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Elogio della brevità

“Breve succinto e compendioso” si diceva una volta: Concita De Gregorio oggi su Repubblica raggiunge i vertici di questa vecchia regola. Ci regala una grande lezione di scrittura: ” – Il mio pensiero va soprattutto, anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E’ sufficiente questo. Grazie. – Diciotto parole, 128 caratteri. Il nuovo Presidente, Sergio Mattarella, ha la misura di twitter incorporata nella discrezione atavica, nella sottrazione come metodo. Quelli che per Renzi sono slogan per lui sono la misura e la forma naturale del pensiero. Nessuno sforzo, in entrambi i casi. I capolavori del resto hanno questo di speciale. L’assenza di sforzo apparente. Vedi un disegno fatto senza staccare la matita dal foglio, un tuffo da dieci metri senza schizzi, un ballerino che si alza di un metro da terra e pensi bello, facile. Poi sono Picasso Greg Louganis e Nureyev ma tu sempre pensi: gli è venuto facile.”

E la conclusione, poi, secca e tranchant: “Overbooking, come sempre, sul volo di chi ha vinto.”

Per finire con il commento: 96 caratteri più lapidari di qualsiasi paginata professorale: “I partiti politici coi nomi inventati nascono e muoiono, sono le culture che non si esauriscono.”

E conclude, chiudendo il cerchio, con Bonaiuti: ” – Renzi (…) Sembra che gli riesca tutto senza sforzo – Sembra, dice, che gli riesca facile.”




Boom dell’equità crowdfunding in USA nel 2014

Nel 2014 l’equity crowdfunding negli USA ha visto un vero e proprio boom, con 278 milioni di dollari investiti.

Fund Wisdom, società che analizza gli investimenti in equity, ha rilasciato la sua prima relazione annuale sugli investimenti effettuati attraverso piattaforme di Equity Crowdfunding in USA, Investment Insight per il 2014. Il report fornisce i dettagli delle offerte on-line di equity nell’ultimo anno sulle principali piattaforme di investimento USA, tra cui AngelList, SeedInvest, WeFunder, Onevest, Fundable, EquityNet, Return On Change, CrowdFunder e EarlyShares. Lo studio rileva che le offerte hanno chiuso l’anno con più di $278m investiti. La dimensione media dei 296 round chiusi durante l’anno è stata di $1.06m, mentre, quanto a piattaforme, la parte del leone l’ha fatta AngelList che ha contribuito con il 51% della raccolta.

Fund Wisdom ritiene inoltre che le maggiori piattaforme di investimento si stanno attrezzando per aumentare offerte e servizi aggiuntivi alle Startup per la raccolta di fondi on line nel 2015. Le opportunità di investire on-line nelle imprese e negli imprenditori sono abbondanti e il numero aumenterà dal momento che l’interesse degli investitori per questo tipo di investimento alternativo continua a crescere. La crescita sarà ancora più sostenuta grazie all’allargamento della base degli investitori, che il regolamento USA limita per ora ai soli investitori accreditati.

Tra i punti più interessanti rilevati dalla ricerca, emerge che le società utilizzano le piattaforme di equity crowdfunding principalmente come canale di marketing, per chiudere poi off-line il grosso dei deal.

Inoltre, emerge anche che i settori che hanno raccolto di più sono quelli del Mobile e del Wearable computer, e che alcune società hanno offerto equity a fronte di obbligazioni convertibili.

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Progettazione sostenibile e rigenerazione urbana.

Pubblicato come appendice al X Rapporto Ispra sulla “Qualità dell’ambiente urbano”, il Protocollo Itaca ‘A scala urbana’ è uno strumento olistico per valutare la sostenibilità degli interventi progettuali nelle aree urbane.

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Basta con l’architettura di «serie B»

Mario Cucinella ripensa le periferie: «Lì cova il populismo perché sono realizzate male»

Non c’è bisogno di costruire sempre un Guggenheim in stile Gehry per fare buona architettura, non c’è bisogno di progetti su grande scala (musei, grattacieli o stadi che siano) per poter trasformare davvero una città e non è nemmeno necessario scegliere la via del glamour a tutti i costi (il fascino della super residenza costosa e del parco da miliardario) per sentirsi una archistar, anzi il tempo delle archistar può dirsi ormai davvero finito. Mario Cucinella (fondatore nel 1992 dello studio MCA) sintetizza in questi paradossi l’intervento che terrà sabato 24 gennaio, alla Fiera di Bergamo, nell’ambito del convegno annuale della Fondazione Italcementi sul tema Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento, un convegno in cui protagoniste saranno prima di tutto quelle stesse periferie dove per lungo tempo si è concentrato il lato più oscuro della urbanizzazione.

Cucinella (nato nel 1960, tra i suoi progetti più recenti il Villaggio residenziale per l’Expo di Milano) segue tra l’altro in qualità di tutor il gruppo di lavoro incaricato di studiare la periferia di Catania, e in particolare il quartiere Librino, nell’ambito del «G124», il laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città messo in piedi da Renzo Piano e che oltre a Catania sta studiando le periferie di Roma e Torino. E proprio Piano, senatore a vita per meriti architettonici oltre che progettista del Centre Pompidou di Parigi e dell’ampliamento dell’Harvard Art Museum di Boston, aprirà con un suo video il convegno di sabato che vede tra i partecipanti Giampiero e Carlo Pesenti, Emanuela Casti, Michele Molè, Silvano Petrosino, Geminello Alvi, Francesco Daveri, Aldo Mazzocco, Giorgio Gori.

«Periferie come Librino o come Scampia a Napoli — spiega Cucinella — dimostrano da una parte il fallimento della ricostruzione degli anni Settanta, quella ricostruzione globale che è stata prima di tutto una manovra politica, un paradigma da esibire e che ha portato solo emarginazione. Ma dall’altro che non ci devono essere mai cittadini di serie A e di serie B perché in quelle stesse periferie prodotto di quell’idea sbagliata di architettura ci sono persone che vivono e lottano tutti i giorni per recuperare una giusta dimensione dell’esistenza». Ma Cucinella va oltre: «Il degrado è solo il sintomo evidente di un malessere ben più grave, sociale e non solo progettuale, che per essere curato deve essere prima di tutto studia-to e conosciuto bene. I politici ma anche certi famosi architetti preferiscono invece teorizzare senza sapere, senza essere mai andati a vedere una di quelle periferie così degradate». Il risultato? «Un populismo contro tutto e contro tutti».

Partendo sempre dall’esperienza del Librino, Mario Cucinella (che tra i buoni modelli cita anche il laboratorio «A di Città» di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria) definisce i modi per un buon rammendo delle periferie: «A volte può bastare progettare una piccola biblioteca di quartiere, mettere una nuova panchina in un giardinetto o disegnare il percorso pedonale tra una scuola e una palestra per creare nuove opportunità e per migliorare la qualità della vita. Questa è la mia idea di rammendo: qualcosa che non sia imposto, ma che sia ragionato, qualcosa che serva prima di tutto a mettere insieme e non a dividere». Per fare questo bisogna parlare con chi vive nel degrado delle periferie: «Non si possono fare interventi dall’alto, non c’è più bisogno dell’architetto-personaggio e non bisogna neppure più inseguire l’effetto a tutti i costi con progetti che facciano parlare i giornali o le tv, altrimenti si rischiano nuovi fallimenti. I giovani architetti, come quelli che lavorano con me al Librino, in questo sono davvero eccezionali, perché riescono a far parlare le persone dei propri bisogni, riescono insomma a entrare nel cuore della gente. Forse perché sono più consapevoli e non inseguono più i sogni della celebrità. Anche se la cosa più grave resta la totale assenza dello Stato, mentre la distanza tra cittadini e istituzioni continua a crescere giorno dopo giorno».

Seguendo la lezione di Piano, Cucinella ipotizza dunque «una serie di interventi sulle periferie che sappiano essere inclusivi e che non siano mai estranei agli abitanti». Anche perché nell’idea delle grandi aree metropolitane che tanto piace ai politici «non esisterà più la divisione tra centro e periferia». Proprio quelle periferie spesso indicate come bacino di elezione della violenza e del degrado («Lo ripeto, la violenza e il degrado sono i sintomi di un malessere più generale») e dove oggi, più che in altre aree urbane, si trovano a convivere popoli e religioni. Eppure per l’architetto Cucinella (che ha firmato anche progetti per scuole ecosostenibili, centri di assistenza e ministeri in Palestina, a Gaza e ad Algeri) non ci sono dubbi: «Finché c’è tolleranza, finché non si giudica l’altro, finché non si hanno pregiudizi contro chi non la pensa come noi ogni confronto, anche quello tra religioni, è fonte solo di nuove idee, mai di conflitti».

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Idee innovative per le città del futuro

Case e orti urbani galleggianti, immobili ricavati da vecchi granai abbandonati o in micro spazi urbani inutilizzati, funghi hi-tech per il compostaggio in città. Queste le proposte vincitrici del concorso di idee ‘Cities of Our Future’

La crescente urbanizzazione impone di ridisegnare le città in un’ottica di sostenibilità, intelligenza e vivibilità. E per farlo servono nuove tecnologie, ma sopratutto idee che le rendano applicabili. Idee che non necessariamente devono essere grandi e rivoluzionarie ma possono anche essere semplici soluzioni ad alcune problematiche e piccole innovazioni che innalzino la qualità della vita degli abitanti.

E’ partito da queste considerazioni il concorso di idee ‘Cities for Our Time’, bandito dal magazine Metropolis, che ha recentemente annunciato i vincitori. Ai partecipanti è stato chiesto di presentare una proposta concreta e site specific che potesse rispondere ad almeno una delle ‘questioni urbane’ che dovranno essere necessariamente affrontate nei prossimi anni: dai cambiamenti climatici alla domanda abitativa, dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale a un miglioramento della mobilità urbana.
Non è stato posto un limite che potremmo definire ‘di grandezza’, alle soluzioni (si poteva andare da semplici gadget a idee per riprogettare un intero nucleo urbano) ma l’importante è che fossero realizzabili e appositamente pensate per una specifica area o struttura.

Giuria ‘social’ e giuria critica
Le proposte sono state pubblicate su una pagina web dedicata e votate da una giuria ‘popolare’, attraverso il canale Facebook, e da una ‘critica’, composta da professionisti, studenti e esperti del settore. Quelle ‘idonee’ sono state raccolte e pubblicate in un libro acquistabile online e intitolato “Cities for Our Time Fall 2014 Competition Entries”, mentre i vincitori sono stati ‘sponsorizzati’ via web.

Vediamo le proposte che hanno conquistato il podio- sia per i critici che per la giuria popolare- e che potrebbero essere destinate a cambiare il volto delle nostre città future.
NIMITZ GARDENS di James Ferello, studente alla University of Cincinnati
1° posto giuria critica
2° posto giuria popolare

gardens

Siamo nella baia di San Diego, dove Ferello ha progettato una sorta di giardino pubblico galleggiante. L’area, accessibile a chiunque, dovrebbe essere utilizzata non soltanto come parco dove passeggiare, fare sport e via dicendo, ma sopratutto come orto pubblico, dove ciascun cittadino possa coltivare frutta e ortaggi. Per l’irrigazione del ‘giardino galleggiante’ si utilizzerebbe naturalmente l’acqua marina sottostante che, grazie a un mega impianto depurativo, verrebbe filtrata e sanificata.

FLOATING SUBURBIA: ANTICIPATING CLIMATE CHANGE di Michael Kaufman, studente University of Cincinnati

1° posto giuria popolare

suburbia

La proposta di Kaufman vuole essere una soluzione ai cambiamenti climatici ed è appositamente pensata per la città di Houston, in Texas. Una città che conta una popolazione di oltre 6,3 mln e che è vicinissima al Golfo del Messico e quindi subirà gli effetti di un’innalzamento dei livelli dell’acqua. Per risolvere questo problema sono state immaginate delle case galleggianti, o meglio un sistema che renda galleggianti gli edifici esistenti. La ‘trasformazione’ dovrà essere graduale e dovrebbe portare, da qui fino al 2080, una vera e propria elevazione delle abitazioni. La novità però non è solo questa, ma anche nell’aver pensato un sistema strutturale alla base degli edifici totalmente sostenibile ed economico perché realizzato con gli scarti di vecchie bottiglie di plastica.
360 LIVING SILOS di Elaine Gallagher Adams, AIA, Raquel Alves, Megan Hopton, Al-Sharif Khaled, Najah Wallabi, Chen Zhao, professori e studenti al Savannah College of Art and Design (SCAD)

2° posto giuria critica

silos
Quante strutture dismesse e inutilizzate potrebbero essere recuperate per scopi abitativi? Risponde a questa domanda la proposta di trasformare tutti i silos non più utilizzati per il deposito e lo stoccaggio di grano in condomini eco sostenibili ed efficienti. E anche belli, a dir il vero. La particolare forma cilindrica consentirebbe di progettare degli appartamenti perfetti da un punto di vista di orientamento, perché, avendo a disposizione uno spazio di 360°, potrebbe essere possibile pensare per ogni stanza la giusta posizione. Con un conseguente risparmio anche in termini di consumi energetici. A ‘completare l’opera’ almeno due piccoli giardini interni per piano, perché se si costruisce green, il verde vero non può mancare.
URBANIZING SETBACKS di Zoltan J. Racz e Nathan Korrki

3° posto giuria critica

urbanizing
E’ vero che le periferie vanno rigenerate e riqualificate, ma molte delle persone che lavorano in città preferirebbero vivere vicino al posto di lavoro, se solo potessero permetterselo. Senza poi considerare che il pendolarismo quotidiano è dannoso anche per la città perché si traduce in tanto traffico e inquinamento. Come coniugare, quindi, basso impatto ambientale con sostenibilità economica? Sfruttando tutti quegli spazi inutilizzati, che potrebbero essere usati per realizzare dei micro condomini. Questa la proposta di Racz e Korrki, che hanno immaginato nella downtown di Phoenix, in Arizona, un piccolo complesso edilizio con 18 micro-abitazioni, spazi di co-working, e un supermercato, da realizzarsi su un terreno in disuso davanti a un parcheggio. La struttura, va da sé, è altamente sostenibile: ha pannelli solari in copertura, impianti efficienti e pavimentazioni in legno riciclato.

WASTE TO BEAUTY, FUNGI COMPOSTING GARBAGE di Erica Anderson, studente alla University of Cincinnati

3° posto giuria popolare

composting

Segue la scia dei solar e wind tree la proposta di Anderson di realizzare dei mini ‘funghi’ per il compostaggio dei rifiuti organici che siano anche piacevoli da vedere. La soluzione è stata specificatamente pensata per la città di Chicago, in modo da consentire al singolo cittadino ma sopratutto ai gestori di bar e ristoranti di smaltire i propri rifiuti personalmente e in modo più semplice e immediato. Compostaggio, ma non solo. I funghi sono infatti pensati per essere energeticamente indipendenti, grazie alla ‘raccolta’ di sole ed acqua; hanno una funzione ‘educativa’ perché la base trasparente permette ai passanti di capire il funzionamento del sistema e fungono anche da illuminazione notturna, perché i ‘rami’ hanno un fluido fosforescente.

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Le biblioteche multimediali

La prima virtual library venne creata da Tim Berners-Lee, inventore del linguaggio HTML e padre putativo del Web, nel 1991, al CERN di Ginevra: si trattava di un repertorio di siti internet, archiviati per argomenti, redatto da un gruppo di esperti. Nel tempo il concetto di virtual library si è evoluto, anche grazie alle nuove opportunità offerte dal Web 2.0, trasformandosi in uno spazio dinamico della conoscenza, in cui è possibile trovare una varietà di risorse digitali – e non – organizzate e rese facilmente fruibili agli utenti. Si veda ad esempio la libreria virtuale dell’American Alzheimer Association.

Le virtual library si possono avvalere del supporto di una faculty o, comunque, di un team di esperti che selezionano le risorse e predispongono dei percorsi guidati e soprattutto certificati, per facilitare lo sviluppo di conoscenze e competenze in un dato ambito di apprendimento. Una buona libreria virtuale, però, deve allo stesso tempo essere in grado di offrire ai navigatori l’opportunità di esplorare liberamente i contenuti e creare percorsi personalizzati di apprendimento.

Nell’ambito della formazione in azienda la virtual library può essere utilizzata per facilitare la condivisione di informazioni, l’autoformazione e l’informal learning. La biblioteca virtuale può svolgere un ruolo strategico per facilitare la condivisione delle informazioni e delle conoscenze in grandi organizzazioni, che operano su scala multinazionale e/o globale, che fanno ampio utilizzo di team di lavoro dispersi geograficamente: un articolo di Lori Soard su Small Business ben spiega quali sono i principali vantaggi di una virtual library per un’azienda. Al contempo, anche le piccole imprese possono sfruttare le opportunità della biblioteca virtuale, anche sviluppando progetti inter-aziendali.

Nella versione più moderna, la virtual library diventa uno strumento social, implementando approcci di tipo 2.0: ad esempio, la Business School dell’Università di Stanford ha realizzato una biblioteca virtuale per condividere i progetti realizzati dagli studenti del corso di comunicazione strategica.

In Italia sono in corso diverse sperimentazioni. In particolare, segnaliamo un progetto di virtual library, in fase di start up, realizzato da un grande gruppo finanziario. Il progetto, di cui Amicucci Formazione è partner, prevede la realizzazione di una biblioteca virtuale ad uso del management e del personale. Il progetto si propone di facilitare la condivisione di conoscenze e lo sviluppo delle competenze professionali, attraverso l’innovazione degli ambienti, dei linguaggi e delle pratiche di apprendimento, in un’ottica 2.0.

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Contenimento consumo di suolo: nuova legge nell’anno di Expo 2015

Consiglio Nazionale Architetti: la proposta Braga-Fiorio lega finalmente la riduzione dell’uso del suolo alla la rigenerazione e al riuso delle città

È ripreso ieri alla Camera l’esame del disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. Sul tavolo delle Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura di Montecitorio la nuova formulazione del disegno di legge, proposta dai deputati Chiara Braga e Massimo Fiorio.

Con la nuova formulazione del testo base “si introducono nella normativa vigente i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo di suolo, attraverso la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola – spiegano Braga e Fiorio. Il meccanismo ereditato dalla proposta già condivisa con le Regioni permette di definire una riduzione progressiva del consumo di suolo coerente con l’obiettivo europeo del consumo di suolo zero al 2050”.

“Il nostro obiettivo – continuano i due relatori – non è avere una legge di bandiera e nemmeno una norma punitiva nei confronti dell’attività edilizia. Quello che vogliamo garantire è un’effettiva salvaguardia del suolo dai rischi di un’edificazione sconsiderata, come purtroppo è avvenuto in passato, e nello stesso tempo sostenere con misure positive le azioni di riuso e rigenerazione urbana che devono rappresentare il futuro dell’edilizia”.

“Siamo pronti – concludono Braga e Fiorio – a lavorare sugli emendamenti che verranno presentati dai gruppi, per verificare la possibilità di ulteriori modifiche migliorative. Sarebbe certamente motivo di soddisfazione per il Parlamento riuscire a dare al nostro Paese una legge a tutela di un bene primario come il suolo proprio nell’anno di Expo”.

Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, la nuova formulazione introduce “finalmente un epocale cambio di paradigma ed un nuovo approccio al governo del territorio che lega in modo logico e indissolubile la progressiva riduzione dell’utilizzo del suolo non edificato e la rigenerazione e il riuso delle città, e che è in linea con quanto auspicano da tempo gli architetti italiani”.

“Tutto ciò – continua il Cnappc – non rappresenta solo una sana politica ambientale, ma anche l’unica possibilità, per Regioni e Comuni, di continuare a sostenere i costi dei servizi infrastrutturali, senza aumentare ulteriormente le tasse ai cittadini”.

“Apprezziamo – prosegue Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani – che il testo preveda non solo un sistema di incentivi, ma anche l’abrogazione dello scandaloso comma 8 dell’articolo 2 della Finanziaria 2008 (Legge 244/2007), che destinava i proventi dei titoli abilitativi edilizi alla spesa corrente delle Amministrazioni locali, con i risultati di degenerazione delle aree urbane che sono noti a tutti”.

“Per rigenerare l’Italia – continua il Cnappc – è fondamentale aver riportato gli oneri alla realizzazione delle opere di urbanizzazione, al risanamento di complessi edilizi nei centri storici, a interventi di qualificazione dell’ambiente e del paesaggio, anche ai fini della messa in sicurezza delle aree esposte a rischio idrogeologico e sismico”.

“La proposta Braga-Fiorio, alla quale proporremo ulteriori miglioramenti – sottolinea Freyrie – pone le premesse di una prossima Legge di governo del territorio innovativa che ci auguriamo sappia liberare le energie latenti nella rigenerazione urbana, salvaguardando i paesaggi italiani: sarebbe finalmente il superamento dell’urbanistica ‘di parte’, per rispondere non ideologicamente ai temi della tutela ambientale, investendo nel rinnovo urbano e delle periferie”.

“Ora – concludono gli architetti – ci aspettiamo un iter di approvazione rapido, indipendente dalle litigiosità della politica nazionale, cosicchè la legge giunga in porto prima dell’approvazione di quella sul governo del territorio, di cui è la premessa logica. L’auspicio è che le Regioni evitino una sterile competizione con lo Stato e che, invece, contribuiscano a migliorare il testo, emanando solo in seguito i provvedimenti di loro competenza: solo uscendo dalla logica della concorrenza per passare, invece, a quella della cooperazione, possiamo avere gli strumenti per ridisegnare le città italiane e mettere in sicurezza uno dei territori più preziosi e belli del mondo”.

disegno di legge

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Schermature solari, tessuti smart e innovativi

Oggi l’uso del tessile è gradualmente ampliato. I tessuti di oggi sono composti di materiali suscettibili di applicazione in quasi tutte le nostre attività. Indossiamo abiti tutto il tempo e siamo circondati da prodotti tessili in quasi tutti i nostri ambienti. L’integrazione dei valori multifunzionali di un materiale di uso comune è diventata negli ultimi anni un’area di ricerca e di interesse da parte di enti e aziende produttrici. Filati, fibre, tessuti e altre strutture con funzionalità innovative sono stati sviluppati per una vasta gamma di applicazioni diverse, tra cui le schermature solari.
Oggi il “tessuto intelligente” rappresenta la prossima generazione di prodotti tessili previste per utilizzi diversi nella moda, nell’arredamento e nelle applicazioni per tessili tecnici, e nelle schermature solari. In una visione più ampia e tecnicamente strutturata si parla di “tecnologia intelligente”, che comprende i materiali intelligenti e i sistemi composti da sensori e attuatori. In gergo sono definiti: smart technology, smart materials, embededd system, ecc. e sono riconducibili a una molteplicità di prodotti di base come polimeri e metalli a memoria di forma, componenti elettronici e sostanze chimiche quali, per esempio, vernici e pigmenti.
Vetro, acciaio e materie plastiche, dunque, considerati per tutto il Novecento la frontiera dell’innovazione tecnologica in architettura, sono stati superati dalla comparsa di nuovi materiali nano-strutturati e intelligenti.

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Decreto interministeriale attuativo sugli edifici ad energia quasi zero

Versione ufficiosa e non ancora definitiva del decreto attuativo che definisce le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici, nonché dell’applicazione di prescrizione e requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici.

Il testo elaborato dal Ministero dello Sviluppo economico di concerto con i ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, è ora all’esame della Conferenza delle regioni.

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Quelli che il 2000 ragazzi e ragazze nel nuovo Millennio

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