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CamminaCorvialeDavide

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Aprile è al penultimo giorno eppure, anche qui, la primavera è tanto spinta

da risultare praticamente estate. Anche qui germogli e fiori stagionali stanno in

fase più che progredita. Nonostante un’improvvisa parentesi di tre giorni con

gran freddo e temporali, anche qui da molto tempo sono tornati gli insetti e fanno

gran chiasso… uccellacci e uccellini. Alcune persone addirittura già s’affacciano

al mare, raggiungibile in un mucchietto di minuti, intanto che ragazzi e ragazze

anche qui, in scamiciati panni corti su motorini e monopattini o sgambettando a

piedi, sembrano decuplicati per come sciamano svelti l’intera giornata; sebbene

l’anno scolastico sia ancora in pieno corso.

Anche qui? Perché, qui dov’è?

Qui è Corviale, il palazzone famoso con questo nome.

A Corviale nel penultimo giorno d’aprile, mentre scorre l’ora di pranzo, si

festeggia all’interno di uno di quei cosiddetti alloggi alveare, indistinguibili.

Infatti, a una certa una distanza siamo tutti uguali pure quando siamo in

tantissimi e ovviamente diversi, perché c’è sempre un punto d’osservazione dal

quale tutto diventa omogeneo.

Appunto, al “Serpentone” gli appartamenti sono davvero molti e riempiono il

lungo edificio di innumerevoli finestre identiche; tanto basta per descriverlo un

ammassato alveare di cemento. È un monoblocco. Dentro ecco “quelli del

Corviale”, tutti uguali; fuori nel mondo intero le altre persone, gli individui del

“non-Corviale”.

1Comunque, in quell’appartamento intanto c’è la ricorrenza d’un compleanno e si

sta pranzando insieme in famiglia. Una torta è pronta e c’è ovviamente lo

spumante che, quando verrà aperto, farà il botto e così partirà il coro tanti auguri

a teeee, certamente filmato coi telefonini.

“Buone le tartine alle olive, passamene un’altra”

“Permesso, attenzione, dammi quel piatto ti metto il primo”

“Davide il piatto” il ragazzo non si muove e non risponde

“il piattooo”

“piano con la lasagna, mettigliene poca”

2“sì sì, poca ecco”

“devi mangiare di meno, ti fa male, guarda come sei ingrassato, fai attenzione ai

carboidrati e ai grassi… fai attenzione”

“scusate, il primo piatto andrebbe alla festeggiata però”

“mica è la torta: quella va prima alla festeggiata”

“possibile che non fai niente; alla tua età io facevo sport da mattina a sera e

ancora adesso vado in bicicletta e in palestra”

“ora lo iscriviamo di nuovo in palestra, vero Davide? Oppure in piscina”

“la piscina non fa dimagrire, serve una seria attività aerobica”

“anche il nuoto è aerobico, veramente…”

“sì ma è lento per bruciare i grassi; il nuoto sicuramente fa bene ma per lui

occorre la corsa, le camminate o tanta cyclette”

“’sto vino è bello pastoso, chi l’ha portato?”

“l’ho portato io, è un po’ che l’ho scoperto e m’è subito piaciuto”

“lo dico per te Davide, dico per lui, non è solo per estetica, tanto grasso gli fa

male alla circolazione sanguigna, alla mobilità, alla schiena… è giovane però se

va avanti così i rischi sono tanti e i problemi col passare degli anni diventano

troppi”

“embè, complimenti pure a chi ha fatto le lasagne”

“buone? Le volevo cuocere più croccanti, accontentiamoci”

3“ e poi, le bibite gassate sono un veleno, quelle – spunta un dito indice spianato

verso il tavolo – le devi assolutamente evitare”

“non ne beve mai, giusto oggi un’eccezione”

“fate qualcosa, fai qualcosa di serio, è tuo figlio”

“abbiamo… abbiamo parlato con un istruttore di una palestra, lo iscrivo

dopodomani, inizio di maggio”

“scusate tutti, mi ricordo che aveva cominciato a fare belle camminate, poi?”

“Sì, sì, tutti i giorni andava a piedi fino a largo Argentina”

“bene, fino a largo Argentina? Ottimo, perché non ricominci Davide”

“l’estate quando fa caldo, l’estate, ce lo vado quando fa caldo l’estate”

ce lo vado: ma come parla Davide? Parla come Davide; e tu come parli?

Lui usa locuzioni quali

Chi lo vuoi?

Io non è possibile.

Vogliamo andare con noi?

Fammi mettere tempo.

Come si mette in testa, è un po’ disastro.

Troppi lenti, so’ troppi lenti.

Chiedetelo scusa! Chiedetelo scusa!

4Invece tu – dico a te che stai leggendo queste parole oppure le stai sentendo, che

poi è la stessa cosa perché leggere è darsi qualcosa da ascoltare – tu come ti

chiami? Ti chiami Sara, Francesco o Fatima, ti chiami Jane o Amir? Allora parli

esattamente come Sara, Francesco, Fatima, Jane o Amir e anche se pensi di

parlare come tanti altri sappi che nessuno parla esattamente come qualcun altro.

Noi parliamo a modo nostro, spesso seguendo condizionamenti regole e lingue

ma comunque a modo nostro.

Davide in questo periodo ha venticinque anni; fin da quando era bambino gli

hanno fatto più diagnosi e, semplificandole banalmente, si può dire che la sua

personalità rientra nell’ampio corollario della sindrome di autismo.

Eppure le valutazioni mediche, e non solo quelle, mai sanno completare le

persone, che sono sempre composite. Provando ad approfondire, Davide è assai

comunicativo (qualcuno ha ironizzato che i ragazzi autistici sarebbero chiusi e

silenziosi, tranne lui). Ha con sé varie passioni e rigidità che sono davvero sue e

che talvolta unisce riccamente. Ad esempio ama gli autobus pubblici urbani; le

linee di Roma le conosce a menadito, le studia nel web fino a crearsi suoi

modellini e le frequenta moltissimo, tanto che conosce tracciati, modelli vecchi e

nuovi di bus, fermate e capolinea nonché, personalmente, tanti autisti coi quali

interagisce notevolmente.

Parimenti a nugoli di altri coetanei, adora il calcio che segue nelle dirette Tv,

raramente allo stadio ma costantemente in Rete, rincorrendo post, video, notizie e

dettagli. Per il tifo s’infervora e le partite della sua squadra del cuore hanno il

senso di qualcosa d’imprescindibile e assolutamente prioritario.

5Davide canta, in genere lo fa seguendo in cuffia video musicali e solo qualche

volta si presenta ai karaoke; ha una voce incredibilmente bella e, soprattutto, lui

interpreta il canto in modo attraente, inducendo delle emozioni che arrivano alla

commozione.

Da ormai svariati anni ogni domenica mattina lui va a messa nella chiesa

parrocchiale, sita nei giardini davanti ai palazzoni; non manca mai tranne il mese

d’Agosto, “ sto in ferie” dice, e aggiunge “c’è troppa poca gente”.

Questi e altri interessi o scelte nessuno glieli ha mai proposti, o almeno, nessuno

ha insistito e neanche l’ha condizionato; del resto una cosa, pur se detta forte o

ripetuta cento volte, se vuole le fa sennò nemmeno la considera.

Questa è personalità.

Carattere, che talvolta lo fa arrabbiare tantissimo e con gesti morbosi anche per

futilità; inoltre se si fissa per alcune questioni che vuole o che non vuole fare è

duro fargli cambiare idea, pure quando sarebbe importante farlo. Di solito, poi,

non si da tempo per distinguere le proprie esigenze da quelle altrui: rispondendo

agli impulsi personali appare egoista. Infine, quella sua voglia di comunicare di

continuo e con modalità poco consuete a volte può seccare chi non lo conosce o

chi è indaffarato.

Alla fine comunque se la cava perché ha convinzione, un’attraente carta in più.

Per giunta Davide a Corviale è conosciuto un po’ da tutti e conosce quasi tutti.

Per molti versi, infatti, Corviale è come un paese perché risulta separato,

fisicamente e ancor più concettualmente, nell’idea di molti cittadini, giornalisti e

6amministratori. Insomma ha, avrebbe, una sua comunità che però probabilmente

si riconosce e si accetta meno di quanto potrebbe.

Il “Serpentone” è stato costruito a metà anni ’70 da un ente pubblico e un team di

architetti, coordinato da Mario Fiorentino.

L’ingegnere capo era Morandi, “quel” Morandi del viadotto di Genova, pur

sempre un acclamato decano dell’ingegneria.

Entrambi, Fiorentino e Morandi, sono morti a Natale, pur in anni diversi: un caso

e… solo uno junghiano direbbe che erano uniti in un simbolo di nascita.

Nel progetto c’era l’intera area. Il palazzone, una fila di “case basse” che lo

affianca e un palazzo che lo interseca, le pertinenze per la centrale termica, l’area

degli uffici, i locali della chiesa e i terreni intermedi per una cavea, i giardini e i

passaggi, fino a prevedere la zona polivalente-biblioteca e il centro commerciale;

se non addirittura la piscina comunale e il campo da rugby, realizzati dopo.

Si erge nel settore sud-ovest della Città Eterna, adiacente a via Portuense un paio

di chilometri dentro il G.R.A. Sviluppa per una lunghezza di un chilometro, è

altro 9 piani, più due piani seminterrati di cantine e garage e, come detto, annette

anche una fila di casette e la trancia trasversale di 250 metri, assai più bassa.

Conta 1202 appartamenti (più vari “inventati”) e ospita circa seimila persone, che

in passato erano di più. Con tali dimensioni e numeri è forse la struttura abitativa

più grande d’Europa.

Tornando a noi: passa precisamente un anno intero e non lo si può

raccontare, o meglio, ci vorrebbe troppo per dirlo tutto e comunque nessuno

7starebbe sopra trecentosessantacinque giorni (e notti), zeppi di fatti, cose, gioie,

incidenti, noia, tragedie e speranze.

Si festeggia nuovamente lo stesso compleanno, che non a caso significa, appunto,

un anno compiuto.

Ecco dunque che sono tutti tornati, esattamente dopo un anno, nel medesimo

posto per rinnovare la loro festicciola.

Il luogo è sempre quello, gli interpreti sono sotanzialmente gli stessi ché per i

cambiamenti, graduali o grandi che siano, provvede il tempo. Assai simile è

anche lo schema sostanziale delle cose che si fanno e perfino delle parole che si

dicono, in quell’occasione.

A conferma di ciò uno dei centri “della scena” resta Davide coi suoi grassi

corporei; evidentemente nell’anno trascorso nulla è avvenuto o niente ha fatto lui

per questa cosa. La tiritera si rinnova: le ammonizioni, i moralismi e le saggezze

da… sala da pranzo si mescolano ai sapori del cibo e alla spensieratezza.

Poi… non sapendo dire come è e nemmeno come non è, arriviamo alla Vigilia di

Natale; quasi otto mesi dopo.

Già, il tempo. Noi umani abbiamo capito che occorrono riti, scadenze, feste e

celebrazioni per mettere catene intorno al tempo, quel despota assoluto, terribile

da comprendere e accettare.

Probabilmente da quando abbiamo preso coscienza della certezza di morte ci

siamo ingegnati in convenzioni per porre degli intervalli necessari a sopportare

l’inevitabile scadenza temporale.

8Il tempo, impalpabile e invisibile, ci risulta più imbrigliato con le ore, i minuti, le

festività e le ricorrenze. Resta un drago indomabile e incorporeo eppure

l’umanità gli mette continui lacci: non potendolo fermare prova a cavalcarlo per

sentirlo meno implacabile.

Nella sera di Vigila ormai dalle diciannove non si trova parcheggio nella

piazza di Largo Reduzzi, dove il corvialone nasce e muore in quell’assurdo senso

unico che obbliga tutti a circumnavigare due chilometri, sia per entrare sia per

uscire.

Qua è proprio la viabilità che ha definitivamente elevato il ghetto.

Gli scienziati del traffico dicono che non c’è spazio per il doppio senso di marcia;

in realtà ci sono almeno tre tratti carrozzabili che unirebbero in perpendicolare

Via Poggio Verde con Via Mazzacurati permettendo una circolarità ma, nelle

menti di alcuni, il Serpentone è e dev’essere un ghetto periodicamente da

abbellire, riqualificare e ammodernare; proclamando il tutto con tanto d’assessore

in fascia capitolina.

Qualora in quella piazza o nelle adiacenze ci fossero negozi, edicole o servizi, chi

ci andrebbe sapendo di dover fare incolonnato un lento giro di due chilometri?

Una borgata resta tale finché non è raggiunta dalla città (o vinta dalla campagna).

Insomma, il motivo delle tante auto parcheggiate a ridosso della notte di Natale è

che molti figli, nipoti o parenti, sono venuti per la cena natalizia a omaggiare i

familiari “sfortunati” rimasti a vivere nel povero quartiere degradato.

9Anche dentro quel nostro solito appartamento ci sono varie persone, qualcuna in

più rispetto ai due festeggiamenti narrati e intanto, ovattati, i minuti scorrono

sottilmente tra i discorsi tipici di chi si conosce bene, ma non si vede da un po’.

L’ora di inizio cena si avvicina, mentre sulla tavolata gli antipasti sono stati già

aggrediti alla chetichella.

Chi manca? Embè manca Davide, una di quelle persone che si sente anche

quando non c’è.

“Davide, ma dov’è Davide?”

“sta arrivando, è andato a camminare”

“a camminare?”

“ah sì, sì, l’aveva detto che cammina ogni giorno”

“a me manda sempre la foto del suo contapassi”

“pure a me, pure a me”

“che bravo però, pure oggi”

“tutti i giorni”

“da quando?”

“da agosto, dall’inizio del mese di agosto, me pare”

“ehi, più di quattro mesi, quanti giorni a settimana?”

“tutti i giorni!”

10“sì, ogni giorno”

“anche la domenica?”

“ogni giorno, ha iniziato all’improvviso una mattina e non ha mai smesso”

“e dove va a camminare?”

“Corviale; qui a Corviale fa i giri. Da Largo Reduzzi scende a Via Mazzacurati

che percorre tutta, sul marciapiede, fino al termine dei confini della Chiesa

parrocchiale, dove poi gira per tornare lungo il marciapiede”.

“e poi, torna indietro? “sì, però torna compiendo il giro completo: a sinistra entra

in Via Poggio Verde e costeggiando il piccolo parco attrezzato attiguo al Campo

dei Miracoli torna qua sotto a Largo Reduzzi; e ricomincia”

“quanti chilometri sono?”

“più di due, ma lui fa nove, anche dieci giri consecutivi”

“wow, accipicchia”

“addirittura nove, dieci giri?”

“eh sì, eh”

“vero, vero; a me manda sempre le foto dal suo contapassi”

“anche a me, e ci sono pure le calorie perse”

“ehi, col suo percorso qua praticamente traccia un innovativo e tra i più grandi

stadi aperti: lo stadio Corviale”

“ahahaha, ma dai… ahahaha il nuovo Circo Massimo: il Circo Serpentone!”

11Una manciata di minuti e si comincerà a servire il primo piatto in tavola;

l’antipasto avrà accrresciuto l’appetito di qualcuno, viceversa i tre bambini

presenti proprio non lo nascondono di avere fame.

Gli anni corrono i minuti invece, quando li aspetti, sono lunghissimi.

Scampanellio.

“eccolo”

“ciao Davide”

12“ciao, ciao”

“perché non apri con le chiavi?”

“ehi sei dimagrito! Mò sì, stai benissimo vedi”

“grazie”

“hai camminato eh, bravo quanto tempo?”

“sì, ecco 18,6 km”

“in quante ore?”

“18,6 chilometri”

“a tavola forza, ragazzi a tavola”

“bambini, le mani sù laviamoci le mani”

“stà bene, così è molto meglio, vedi?”

“tempo, quanto tempo ci hai messo Davide?”?”

“aah, aah 3 ore e mezza, ho fatto tre ore e mezza”

Cammina. Davide Cammina a Corviale.

All’improvviso cammina tutti i santi giorni; un tardo pomeriggio d’Agosto ha

detto

“vado a cammiare”.

Non s’è fermato più.

13Ogni giorno lo si vede col suo passo deciso e apparentemente non veloce eppure,

provate a passeggiargli accanto, è così costante e risoluto che presto sopravanza

chiunque.

Prima Dopo

14Ritmo, ritmo fisso e mai calante per due, tre e talvolta anche quattro ore; Davide

martella come un pendolo la strada che gira in un lunghissimo ovale intorno ai

giardini del Corviale. Fa il periplo di quello spazio dove c’è la Parrocchia, la

piazzetta degli artigiani, il DSM della ASL, gli uffici municipali e della Polizia

Locale, il Mitreo e i due campi sportivi di Calciosociale.

In pochi giorni, lui che come detto conosce un po’ tutti nel quartiere, è presto

divenuto un camminatore riconosciuto e spesso salutato.

Cuffie fisse dal cellulare alle orecchie, una piccola zoppia soprattutto nei primi

tempi, dovuta alla fatica di spostare il suo corpo poco allenato e sovrappeso e

tanta, tanta forza di volontà che, guardandolo, traspare come un alone etereo.

Ascolta tanta musica dagli auricolari dello smartphone camminando, però vede

anche svariati video e telefona o messaggia. Del resto, ha una cospicua rete di

parenti e di amici. Amici affettuosi coi quali si relaziona principalmente in chat e,

non di rado, di persona per andare con loro al bowling o in qualche festicciola e

che non mancano mai di raggiungerlo ai suoi compleanni; ultimamente

brindando a mezzanotte al Gianicolo; come usano tanti ragazzi romani.

Aveva fatto una stagione di camminate verso il centro di Roma, Torre Argentina

era la meta preferita, probabilmente nel 2018, poi aveva interrotto e la sua

corporatura era tornata, anzi restata, piuttosto corpulenta. Per mesi e forse per

anni, in ogni occasione e talvolta pure senza motivo, gli hanno detto di fare

footing, palestra, oppure sport. Praticamente ognuno, persone strette e conoscenti

vaghi, ogni tanto si auto-autorizzava d’ammonirlo sui chili di troppo, magari

15aggiungendo richiami alla madre o ai familiari davanti a Davide stesso, del tipo

“fatelo dimagrire”, “lo fate mangiare troppo” “perché non gli fate fare sport”.

È una faccenda un tantino strana. Generalmente quasi nessuno di noi si permette,

nemmeno se si entra nel discorso, di dire a chicchessia sei troppo grasso o sei

grassa, devi fare sport, mettiti a dieta o, rivolgendosi ai congiunti di qualcuno,

fategli fare una dieta, per il suo bene fate qualcosa perché pesa troppo.

Forse ci viene un po’ spontaneo, e si capisce pure, cambiamo forma negli

approcci con coloro che riteniamo diversi da noi, perché più piccoli, perché

stranieri o perché in difficoltà però, non è detto che tutti i nostri atteggiamenti

comprensibili siano sempre appropriati.

Comunque sia, Davide è stato accompagnato a parlare e persino iscritto a basket,

calcio, piscina e palestra. Ha incontrato nutrizionisti, dietologi, allenatori: niente

da fare; anzi per dirla come diceva da ragazzino lui, “nient”.

Nessuno sa per come e perché quel giorno ha iniziato: vado a fare la camminata

aveva detto, e dal giorno seguente l’ha ridetto ininterrottamente; insomma l’ha

detto e lo ha fatto.

Davide quando dice una cosa è quella.

Da allora ogni mattina ore di camminata e spesso con riprese serali: un inizio a

ritmo battente, senza saltare una giornata, per settimane e settimane.

Ha un modo di relazionarsi piuttosto differente dai coetanei e da molte persone e,

conoscendolo, dopo un po’ si apprezza quel palese sforzo di comunicare e restare

comunque inserito dentro il mondo. Ovvio, è uno sforzo di tutti eppure per lui

16che ha dei canoni caratteriali poco condivisi, quella voglia di mantenere la

propria sensibilità non separata, non isolata, quando la si comprende è

strabiliante.

Mette in crisi la visione riduttiva che in tanti abbiamo verso la realtà che ci

circonda e dunque anche verso chi ha, come oggi si usa dire, diverse abilità.

Certo, semplificare velocemente ogni circostanza è una difesa innata però per

situazioni ripetute nel tempo abbiamo, dovremmo avere, modo di approfondire le

complessità. Ecco, proprio su questo Davide insegna molto e scoprirlo fa piacere,

perché l’arricchimento piace sempre.

Intorno al duemila e diciannove Davide aveva iniziato a chiedere un

monopattino, contro varie resistenze perché c’era un certo scetticismo legato

soprattutto a problemi di sicurezza. Altro errore di valutazione: ben poche

persone rispettano le regole con un’attenzione, al limite della rigidità, come lui

che, tra l’altro, sulle normative della circolazione dei veicoli è molto informato. È

un interesse che segue fin da bambino: foto o schede di automobili, bus, percorsi,

segnaletiche e codici della strada, li cerca, li salva e li stampa per hobby.

Incredibile! Si sente più di qualcuno che critica la diffusione di questi piccoli e

agili veicoli elettrici: i monopattini. Si protesta perché sono spesso abbandonati

in disordine, procedono contromano o sui marciapiedi, sono pericolosi, sono…

arroganti. Milioni e milioni di automobili che inquinano, fanno rumore e

uccidono come le guerre, parcheggiano in tripla fila, su marciapiedi, cassonetti,

monumenti, fermate, aree pedonali o giardini vanno bene. Altrettanto vale per le

motociclette, anch’esse inquinanti e killer, letteralmente circolanti e lasciate

ovunque, eppure mai osteggiate.

17I monopattini invece – che non inquinano, che piegati possono andare su treni e

bus aiutando una capillare mobilità a costi ridotti specialmente per studenti o

lavoratori fuori-sede e comunque per tutti, indigenti o persone con handicap

comprese – no, non vanno bene, grazie allo sguardo incasellato e pigro di

qualcuno.

In realtà quello che spesso avviene è che la categoria dei benpensanti viene

confusa e travalicata da quella dei non-pensanti. La domanda che dovrebbero

faticare a farsi perfino i non-pensanti è: vogliamo andare sempre più verso un

mondo di automobili e motociclette o verso uno di monopattini?

Il primo monopattino comprato per Davide era un modello semplice, seppur

dotato di motore elettrico era di base, di quelli che data la diffusione del mezzo

vengono acquistati per i ragazzini. Non troppi giorni dopo, puntualmente, il

nostro futuro camminatore ha protestato chiedendo un modello superiore.

I costi e i timori per una potenza maggiore facevano muro a questa sua richiesta.

“Io non è possibile”

ripeteva indignato il ragazzo e agli scontri verbali in famiglia, dove si arrivava a

minacciarlo di restrizioni su regalini o impegni presi, arrabbiatissimo rispondeva

“Te la pagherei, te la pagherei!”

Inoltre, sulle resistenze fatte perché oramai un monopattino era stato comprato e

non si sapeva che farne nel prenderne un altro, diceva prontamente

18“sì ce lo do, ce lo do”.

Il tiremmolla poco dopo si è risolto con l’arrivo di un nuovo e più evoluto

monopattino. Da allora tutti, nel suo quartiere-mondo, hanno imparato a

identificare il ragazzo insieme al suo monopattino (prima che diventasse anche

un camminatore).

“Vedo sempre Davide col monopattino, attenzione però”

dice alla mamma un’inquilina appena in là con gli anni e la tristezza; una signora

molto tenera, tanto caruccia e che cura i gatti randagi ed i suoi.

Anche vari autisti Atac quando sostano ai capolinea di Largo Reduzzi, la piazza

che non si capisce se è la prima, l’ultima oppure l’unica del Serpentone,

scherzano affettuosi

“daje co sto’ monopattino, ci vai dappertutto eh?”

Vero; Acca come spesso è soprannominato Davide soprattutto da parte di ragazze

e ragazzetti, gira fin da subito con disinvoltura con quel piccolo, pratico e

versatile due ruote. Quel suo essenziale mezzo elettrico lo si vede intorno al

palazzone, al Sesto Lotto, al Calcio Sociale, ai Colli Portuensi dove si ritrovano

alcuni suoi amici, sugli autobus oppure davanti a un bar, alla chiesa o ai negozi

“dei cinesi” e ai supermercati.

19Sì, negozi e supermercati perché Davide da quando è elettricamente motorizzato

fa spesso la spesa; da anni infatti vive con la mamma e la nonna che non hanno la

patente e automobile.

Morale della favola? Dentro casa sua e per tutti i componenti della famigliola ora

finalmente c’è un mezzo autonomo di locomozione, proprio quel monopattino!

Per ogni spesa o commissione, dal Borgo-Corviale, dove specie se si abita nei

lotti di testa non ci sono servizi e negozi raggiungibili a piedi, stante il chilometro

doppio del palazzo da superare, uno ad andare e uno tornare. Anche per comprare

il pane se non si hanno mezzi propri bisogna attendere l’autobus. Metropolitana e

Anello Ferroviario, del resto, non riguardano le zone Pisana e Portuense: che

forse è l’unico quadrante non ferrato dell’Urbe.

Un monopattino in quella famiglia di Davide, e probabilmente in altre, è quasi

una manna, non è proprio gratis e non piove dal cielo ma è a prezzo popolare.

Una manna della mutua insomma; almeno finquando benpensanti nonpensanti

faranno leggi per targhe, assicurazioni e accessori obbligatori, rendendo il

monopattino un altro mezzo di classe, allegramente snob.

Quanto può essere importante disporre di un mezzo di spostamento lo possono

capire bene solo coloro in zone paragonabili a queste periferie.

20Infatti, non solo come detto Davide ci va nei negozi, al Centro Commerciale, o

dagli amici ma lo porta sugli autobus e sui treni urbani per compiere i suoi tanti

itinerari dentro la città. Proprio quella città che porta quel nome così conosciuto

ed evocativo, criticato e desiderato, dileggiato e ambito come solo Roma sa

essere. Si dice da secoli, bisogna vivere la città per farla vivere. Ebbene, la sua

Davide la conosce piuttosto bene; sa le linee d’autobus e quelle delle

metropolitana, frequenta nomi e luoghi di vari quartieri e svariate borgate,

conosce le zone storiche e tanti monumenti o luoghi importanti.

Il suo impulso di sapere è soprattutto conoscenza diretta, frequentazione; infatti

sa i nomi di tante persone note, a cominciare dai concittadini musicisti, calciatori

e politici, tra quest’ultimi ogni sindaco e la sua giunta; sono politici e personaggi

che non di rado segue andando agli eventi, come testimoniano i sui selfie.

Per molte cose lui, ovviamente come facciamo tutti, si documenta e partecipa

molto usando internet, però va anche di persona, tanto più da quando il

monopattino è un suo fedele compagno accompagnatore.

Altra sua passione, in vero spuntata negli ultimi anni, è quella di seguire i lavori

pubblici di ristrutturazione o di riqualificazione e ovviamente delle pertinenze

Atac. Ad esempio la manutenzione della linea del Tram 3, della Stazione

Trastevere e il nuovo mercato di Via dei Capasso, sono stati da lui visitati e

controllati anche per più ore, in più giorni e addirittura in notturna.

Umarell, è la denominazione data e ufficializzata in quel di Bologna, inserita

anche nella Treccani, per indicare gli individui spesso anziani che amano

fermarsi a controllare i lavori edili.

21Davide sceglie totalmente da solo i suoi interessi. Certo, come chiunque avrà

input e suggerimenti ricevuti dalla società ma è assolutamente autonomo. Sì.

Perché per gli hobby, come pure per la politica, la Messa, il tifo calcistico, gli

amici o le vacanze, non ha ricevuto chissà quali indirizzamenti specifici.

Ovvio che in casa e tra i conoscenti ricorrono spesso preferenze e dichiarazioni

d’appartenenza, eppure lui sceglie sempre da solo.

Il gradimento per alcuni rappresentanti politici e il rifiuto di altri è un esempio;

nessuno gli ha mai suggerito orientamenti politici.

Davvero eclatante poi è la sua frequentazione domenicale in parrocchia: non ha

parenti e nemmeno amici cattolici osservanti. Unica eccezione sarebbe la nonna

materna che però da molte stagioni, per salute malferma, diserta la chiesa e segue

la messa in Tv (e chissà se per il buon Dio è equipollente).

Comunque Davide, da anni alle messe partecipa… live.

A questo punto va detto della sua Prima Comunione, arrivata non da fanciullo e

per la sua volontaria richiesta di catechismo, che aveva sentito annunciato ai figli

dei parrocchiani. Conclusa la catechesi curata personalmente da una brava suora,

il 15 Aprile 2018 la sua Prima Comunione è stata officiata nella Parrocchia di

quartiere nientemeno che da Papa Francesco, al quale il nostro eroe, devoto e

corretto l’intera funzione ha però, con una fulminea rotazione, imposto un bel

selfie.

22D’altronde il campionario dei suoi selfie ha tanti personaggi, da Virginia Raggi a

Gualtieri passando per Renzi la Mannoia ed El Sharawi, per fare qualche nome.

Come anticipato tra questi aspetti merita considerazioni a parte la musica.

Davide ha una voce strepitosa e una sentimentalità musicale ancora maggiore; lo

emoziona la bella musica e lui sa trovarla nei meandri più disparati. Ascolta e

apprezza il Rap e le sue ramificazioni, il primo e il post-Rock, il cantautorato

d’annata e attuale, le tendenze scialbe della musica e quelle di ricerca e pure la

musica classica. Ad esempio anni fa nel foyer del MAXXI è stato, nelle prime

file del pubblico, attento e interessato per tutta una esecuzione dell’Histoire du

soldat di Stravinskij.

Si diceva pure del calcio, per il quale ha grandissima passione di tifoso e da

seguace, però accompagnata anche da una pratica calcistica. Giocare a pallone

per lui e per tanti che gravitano in zona ha un nome preciso: Calciosociale.

Calciosociale è forse l’attività mediaticamente e istituzionalmete più nota

del quartiere, omaggiato dal Presidente della Repubblica, da Tv e da studiosi.

Nasce nel 2005 con l’obiettivo di organizzare attività inclusive e accoglienti per

ragazzi con disagio economico, emarginazione, problemi psico-fisici o di

famiglie dove c’è violenza, tossicodipendenza o carenza estrema. Insomma, crea

eventi calcistici in alternativa alla strada, a delinquenza e tossicodipendenza.

Vuole reinterpretare le regole sportive trasformandole in valori educativi.

Coinvolge decine, centinaia di famiglie del Corviale e non solo; dal 2009 parte il

gran lavoro che porta al secondo, adiacente, Centro, il “Campo dei Miracoli

Valentina Venanzi”.

23Paragonabile nonché contiguo al Calciosociale, per importanza e longeva fatica,

è il Centro Culturale Mitreo di Monica Melani. Dal 2007 ha collezionato numeri

da capogiro non solo per una periferia: più di 600 eventi gran parte gratis, oltre

13.000 ore di formazione, 150 corsi, 500 associazioni o parteners coinvolti e

l’approdo di circa 4.000 artisti come… Mimmo Paladino, Fiorella Mannoia,

Rosario Giuliani.

Case popolari, dunque, non significa solo aiutare i meno abbienti senza-tetto ma

è un inserimento di settori della popolazione dalle condizioni sociali border-line

dentro un contesto più equilibrato.

Sono vantaggi per tutti perché la devianza porta, all’intera collettività, problemi e

costi in termini di drammi, di ammortizzatori assistenziali dovuti e di sicurezza,

che si ripercuotono sull’intero sviluppo economico e sociale. (Ora tralasciando i

cento discorsi possibili sull’omologazione politica indotta).

Dare gli alloggi a prezzi contenuti o addirittura simbolici, comunque almeno in

teoria abbinati al reddito, è un moto di integrazione e di allontanamento dalle

cause patogene primarie che prima o poi dà frutti. Bene, ma quanto poi?

Ossia per tornare ai nostri luoghi, dopo tanti anni ci sono ancora molti disperati e

anche tanti delinquenti a Corviale? Sicuramente. Come in altri quartieri? Non è il

caso di tirar fuori statistiche o studi di settore che quando son fatti bene è pure

complesso saperli leggere, per dire che probabilmente la presenza di malavita e

di comportamenti contigui è maggiore che in molte altre parti della città e non

solo della città; però la linea di tendenza è positiva, dev’essere positiva.

24Corviale non cambia mai colore? Sole, ombra, pioggia o tramonti non gli

fanno perdere mai l’impressione cromatica grigia? Mah, eppure Corviale è figlio

d’un sogno colorato e collettivo. Il progetto del “Serpentone”, infatti, parte a

metà degli anni settanta quando il mondo, almeno in quella parte dove c’è

l’Italia, era tutto un fermento di idee, attività e prospettive collettive e di piazza.

Viene però completato e iniziano le assegnazioni (anche se n parte abusivamente

occupato già a lavori in corso) nei primi anni ottanta quando, in poco tempo e

alquanto improvvisamente, quasi tutto cambia e sta cambiando.

Chi vive nelle nazioni che da pochi decenni erano uscite dagli spettri delle

dittature e dalle guerre, davanti a fatti come il terrorismo e alle stagioni di

scioperi e scontri si spaventa perché sa che molte tragedie erano, in fondo, figlie

di forti movimenti di massa e dunque accettano i cosiddetti fenomeni di riflusso,

che è soprattutto riflusso nel privato, nell’individualismo.

Alcune novità importanti poi, quali le televisioni private e l’incedere rapido della

tecnica informatica, si prestano a strutturare il nuovo scenario. I computer e le

tante emittenti libere ma anche l’aumento del terziario, un fenomeno tipico delle

società in crescita che manda in minoranza il lavoro in fabbrica e il lavoro

agricolo, sono fattori che assecondano l’idea self made man (yuppismo).

Le persone, divise per categorie, non si alzano più tutte alla stessa ora, non fanno

più gli stessi orari di lavoro e non seguono più tutti gli stessi, limitati, programmi

Tv.

La politica stessa inizia a presentarsi con i personaggi, più che con i partiti.

Cresce insomma l’individuo, sbiadisce la collettività.

25Quel grande complesso abitativo ufficialmente denominato Nuovo Corviale è un

sogno fatto di grigi calcestruzzi alla Le Corbusier che, per di più, immagina di

colorarsi in corso d’opera come nell’architettura umanista delle Città Giardino o

del palazzo Karl-Marx-Hof di Vienna eppure resta grigio perché è terminato

negli anni ottanta del novecento, appunto quando la gente, le persone, il popolo

quasi non si aggrega e non si apre più.

Perciò nel nuovo eneorme edificio spazi comuni, attività artigianali, socialità e

azioni condominiali non sono decollati e nessuno ha protestato, nemmeno le

istituzioni competenti, quando detti spazi comuni sono stati immediatamente

trasformati in abusivi spazi privati.

Quasi all’improvviso e non soltanto qua, un po’ tutti sono diventati individui

separati concettualmente, riuniti al massimo in famiglie che per giunta non sono

più quelle antiche famiglie rurali e allargate.

Ecco, non si dovrebbe dunque puntare solo a riqualificare queste palazzine ma

mirare a riconvertire l’idea dell’abitare e del vivere. Almeno la recente pandemia

dovrebbe averci ricordato che noi umani siamo una razza collettiva (inserita in un

insieme unico). Sembra un’impresa impossibile ma non lo è perché la sola idea di

auto-rappresentazione comunitaria, che non significa necessariamente vivere in

una comune anarchica, qua basterebbe a far emergere quei colori nascosti e fermi

sotto i grigi del Serpentone, altro esplicativo nomignolo del Corviale.

La domanda ritorna. C’è crimine, spaccio, devianza nel Palazzone? Sicuramente.

È ferma, in diminuzione o addirittura in aumento? Non si sa bene, di certo le case

popolari servono a contrastare questi fenomeni, contrariamente a quanto pensa

26qualcuno che crede li incrementi mettendoli insieme a lievitare. Dopo la seconda,

al massimo la terza generazione cambia la prospettiva, ovviamente se non

persiste ghetto mentale e amministrativo. Quei fermenti tendenzialmente

malavitosi o comunque di vite disperate non s’accrescono se i motivi alla base

vengono meno. Occupazione e reddito, tranquillità abitativa e sanitaria e cultura

vera, sono i solventi.

In questo quartiere segni di devianza ce ne sono sempre stati e tuttora non

mancano, nemmeno risultano assenti gli avanzi di galera. Lo si diceva, i grandi

agglomerati di case popolari o d’edilizia sociale ospitano pressoché per

definizione specialmente fasce di persone impoverite e sbandate.

Ebbene: malcostume, incuria, vandalismo, spaccio, delinquenza organizzata,

intimidazioni, risse e perfino omicidi ci sono stati e ci sono ancora a Corviale.

Va anche detto che ultimamente, dopo vari tentativi di rilancio, sembra stia

partendo un buon rinnovamento, con dei presupposti dove poter lavorare.

Quindi, vale la pena ridirlo. Dentro l’ampio complesso progettuale di Corviale

sono fioriti punti d’ancoraggio come l’importante Centro Culturale Mitreo, la

Piazzetta delle arti e dell’artigianato, il Centro Polifunzionale Campanella che

contiene la Biblioteca comunale, un Incubatore, una scuola professionale una

elementare ed un bar. C’è la Piscina comunale e ci sono le associazioni, anche

autorevoli come Laboratorio Corviale, c’è la dinamica Parrocchia, c’è un buon

mercato di ambulanti ogni martedì e giovedì e il Centro Commerciale a tre piani,

abbastanza a “misura d’uomo”. Si sono poi ben strutturati Calciosociale e dopo

Campo dei Miracoli, che hanno avuto notorietà nazionale per come sono nati e

27per l’etica del progetto e infine pare risolto il “problema Quarto Piano” (quello

creato nell’illusione dei progettisti per i servizi, ma abusivamente occupato).

Ovviamente ora, altrimenti difficile parlare di rinnovamento, ci sono anche

progetti e stanziamenti di nuovi fondi; non si capisce se vengono dal PNRR o da

chi ma… quasi non ha importanza se c’è serietà e visione giusta.

Corviale (anche) deve muoversi. La mobilità portata agli estremi è una

caratteristica importante dell’umanità, non solo quale necessario impulso alle

migrazioni, comune all’umano e a tante altre specie animali, ma come

esasperazione del movimento, della velocità, degli itinerari e delle mete. Ci

muoviamo in mille maniere, con mezzi sempre nuovi e nei modi più disparati

possibili; compresi quelli letterari, artistici, mentali e concettuali.

Vivere insomma è movimento: questo il motivo che ci porta di continuo alla

voglia, ai modi, ai mezzi di spostamento.

A proposito di questo

Un giorno di Marzo intorno alle ore diciotto hanno rubato il monopattino a

Davide: un vero dramma; e glielo hanno rubato nel modo peggiore possibile.

“Mi fai fare un giro?” Ha chiesto il farabutto senza scrupoli. Davide ha sempre

fatto provare il suo amato mezzo di locomozione a chi lo chiedeva, era abituato,

era normale, così come normale era per tutti coloro che lo prendevano ridarlo

dopo qualche giro. Ma, sapete, non è accaduto a Corviale. No, là, luogo di

28malandrini (si dice e si pensa) nessuno si approfitta del monopattino di Davide o

di qualcuno o qualcosa di caro e importante.

Tranne forse per i tossici in astinenza che hanno in mente un obiettivo solo,

determinati e specifici valori ci sono dovunque e negli ambienti più disparati.

Compito primario in assoluto delle società è proprio distribuire i valori ritenuti

più giusti nei luoghi maggiori possibili (compresi posti particolari come le

carceri, le baraccopoli, le solitudini o le realtà virtuali.)

Il furto è accaduto nel piazzale della Stazione Trastevere. Davide ha aspettato il

ritorno del monopattino che aveva prestato per minuti e minuti, poi per mezz’ora,

poi un’ora e poi ancora anche se dopo un po’ ha iniziato a telefonare allarmato

alla mamma, agli amici di famiglia, ai carabinieri, ai vigili urbani e ha fermato gli

autisti dell’Atac e due volanti della polizia. Si è agitato, incredulo e arrabbiato;

per calmarlo lo hanno perfino portato all’ospedale, dopo aver avvertito sua

madre. Uscito dopo un controllo dal San Camillo intorno alle ore ventuno è

voluto tornare alla Stazione Trastevere e aspettare ancora. “Lo conosco, sì, lo so

è quello, è lui” ripeteva tra se e se davanti al ricordo di quel volto, di quell’uomo,

di quell’incredibile persona che lo aveva ingannato.

Passa quasi un mese, lungo e amaro, e contro ogni pessimismo la compagnia dei

carabinieri del Trullo lo chiama, chiama proprio lui al cellulare e fissa un

appuntamento.

Quando va insieme alla mamma nell’ufficio dell’Arma gli viene chiesto di

ripetere la descrizione del mariuolo.

“Ce l’aveva un cappello e un po’ con la barba”

29“Alto o basso?”

“È alto piccolo, così”

Il giovane maresciallo gi dice che sta per mostrare alcune foto stampate; dovrà

dire se qualcuno tra quei volti gli somiglia.

“il 5, il numero 5, eccolo è lui, è lui sì il 5 è questo, è il 5”.

Nel tragitto di ritorno verso casa Davide ha preso a ridire spesso, è il 5 è lui, il

numero 5, il numero 5.

Tuttavia il fatto ancora più clamoroso è accaduto pochi giorni dopo.

Negli androni di Corviale la madre di una ragazza, una giovane non meglio

identificata da altri se non dallo stesso Davide, incontrando quest’ultimo le ha

detto che sua figlia avendo trovato lavoro e preso a usare per necessità

l’automobile e saputi gli accadimenti gli vuole regalare il suo monopattino

elettrico.

Incredibile? Il passato non è mai incredibile, se una cosa è davvero avvenuta è un

fatto.

Roberta, sappiamo che si chiama così la giovane “corvialotta” che ha donato il

bellissimo e funzionante monopattino grigio e bianco, non ha chiesto niente in

cambio, nonostante le offerte ha insistito su questo.

C’è stato un incontro, la consegna del mezzo e i saluti. Tutto qua: semplice no?

30Gesti eroici e azioni nobili sono di tutti i giorni; passano silenti, si muovono

anonimi e li dimentichiamo.

Il suo monopattino depredato era nero e tutto accessoriato, questo che Roberta gli

ha dato non è da meno ed è grigio e bianco.

Bene. È risaputo, la vita di suo non è ordinata e ci può portare continui

problemi che magari arrivano quando altri non sono ancora risolti o non appena

eravamo pronti a rifiatare.

Tant’è; meno di un mese e super Davide si frattura due dita del piede. Si frattura?

Gli fratturano.

31Era senza monopattino alla fermata del tram in Viale Trastevere e un taxi gli

arriva forte con la ruota sul piede. Lui cade, il tassinaro si ferma e parla al

ragazzo, lui si rialza, dice che è nulla e sale sul tram ancora fermo a porte aperte.

Risultato: Davide adesso è fermo, causa un bel gesso al piede.

Ora entrambi, sia lui sia il Corviale, stanno aspettando che riprenda a camminare.

Il motivo è semplice, se nonostante tutti i tentativi uno sfondo resta fisso ma

vogliamo comunque farlo muovere ci dobbiamo spostare noi.

Ecco perché Davide davanti al Corviale camminava e camminerà ancora; lo fa

per affermare la sua vitalità e anche per spostare Corviale e portarlo finalmente

dentro al mondo.

ASPETTANDO CHE LUI RICOMINCI A CAMMINARE “GIRANDO” IL PALAZZONE

ALCUNE OMAGGI

“Oggi è la residenza il nostro monumento.

Quando il sole sorge nella parte est Corviale è splendido.

Il mostro visto da vicino non è così mostruoso”.

– DA UN’INTERVISTA A RENATO NICOLINI, compianto architetto, uno dei giovani

assistenti di Mario Fiorentino (capo-progetto del Nuovo Corviale), poi docente, assessore a Roma del

P.C.I. e sognatore dell’ultimo concetto romano famoso in tutto il mondo: l’Estate Romana, nonché

dedicatario della biblioteca comunale a Corviale.

2010 https://www.youtube.com/watch?v=x0Gl7bWzSEs

Donato Claudio Catalano.

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