estratto conto inviato dal Comune gli inquilini hanno riconsegnato le chiavi prima ancora dell’accesso forzoso. Proprietà liberate e riassegnate a chi, per il momento cinquantasette famiglie, risultava in graduatoria in seguito ai bandi del 2000 e del 2012. Quelli appena cacciati fanno parte di un elenco di oltre duecento «furbetti»: redditi oltre i 120 mila euro, altre proprietà. In uno di questi casi, solo per fare un esempio, chi viveva nella casa Ater aveva intestati altri tredici appartamenti e due boschi.

Le verifiche sui «signori» delle case popolari accelerano quando alle Politiche sociali arriva Danese, che a luglio – al termine della prima ondata di controlli – diffonde il bilancio: tra Erp e Ater, 743 abusivi accertati più altre 2 mila posizioni sospette per le quali si attende la pronuncia del Tar, che comunque sta rigettando la maggior parte dei ricorsi promossi dagli inquilini. Ad ottobre il dipartimento Politiche abitative riunisce le prime 227 posizioni più eclatanti, in termini di reddito o proprietà possedute, da affrontare «in via prioritaria». Per esempio, c’è una coppia che, assieme alla casa Ater, sarebbe proprietaria di altri tredici immobili – e due boschi – tra le campagne di Roma e Perugia.

Un’altra signora, sempre inquilina Ater, avrebbe venduto l’appartamento romano mantenendo però gli altri sei in provincia. Poi: occupazioni doppiamente abusive, dell’alloggio originario «e di quello attiguo», vendita parziale dell’immobile o subaffitto, coniugi residenti in altre case pubbliche. Soprattutto, troppi zeri in banca: 123 mila euro, 111 mila euro, 112 mila euro, 67 mila euro… «Le case dei furbi – insiste la Danese – dovranno essere riassegnate a chi aspetta da anni in graduatoria o alloggia nei Caat in chiusura a fine gennaio».

Assieme ai redditi, l’altro dato anomalo che emerge dal dossier riguarda i tempi: molti dei primi decreti di rilascio «obbligatorio» degli immobili risultano firmati dal Comune già nel 2011, 2009, addirittura nel 2006, tutte situazioni che negli anni si sono trascinate senza soluzioni. «Ma qua ci viveva già mio nonno…» si sentono rispondere gli uffici. I movimenti per la casa, anche ieri sotto la Prefettura, chiedono «basta sfratti». E finalmente la strategia della squadra di Tronca dovrebbe far girare la ruota: fuori i furbetti e dentro chi ne ha davvero diritto.

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