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Corviale diventa ufficialmente comunità

Ora, con la firma del protocollo d’intesa tra 67 realtà associative la Regione Lazio e Ater Roma, la comunità di Corviale è ufficiale. Arriva ad un importante passaggio istituzionale un’avventura cominciata nel lontano 2008 quando su iniziativa di Pino Galeota si gettarono le basi di un intervento complessivo di rinascita del quadrante. La stesura della bozza del “manifesto di Corviale” del 2014 ad opera di Alfonso Pascale e Stefano Panunzi con la collaborazione di Tommaso Capezzone gettò le prime basi teoriche del progetto. Un lavoro reso possibile dalla ricerca del 2010 “Dossier Corviale 2010: progetto per un distretto culturale” curato da Isicult. Il protocollo è l’atto dell’intesa che gli attori del progetto di rigenerazione di Corviale s’impegnano ad attuare attraverso le varie fasi di un masterplan

La firma del protocollo è stato un evento in cui tutti i firmatari hanno collettivamente aderito all’intesa rinnovando così il loro impegno per il progetto di Rigenerare Corviale

Rassegna stampa dell’iniziativa:

CORVIALE: UN PROTOCOLLO E UN TAVOLO DI COORDINAMENTO PER RIQUALIFICARLO

IBIMI conferma la sua partecipazione al più grande esperimento di #riqualificazione urbana #green in Europa

AGCI Settore “Ambiente e Sviluppo Urbano” tra i firmatari del protocollo

A Corviale oltre 70 associazioni insieme per la riqualificazione
Arch Laura Peretti – Sottoscrizione Atto d’Intesa progetto “Rigenerare Corviale”
nel quartiere Corviale 70 associazioni insieme per la rigenerazione del territorio
Corviale, 70 associazioni unite per la rigenerazione urbana
Sottoscrizione Atto d’Intesa progetto “Rigenerare Corviale”
Corviale: oggi, in streaming, l’intesa con Regione Lazio per la rigenerazione del quartiere

intervista all’assessore Valeriani

intervista al direttore dell’ATER Napoletano

Masterplan ita

Firmatari del protocollo:

 
Regione Lazio
Ater del Comune di Roma
Calpurnia Aps
Comitato di Quartiere Magliana-Arvalia
UNILAS (Piccola Università del Lavoro Sociale)
Aiapp – Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio
Associazione Artenova
Ass. Cult. Gruppo Teatro Essere
AGCI Settore Nazionale Ambiente e Sviluppo Urbano
Informart Press
Corviale domani & amici
Art Arvalia Onlus
Dipartimento Architettura Roma 3 – Gruppo Permanente di Ricerca LABOR
DIAP – Facoltà di Architettura Roma La Sapienza 
Ass. Mela Magica
Innovazione Sociale Aps
Forumambientalista
Dipartimento di BioScienze e Territorio e di Ateneo dell’Università del Molise
Sicet Roma
Comitato Inquiini Corviale
Uniat
Alleanza contro la povertà
Ordine degli architetti PPC di Roma e Provincia
Parsec Consortium
Acli Roma
Federconsumatori Lazio
Auser Roma e Lazio
Calciosociale
CSV Lazio
Associazione IBIMI
Ass. Cult. Alinautica Italia Club
sireneonline
Fondazione Opera Nazionale per le Città dei Ragazzi
Mitreo
Associazione Culturale Socio Ricreativa “Stamperia del Tevere”
Reter – Reti e territorio
Società Sportiva Dilettantistica Arvalia Swimming &Fitness Club
Aps Movimento Legge Rifiuti Zero
Upter
Associazione “Il giardino in festa”
Consulta cittadina sicurezza stradale, mobilità dolce, sostenibilità
Tor Più Bella
Artigiardinaggio Srls
Factum Est Aps
Forum Terzo Settore Lazio
CILD, Centro di iniziativa per la legalità democratica
Virtus Roma ssdrl
Asd Arvalia Villa Pamphili Rugby Roma
Legambiente “Mondi possibili”
Sunia Roma e Lazio
Comunità di Sant’Egidio Municipio XI
Mapparoma
Asd Danzando
Gruppo cerchio dell’amicizia
Associazione culturale “Il sentiero”
Gruppo diversamente giovani
Ass. Tango Allegria
Kundalini Galya School
Associazione “Dalla parte del torto – La voce di chi non ha voce”
IICA- Istituto Internazionale per il Consumo e l’Ambiente
CNA Commercio Roma
CONI Lazio
LCS cooperativa arl
INU Lazio
Scomodo, mensile indipendente di attualità e cultura
Cooperativa Sociale ACQUARIO 85 Onlus



Masterplan Corviale

MASTERPLAN CORVIALE




Il protocollo d’intesa per Corviale

protocollo d_intesa di corviale




L’abbandono del PalaCorviale ci può far perdere 5 milioni

palazze

Il progetto del PalaCorviale  viene approvato nel 2003.

progetto originario

Nel 2011 la giunta Alemanno ripropone il finanziamento del progetto e con i consiglieri comunali Ghera e Cavallari pone la prima pietra:

foto 1 foto 2 foto 3 foto 4

Nel 2015 il governo Renzi finanzia strutture sportive per 100 milioni di euro tra cui il PalaCorviale per 5 milioni. Le Elezioni del 2016 eleggono Raggi Sindaca di Roma. Il cammino tra CONI e Comune di Roma riprende nel 2016. Nel 2017  l’XI° Municipio cambia destinazione: vuole fare un palazzetto  più piccolo dedicato agli sport rotellistici perchè si gestisce meglio. L’assessore allo sport Frongia si mette immediatamente in moto e chiede al CONI  di fare approvare il cambio di destinazione.
richiesta Frongia al Coni di modifica progetto

Ci riesce. Corviale Domani  vista l’opacità esistente avvia l’accesso agli atti coinvolgendo anche il CONI.

ACCESSO ATTI

 Arriviamo al 2018, i lavori latitano. Con lettera formale Corviale Domani, per evitare sia il definanziamento che problemi amministrativi, concorda riunione con Consiglio e Giunta dell’XI° Municipio.

Il Consiglio e la Giunta municipale approvano il 19 febbraio 2019 all’unanimità il ripristino del vecchio progetto ovvero il PalaCorviale polivalente in accordo con Corviale Domani che rappresenta la Comunità territoriale:

MOZIONE CONSIGLIO MUNICIPALE DI RITORNARE AL PROGETTO ORIGINARIO

La richiesta viene inviata all’assessore comunale allo sport Frongia. L’assessore non accoglie gli indirizzi del Municipio e della comunità. Contraddicendosi sulle motivazioni ribadisce che il PalaCorviale  deve essere per gli sport rotellistici.

Il Coni risponde che in questa confusa situazione non può procedere.
Testo della risposta del Coni:

RISPOSTA CONI

Il risultato è che l’area dove deve sorgere il PalaCorviale è completamente abbandonata come dalle foto allegate. Un deserto dei tartari che rischia di far perdere per sempre a Corviale i 5 milioni di finanziamento erogati:

area abbandonata foto 5  foto 6  foto 7 

foto 8                          foto 9                                         foto 10

A settembre CorvialeDomani richiede di dare seguito alle richieste del  Municipio XI e di avviare una collaborazione che sblocchi lo stallo in essere per evitare azioni giudiziarie e politiche.

La risposta è stato questo carteggio:

martedì, 24 settembre 2019, 00:48PM +02:00 da Andrea Pece andrea.pece@comune.roma.it:

“Buongiorno,
su incarico dell’assessore Frongia ho provato a chiamarla per fissare un appuntamento per parlare dell’impianto in oggetto. La prego di volermi contattare al numero che troverà in calce alla presente email per poter fissare una data.
Il 5 ottobre 2019 alle 22.49 galeota.pino@libero.it ha scritto:
“Salve a tutti
in allegato la risposta alla nostra lettera di sbloccare i lavori del Palazzetto dello Sport di Corviale/ PalaCorviale ha trovato una pronta risposta… prendiamo con piacere atto dell’avvio di un rapporto che speriamo sia proficuo.
Il dottor Pece, con cui abbiamo avuto un confronto telefonico, in cui mi rassegnato la volontà dell’assessore Frongia  di avviare i lavori del PalaCorviale. Mi altresì fatto presente che stavano mettendo in ordine la situazione prodotta del cambio avuto determinato dal nuovo governo “giallorosso” preso in carico dall’on.le Spatafora.
Sono certo che nei prossimi giorni riceverò buone nuove dal dottor Pece che ci legge in copia.Ci legge in copia anche l’avv.  Canestrelli a cui nell’incontro avuto come CILD/ Centro Iniziativa Legalità Democratica  che ha come missione Amministrazione Bene Comune di non avviare ulteriori iniziative vista la disponibilità comunicata.Vorrei ricordare a tutti Noi la storia infinita del PalaCorviale che stiamo seguendo dai tampi di Veltroni sindaco, poi con Alemanno, proseguita con Marino e con il Commissario Tronca e per finire con l’attuale Amministrazione.”21 ottobre 2019 alle 18.30

Oggetto: Re: da CORVIALEDOMANI Palazzetto sport Corviale
“Salve dr. Pece

trascorso quasi un mese ribadiamo l’urgenza di un incontro presso di Voi o se volete anche presso di Noi, di dare seguito alla volontà dell’assessore Frongia di riprendere il cammino per arrivare all’avvio dei lavori del PalaCorviale.

Siamo certi che ci sentiremo per fissare appuntamento a cui dovrebbero essere presenti sia la nostra delegazione che  l’ex assessore  Mellina e i consiglieri municipali Bianti. Martone e Lanzi con cui abbiamo condiviso il  progetto di ripristino.”

Da: galeota.pino@libero.it
A: andrea.pece@comune.roma.it
Data: 31 ottobre 2019 alle 15.35
Oggetto: da CORVIALEDOMANI RICHIESTE x PALACORVIALE
“Salve Andrea

vediamo se riusciamo a darci una mano.

Ieri nel nostro incontro hai fatto presente che il Comune non ha le risorse per fare la rimodulazione del progetto del PalaCorviale…non riporto la cifra che ci hai indicato in quanto non ne sei a conoscenza.

Vorremo avere pienezza di verificare la rimodulazione richiesta…da chi?… nella sua specificità in quanto saremo con i nostri associati, che sono competenti in materia, in grado verificare e quantificare le risorse necessarie.

Come puoi capire questa documentazione è urgente e necessaria per dare risposte concrete senza le quali saremo fermi come si dice in atletica ……        “ai blocchi di partenza”.

24 novembre 2019 alle 23.13
Oggetto: Re: da CORVIALEDOMANI RICHIESTE x PALACORVIALE

“Buongiorno Andrea

sono trascorse tre settimana dalla nostra richiesta e purtroppo non abbiamo avuto nessun riscontro…Come francamente ci siamo detti non possiamo rimanere in questo limbo che dura da troppo tempo.

Rimaniamo in attesa per una risposta che ci consenta di avere tempi, modalità e cifre …come da ns precedente richiesta in allegato.

Come abbiamo detto anche all’assessore diamoci una mano ma non può essere solo la nostra.”

Pino Galeota

Noi continueremo a fare di tutto per non far perdere al nostro territorio quest’opportunità. (Roma, 30 dicembre 2019)

Il 27 novembre 2020, dopo svariati contatti e pressioni, si svolge un’assemblea pubblica sul PalaCorviale con i seguenti partecipanti:

  • Andrea Burlandi – Federazione Italiana Pallavolo
  • Paolo Pasqualoni – Federazione Ginnastica d’Italia
  • Fabrizio Sabatini – Federazione Italiana Sport Rotellistici
  • Davide Monti – Federazione Italiana Giuoco Squash
  • Pino Galeota – Corviale Domani
  • Anna Maria Bianchi – Carte in Regola
  • Adriano Sias – Comitato Inquilini Corviale
  • Maurizio Geusa – CILD Centro d’Iniziative per la Legalità Democratica
  • Laura Peretti – autrice del progetto che ha vinto il concorso internazionale “Rigenerare Corviale”
  • Andrea Novelli – Caleidosport
  • Anna Ventrella – Movi Lazio
  • Maria Grazia Bellisario – Comitato di Quartiere Magliana-Arvalia
  • Annamaria Trinchieri – Art Arvalia Onlus
  • Aurora Resta – Art Arvalia Onlus

Tutti i partecipanti hanno espresso il proprio favore verso la realizzazione di un progetto di Palazzetto multisportivo integrato in un parco attrezzato, a sua volta, per ospitare attività sportive. Il Palazzetto dovrà essere aperto non solo alle attività di alto livello ma anche allo sport di base. Il Palazzetto dovrà, inoltre, essere un luogo dedicato non solo allo sport ma dovrà ospitare anche attività sociali e culturali.

Ringrazio le Federazioni che hanno manifestato il proprio interesse alla gestione condivisa del Palazzetto e pubblico con piacere le loro lettere.

Ringrazio le Associazioni e i Comitati che hanno manifestato la propria disponibilità a costituire un tavolo tecnico che segua il percorso del progetto, assicurando che venga rispettato il cronoprogramma che verrà definito nella prossima riunione.

Link alla registrazione dell’assemblea:

https://angelodiario.com/2020/11/27/assemblea-pubblica-per-il-palacorviale/

Il seguito istituzionale di quest’assemblea è la seguente mozione del 26 dicembre 2020:

Mozione sul PALAZZETTO di Corviale del 2020 XII 26

Ma nel frattempo arriva giunge questa lettera di definanziamento dell’opera dal Dipartimento dello sport della Presidenza del Consiglio con data 20 dicembre 2020:

Lettera di Definanziamento del PALAZZETTO di Corviale del 2020 XII 20

A questo punto subito Corviale Domani scrive al Dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio la seguente lettera:

Lettera Corviale Domani alla PCM Dip sport

Scrive allo stesso Dipartimento anche il Presidente Diario della X Commissione Consiliare Capitolina Sport, Benessere e Qualità della Vita:

Lettera Diario a PCM

La storia infinita continua e Corviale rischia sempre più di perdere 5 milioni di investimento sociale.




Un tavolo istituzionale per la riqualificazione di Corviale

Massimiliano Valeriani: “Abbiamo promosso la costituzione di un tavolo di coordinamento istituzionale, in collaborazione con le varie realtà locali, per ampliare gli interventi di riqualificazione urbana del Corviale. Non solo le opere di ristrutturazione del complesso Ater già iniziate con un investimento di oltre 21 milioni di euro, ma un grande progetto di rigenerazione dell’intero quadrante di Corviale attraverso la sostenibilità ambientale, l’efficientamento energetico, il decoro urbano e la qualità dei servizi per sostenere lo sviluppo sociale, culturale ed economico del quartiere.”




La Regione Lazio s’impegna per la riqualificazione del Quadrante di Corviale

Questa mattina la Giunta regionale ha approvato l’Atto di indirizzo per la sottoscrizione di un protocollo di intesa volto alla costituzione di un Tavolo di coordinamento istituzionale per la co-programmazione e la co-progettazione interdisciplinare della rigenerazione urbana del Quadrante di Corviale. Cosi’ in un comunicato la Regione Lazio.   In particolare, la delibera chiede alla Direzione regionale per le Politiche abitative e la Pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica di predisporre la redazione di un Piano strategico operativo, in collaborazione con le varie realta’ locali, che possa cogliere tutte le opportunita’ offerte dalla programmazione UE 2021-2027, dando seguito alle indicazioni degli obiettivi comunitari con partenariati allargati per realizzare positivi scambi e migliori interazioni con altri ambiti territoriali per la completa attuazione del progetto integrato di rigenerazione urbana del Corviale. La Direzione regionale competente, inoltre, dovra’ farsi promotrice della conseguente predisposizione di un protocollo di intesa con altri soggetti istituzionali e con le realta’ sociali, culturali, educative e produttive del territorio per consentire la costituzione di un Tavolo di coordinamento istituzionale sulla co-programmazione e co-progettazione interdisciplinare della rigenerazione urbana del Quadrante di Corviale. Una volta conclusa questa fase, la Giunta regionale procedera’ con l’approvazione dell’accordo, in collaborazione con tutti i soggetti interessati all’attivita’ di coordinamento istituzionale, per migliorare il decoro urbano, il livello dei servizi e la qualita’ della vita nel quartiere di Corviale, favorendone anche lo sviluppo del tessuto sociale culturale ed economico.
“L’Amministrazione regionale sta investendo notevoli risorse per riqualificare questo quadrante, a partire dal complesso di edilizia residenziale pubblica. Oltre al progetto ‘Rigenerare Corviale’ – che prevede un finanziamento di 11 milioni di euro per migliorare l’accessibilita’ del ‘Serpentone’, insieme alla vivibilita’ e alla sicurezza dei percorsi interni e degli spazi comuni – nei prossimi mesi verranno consegnati altri 60 nuovi alloggi, procedendo con il programma di ristrutturazione del quarto piano grazie ad un investimento regionale di circa 10,5 milioni di euro. Ma anche iniziative di carattere sociale, come il progetto ‘Passi con Calciosociale’: la Regione ha finanziato un piano di inclusione, che sta permettendo a 10 ragazzi Neet di Corviale di uscire dalla condizione di emarginazione per iniziare un percorso di crescita personale volto all’inserimento nel mondo del lavoro”, dichiara Massimiliano Valeriani, assessore regionale all’Urbanistica e alle Politiche abitative.




Siamo tutti il Mitreo

manifestazione

Nel 2005 la legge Bersani per lo sviluppo nelle periferie riconosce che il progetto socio-culturale Mitreo è una risorsa per la riqualificazione di un territorio complesso e difficile: il Corviale.

La scommessa, definita impossibile, che racchiude passione, competenza e capacità relazionali, apre le porte nel 2007.

In quegli anni a Corviale i taxi rifiutavano spesso di venire, il centro commerciale  che era la piazza del territorio si chiamava e si chiama ancora Casetta Mattei, la stessa risposta la dava chi viveva nel Serpentone. Lo stigma era totale.

Un senso di colpa diffuso delle istituzioni e le lotte di abitanti e operatori come Monica Melani costruirono il poi con la Biblioteca, il Centro di formazione professionale, il Calcio sociale, le strutture sportive di pregio…..

In questo contesto il Mitreo ha contribuito, nel rispetto delle regole, a far vivere quotidianamente la cultura nelle sue più svariate attività e forme. Un presidio che ha dato e dà risposte positive sia in termini di sicurezza sociale che di formazione.

Un presidio a cui l’Amministrazione comunale deve molto e che avrebbe dovuto accompagnare ricercando soluzioni che tenevano conto che la cultura è un binomio inscindibile dal sociale.

Il Mitreo in questo 2020 è stato quasi sempre serrato a causa di forza maggiore per il Covid 19 che ne ha imposto la chiusura. Il risultato è che nessuna delle attività previste sono state svolte con danni sia economici che per quelle risposte quotidiane che dava alla comunità del Corviale e non solo.

Sabato 28 alle 10.30 saremo davanti al Mitreo in via Mazzacurati 61 ( link per partecipare online: https://us02web.zoom.us/j/81957128346  ) per ribadire la centralità dei presidi socio-culturali che la nostra città deve tutelare e sostenere.

Oltre 2500 cittadini hanno chiesto di trovare una soluzione degna del contributo che è stato dato nelle periferie di Roma.

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Stato di attuazione del Programma di Recupero Urbano di Corviale

Presentazione PRU CORVIALE

GLI INTERVENTI PRIVATI:

esempio di interventi privati

esempio di interventi privati

Totale dei volumi previsti nei 7 Interventi Privati mc 198.172
• Totale dei volumi realizzati mc 181.974
• Percentuale di interventi privati realizzati 92%

LE OPERE PUBBLICHE:

esempio di opere pubbliche

esempio di opere pubbliche

• Valore totale delle opere pubbliche previste € 14.858.000,00
• Valore totale delle opere pubbliche realizzate € 8.690.000,00
• Percentuale di opere pubbliche realizzate 58%




Webinar – ROMA INTERROTTA – ripartire dai contenuti per disegnare il futuro della città

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Le linee guida della Commissione europea per la redazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinato a costituire la parte italiana del Next Generation EU mette in evidenza l’importanza dei molteplici temi dell’innovazione e dellasostenibilità ambientale e sociale, che dovranno essere centrali nella proposta che il Parlamento approverà, le dimensioni e le finalità alle quali la proposta italiana dovrà dimostrare piena coerenza e valutabilità di risultati in tempi certi. Il tema delle politiche urbane e territoriali e della rigenerazione urbana non sono presenti in quanto tali, giacché la Commissione lascia agli stati nazionali il compito di definirle e proporle. Una occasione che Roma, nella particolarità e gravità della sua crisi non può permettersi di perdere. Per iniziare a discuterne abbiamo ritenuto focalizzare in un primo incontro la riflessione sulle conseguenze urbane della pandemia, che calo del turismo e rivoluzione organizzativa dello smart working stanno producendo nelle città italiane e in particolare a Roma. Tutte le dimensioni individuate dalla Commissione saranno importanti, ma ancora più importante sarà il modo che ogni contesto territoriale sceglierà per interpretarle, individuando le priorità ad esso più pertinenti ed efficaci.

La ripresa pur in piena emergenza sanitaria rappresenta un punto di svolta economico e sociale che produrrà irreversibili ricadute sull’assetto funzionale e morfologico della nostra realtà e in particolare sulla nostra città. Recenti ricerche, realizzate in epoca pre-Covid, “Roma 2030” e “Roma 2040” hanno ben evidenziato le debolezze intrinseche su cui è abbattuta la pandemia sanitaria. Se non vogliamo che questa degeneri in “Pandemia sociale” è necessario intervenire con urgenza e competenza.

L’orizzonte degli eventi

Il lavoro in remoto e/o agile sta ridisegnando e ridisegnerà l’assetto urbanistico, commerciale e dell’economia della nostra come di tutte le città. Una quota di occupati fra il 20% citato da Draghi e il 30% indicato da Profumo, CEO di Leonardo,è destinata a lavorare stabilmente a distanza. L’argomento è troppo recente per avere dati certificati, ma diverse stime indicano in almeno il 30% gli occupati destinati a rimanere a distanza; dato che a Roma si traduce in circa 600mila occupati. Saranno in ogni caso centinaia di migliaia di lavoratori liberati dagli spostamenti casa lavoro, che speriamo vengano anche nuovamente occupati dal Covid-19 grazie alla innegabile e positiva risposta che il lavoro in remoto e la commercializzazione online producono.

Queste cifre corrispondono ad almeno 10 milioni di metri quadrati di uffici pubblici e privati, che resteranno probabilmente vuoti e inutilizzati. Parliamo di perdita di pesodei centri direzionali, dei Ministeri, delle direzioni e servizi centralizzati come Poste, Istat, Banche e Assicurazioni, grandi Aziende pubbliche e private, delle Sedi Istituzionali nazionali e locali ma anche delle attività professionali connesse ai servizi, diffuse nella città, a cui danno supporto e fanno da front-office, e degli spazi commerciali locali. La transizione, a cui il nostro Paese e la nostra Roma vanno incontro, sarà lunga e continua, incerta ma irreversibile.

Per quanto riguarda il Commercio l’espansione dell’on-line è stato nell’ordine dei 20 punti percentuali, ridisegnando il ruolo dei centri commerciali a favore del delivery. Mentre la caduta dei servizi accessori al lavoro nelle aree monofunzionali si ribalta nella rilocalizzazione in prossimità delle residenze.

Su questo quadro assai problematico verifichiamo un generale e preoccupante ritardo di consapevolezza, una sorta di attesa che tutto torni come prima. La storia ci insegna che non potrà essere così. Di conseguenza riteniamo necessario e opportuno avviare un confronto consapevole e allargato a tutti i soggetti e le parti in causa. Per quanto ci riguarda accenderemo i fari sulle risposte che sono nelle nostre competenze – come il sociale, il sanitario 2.0, l’ambiente, le periferie e la rigenerazione urbana del patrimonio pubblico e privato – traendo dal nostro DNA la certezza che in questa transizione ognuno dovrà avere senso civico uscendo dal giardino di casa per costruire insieme il futuro di Roma.

Come se non bastasse, nel corso degli ultimi anni si sono sedimentate nella nostra città una straordinaria quantità di opere pubbliche e private incompiute. La città è cosparsa di ruderi moderni, edifici abbandonati o meglio macerie, su cui cresce la percezione del degrado. Queste macerie rivelano da un lato lo spreco di risorse pubbliche, senza alcun rispetto del contribuente, e dall’altro l’arroganza di chi può fare scempio del territorio rimanendo impunito. In entrambi i casi un tradimento delle aspettative di servizio, di decoro, di efficienza, di qualità. Queste macerie incorporano le risorse economiche investite e le aspettative di servizio mancate, a cui vanno date risposte e non silenzi.

Alla luce di questo mutato quadro occorre capire dove e come intervenire, sollecitando la società civile come quella politico-istituzionale. È un passaggio obbligato e l’occasione per riflettere sulle prospettive e il futuro della nostra città non solo in termini di analisi quanto avanzando specifiche proposte operative su cui aprire un confronto.

Questi alcuni temi che consideriamo emergenti:

1. L’abitare e le emergenze sociali – Sia pure su dati non recenti il fabbisogno per le fasce disagiate si attesta su oltre 50.000 alloggi/famiglie, variamente articolati. Non è affatto detto che il Covid-19 imporrà la desertificazione dei centri direzionali, ma di sicuro si avrà la disponibilità di consistenti spazi che un tempo erano destinati al lavoro e non lo saranno più. Con il lavoro da casa, per quello che si potrà mantenere tenendo conto di tutte le controindicazioni già venute alla luce, comunque si ridurrà la domanda di spazi per uffici sia pubblici che privati. Per questo ci vorrà un “ridisegno” per una complessiva razionalizzazione delle destinazioni funzionali degli spazi dove si lavora o si vive. Dal lockdown siamo in grado di capire che avremo a disposizione parti di città da riutilizzare, e che il rapporto tra domanda e nuova offerta è tutto da verificare. Non tanto nei dati quantitativi, che sembrano offrire una grande disponibilità, quanto nelle modalità per rendere concreto il riuso a fini residenziali del patrimonio sottoutilizzato, tenendo conto di tutti i fattori che frenano la trasformazione urbana, soprattutto economici, ma anche dovuti ad una legislazione inadeguata. Senza un patto tra istituzioni, cittadini, proprietà e l’imprenditoria, sostenuto da indirizzi ed incentivi pubblici, rischiamo di indicare obiettivi irraggiungibili. Servono quindi analisi serie e condivise con le forze economiche ed un progetto di grande respiro che permetta alle nostre città di avviare una stagione di rinnovamento strutturale.
2. Consumo di suolo zero – l’argomento è ormai consolidato per la gran parte degli operatori, non solo per motivi ambientali, quanto, ormai, per motivi di natura economica che non rendono più conveniente ulteriore espansione di reti e servizi con densità sempre più rarefatte. Può sembrare paradossale ma all’ordine del giorno dovremo dare seguito al recupero di suolo già urbanizzato da destinare ad altri usi, come agricoltura e forestazione.
3. Recupero-Riuso-Riciclo – se la città smette di espandersi l’oggetto della trasformazione diventano gli spazi vuoti ed inutilizzati sia oggi in essere che nel breve-medio periodo. Non più scarti urbani ma risorse molto spesso in posizioni strategiche ed accessibili abbandonati. Il centro storico della città sarà la cartina di tornasole dell’uso e/o disuso del patrimonio pubblico e privato che verrà. Basta dare uno sguardo a Via Veneto (alberghi deserti, vecchia sede BNL vuota) e ai deserti umani dei ministeri.
4. Sostenibilità ambientale, economia circolare e nuova occupazione

La città non si espande e il suo sistema urbano dovrà essere ripensato mettendo in cantiere la sostenibilità ambientale  come previsto del green new deal e dalle future risorse economiche derivate da un coerente Recovery Plan italiano. Tale obiettivo potrà essere attuato attraverso l’economia circolare recepiti con i decreti legislativi.Le nuove opportunità di occupazione saranno originate da questi processi produttivi e dalla ri-progettazione  dei servizi e dei beni ambientalmente sostenibili adeguati alla sfida che Covid 19 ha messo in bella mostra. Non sfuggirà a nessuno il nuovo ruolo delle Comunità territoriali Saranno le Istituzioni, la Politica e il mondo imprenditoriale e sociale capaci di dare centralità a questa consapevolezza?

5. Qualità urbana e dello spazio pubblico – Abbiamo bisogno di città dense, vitali e ricche di funzioni, ma che non siano affollate. Nelle quali lo spazio pubblico sia in grado di produrre i suoi effetti d’integrazione urbana e sociale e di redistribuzione di opportunità in condizioni di serenità e sicurezza. Città accessibili grazie a trasporti sostenibili; città sane e resilienti, in grado di fronteggiare gli eventi climatici estremi ed offrire vivibilità e gradevolezza. Ripartire dallo spazio pubblico non più elemento complementare dello spazio privato ma elemento determinante delle funzioni e quindi dei valori dello spazio privato. La strada abitata e frequentata con il suo variegato assortimento di funzioni a misura di pedone torna ad essere il luogo identitario del quartiere e della città.
6. Ridefinizione delle grandezze Ci sarà bisogno di una riscrittura delle unità di misura della vivibilità urbana. Una città non più a dimensione di lavoro fisicamente dislocato ma su misura di Smart working diffuso e di esigenza di distanziamento sanitario. Città non più divisa in quartieri a vocazioni differenziate, uffici, commercio, divertimento, dormitorio, ma città di quartieri autosufficienti percorribili per lo più a piedi e con tutti i servizi comprensivi di spazi di coworking per evitare l’iperframmentazione sociale. Il finanziamento di questi spazi dovrà essere a carico dell’aumento di redditività che lo Smart working procura con ladiminuzione del costo del lavoro diventato remoto.
A fianco all’infrastruttura fisica per assicurare l’accessibilità alle persone e alle cose diventa determinante l’efficienza della rete di connessione e ancor piùl’efficienza e l’integrazione delle banche dati. Per lavorare a distanza sonostrategiche la quantità e la qualità delle informazioni e la velocità di accesso.
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Iniziative di dibattito e confronto – A partire da questo primo incontro noi, un coordinamento di persone e organizzazioni della società civile democratica della città, vogliamo avviare una breve serie di confronti pubblici, nei quali far dialogare relazioni che riportino lo stato dell’arte di alcuni dei principali macrotemi qui sopra descritti con alcuni qualificati interlocutori espressione del mondo civile e sociale della città, per definire alcune possibili linee di azione sulle quali chiamare a prender posizione le diverse opzioni politiche in campo per il governo della città. Condurre una discussione che non accetti gli intrappolamenti di chi cerca di precostituire i modi del consenso è anche garanzia di poter poi chiedere conto a tutte le forze politiche del contributo che daranno per raggiungere gli obiettivi che si sono condivisi. Siamo consapevoli che per uscire dalla crisi il tema del riordino fisico e funzionale del sistema insediativo può essere il punto d’attacco solo se sarà in grado di mobilitare le risorse umane e imprenditoriali della città, offrendo occasioni di lavoro e di riconquista della dignità sociale e civile; qualcosa che sinora è in gran parte mancato a Roma, e che oggi chiede l’impegno di tutti perché possa avvenire.

Piero Albini, Gabriele Abbate , Matteo Archilletti, Francesco Aymonino, LorenzoBellicini, Pietro Barbieri, Maria Grazia Bellisario,  Luigi Vittorio Berliri, Claudio Canestrari, Tommaso Capezzone, Gaetano De Bilio,Pasquale De Muro,  Giovanni  Devastato, Toni Fabbroni, Claudio Falasca, Francesco Florenzano, Marco Fratoddi, Pino Galeota, Lorenzo Gallico, Maurizio Geusa, Claudio Giangiacomo, Alessandro Leon, Paola Loche, Maria Macioti, Mauro Martini, Carlo Mazzei, Daniel Modigliani, Maurizio Moretti, Monica Melani, Salvatore Monni, Simone Ombuen, Scomodo, Giuseppe Pasquali, Augusto Pascucci, Thaya Passarelli,   Daniela Patti, Laura Peretti, Enrico Puccini,  Paolo Rigucci, Amedeo Schiattarella, Stefano Simoncini, Cristina Tullio, Anna Ventrella          

Riferimenti

Roma, mercato immobiliare dopo il virus: prezzi giù per tre anni
Lilli Garrone, il Corriere della Sera del 7.04.2020

Mercato immobiliare, a Roma effetto Covid: -25% di vendite.
Daniele Autieri, la Repubblica del 19.06.2020

Pandemia sociale. Effetto Covid e nuove emergenze: a Roma la povertà mangia le famiglie
Antoni Maria Mira, l’Avvenire del 13.07.2020

Caritas Roma, Rapporto 2019 sulla povertà a Roma

Banca d’Italia, L’economia del Lazio nel primo semestre del 2020

Commission staff working document. “Guidance to member states Recovery and Resilience Plans.” SWD(2020) 205 final

Camera dei Deputati. Servizio studi, Dipartimento Bilancio. “Le politiche di settore nel quadro europeo. Elementi per l’attività di indirizzo parlamentare in vista del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza” 22 settembre 2020




La disintermediazione sociale de “L’algoritmo del contagio”

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“Entrare in un mondo…per perdersi, ritrovarsi e poi un giorno uscirne più arricchiti, perché ciò che vedemmo era lo sconosciuto in noi: il terrore e la gioia, la vita e la morte, l’orrore e la salvezza, l’ordine e il caos” credo che queste parole di Antonio Gnoli in “Chiamatemi Sindbad” sulla Repubblica del 7 ottobre 2020 descrivano perfettamente quello che abbiamo e stiamo vivendo.

Situazione che Michele Mezza ben descrive in “Il contagio dell’algoritmo”

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con continui rimandi a cicliche date di rottura della storia. Mi piacciono queste citazioni storiche perché noi, persi nel tran tran della quotidianità (perché la nostra grande capacità adattativa trasforma in tra tran anche il tempo del covid), non cogliamo il senso di cesura che stiamo vivendo.

Io uso sempre il paragone con la prima catena di montaggio (nessuna invenzione: solo una diversa organizzazione dell’esistente) che determinò una nuova unità di misura della vita, della città, dell’economia, della politica. Ecco ora siamo su un simile crinale: l’affermazione dello smart working, per esempio, stravolgerà egualmente la città, l’economia e – quindi, anche se non immediatamente – le forme d’intermediazione da quella sindacale a quella politica.

Un altro aspetto del testo che mi ha colpito è la constatazione della sospensione del tempo. La sospensione dello spazio è quella che ci appare più evidente tra distanziamento, lockdown e lavoro a casa. Poco invece si riflette sulla sospensione del tempo, l’impossibilità di programmare non dico il futuro ma spesso la stessa quotidianità. Viviamo insomma in un tempo sospeso che blocca l’economia, la politica, la stessa giustizia quasi del tutto bloccata. L’unica realtà che si muove è la scienza, in particolare quella medica. Ma questa sospensione è apparente e non riguarda tutte le situazioni. Il mondo dei grandi interessi infatti, come sempre, sta approfittando della situazione per ristrutturarsi (guardiamo ai processi in campo editoriale, nelle reti infrastrutturali, nei sistemi di pagamento).

Mezza ripete spesso le parole di Peter Piot “il virus è la più grande crisi sociale in tempo di pace” ma vorrei ricordare le parole del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare italiana: “Prima tutto avveniva in tre fasi: pace, crisi e conflitto. Ora invece viviamo una costante competizione: non c’è più la vecchia idea di pace, si passa dalla competizione alla crisi” (1). Forse questo tempo sospeso della pandemia è proprio il tempo di questa guerra non guerreggiata. Basta guardare i principali fronti che si sono aperti: USA-Cina e Mediterraneo sud orientale. Entrambi sono fronti principalmente marini dal momento che è il mare l’infrastruttura attraverso cui viaggia la globalizzazione dei beni (container), dei dati (dorsali sottomarine), dell’energia (pipeline). Nel momento in cui l’epidemia sta provocando un restringimento della globalizzazione i fronti di attrito diventano caldi per mantenere o conquistare aree d’influenza.

Ma tornando alla pandemia Mezza dice che “gli apparati amministrativo-sanitari sembrano occuparsi più della dinamica della malattia che del destino dei malati, che diventano indicatori numerici, puri dati da calcolare”; ma è chiaro che in una pandemia l’attenzione di contrasto è puntata sulle dinamiche numeriche. Il punto è che mentre il contrasto centrale deve essere focalizzato su questo, il contrasto territoriale deve invece puntare sui singoli numeri, sui soggetti, in modo da contrastare l’altro fattore numerico rilevante: le percentuali dei decessi e dei guariti. È in questa dicotomia tra fronte verticale e fronte orizzontale che si dispiega la resistenza alla pandemia. È questa dicotomia che ha funzionato in Veneto e non ha funzionato in Lombardia.

Altro punto cardine de “L’algoritmo del contagio” è: “un conflitto fra pochi uomini calcolanti e infiniti uomini calcolati, e, secondariamente, che questo conflitto si consuma sulla base della capacità dei primi di indurre, raccogliere, espropriare e finalizzare a nuovo dominio ogni nostra azione, soprattutto il modo in cui pensiamo a ogni nostro singolo atto”. Una capacità che somiglia in perfetta simmetria alla codificazione dei tempi, dei modi e degli standard produttivi della catena di montaggio. Eppure quella codificazione è stata costretta a scendere a patti quando gli oggetti della codificazione hanno acquisito consapevolezza di essere gli attori di quel ciclo produttivo e si sono ribellati alla regia unica imponendo progressivamente la contrattualizzazione della loro azione produttiva trasformandosi da oggetti a cosoggetti del processo. È necessario allora lavorare a un’analoga presa di cognizione del proprio status cominciando nel campo dello smart working per estenderlo all’intera realtà dei calcolati.

La questione quindi non è tanto la separazione tra “chi regola gli altri e chi viene regolato” ma togliere i contratti individuali (quelli che sottoscriviamo ogni volta senza leggerli quando accediamo per la prima volta ad una piattaforma digitale) dalla solitudine e dall’ignoranza di una scelta solitaria trasformandoli in processi collettivi e guidati per lo meno da parte di agenzie di supporto (anche qui è illuminante l’esempio dello smart working che prevede contratti individuali a cui va innanzitutto offerta una consulenza di supporto di classe per non incorrere in quel “darwinismo sociale” di cui parla Gotor (2).Ma anche lui ricade nella categoria degli “apocalittici” quando paventa “un ritorno…alle condizioni dell’insegnante cinquecentesco che vendeva il suo sapere spostandosi…di corte in corte” a fronte della possibilità di “ciascun docente…titolare di un determinato numero di corsi online che venderà al miglior offerente”.

Che differenza c’è infatti tra questo docente è uno smart worker che contratta la sua prestazione? Entrambi hanno relazioni professionali basate sulla disintermediazione. Ed in entrambi i casi è su questa disintermediazione che bisogna agire non  velleitariamente e inutilmente cercando di abolirla, ma allargando quel vuoto d’interconnessione che esiste tra il datore di lavoro e il lavoratore occupandolo con una funzione orizzontale, e preferisco territoriale, di supporto, consulenza, accompagno, insomma tutto ciò che finora facevano i sindacati con i contratti collettivi. Queste agenzie di nuova intermediazione sociale dovrebbero, appunto su base territoriale, costituirsi come quell’intelaiatura civica/istituzionale che infrastrutturi i territori in via di “quartierizzazione” a causa della riscrittura urbanistica dell’abitare operato dall’epidemia e dal susseguente cambiamento degli stili di vita. Questa modifica interesserà l’intero territorio, partendo dalla rimodulazione delle città si diffonderà fino alle aree più periferiche e interne man mano che saranno rese vivibili dalle infrastrutture digitali e fisiche. Tutti noi che da tempo parliamo di “nuove forme dell’abitare” abbiamo ora la chance e il compito di disegnare in reale queste possibilità.

Allora se, come ci ricorda Mezza, “il territorio è un centro di elaborazione e produzione di dati” e la “territorializzazione dell’assistenza … ora deve diventare un paradigma sociale, non solo per la sanità”, dobbiamo ritornare ad “abitare” oltre che le mappe anche i nostri territori. Emblematico a tal proposito mi sembra il nuovo sipario di Pietro Ruffo del teatro Palladium con due mappe gemelle con la planimetria dei lotti di Garbatella il quartiere dove è ubicato il teatro dell’Universita’ di Roma 3.

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  • (1) Gianluca Di Feo “Dai pirati ai cavi sottomarini così la Marina difende l’Italia” in Repubblica del 1 ottobre 2020.
  • (2) Miguel Gotor “I diritti dello smart worker” in L’Espresso del 4 ottobre