Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Benvenuti… ma non troppo (Le grand partage)

La compagna Le Pen

di Alexandra Leclère. Con Karin ViardDidier BourdonValérie BonnetonMichel VuillermozJosiane Balasko Francia 2014

Si profila un inverno freddissimo in Francia ed il governo socialista emana un decreto in base al quale tutti coloro che vivono in un appartamento di oltre 100 mq, da soli o con un nucleo familiare ristretto, dovranno ospitare lavoratori a basso reddito e senza casa. Nel centrale VI arrrondisement i condomini hanno reazioni diverse: il costruttore Pierre Dubreuil (Bourdon) e la moglie Christine (Viard) cercano di correre ai ripari, prelevando la madre di lui Françoise (Michèle Moretti) dal pensionato nel quale la avevano piazzata e convincendo, a pagamento, la loro colf antillana, Philomena (Firmine Richard), a trasferirsi momentaneamente da loro, disgustando la loro giovane figlia Audrey (Pauline Vaubailon) ; i radical-chic Beatrice (Bonneton) – impegnatissima docente di economia sociale – e Gregory Bretzel (Vuillermoz) – scrittore di buon successo, anche se non fantasiosissimo (i suoi titoli sono “Paradiso Verde”, “Paradiso blu” e sta ora lavorando a “Paradiso bianco”) – hanno reazioni diverse: lui è entusiasta di quella opportunità di mettere in pratica la solidarietà che li ha visti impegnati in varie marce di protesta, lei vede la casa e d i suoi spazi compromessi da estranei invadenti; gli anziani coniugi ebrei Abramovitich (Jackie Berroyer e Anèmone), lasciano l’appartamento ad Aissa (Priscilla Adade) e si trasferiscono in un monolocale nel palazzo di fronte dal quale spiano le mosse degli altri inquilini; il tenero dirimpettaio gay dei Dubreuil, Michel (Patrick Chesnais), accoglie con gioia tre senzatetto e li accudisce amorevolmente, soprattutto il giovane William (Cedric Diomede) di cui si sta innamorando. Tutto questo sotto gli occhi esterrefatti della portinaia (Balasko), attivista del Front National. I Bretzel, grazie a M.me Poil (Lise Lamètrie), l’ impiegata comunale addetta allo smistamento ammiratrice di Gregory, riescono a sfangarla (ma lui si vergogna molto). Christine, apparentemente svagata e superficiale, vive un momento di crisi col marito e, all’ennesimo rifiuto delle sue richieste di far l’amore, si vendica denunciando se stessa e gli odiati Bretzel alla Poil; risultato: da loro arriva la vagabonda (ma lei si era dichiarata precaria) Madeleine (Sandra Zidani) e dai vicini Nasifa (Marie-Philomène Nga), giovane madre del Mali .Pierre, indignato, va a dormire in salotto e qui fa amicizia con Madeleine, che lo porta a conoscere i suoi amici clochard e si ubriaca insieme a lui. L’indomani mattina, Christine li trova addormentati insieme e, di lì a poco, la casa viene invasa dai vagabondi, invitati dal marito, che sta cambiando idea sulla solidarietà. Beatrice, inizialmente, mette Nasifa e il suo bambino in soffitta ma, dopo poco, il marito li porta a casa loro. Lei non si dà per vinta e accetta l’aiuto della portiera, che – dopo averle fatto abiurare il voto a sinistra – le propone uno scambio: Nasifa andrà da una famiglia in periferia che ama i neri e da lei arriverà un tranquillo moldavo, Kristian (Yann Sorton). Christine fa una (ingiusta) scenata di gelosia al marito e a Madeleine; lei, piccata, torna sotto i ponti con i suoi amici e lui se ne va di casa, ospitato da Aissa. I Bretzel scoprono che Kristian li ha derubati e, quando lui si appresta a denunciarla, lei è costretta a confessare lo scambio clandestino e a promettere di riportare a casa Nasifa. Beatrice e Christine, ora alleate, vanno dalla portiera per farsi dare l’indirizzo della famiglia che la ospitava ma   scoprono che non esiste alcuna famiglia: lei la ha portato in una zona di baracche. La rintracciano e lei insulta Beatrice e accetta di tornare solo se verranno con lei anche gli altri baraccati. Le case dei Dubreil e dei Bretzel divengono così dei caotici – ma allegri – bazar africani. Torna il caldo e tutto torna alla normalità ma con qualche cambiamento: Michel è triste perché William lo ha lasciato ma può essere sè stesso con i vicini, i Dubreil e i Bretzel sono un po’ più amici e la portiera si è messa con un africano e – proclamando, entusiasta, che le voci sulle dimensioni dei neri non sono leggenda – si è fatta le treccioline rasta.

La comédie de boulevard sta al cinema francese come la commedia dell’arte sta alla commedia all’italiana; quella d’oltralpe è sostanzialmente borghese mentre la nostra era più popolare; in Francia la tradizione ha retto perché gli autori, gli attori ed i registi del genere continuano ad avere spazi teatrali e pubblico mentre, da noi, la fine dell’avanspettacolo ha tolto linfa alle nostre commedie. Benvenuti … ma non troppo è esattamente in quella tradizione: l’immigrazione, con tutte le sue implicazioni, vi fa da sfondo ma il cuore del racconto sono le reazioni dei borghesissimi condomini: hanno piccole manie, piccole ambizioni, piccole crisi identitarie ma sono vivi, talora sorprendenti e umanissimi. La Leclère è autrice di sinistra ma non si esita certo a raccontare gli egoismi dell’attivista che vede messe in crisi le sue piccole certezze proprietarie. Se volessimo immaginare come da noi sarebbe affrontato un tema simile, basta pensare alla riduzione del delizioso Cena tra amici, Il nome del figlio, appesantito da un incongruo antefatto con un padre e benefattore dei protagonisti intellettuale ebreo e comunista. Il film della Leclère non è certo perfetto, il racconto va avanti un po’ a singhiozzi ma le tre protagoniste, Viard, Bonnetton e Balasko sono bravissime; non è una sorpresa mentre lo è l’ottima Zidani (meno nota da noi). Una citazione meritano i costumi di Eric Perron: la tuta rossa di Beatrice e la camicia coi draghi di Michel già ci raccontano i personaggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *