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Settanta le porte usb murate in Italia a Milano, Roma, Martina Franca e Cagliari. L’iniziativa in città grazie all’associazione Urban Center per Leggendo Metropolitano.
Le dead drops spuntano fuori dai muri delle case bombardare del quartiere di Castello, a Cagliari, e funzionano. Seguendo la filosofia del suo ideatore, l’artista berlilnese Aram Bartholl, che per primo le ha ‘murate’ nel 2010 a New York, anche a Cagliari sono ben nascoste, difficili da individuare. Solo un occhio attento riesce a cogliere i pochi centimetri di cavetto usb che spunta fuori dal muro di pietre, bombardato 70 anni fa dagli alleati.
Sono circa settanta – riporta il sito Adnkronos.it – le dead drops murate in tutta Italia, ma solo in pochissime citta’, tra le quali Roma, Milano, Martina Franca e Cagliari, appunto. L’idea di installare in citta’ le Usb anonime e’ nata in occasione del festival letterario internazionale “Leggendo Metropolitano 2013” dedicato quest’anno ai ‘Lega’mi’. Ne sono state installate 8 da 4gb per rappresentare “i lega’mi nella societa’ odierna: lega’mi tra utenti che rimarranno sconosciuti, lega’mi con il sapere e la conoscenza costruiti e diffusi orizzontalmente, nella rete”.
Anche a Cagliari, citta’ molto recettiva alle novita’ dell’higth tech, entra nel novero delle citta’ italiane che utilizzano questo sistema di comunicazione, off line che permette di caricare o scaricare materiale digitale, rimanendo nell’anonimato. E da qui deriva il nome del sistema: ”dead drop” era, infatti, il metodo con cui le spie si scambiavano documenti riservati, depositati in un luogo segreto concordato in precedenza.
”Lo uso spesso – spiega un utente anonimo che ha risposto all’Adnkronos, tramite dead drop -. Scambio informazioni di diverso genere, dalla musica agli appunti delle lezioni dell’universita’, agli appuntamenti della vita mondana in citta’. Nessuno sa chi sono. E io non sono interessato a saperlo. Qui l’onesta intellettuale e la sincerita’ sono d’obbligo”.
Il progetto è arrivato a Cagliari grazie all’associazione Urban Center che ha proposto l’iniziativa come parte di un percorso di riattivazione dello spazio pubblico del quartiere di castello iniziato con l’edizione 2012 di Studi Aperti e passato per tappe come il bookcrossing. Otto le realizzazioni in città create da cinque artisti: Barbara Ardau, Matteo Campulla, Domenico Mimmo Di Caterino, Marco Porcedda, Matteo Paolo Tauriello (alias Freom).
http://deaddrops.com/#