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“Per l’Anno Santo così rilanceremo le nostre periferie

Da Ponte di Nona a Tor Vergata, anche le strade, le piazze, le parrocchie e i siti archeologici oltre il Raccordo vivranno il loro Giubileo grazie a una serie di opere lampo.
Un Giubileo bis, fuori dal Gra. Anche le strade, le piazze, le parrocchie e i siti archeologici oltre il Grande raccordo anulare vivranno il loro Anno Santo grazie a una serie di opere lampo. Interventi per venire incontro alle esigenze dei residenti e dei pellegrini che a partire da dicembre si spingeranno al di fuori dell’anello delle basiliche. Ad annunciare una batteria di 11 progetti, già presentati alla presidenza del Consiglio per avere finanziamenti e agevolazioni sui tempi di realizzazione, è stato l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo: “Un grande piano di piccoli interventi per 6 milioni di euro – ha spiegato ieri – perché vogliamo che il Giubileo lasci condizioni migliori di vita a chi ancora aspetta strade, piazze e spazi verdi. Avevamo 29 progetti nel cassetto, ma ora procederemo con questa lista”.

Nell’elenco rientrano la realizzazione del sagrato della chiesa di Santa Maria Josefa a Ponte di Nona, il recupero di una via dell’antica Roma a Tor Vergata e una ciclabile a Tor Bella Monaca. E ancora una cura green per San Basilio, Primavalle e Fidene-Val Melaina.

Interventi mirati che si sposano al progetto allestito dall’assessore Caudo e dalla giunta Marino: la rigenerazione dell’esistente al posto della cementificazione dell’agro romano. “In due anni – ha spiegato il delegato all’Urbanistica – abbiamo approvato 91 delibere, cancellato 25 milioni di metri cubi di cemento in variante al Prg, realizzato opere pubbliche a scomputo per 150 milioni e investito 190 milioni di privati per l’abitare sociale”. Poi, sullo stadio della Roma a Tor di Valle: “Il progetto andrà approvato dalla conferenza dei servizi con delibera regionale. Fino a quel momento può decadere il pubblico interesse. A oggi non c’è alcuna variante urbanistica e nessun obbligo. Abbiamo lavorato con rigore e abbiamo trasferito alla Regione il progetto con le nostre sottolineature”. In altre parole, vanno sciolti i nodi legati ai trasporti e vincoli ambientali.

Dal nuovo Colosseo al vecchio e trasandato stadio Flaminio. Per l’impianto in disuso sono arrivate le prime manifestazioni di interesse da parte di privati. Soggetti pronti a investire in una struttura da riallestire a tempio dello sport. Ma non solo. Nelle idee del Comune, lo stadio potrebbe ospitare concerti all’aperto, fiere ed esposizioni. Per ora massima riservatezza sui nomi dei possibili investitori -che dovrebbero rispettare il vincolo artistico che vige sull’impianto di Antonio Nervi – ma, fanno sapere dall’assessorato, qualcosa si muoverà in concreto da settembre. Tenendo bene a mente che il Parco della Musica è a pochi passi di distanza dallo stadio, un catino che completerebbe l’offerta dell’Auditorium.

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Assessore Rossi Doria: non è vero che a Roma è tutto un disastro

Ci sono risorse importanti da cui ripartire.
“Non è vero che a Roma è tutto un disastro, ci sono risorse importanti da cui ripartire. Sono preoccupato ma possiamo farcela. Non mi piace il termine periferia, zone lontane dal centro vanno potenziate. Governo ha grandi meriti sulla riforma della Scuola”. Lo ha detto Marco Rossi Doria, neo asessore alla scuola e periferie della Capitale su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
“Roma è una città con tantissime risorse – ha affermato Rossi Doria -. Abbiamo un esercito civile già al lavoro su cui contare. Ma se noi guardiamo solo le grandi difficoltà, senza guardare le risorse in campo, abbiamo una prospettiva monca. Non è vero che è tutto un disastro e non ci sono forze per reagire. Le forze sono già in campo. Ci sono risorse importanti da cui ripartire, ad esempio gli insegnanti delle scuole, i nidi, le parrocchie, i centri sportivi. Ci sono i cittadini, i nostri ragazzi, c’è tanta gioventù. Bisogna ripartire dalla bellezza di Roma e dei suoi cittadini. Quando i cittadini sono in una condizione di esasperazione, come per quanto riguarda i trasporti, bisogna partire da lì”.
“Il problema c’è e bisogna affrontarlo a viso aperto. Sono preoccupato – ha aggiunto – ma so che possiamo farcela. Scuola e periferie nello stesso assessorato? Io lo chiamerei assessorato alla scuola e ai multicentri, non mi piace la parola periferia. Le grandi città che funzionano meglio sono città dove insieme al centro storico si sono sviluppate nel tempo delle attività in altre parti della città che, pur non essendo in centro, sono diventati punti di riferimento e di aggregazione. Sulla scuola bisogna capire quali sono le priorità parlando con le persone che hanno a che fare con la scuola tutti i giorni. Lavorerò in continuità con Paolo Masini che mi ha preceduto, che ha fatto buone cose. Decreto Buona Scuola? C’è un dato molto importante, cioè che si è stabilizzata una fetta importante di organico, questo farà tornare in breve tempo il nostro Paese all’ordinarietà. Questo è il grande merito del Governo. Ci sono state delle criticità che poi sono state corrette”.

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Strutture in cemento armato stampato 3D ‘made in Italy’

L’Università Federico II di Napoli lancia il progetto di una mega-stampante. Realizzata la prima trave da 3,5 metri.
Calcestruzzo stampato in 3D per costruire case, coperture e anche strutture complesse come i ponti. Dopo le prime esperienze fatte in Cina, l’Italia ha messo a punto una nuova tecnologia che permette di progettare e stampare tridimensionalmente elementi complessi e a un costo inferiore.
Le prime sperimentazioni sono frutto dell’attività di ricerca condotta presso il centro di servizi CeSMA dell’università di Napoli Federico II. Il gruppo è coordinato da Domenico Asprone, della Federico II, da Marco Iuorio, del Distretto Tecnologico Stress e da Ferdinando Auricchio, dell’università di Pavia.
La nuova tecnologia – rileva Asprone – promette di ottimizzare le forme e risparmiare materiale, alleggerendo quindi gli elementi in cemento armato e riducendo i costi e gli impatti ambientali. La possibilità di ottenere forme complesse, poi, apre la strada a nuovi utilizzi del cemento armato, diversi da quelli convenzionali, con proprietà estetiche e di design.
Una mega stampante
La tecnologia della stampa in 3D, spiega Iuorio, consente di realizzare elementi curvi, cavi o con caratteristiche particolari che normalmente richiederebbero complicati sistemi di forme in legno (casseri) per il getto di calcestruzzo fresco, con notevole incremento dei costi di realizzazione. Utilizzando una mega-stampante 3D, prototipo dell’azienda italiana Wasp, i ricercatori hanno sviluppato un sistema per stampare elementi di calcestruzzo che possono essere assemblati con barre d’acciaio e comporre travi o pilastri in cemento armato.
Realizzata la prima trave di 3,5 metri
La prima trave ottenuta ha la lunghezza di circa 3,5 metri, e sarà testata a breve nei laboratori del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura della Federico II.
In Italia e all’estero, osserva Iuorio, ”sono in atto molti processi di innovazione alimentati dal proliferare di start-up e altre iniziative, intercettando quest’energia e mutuandone alcuni aspetti si può puntare ad innovare anche un processo tradizionale come quello del costruire in calcestruzzo grazie alle tecnologie della stampa 3D”.

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Un nuovo volto per il Corviale: scopri il Bando Internazionale

L’obiettivo è quello di aumentare la qualità della vita degli abitanti con spazi più confortevoli e vivibili. Il bando riguarda la rigenerazione e riqualificazione degli spazi comuni del corpo centrale dell’edificio

03/08/2015 – La Regione sostiene insieme ad Ater un bando internazionale per rigenerare Corviale. L’obiettivo è far rinascere e dare un volto nuovo a questa struttura alla periferia di Roma.

9,5 milioni di euro per essere vicini alle periferie. In particolare il bando riguarda la rigenerazione e riqualificazione degli spazi comuni del corpo centrale dell’edificio: l’obiettivo è proprio quello di aumentare la qualità della vita degli abitanti con spazi più confortevoli e vivibili. Saranno chiamati a raccolta i migliori architetti internazionali.

Gli altri interventi della Regione per rigenerare questa struttura. Dal campo di calcio sociale realizzato con materiali naturali anche grazie all’aiuto di cittadini, giovani e volontari fino alla mensa della legalità e della sostenibilità, per dare un’opportunità e un sostegno a chi vive in situazioni di difficoltà.

“La lotta al degrado e alla criminalità passa anche attraverso la riqualificazione –lo ha detto il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: i migliori architetti internazionali sono ora chiamati alla sfida di regalare un futuro diverso e migliore per Corviale”

CONCORSO
RIGENERARE CORVIALE è un concorso internazionale di progettazione bandito dall’ATER di Roma – Azienda Territoriale per l’ Edilizia Residenziale del Comune di Roma – e promosso e finanziato dalla Regione Lazio.

L’obbiettivo è quello di conseguire soluzioni e proposte che, da un confronto aperto al mondo internazionale dell’architettura, siano di riferimento nella definizione degli indirizzi generali sui temi della rigenerazione urbana che riaprano una riflessione sulla città pubblica mettendo insieme i temi della città fisica e sociale.

Il concorso, nello specifico, intende raccogliere e selezionare proposte progettuali per modificare il sistema degli spazi comuni del corpo principale del complesso edilizio di Corviale (Piano di zona n. 61) per ottenere una nuova e migliore qualità urbana e spaziale e una migliore vivibilità e sicurezza per gli abitanti, lungo tutti i percorsi orizzontali e verticali.

È pertanto principalmente da riprogettare l’attacco a terra dell’edificio, che comprende il piano terreno ed il piano garage, ripensando tutte le connessioni urbane. Anche la copertura potrà essere oggetto dell’intervento per ottimizzare il suo potenziale per la produzione di energia e diventare risorsa anche di spazi ed attrezzature per usi comuni degli abitanti e localizzare, eventualmente, le pertinenze spostate dal piano terra. Si potrà anche intervenire in tutto o in parte nel piano garage per consentire una migliore soluzione per gli accessi ai corpi scala secondari e la realizzazione di spazi trasversali di riconnessione. Le aree esterne di proprietà dell’ATER o nella disponibilità pubblica (viabilità o aree a verde pubblico) possono essere interessate dal progetto nei limiti delle normative vigenti.

Il progetto non dovrà riguardare gli alloggi ed i successivi lavori saranno eseguiti senza spostamenti degli assegnatari.

La disponibilità di risorse per una prima fase di lavori, che dovranno comunque essere misurati in uno stralcio funzionale compiuto ed esteso all’intero complesso, è di 7,2 milioni di euro.

Per tutti gli ulteriori interventi previsti dal progetto dovrà essere indicata una previsione di massima per l’eventuale completamento.

L’ATER, in accordo con la Regione Lazio, potrà approvare un programma per la rigenerazione dell’intero complesso di proprietà, da realizzare in un adeguato arco temporale e a completamento di quanto previsto dai temi principali, già finanziati, e dei temi correlati del concorso.

Nelle singole sezioni, è possibile scaricare tutta la documentazione relativa al concorso.

Bando-di-Concorso

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Le periferie come le banlieue parigine

Dopo gli agguati alle forze dell’ordine.
La mappa dei quartieri dove è pericoloso intervenire per eseguire arresti. Ci sono anche le zone della movida: oltre al Pigneto, preoccupano San Lorenzo, Testaccio e Trastevere.
Le periferie romane come le banlieues parigine. Un rischio concreto di un’escalation di violenza e tensioni, anche sociali, con aggressioni alle forze dell’ordine. Quanto successo al Pigneto e a Tor Bella Monaca negli ultimi giorni ha fatto scattare l’allarme criminalità per l’ennesima volta, in quest’occasione legato alle polemiche sul degrado della Capitale. Sebbene si tratti di episodi nei quali gruppi di spacciatori — italiani e stranieri — siano stati protagonisti da soli di reazioni violente nei confronti di carabinieri e poliziotti (e non ci siano stati, almeno nel primo caso, abitanti coinvolti se non, nel caso del Pigneto, per difendere I militari dell’Arma), hanno stupito gli stessi investigatori la rabbia e la determinazione mostrata nei loro confronti.
Nei rioni più violenti è bassa la percezione della sicurezza
Non è la prima volta ma adesso sembra avere tutto un altro significato. Per questo sono stati presi immediati provvedimenti con il potenziamento dei servizi di controllo e l’aumento di pattuglie sul territorio, specialmente in zone considerate pericolose, dove il livello di percezione della sicurezza è decisamente basso. E infatti nelle ultime ora la reazione non si è fatta attendere con quattro arresti di pusher e il sequestro di mezzo quintale di droga fra cocaina, hashish e marijuana. Ma le operazioni a questo punto saranno intensificate anche nei prossimi giorni.
Gli spacciatori contrattaccano per difendere il «loro» territorio
Il paragone con le periferie parigine potrebbe sembrare esagerato, visto l’alto tasso di violenza in alcune di esse dove la polizia non entra e dove i vigili del fuoco devono essere scortati nei loro interventi, ma le cronache degli ultimi tempi raccontano di quartieri da tenere sotto controllo. Il motivo è sempre lo stesso: lo spaccio di droga. Oltre al Pigneto, teatro dell’aggressione ai carabinieri da parte di una cinquantina di pusher africani, ci sono zone della movida notturna, come San Lorenzo e Testaccio, ma anche Trastevere, dove non sono mancati comportamenti violenti da parte di bande di spacciatori, che hanno dato vita a risse per difendere quello che loro considerano un territorio da difendere perché particolarmente redditizio.
Quattro bande si spartiscono San Basilio per vendere droga
Ma l’elenco dei luoghi da tenere sotto controllo è lungo. E la mappa della Capitale offre purtroppo diversi spunti. A cominciare dalle piazze storiche dello spaccio come San Basilio — dove solo tre giorni fa polizia e carabinieri hanno sgominato uno dei quattro clan che si spartiscono il rione — per poi passare a Tor Vergata, dove le bande di baby spacciatori si confrontano con le pistole per il possesso di strade e parcheggi e a Tor Bella Monaca. Ostia e Nuova Ostia rimangono osservate speciali per la loro lunga tradizione in questo senso — tanto più che le recenti polemiche politiche insieme con le indagini e I loro sviluppi su Mafia Capitale hanno alzato ulteriormente il velo su ciò che accade sul litorale, ma preoccupano sempre Torrevecchia, Trullo, Centocelle-Alessandrino, Bravetta-Casetta Mattei. E fuori Roma le zone di Frascati-Grottaferrata e Tivoli.

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Strategie contro la crisi

Dopo la badante di condominio, anche la spesa collettiva.
Nato da Confabitare, il progetto – una sola badante che si divide tra più famiglie – è stato sperimentato a Bologna, dove è presente in 53 edifici, e ora si è diffuso in altre città. Zanni (presidente): “La persona anziana ha una badante per il tempo di cui ha bisogno e la badante ottimizza il lavoro”.
Una sola badante all’interno di un condominio che suddivide le ore di lavoro tra più famiglie. L’idea è venuta 5 anni fa a Confabitare, associazione proprietari immobiliari. Oggi sono 53 gli edifici a Bologna in cui è presente una badante di condominio. E il progetto si sta sviluppando a livello nazionale, a Torino, Verona, Milano, Firenze, Roma e Messina e in altre città, grazie alla rete delle sedi Confabitare presenti sul territorio. “L’idea è nata per dare alle famiglie una soluzione semplice, facilmente attuabile ed economicamente conveniente, considerando il condominio non solo come il luogo in cui si vive, ma anche come luogo di comunione in cui condividere bisogni e soluzioni”, ha detto Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare, che, da 5 anni, propone anche il Gruppo di acquisto interno ai condomini per risparmiare sulla spesa e creare contatto sociale tra gli inquilini: “In tanti non si conoscono pur abitando a pochi metri di distanza”, dice.

Confabitare ha lanciato l’iniziativa, l’ha sperimentata a Bologna in 53 condomini, propronendo poi il modello anche in altre città italiane. L’associazione si occupa del reperimento delle badanti, del loro coordinamento oltre che delle pratiche relative all’assunzione e alla preparazione delle loro buste paga. Ogni anziano paga le ore della badante pro quota, per cui alla fine del mese il costo è pari a 200/250 euro contro gli 800/1.000 euro di un impegno a tempo pieno. “In pratica – spiega Zanni – l’intera giornata lavorativa della badante è fatta di tanti part time, quanti sono gli anziani per cui lavora”. Questa soluzione ha diversi vantaggi: “Permette all’anziano di ricorrere alla badante solo quando ha realmente bisogno e alla badante di ottimizzare il proprio lavoro non perdendo tempo in spostamenti da una parte all’altra della città, svolgendo anche le stesse mansioni per più persone contemporaneamente, come fare la spesa o altre commissioni”.

Altro aspetto positivo è la reperibilità costante durante la giornata, dato che la badante è sempre presente all’interno del condominio. “Pensiamo che sia una buona soluzione in questo periodo di crisi generale per risolvere i problemi del vivere quotidiano – continua Zanni – e fra questi uno di quelli che pesa su anziani e famiglie è sicuramente quello della badante”. In alcuni condomini di Bologna, Confabitare sta sperimentando da 5 anni un progetto di “acquisto collettivo” per i residenti. “A turno, un paio di volte alla settimana, alcuni volontari del palazzo o un incaricato dell’associazione vanno ai mercati generali ad acquistare grossi quantitativi di frutta e verdura su ordinazione dei condomini – spiega Zanni – Comprando all’ingrosso i costi della spesa si riducono fino al 50 per cento”. L’idea del gruppo di acquisto non è nuova ma conclude il presidente di Confabitare, “l’abbiamo portato nei condomini, così non sono più soltanto i giovani ad usufruirne, ma anche gli anziani”.

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Stop alla regola dell’altezza minima per entrare nelle forze armate e di polizia

Stop alle regole dell’altezza minima per entrare nelle forze armate e in quelle di polizia.
Oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il regolamento sui parametri fisici per l’ammissione ai concorsi nelle forze di polizia a ordinamento militare e civile e nei vigili del fuoco.
Al posto del requisito dell’altezza, i parametri previsti sono quelli “della composizione corporea, della forza muscolare e della massa metabolicamente attiva” che i candidati dovranno avere per poter indossare una divisa.
“Si è deciso quindi – si legge nel comunicato del Consiglio dei ministri – di non precludere l’accesso alle forze armate, alle forze di polizia e al corpo dei vigili del fuoco in ragione della mancanza del requisito dell’altezza minima prevista dalle attuali disposizioni, ma di consentire la valutazione dei soggetti in base a differenti parametri dai quali possa comunque desumersi la più generale ma imprescindibile idoneità fisica del candidato allo svolgimento del servizio militare o d’istituto”.
Il regolamento verrà ora sottoposto, per un parere, al Consiglio di Stato e alle commissioni parlamentari competenti; in attesa della sua entrata in vigore restano validi i limiti di altezza fissati dai vari corpi. Ad esempio, per gli ufficiali, sottufficiali e volontari delle forze armate, 165 cm per gli uomini e 161 per le donne e, solo per la Marina, non superiore a 190 cm; per gli ufficiali dei carabinieri, 170 per gli uomini e 165 per le donne; per la polizia 165 cm per gli uomini e 161 per le donne.

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Il baratto delle tasse, per chi non riesce a pagare

Lavori di pubblica utilità in cambio di uno sconto sui tributi comunali. Dai rifiuti alla casa. Una via per combattere l’evasione e stimolare i cittadini a occuparsi della collettività.
Se passate da Invorio, paesino in provincia di Novara, lo potete incontrare lungo la strada con una scopa e un carretto. È Carlo (il nome è di fantasia, ndr ) che a quasi sessant’anni e dopo una vita passata a fare il muratore, ha trovato un nuovo lavoro come netturbino. Magari, ma non è così. Carlo si sta soltanto sdebitando nei confronti del Comune. “Ci doveva mille euro fra Tari e affitto per l’appartamento che occupa nelle case popolari, rientra nella categoria ‘inquilini morosi non colpevoli’” racconta il sindaco Dario Piola. A Carlo la buona volontà non manca, era stato addirittura lui a farsi avanti e a dire che soldi non ne aveva, ma si offriva per manutenzioni e piccoli lavoretti. Così adesso, per un mese, cinque giorni la settimana, paga di 7,5 euro l’ora (per un massimo 4 ore al giorno), lavora in strada e si prende cura dei marciapiedi.
Invorio è stato fra i primi paesi ad applicare il “baratto amministrativo”, articolo 24 del decreto “Sblocca Italia”. Dà la possibilità ai cittadini che forniscono ore di lavoro e servizi in accordo con l’amministrazione di avere uno sconto sui tributi. Manodopera a progetto, legata da un patto fra pubblico e privato. Il battistrada è stato Massarosa (Lucca) che ha varato fin dallo scorso gennaio, un bando che offriva uno sconto del 50 per cento sulla tassa dei rifiuti in cambio del taglio dell’erba in certe aiuole, l’imbiancatura di alcune aule della scuola, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade: “Chi viene reclutato segue due incontri di formazione e poi, per i lavori che lo richiedono come per esempio il taglio del verde, diamo tutta l’attrezzatura occhiali, scarpe antiscivolo, giubbotti fosforescenti e protezioni, più l’assicurazione” spiega il sindaco Franco Mungai.
È stato un successo: si sono fatti avanti cento cittadini e dieci associazioni, qui la questione del reddito o della fragilità sociale non rientra nei criteri di selezione. Il sindaco è stato sommerso dalle mail dei suoi colleghi, da Lecco a Messina, da Pesaro a Carrara, da Imola a Bergamo, fino a Sirmione: tutti interessati a chiedere consigli e copia dei regolamenti approvati, tanto che il 16 ottobre organizzerà un convegno nazionale proprio per dare modo a chi governa le città di confrontarsi sull’applicazione del “baratto”. “Che brutta espressione “baratto amministrativo” – interviene il sociologo Luciano Gallino – va detto che per le fasce deboli potrebbe rivelarsi un provvedimento utile, un’alternativa al trauma del pignoramento del frigorifero o del divano”. Là dove non arriva il portafoglio, arrivano le braccia e la donazione del proprio tempo. Ma l’articolo 24 in realtà lascia libertà ai comuni di declinare e orientare il provvedimento.
In pochi mesi sono comunque un centinaio le città che si sono sintonizzate su questo tema, segno che c’è fame di manodopera e bisogno di affidare alla responsabilità dei cittadini certi beni comuni. I più rapidi sono stati i piccoli centri dove ci si conosce tutti ed più facile mettersi d’accordo: a Borgo a Mozzano (Lucca) hanno attivato dieci progetti, spiega il sindaco Patrizio Andreuccetti e hanno messo come un tetto massimo per lo sgravio fiscale la soglia dei 500 euro. A Bazzana, Rota d’Imagna e Palazzago, tre comuni del bergamasco, hanno appena deliberato gli indirizzi generali, poi la giunta fisserà i criteri di reddito e gli altri parametri per i cittadini che possono accedere agli sconti.
Sulla stessa strada con qualche cautela, si muovono le città più grandi come Cuneo, Pescara, Firenze o Napoli, tutte a sfogliare le “Misure di agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. Il concetto è quello dello scambio: il cittadino pota degli alberi, imbianca delle aule o aiuta i netturbini e in cambio riceve uno sconto sulla tassa dei rifiuti o sulla Cosap (occupazione suolo pubblico), sulla Tasi (prima casa) o su altri tributi. Gli interventi possono riguardare dalla pulizia, alla manutenzione, all’abbellimento di aree verdi, di piazze, di strade oppure interventi di recupero e riuso, con finalità di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. Può coinvolgere il singolo oppure delle associazioni. Naturalmente sconti o esenzioni sono per un periodo limitato.
A Napoli prima ancora che lo “Sblocca Italia” fosse in vigore era già partito il progetto “adotta un’aiuola”, ora si propone “adotta una strada”. “Non è che demandiamo la manutenzione ai cittadini, si tratta di un completamento delle attività – spiega l’assesssore Carmine Piscopo – Abbiamo previsto che le agevolazioni tributarie non superino il 50 per cento”. Cuneo ha approvato due giorni fa l’ordine del giorno che apre al “baratto”, Firenze ce l’ha nel cassetto per cinque piazze (una per quartiere), a Pescara il sindaco Marco Alessandrini dice che “è interessante perché dà il senso di comunità, ma che bisogna fare bene i conti sul gettito delle entrate che deve restare invariato “.
A Bologna si sono mossi prima dello “Sblocca Italia” e un anno e mezzo fa hanno approvato il regolamento sui beni comuni che si è tradotto in un’ottantina di progetti, spiega l’assessore Luca Rizzo Nervo: “È un orizzonte più ampio, un passaggio culturale, qui il cittadino propone idee da realizzare insieme: dalle mamme che si occupano di mantenere un parco giochi, all’associazione di musicisti che rigenera un vecchio mercato in disuso e lo trasforma in una sala prove”. Al di là degli incentivi e degli sconti, quello che tutti stanno cercando è un diverso rapporto tra chi vive nella città e gli spazi che usa nella città.

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“Ramazzatori di Roma uniamoci!”: lettera delle associazioni a Gassmann

L’associazionismo romano risponde all’appello dell’attore e di altri personaggi dello spettacolo per il risveglio civico della città “Diamo vita a una rete di cittadini, ripuliamo ognuno il suo pezzo di territorio e chiediamo di essere amministrati meglio”.
“Ramazzatori di tutta Roma uniamoci. Impugniamo scopa e sacchetti: pulire il proprio pezzo di territorio significa la partecipazione di chi ama la propria città e non accetta il degrado etico-morale e culturale e l’abbandono che vive Roma”. Lo scrivono le associazioni romane in una lettera aperta indirizzata ad Alessandro Gassman e altri personaggi dello spettacolo (Massimo Wertmuller, Luca Barbarossa, Gigi Proietti, Carlo Verdone) che in queste settimane hanno lanciato vari appelli per il risveglio civico della città. Il più discusso è stato quello di Gassman che in un tweet dall’hastag #Romasonoio esortava: “Noi romani dovremmo metterci una maglietta con su scritto “Roma sono io”, armarci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza, e ripulire ognuno il proprio angoletto di città. Roma è nostra da settembre scendo in strada anch’io, voglio vederla pulita. Diffondete questa notizia, fatelo anche voi. Basta lamentarsi, basta insulti, FACCIAMO!
“Non vogliamo che quell’idea cada nel vuoto – spiega Pino Galeota, dell’associazione di quartiere Corviale domani – Serve una battaglia culturale non per evitare che rimanga solo un’iniziativa di un minuto, un episodio isolato. Pensiamo che ripulire, da parte di chi vuole e rivendica fortemente una rinata voglia di partecipazione e senso civico, può stimolare la Pubblica amministrazione a compiere il proprio dovere per il bene comune. Dobbiamo pulire Roma per dire, ad alta voce, non sporchiamo la città che amiamo e amministrateci con il mandato che vi abbiamo affidato. Rimuovere i rifiuti per affermare: ognuno lavori con professionalità e responsabilità per ciò che è pagato”.
Nella lettera le associazioni propongono anche un incontro con l’attore romano per la costruzione di “una rete sempre più ampia di cittadini nella quale si costruiscano iniziative utili al nostra città. L’associazionismo romano – aggiungono – conferma, come ogni giorno, la sua presenza a fianco delle migliaia di cittadini, che hanno risposto all’appello di Alessandro Gassman e di tanti altri artisti e operatori culturali. C’è bisogno di amore e pulizia in ogni momento e in ogni settore della nostra vita” conclude la lettera. Tra i firmatari: Acli, Arci, Agci, Assoutenti, trasporti lazio, Azione civile, Carte in regola, Centro astalli, Cesv, Cilap, Cittadinanza attiva, Corviale domani, Casa diritti sociali, Forum terzo settore lazio, Fish, e molte altre.

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E’ arrivata dal passato

festaQuesta foto è arrivata, tramite facebook, dal passato e ci sembra giusto riproporla per chi c’era e soprattutto per chi non c’era, per aiutare a capire un momento in cui tutto sembrava possibile, per cercare nuove strade per ritrovare quella fiducia e quell’utopia.