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Il distretto diventa Green

A Prato si incentivano le reti per le imprese attive nell’edilizia green. Il bacino d’utenza è importante sia sotto al profilo demografico, sia economico.

Sono trenta le aziende del comparto edilizio, tra cui 12 imprese edili, 8 dell’impiantistica, 7 installatori elettricisti e 3 termoidraulici, protagoniste di Green District, il progetto formativo finanziato dalla Provincia di Prato. L’iniziativa che vede come capofila Sophia e come partner Cna Servizi, Cna Artigianato pratese, Confartigianato imprese Prato e Sata, parte con oltre 28 mila euro del Fondo sociale europeo, per creare un laboratorio Green Building su base territoriale per la realizzazione di reti di impresa della filiera dell’edilizia e accompagnare le aziende nella fase di start up della rete.

«Green District -ha detto il presidente della Provincia di Prato, Matteo Biffoni – è un progetto tangibile e concreto, che risponde alle esigenze delle aziende e fa bene al distretto. La sfida che abbiamo davanti è costruire un sistema efficiente per dare risposte adeguate a tutte le esigenze del territorio. E’ una questione prioritaria che è necessario porsi nel momento in cui si attua la riorganizzazione degli enti locali».

Con 128 ore di formazione per 30 realtà produttive che hanno intrapreso un percorso d’innovazione attraverso lezioni e un team building specifico per la formulazione del piano strategico di rete, il progetto ha come obiettivi: l’integrazione del know-how dei prodotti e dei processi di lavoro “verde” nell’edilizia per l’aggregazione di imprese e il supporto alla start up della rete d’impresa in modo da accompagnare il gruppo di aziende a individuare un nuovo business nel campo della green building.

Il territorio su cui l’aggregazione di imprese potrà sviluppare la propria azione è l’area pratese e anche quella metropolitana che comprende Pistoia e Firenze, area economicamente tra la più importante della Toscana che produce il 50% del Pil regionale. Circa l’80% degli immobili della zona sono stati costruiti prima degli anni Novanta e hanno cattive caratteristiche d’isolamento termico dell’involucro e forti inefficienze degli impianti di riscaldamento e condizionamento e anche elevati consumi per l’illuminazione privata e pubblica. Insomma un ottimo banco di prova per i nuovi tecnici dell’edilizia green.

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Un Giubileo per le periferie di Roma: ecco il piano del Comune

Ieri il primo tavolo organizzativo in Campidoglio. “L’orientamento è quello di proporre una città diffusa, non concentrata nelle quattro basiliche papali ma con interventi che siano anche oltre il Raccordo anulare e che restino dopo il Giubileo”, sono state le parole di Alessandra Cattoi, assessore con delega ai grandi eventi.

Investimenti per le periferie di Roma e il completamento dei piani di zona rimasti in sospeso. Non si investirà molto denaro per il Giubileo del 2015 annunciato da Papa Francesco. Ma il Comune parla chiaro: dovrà servire soprattutto per “proporre una città diffusa”, come dice Alessandra Cattoi, assessore con delega ai grandi eventi. L’attenzione per il Giubileo non dovrà essere concentrata solo sulle basiliche del centro storico, m anche e soprattutto sulle periferie della Capitale. Questo è emerso nel primo tavolo convocato in Capidoglio per programmare l’evento. “L’orientamento è quello di proporre una città diffusa, non concentrata nelle quattro basiliche papali ma con interventi che siano anche oltre il Raccordo anulare e che restino dopo il Giubileo”, sono state le parole di Cattoi, che ha parlato anche di “ricucitura delle periferie”. I progetti discussi prevedono, per esempio, interventi sulle piazze antistanti alle chiese di periferia dove il Vaticano potrà organizzare eventi religiosi durante il Giubileo. L’evento, nelle intenzioni della giunta Marino, dovrà essere l’occasione anche per sbloccare quelle opere affidate ai privati e finora incompiute. Come il sottopasso dell’Aurelia. Insomma non verranno realizzate grandi opere, come fu per il Giubileo del 2000, ma il Campidoglio vuole impegnarsi per interventi “low cost, ma non low profile” da lasciare in regalo per il futuro ai cittadini romani.

“Se Roma vuole affrontare un Giubileo e l’Italia far vedere le sue qualità – sottolinea però Cattoi – con i tempi che ha l’amministrazione pubblica, pensare di fare delle gare che partono ad aprile e terminare i lavori a dicembre mi pare un po’ difficile”. A vigilare su appalti ed eventuali deroghe però ci sarà il neo assessore alla legalità Alfonso Sabella. A lui il compito di supervisionare i due gruppi di lavoro del Campidoglio. In quello tecnico ci saranno Giovanni Caudo (Urbanistica), Guido Improta (Trasporti), Estella Marino (Ambiente), Maurizio Pucci (Lavori pubblici). L’altro, che si occuperà dei servizi dell’accoglienza, con Giovanna Marinelli (Cultura), Marta Leonori (Attività produttive), e Francesca Danese (Politiche sociali).

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Municipio XI: via libera alla mappatura dei beni confiscati alla Mafia

Il Consiglio Municipale approva all’unanimità il documento con cui si chiedeva di mappare i beni che, nel territorio, sono stati confiscati alla Mafia. Il Municipio si conferma così tra i più virtuosi nel contrasto alla criminalità organizzata.

I beni confiscati alla Mafia, saranno mappati e resi pubblici. E’ questo il risultato cui si è arrivati, in Municipio XI, grazie al voto unanime di tutto l’arco consiliare. L’iniziativa si inserisce nel solco tracciato dal progetto “Municipi Senza Mafie”, lanciata dall’associazione daSud ed alla quale l’ente di prossimità ha già aderito.

UN PASSO CONCRETO – “In momenti difficili come quelli che sta vivendo la nostra città, profondamente segnata dall’inchiesta di Mafia Capitale – ha osservato Alberto Belloni, Capogruppo SEL e primo firmatario del documento votato – non ci si può limitare a dare il proprio supporto alla magistratura, ma la politica deve fare qualcosa in prima persona, senza delegare o rinviare. Produrre ed approvare questo atto è un messaggio importante contro il malaffare che si insidia come una metastasi nel tessuto della capitale, un atto dovuto, che va ad affiancare tutti gli altri già messi in atto da questa amministrazione municipale. Il nostro Municipio, infatti, ha aderito al protocollo”.

MUNICIPI SENZA MAFIE – Tra gli altri proponenti c’era anche il Capogruppo di Fratelli d’Italia Valerio Garipoli che ha ricordato come, per effetto del documento votato, il Presidente Veloccia e la Giunta dovranno ” attivarsi nei confronti di Roma Capitale, ANBSC e ABECOL al fine di realizzare una mappatura dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata presenti sul territorio municipale. Tale atto – ha aggiunto Garipoli – segue e si inserisce nel percorso avviato il 18 novembre 2013 rafforzando il report dell’Associazione ‘daSud’ sull’attuazione del protocollo Municipi senza mafie”.

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Piccoli comuni, buone pratiche sociali

Nasce un portale in cui i primi cittadini italiani presentano le tante iniziative sociali deliberate a livello locale. Dalla didattica a distanza agli sconti Imu per chi aiuta i poveri, sono già tanti gli esempi da copiare.

Lezioni in videoconferenza per contrastare l’abbandono scolastico. Sconti Imu a chi pratica contratti d’affitto a famiglie in difficoltà. Incentivi all’uso della bicicletta attraverso concorsi a premi. Riduzioni Tari a chi adotta cani randagi. Recupero e valorizzazione di opere d’arte trafugate. Sono tante le iniziative sociali dei Comuni italiani che nascono dalla buona volontà degli amministratori e dalla collaborazione di associazioni e cittadini. Ma spesso rimangono isolate, e le conoscono soltanto gli abitanti della zona o al massimo i lettori dei quotidiani locali. Per mettere in rete queste buone pratiche, e favorire così il loro sviluppo e contaminazione, è nato a marzo un nuovo portale, Italia in Comune, frutto dell’idea del 32enne sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, che ha presentao l’iniziativa nel corso di un Forum a cui hanno partecipato decine di primi cittadini italiani.

Scopo del portale è proprio quello di mettere in comune le disposizioni concrete che hanno portato benefici alla cittadinanza e fare rete tra i sindaci. “Le problematiche che dobbiamo affrontare sono spesso simili e a volte può essere sufficiente prendere esempio da chi ha già trovato una soluzione per risolvere le cose”, ha spiegato Pascucci. Così qualsiasi sindaco può inserire nel sito la propria “buona pratica”, a patto ovviamente che il provvedimento sia concreto e supportato da delibere o atti, che devono caricati sul portale. L’idea è creare un database pubblico di buone pratiche a cui tutti potranno accedere.

Tra le tante iniziative già presenti online, interessante quella dello sconto Imu a chi affitta ai bisognosi, realizzata dall’amministrazione comunale di Valmontone, in provincia di Roma. Il provvedimento, nato per contrastare l’emergenza abitativa e favorire l’applicazione di contratti d’affitto regolari, segue a un accordo con le associazioni di categoria dei proprietari di casa e dei sindacati inquilini, grazie al quale il Comune ha reso possibile l’utilizzo del canone concordato, con locazioni fisse e il pagamento della cedolare secca al 10 per cento. Al tempo stesso è stata creata una graduatoria comunale di singoli o famiglie in situazione di difficoltà abitativa: a chi decide di affittare casa applicando il canone concordato a persone in stato di bisogno certificato, l’amministrazione concede uno sconto del 2 per cento sulla somma dovuta per l’Imu.

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Openbilanci: quanto spendono i Comuni per il sociale?

I dati sulle spese dei Comuni ora sono direttamente accessibili dai cittadini.
La spesa sociale locale
Gli enti locali sono i principali finanziatori della spesa sociale locale, basti pensare che nel 2011 il 62,5% di tale è spesa è stato finanziato con risorse proprie dei Comuni – a fronte del 17,1% di Fondi Regionali e 12,4% del Fondo nazionale per le Politiche Sociali (Dati Istat) (vedi anche I Comuni: le risposte dei territori alla crisi). E’ evidente quindi che le scelte degli amministratori possono avere un grande impatto sulla quantità e sulla qualità dei servizi che i cittadini ricevono, determinando forti differenze a livello territoriale. Vale a dire, il luogo in cui viviamo contribuisce a determinare il nostro “paniere di welfare”. Per questo motivo è importante che tutti i cittadini possano conoscere le scelte effettuate dai propri amministratori così da valutarne l’operato anche su questa base. Un obiettivo oggi più facile da raggiungere grazie ai nuovi strumenti tecnologici, tra cui il portale openbilanci.it.
Openbilanci
Openbilanci è un progetto realizzato e gestito da Depp srl Democrazia Elettronica e Partecipazione Pubblica – organizzazione che mira a sperimentare concretamente internet per l’informazione e la partecipazione politica – , pensato per rendere la gestione delle risorse pubbliche trasparente, comprensibile e verificabile. Si tratta di un portale dove sono disponibili i bilanci degli ultimi 10 anni dei Comuni italiani, analizzabili per indicatori, uscite, entrate per funzioni/interventi, e che comprende quindi anche la spesa per i servizi sociali (asili nido, servizi di prevenzione e riabilitazione, strutture residenziali e di ricovero per gli anziani residenti, altri). Una grande quantità di dati ufficiali in formati leggibili da computer e liberamente riutilizzabili, pronti per essere scaricati da cittadini, media e ricercatori.
I dati
In Openbilanci vengono utilizzate due tipologie di dati: quelli dei bilanci e quelli relativi ai sindaci. Riguardo ai bilanci, la fonte dei dati è la Direzione Centrale della Finanza Locale del Ministero dell’Interno cui la legge (T.U.E.L. del 2000) affida il compito di raccogliere e pubblicare i bilanci dei Comuni italiani secondo una classificazione omogenea (certificati di bilancio preventivo e consuntivo). I dati del singolo bilancio di un Comune vengono prodotti e trasmessi al Ministero dal Comune stesso che è quindi il soggetto responsabile della veridicità, esattezza e completezza dei dati presenti nella banca dati del Ministero e, di conseguenza, dei dati pubblicati in Open bilanci. La fonte dei dati relativi ai sindaci dei Comuni italiani è invece Open politici, piattaforma di Openpolis, che a sua volta fa riferimento alla base dati dell’Anagrafe Amministratori Locali e Regionali, curata dalla Direzione Centrale dei Servizi Elettorali del Ministero dell’Interno. Tuttavia i dati di Open politici non corrispondono esattamente a quelli del Ministero in quanto vengono aggiornati con maggiore frequenza.
Come funziona?
Attraverso il portale è possibile effettuare confronti tra due Comuni, fare classifiche (ad esempio, chi spende di più e per cosa?) e creare mappe. I dati possono essere filtrati e analizzati in base a svariati criteri: regione di appartenenza, numero di abitanti, andamento nel tempo, ecc. Per esempio, volendo classificare i principali Comuni italiani (cioè con popolazione superiore a 200.000 abitanti) sulla base della spesa sociale pro capite nel 2012, troviamo al primo posto il Comune di Trieste con 457,86 euro, a metà classifica Torino con 247, 82 euro e all’ultimo posto Napoli, con 47,9 euro. Più nel dettaglio, potremmo sullo stesso campione confrontare la spesa pro capite per gli asili nido, e troveremmo la stessa variabilità: dai 137,61 euro di Trieste, ai 75,80 euro di Genova, a metà classifica, fino ai 3,64 euro di Messina.
Sempre sullo stesso campione, potremmo analizzare la spesa per la gestione e costruzione delle case popolari. Anche in questo caso si riscontra un’alta variabilità territoriale, che parte dai 63,78 euro del Comune di Milano, scende quasi dimezzandosi per la “seconda classificata”, Venezia (34,02 euro) e si ferma a 2,03 euro nel Comune di Genova.
Queste sono alcune delle interrogazioni, ma moltissime indagini di ricerca sono possibili.
Basta collegarsi al sito e seguire alcuni semplici passaggi.

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Fondi UE: si delinea la programmazione 2014-20

In attesa che siano approvati gli ultimi documenti si va delineando il quadro della Programmazione italiana dei fondi europei 2014-2020.
Per quanto riguarda il FESR, il fondo europeo di sviluppo regionale sono infatti on line sul sito della Commissione Europea 3 degli 8 programmi operativi nazionali (PON) ( di cui tre sono finanziati da solo FESR e cinque dal FESR e dal FSE), e 11 dei 21 programmi operativi regionali (POR).
a) National Operational Programme on Culture [IT] (solo FESR)
b) National Operational Programme on Governance, networks, special projects and technical assistance [IT] (FESR e FSE)
c) National Operational Programme on Education [IT] (FESR E FSE)
  1. POR Piemonte ERDF [IT]
  2. POR Liguria ERDF [IT]
  3. POR Marche ERDF [IT]
  4. POR PA Trento ERDF [IT]
  5. POR Emilia Romagna ERDF [IT]
  6. POR Lombardia ERDF [IT]
  7. POR Toscana ERDF [IT]
  8. POR Umbria ERDF [IT]
  9. POR Lazio ERDF [IT]
  10. POR Valle d’Aosta ERDF [IT]
  11. POR PA Bolzano ERDF [IT]
Con riferimento invece al FSE, Fondo Sociale Europeo, sono stati pubblicati (sempre sul sito della Commissione Europea, 5 degli 8 programmi nazionali (di cui tre finanziati dal solo FSE e cinque dal FSE e dal FESR), e 16 dei 21 programmi operativi regionali.
a)National Operational Programme on Education  [EN]  [IT]
b) National Operational Programme on Governance, networks, special projects and technical assistance  [EN]  [IT]
c) National Operational Programme on Social Inclusion  [EN]  [IT]
d) National Operational Programme on Systems for Active Employment Policies  [EN]  [IT]
e) National Operational Programme on Youth Employment  [EN]  [IT]
  1. POR Abruzzo ESF  [EN]  [IT]
  2. POR Basilicata ESF  [EN]  [IT]
  3. POR Emilia Romagna ESF  [EN]  [IT]
  4. POR Friuli Venezia Giulia ESF  [EN]  [IT]
  5. POR Lazio ESF  [EN]
  6. POR Liguria ESF  [EN]  [IT]
  7. POR Lombardia ESF  [EN]  [IT]
  8. POR Marche ESF  [EN]  [IT]
  9. POR Piemonte ESF  [EN]  [IT]
  10. POR Sardegna ESF  [EN]  [IT]
  11. POR Sicilia ESF  [EN]  [IT]
  12. POR Toscana ESF  [EN]  [IT]
  13. POR Umbria ESF  [EN]  [IT]
  14. POR Valle d’Aosta ESF  [EN]  [IT]
  15. POR Veneto ESF  [EN]  [IT]
  16. ROP PA Trento ESF  [EN]  [IT]

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Architettura per le comunità intelligenti

il “Gruppo di lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale per le smart city” ha curato e definito il documento “Architettura per le Comunità Intelligenti: Visione concettuale e raccomandazioni alla pubblica amministrazione”, con il quale viene proposto un approccio metodologico e di governance per l’attuazione del paradigma delle smart city/community.
architettura per le comunita intelligenti



Contributi alle associazioni nazionali di promozione sociale

MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Linee guida per la presentazione delle domande di contributo in favore delle associazioni nazionali di promozione sociale per il 2015.

Linee_guida




Con il Giubileo partono le candidature per le ‘grandi opere’

Dal Municipio XI si torna a chiedere la trasformazione della linea FL1 in metropolitana

IL GIUBILEO STRAORDINARIO – Nel momento stesso in cui è arrivato l’annuncio di un ‘giubileo Straordinario’ proclamato da Papa Francesco, nella mente di molti cittadini romani si è fatto strada il ricordo dei mesi di preparazione al grande evento del 2000. Una ‘città-cantiere’ che sarebbe dovuta cambiare radicalmente per prepararsi all’arrivo dei tantissimi pellegrini. Assieme all’annuncio è arrivata anche la posizione del Sindaco Marino, che si è detto pronto a guidare la Capitale in questo difficile percorso ad ostacoli verso il ‘Giubileo della Misericordia: “Roma è da subito pronta ad affrontare questo evento mondiale, così come lo è stata in occasione della beatificazione dei due Papi il 27 aprile del 2014. Moltiplicheremo per cento i nostri sforzi per far sì che l’organizzazione sia all’altezza dello straordinario appuntamento”.

DALLE PERIFERIE ALLA SFIDA ETICA – Per il vicesindaco Luigi Nieri il Giubileo passa necessariamente per il rilancio delle periferie: “Avremo la possibilità di mettere in luce il bello di tutta Roma, rilanciando anche le nostre periferie. Stiamo già studiando percorsi e itinerari turistici per i nostri quartieri meno noti, tutti da scoprire. Per il Giubileo saranno pronti”. Per il capogruppo di Sel, Gianluca Peciola, con il Giubile strordinario si apre anche una sfida etica alla città: “Mentre la politica si azzuffa sull’eresia delle catene di comando. Dobbiamo essere all’altezza di questa impresa. Certo la mobilità, sicuramente il tema dell’organizzazione. Ma dobbiamo mettere al centro i temi della questione sociale – aggiunge – Dobbiamo realizzare una vera e propria agenda sociale del Giubileo, da discutere con Papa Francesco. La casa, il tema del lavoro e dell’esclusione sociale, la povertà che aggredisce fasce sempre più larghe della popolazione, l’identità della metropoli, sempre più luogo della competizione e dell’effimero”.

TRASFORMARE LA FL1 – Intanto dai territori della Capitale non mancano le candidature per ospitare le grandi opere che, sicuramente, prenderanno il via in vista del grande evento cittadino. Dal Municipio XI il Presidente Maurizio Veloccia, assieme all’assessore all’Ambiente e Mobilità, Manuele Marcozzi, parlano di occasione per ‘ricucire la mobilità urbana’, lanciando la sfida sulla FL1. “Crediamo che questo sia il momento adatto per trasformare la linea ferroviaria FL1 in metropolitana, così come abbiamo già chiesto in più occasioni: il percorso dalla stazione Termini all’aeroporto di Fiumicino attraversa molti quartieri ma la linea, per ora, non riesce ad essere volano nei trasporti di un’area cittadina che a tutt’oggi resta non adeguatamente servita pur essendo molto popolosa – seguitano i due amministratori – Sarebbe opportuno, quindi, distinguere una tratta veloce per portare chi arriva nello scalo Da Vinci in città in tempi rapidi e una linea, invece, con passaggi più frequenti, 6/7 minuti, capace di costituire una vera e propria metropolitana di superficie per buona parte del Municipio XI”.

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Michelucci e l’utopia concreta delle periferie

La reinterpretazione del patrimonio territoriale come chance per uscire dalla crisi. E in quest’ambito le periferie come risorse, non come gravame per le città. Questo è il tema fondamentale, trattato nell’ultimo numero di “La nuova città”, rivista fondata da Giovanni Michelucci nel 1945. Perché il grande progettista pistoiese, noto per opere iconiche come la Chiesa dell’Autostrada o la Stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze, ha sempre nutrito grandissima attenzione per le parti più reiette delle città. Ne parliamo col direttore della Fondazione Michelucci, l’architetto Corrado Marcetti. «Quando nel 1982 costituì la fondazione, Michelucci stabilì che dovesse incentrarsi sui problemi cronici della città, sulle sue strutture sociali. E in tal senso ne ha diretto l’opera sino al dicembre del 1990, quando spirò due giorni prima di compiere il secolo di vita. Da allora abbiamo portato avanti questo suo
impegno».

In che modo?
«Il legato michelucciano ci porta a muoverci secondo il principio dell’“utopia concreta”. Non è un ossimoro, ma un impegno propositivo. Ci siamo concentrati sulle parti più difficili della città: i campi dei nomadi, l’accoglienza degli immigrati e le carceri, misurandoci su casi precisi. Un esempio significativo è l’intervento compiuto al Poderaccio, campo nomadi di Firenze per i quali verso la fine degli anni 90 siamo riusciti a sviluppare un nuovo piccolo villaggio: è stata la prima esperienza di questo genere in Italia. Altri interventi simili sono stati compiuiti nella zona del Guarlone a Firenze e a Coltano nel Pisano. Sono state realizzate case, piccoli quartieri che hanno contribuito a rompere il pregiudizio verso i rom e a predisporre situazioni che hanno portato a un cambio negli stili di vita delle persone e quindi anche nelle relazioni tra questi e la città. E abbiamo accompagnato singole famiglie rom a reperire alloggi in altri contesti urbani».

La casa come strumento di inserimento sociale…

«Mi diceva uno dei primi rom con cui abbiamo lavorato come la sua famiglia si fosse impegnata nel sistemare l’alloggio assegnatogli, che era stato lasciato in condizioni deplorevoli dai precedenti occupanti. I condomini li guardavano con diffidenza. Allora loro presero a lasciare la porta aperta e tutti potettero vedere come imbiancavano, riparavano, arredavano. Poi cominciarono a preparare il caffè e pian piano quelli che passavano erano attirati dall’aroma e inviati a entrare».

Avrete riscontrato anche casi di ostilità…

«Dove abbiamo promosso i nuovi insediamenti ci sono state molte resistenze. Firme raccolte a migliaia per impedirli. Ma poi, con la prossimità tra le persone, l’ostilità ha ceduto il passo al rapporto umano. I nuovi quartieri sono stati progettati per favorire gli incontri: vi sono molti spazi pubblici, grandi androni, giardini, piazze. Gli appartamenti sono necessariamente piccoli. È qualcosa di simile al concetto di cohousing, studiato per persone con poca capacità di spesa e dove, con buona volontà, le opere di mantenimento sono condotte dagli stessi abitanti».

Questi edifici sono di proprietà pubblica…
«Certamente. Penso che i Comuni dovrebbero sempre mantenere molti edifici destinati alle fasce sociali deboli. Naturalmente, man mano che nelle famglie aumenta la capacità di spesa allora passano ad abitare altre case e lasciano libere quelle in precedenza affidategli. Purtroppo il patrimonio abitativo pubblico italiano è tra i più piccoli in Europa e questo rende difficile il processo di evoluzione sociale. Qui da noi l’edilizia pubblica nata nel secondo dopoguerra col cosiddetto “piano Fanfani”, non si è evoluta nel tempo per rispondere agli arrivi di immigrati, di rom o alle nuove povertà. In Paesi come l’Olanda, la Francia o la Germania le case a carattere sociale sono molto più numerose, e di qualità migliore».

Che idea aveva Michelucci per le periferie?
«Le considerava occasioni per riprogettare la città: insieme con gli abitanti, in particolare con i giovani, con cui si costruisce il futuro. Un concetto oggi ripreso da Renzo Piano. I centri storici sono le parti compiute, sono “pieni”; nelle periferie si può “fare spazio”, diceva Michelucci. Non desiderava che fossero concepite secondo schemi simili a quelli dei centri storici, ma che si rispondessero alle necessità specifiche di chi ci vive. Al proposito, un progetto compiuto dalla Fondazione Michelucci coi ragazzi delle scuole superiori fiorentine e chiamato “Sguardo dei giovani sulla città che cambia” ha ricevuto un premio dell’Unesco. Michelucci aveva presente la necessità di recuperare i luoghi esistenti per dar loro una nuova storia. A patire dai capannoni abbandonati, dove spesso abitano da abusivi gli immigrati».

E vi siete occupati anche di carceri?

«Tra Firenze e Scandicci, periferica a entrambe le città, c’è la nuova casa circondariale. Con Michelucci vi si progettò il “giardino degli incontri”. Un luogo dal carattere urbano dove i carcerati possano vedersi coi parenti e in certe circostanze anche i cittadini possano conoscere la realtà carceraria».

La Fondazione svolge anche un ruolo di consulenza?

«Operiamo coi Comuni e coi progettisti da questi incaricati, svolgiamo studi, analisi, formuliamo proposte. Ci siamo trovati di fronte a ipotesi di centri di accoglienza per immigrati concepiti come foresterie, e abbiamo cercato di trovare una soluzione che avesse un carattere più comunitario e urbano. A Trento ci hanno chiamati per una consulenza per favorire l’inserimento di oltre cento famiglie da poco giunte nel borgo di Gardolo. Abbiamo coinvolto tutte le associazioni presenti sul territorio in una ricerca sulla qualità abitativa necessaria propria per quel luogo. Un altro importante studio è quello compiuto sul quartiere dell’Isolotto a Firenze, mirato ad aumentarne la qualità intesa secondo parametri socialmente rilevanti, non semplicemente economici. Ora stiamo partecipando a progetti europei incentrati sul tema dell’abitare per i nuovi immigrati».

La casa è strumento che aiuta a formare la cittadinanza?

«Sì, lo è. Costituisce parte importante dell’identità delle persone. Chi perde il tetto subisce una crisi profonda. Abbiamo constatato che la possibilità di avere una casa porta anche le persone che rischiano la totale emarginazione, a recuperare il rapporto con la società. Evita traumi profondi, promuove l’intesa».

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