1

Leggendo insieme sulla sharing sull’Espresso

“La reputazione online diventa la vera carta d’identità di ciascuno”, “l’esclusività di un servizio in cui il pubblico controlla e programma è irrimediabilmente finita, perché in piccolo riproduce un modello, l’economia di piano, che la storia ha, alla grande, seppellito” tra questi due assiomi s’installa la sharing economy.
Terra dell’utopia o illusione del lusso e del superfluo alla portata di tutti?
Perché occorre trovare una risposta?
Non sono il lusso e l’utopia le due facce della stessa medaglia depurata dalle stanche rappresentazioni delle vecchie e stantie identità ideologiche?
Se, come dice Habermas, “è la percezione che determina la realtà” cosa importa che l’abito firmato che indosso nella limousine extralarge che mi trasporta al party a casa dell’artista di grido sia tutta roba noleggiata o (più politicamente correct) condivisa?
L’importante è che “uomini e donne producono e consumano tra di loro a un costo marginale vicino allo zero, dove non conta il prodotto interno lordo, ma dove aumenta il benessere economico, la qualità della vita, la democratizzazione del sistema economico in generale perché gli sforzi saranno concentrati, e così la nuova occupazione, per rendere accessibili a tutti le piattaforme della sharing economy, l’automazione, le grandi reti del traffico digitale e delle energie alternative”
E allora la questione politica (se proprio è necessario che ci sia una questione politica) è che “bisogna dare più potere agli utenti rispetto alle piattaforme…per esempio facendo in modo che un utente possa facilmente passare da una piattaforma a un’altra portando con sé le sue recensioni e giudizi. In questo modo gli utenti non si sentirebbero più bloccati su Uber o su Airbnb. Ma la proposta…implica un cambio radicale: significa che i dati generati dall’utente non sarebbero più proprietà della piattaforma, ma dell’utente stesso”
Ma forse non basta questo, forse il prossimo passo è abbandonare il modello per cui “una piattaforma online…fa i soldi tenendosi una commissione” per il modello social in cui le piattaforme guadagnano solo (e non è affatto poco) con la pubblicità e col profiling.
E se questo significherà che “il mondo dell’istruzione ormai è uscito dalle aule, il monopolio delle università è finito” allora vuol dire davvero che “la biblioteca di Alessandria digitale è già una realtà” e con essa la capacità del sapere di fare “community…uno strumento di marketing diverso dalla pubblicità…perché…il sostegno della folla conta più degli aspetti economici” perché “le rivoluzioni non accadono quando la società adotta nuove tecnologie, avvengono quando la società adotta nuovi comportamenti” (*)

(*) le citazioni sono da La vita condivisa in Espresso 20/8/15




La nostra salute non è in vendita

Ora serve un grande sforzo di tutti, nonostante ferragosto.
La nostra salute non è in vendita nè al governo nè alle multiutility che lucrano su rifiuti, acqua, energia.
No inceneritori – no discariche. si al riutilizzo – si al riciclo.
Petizione online contro il decreto attuativo dello Sblocca Italia di cui avrai letto anche il nostro comunicato che comunque ti rimando in allegato insieme al catastrofico decreto attuativo del ministro Galletti e di Renzi che arriva anche a commissariare le Regioni in caso di parere contrastante o negativo.
Questo è il link per firmare:

petizione




Lettura comparata del Manifesto di Corviale e Romaprossima

La rigenerazione di Corviale interpreta in pieno le scelte urbanistiche di Romaprossima elaborate dall’assessore Caudo sin dalla premessa/manifesto d’intenti: “la città è uno stato d’animo” (1).
La comunità di Corviale, con le sue lotte, con la sua grande vivacità culturale, con la sua voglia di partecipare alla costruzione di una vita migliore, con questo “stato d’animo” (1), ha costruito un progetto di rigenerazione in linea con gli intenti di Caudo di “intervenire sull’esistente trasformandolo e recuperandolo; risanare e valorizzare il contesto urbano per il rilancio e lo sviluppo economico della città; (ri)produrre città pubblica coinvolgendo gli abitanti…rispondere alle esigenze del territorio e ai reali bisogni degli abitanti; rafforzare con nuove funzioni il ruolo di Capitale e infine conseguire una valorizzazione economica che possa trovare l’interesse degli operatori privati…assicurando la totalità dei servizi e delle infrastrutture pubbliche insieme alle case…(strade, parchi, fogne, parcheggi, illuminazione, collegamenti esterni,ecc.).” (1)
Sembra di leggere il Manifesto di Corviale che, sul tema, dice: “diventa decisiva un’azione mirata a promuovere e assicurare spazi pubblici e collettivi, intesi come luoghi di socialità, convivialità, creatività, integrazione e sicurezza. Si tratta di passare da un welfare assistenziale a un welfare produttivo che permetta di promuovere processi economici capaci di generare ricchezza e contestualmente spazi collettivi e beni relazionali, quali arte, cultura, salute, conoscenza, potenziando un’economia civile e mercati sociali in grado di creare benessere e rafforzare i legami comunitari.” (2)
Il percorso del progetto di Corviale è stato un percorso partecipato e pubblico perché anche noi come l’assessore pensiamo che “la città o è pubblica o non è” (1).
Caudo parla di “densificazione” (1), di “città compatta” (1), di “costruire dentro la città esistente…ma solo assicurando maggiore qualità urbana e non solo edilizia” (1).
Il Palazzone è il simbolo iconico di tutto ciò: è da solo già “città compatta” (1) che può diventare – attraverso la rigenerazione – “maggiore qualità urbana” (1), recupero del “deficit di infrastrutture” (1) e della “frattura tra centro e periferia” (1) di cui parla Tocci.
Se, come conclude l’assessore, “oggi la città è lo spazio della dislocazione, non c’è più un interno e un esterno, non più centro e periferia” (1) Corviale – col suo segno – può essere il simbolo di questa tensione a “ridurre la distanza tra aulico e periferico…dove l’attività agricola è integrata con le tipiche attività urbane, dove il ciclo dei rifiuti che comincia nella pattumiera di casa finisce con il compost prodotto dall’organico negli ecodistretti e disperso nei suoli produttivi e naturali della campagna romana” (1). Appunto come il Manifesto che, sul punto, recita: “i procedimenti che regolano il funzionamento della produzione, trasformazione, uso e gestione dei flussi energetici in entrata e in uscita a cominciare dai rifiuti connessi alle funzioni alimentari al fine di innalzare la resilienza e ridurre l’impronta ecologica connessa a tali funzioni” (2) insomma quel “rapporto tra costruito e spazi aperti” (1) che è la caratteristica del Quadrante con la sua congiunzione tra l’asse del Palazzone e la terra vasta del Parco dei Casali e della Tenuta dei Massimi (1.350 ettari di verde): il primo dei “vettori territoriali capaci di agglutinare funzioni e servizi” (1) di Romaprossima.

(1) Romaprossima

(2) Manifesto di Corviale




Sport, per il 40% dei giovani romani è un lusso

Indagine su 400 ragazzi, medici e familiari. Chi ha più facile accesso alle discipline sportive ha alle spalle una famiglia con un reddito che va dai 25 mila ai 50 mila euro l’anno. Il 13% di chi fa sport è straniero. “Discriminazione sociale” .
In occasione del periodo estivo sono molte le famiglie che non possono permettersi una vacanza. Nasce così la necessità di trovare, specialmente per le coppie che lavorano, un’attività da far svolgere ai propri figli. Non tutti però possono permettersi di accedere allo sport se non con grandi sacrifici economici. A Roma per il 40% dei giovani l’offerta sportiva risulta troppo costosa. Tra i fattori determinati per chi invece accede alla pratica sportiva risultano: un alto reddito famigliare (32,8%) e la vicinanza degli impianti (84%). I giovani che possono avere un più facile accesso alle discipline sportive a Roma sono quelli con alle spalle una famiglia con un reddito che va dai 25 mila ai 50 mila euro all’anno. E’ questo il dato emerso dal progetto “Impariamo a stare bene. Screening sugli stili di vita e capacità motorie nella scuola” realizzato dall’Us Acli Roma, Asdrc La Biglia e l’Università degli studi di Roma di Tor Vergata su un campione di 400 ragazzi delle scuole medie inferiori dell’Istituto Comprensivo Salvatore Pincherle grazie a due cicli di test fisici Eurofit (European Test of Physical Fitness) e al sostegno di un team di 10 valutatori. L’indagine è anche il frutto dei dati raccolti con la somministrazione di questionari su tale argomento a 51 medici dell’Unione Nazionale Pediatri, 13 dell’Asl Roma/C, 38 di altre Asl della provincia di Roma e a 148 genitori dei ragazzi coinvolti.

Secondo l’indagine rimane in ogni modo elevato il numero di giovani studenti che praticano sport nella Capitale (80%) di questi l’87% sono italiani e 13% di stranieri. Il 56% sono maschi, mentre il 42% ha 12 anni, il 27,5% ne ha 13, il 26,3% quattordici. Gli sport piu’ praticati sono: il calcio (18,3%), il nuoto (11,7%) e la pallavolo (10,8%). Seguiti da danza (5,4%), tennis (5%), pattinaggio (3,8%), Rugby (21,1%), ginnastica artistica (1,7%) equitazione (1,3%), kickbox (1,3%), palestra (0,8%), scherma (0,8%), viet wodao (0,4%), ginnastica ritmica (0,4%), karate (0,4%) beach volley (0,4%).

“Dall’indagine – dichiara Andrea Basadonne, presidente Asdrc La Biglia – è emerso chiaramente come l’elevato costo dell’attività sportiva condizioni le famiglie. Sempre più genitori, infatti, rinunciano a far praticare sport ai propri figli per problemi economici. Per quelli che riescono a praticarlo, invece, vanno in secondo piano nella scelta la qualità degli impianti e del servizio offerto. Ciò crea un discriminazione sociale nella nostra città. Proprio per questo abbiamo voluto fare un’indagine per approfondire meglio questo fenomeno.”. “Nel corso degli anni- dichiara Luca Serangeli, presidente Us Acli Roma- lavorando con i ragazzi delle periferie romane ci siamo resi conto come lo sport e’ a tutti gli effetti uno strumento formativo e d’inclusione sociale. A volte basta un pallone per evitare che i ragazzi passino il loro tempo tutto il giorno davanti ai videogames o nel peggiore dei casi si avvicinino alle droghe e all’alcol. Per questo cerchiamo attraverso il nostro lavoro quotidiano di offrire la pratica sportiva anche a chi non può permettersela. E’ fondamentale però che istituzioni, mondo dell’associazionismo e le famiglie dialoghino e collaborino per rendere lo sport veramente accessibile a tutti nella nostra città”, conclude l’Us Acli Roma. (DIRE)

link all’articolo




Energia dagli scarti industriali

Dall’Uk il prototipo di un sistema compatto e trasportabile che, grazie alla pirolisi, ricava bioenergia da materiali finora inutilizzati.
Un sistema in grado di ricavare energia pulita da un’ampia gamma di materiali di scarto. E che lo fa in loco, perchè è compatto e trasportabile. Il prototipo, sviluppato dall’European Bioenegry Research Institutte (EBRI) dell’Università di Aston, in Gran Bretagna, in collaborazione con la società ingegneristica Dytecna Environmental e parte del progetto europeo BioenNW, si chiama Pyrofab. E, come il nome evoca, si basa su un processo di pirolisi messo a punto dai ricercatori (la ‘Pyroformer technology’) che riesce ad essere applicato a materiali finora considerati inutilizzabili in quanto biomassa. Si va da ogni tipo di rifiuto domestico ed agricolo fino a- questa forse la novità più importante- gran parte dei rifiuti industriali.
Rifiuti locali, per ridurre l’impatto del trasporto
Si tratta di un modulo prefabbricato, compatto e trasportabile e che può funzionare con qualsiasi sistema di generazione di energia esistente. Questo significa che i rifiuti possono essere di provenienza locale, riducendo l’impatto ambientale dettato dal trasporto e la dipendenza dalle importazioni estere di biomassa come il legno.
Il potenziale inesplorato del riuso
Il team di ricerca sta attualmente girando l’Europa nord-occidentale per mostrare il prototipo alle comunità locali.
Quando si pensa al nostro futuro in termini di sicurezza e sostenibilità ci sono una serie di risorse riutilizzabili a cui finora non si è data importanza. Il riuso è invece una delle risposte più importanti alla sfida energetica in corso in Europa. Il Pyrofab esplora tutto il pontenziale dei rifiuti e la conseguente produzione di bioenergia. E lo fa dando importanza anche a un altro aspetto, quello dei costi di gestione e di trasporto, che non possono non essere considerati in una visione sostenibile a 360°.

link all’articolo




Il wi-fi gratis viaggia più veloce in periferia

In Parlamento, dall’anno scorso è bloccata la proposta di legge per rendere obbligatorio il wi-fi libero in tutti i luoghi pubblici: negozi, sedi di associazioni, taxi e bus. La settimana scorsa il Senato ha fatto il primo passo concreto verso la copertura delle nostre città con l’Internet «free». Ha approvato il disegno di legge della riforma della pubblica amministrazione che lo impone negli uffici pubblici per tutti h 24. Ma come siamo messi a Torino? Bene, ma solo se si vive in Centro. E non si sposta lo sguardo altrove, come a Milano: sotto la Madonnina è più facile cercare un ristorante o l’orario dei pullman connettendosi alla rete gratuita del Comune. Ci sono ben quattrocento hotspot (punti di connessione): il quadruplo dei nostri.
Il caso di Barriera
E come al solito le ragioni sono economiche. Di città «on-line» se ne parla da anni, ma il servizio di web connessioni legate principalmente alla rete «Torino Facile», va avanti a piccoli passi. E se le casse sono vuote, ci si affida al buon cuore dei negozianti. L’esempio è Barriera di Milano, il quartiere che ha tanti problemi, ma un primato. È la periferia più connessa. Merito del progetto Urban. Wi-fi al parco Peccei, in piazza Crispi e Foroni e davanti 17 vetrine del borgo. «Installando una specie di router condividiamo la nostra rete a 120 metri di distanza: vogliamo rendere più bello e servito il nostro quartiere. Non serve ad aumentare i nostri affari», dice Pietro Ciavarella, 46 anni dietro il bancone della secolare ferramenta di corso Vercelli. «Per i bar, il wi-fi vuol dire anche più clienti – corregge il tiro il presidente dell’associazione Co.Ver., Fabrizio Alladio -. Peccato che spesso si fa fatica a connettersi. Andrebbe migliorato il sistema».
Funziona bene
Come funziona la rete wi-fi libera di Torino? Bene nelle grandi piazze e davanti le sedi del Comune, meno davanti i negozi. Poi, qualche problema è fisiologico. Davanti al Palazzaccio, il servizio è andato ko per alcuni giorni per un guasto. In più, dipende quante persone cercano di connettersi contemporaneamente agli access-point (le antenne) che fanno funzionare i singoli hotspot. Sulla mappa sono 91, ma aumenteranno. «Compatibilmente con le risorse – dice l’assessore allo Sport, Stefano Gallo -. Oltre alle piazze centrali, per minimizzare i costi, abbiamo illuminato i posti condividendo la rete dei nostri palazzi. Come abbiamo fatto per le sedi delle associazioni sportive».
Sport e edifici comunali
Un’intuizione interessante per le periferie. Così il wi-fi è arrivato alle Vallette davanti alla bocciofila di via delle Pervinche, in corso Taranto nei dintorni dell’Accademia Scherma Marchesa e al Campo del Centrocampo di via Petrella. Mentre per le piazze auliche e davanti le stazioni le strade sono state diverse. In piazza San Carlo, il Comune, non potendo contare su suoi uffici nelle vicinanze, ha montato una antenna ad hoc ed è stata costretta da accollarsi un nuovo contratto telefonico. Davanti a Porta Susa, in piazza XVIII dicembre, invece, ne ha montata una sul totem turistico che era già munito di connessione Internet.
Le richieste per le piscine
Il wi-fi libero rende più facile la vita. E gli apprezzamenti li troviamo nelle biblioteche. Fino a qualche anno fa, studiare in quelle del Comune voleva dire subire il blackout di Internet. Oggi non è più così. E sono felici anche i meno giovani. Con la connessione libera sono aumentati i partecipanti (e gli stessi corsi) alle serie di lezioni che insegnano agli anziani ad usare pc e tablet. «Non ci fermiamo, andremo avanti. Puntiamo a portare la rivoluzione del wi-fi nell’intera città», assicurano dal Comune. Per l’estate si potrebbe partire dalle piscine. Complice la bella stagione, è da bordo vasca che arrivano le richieste di allargamento della rete della Torino wi-fi.

link all’articolo




Appello del Movimento legge rifiuti zero

zero waste
A tutti i cittadini, comitati ed associazioni promotrici della LIP – Legge Rifiuti Zero,
Ai comitati ed associazioni aderenti ai Movimenti per la difesa dell’Ambiente e Beni Comuni.
Mobiltazione generale – presidio a Roma
Mercoledi 9 settembre ore 10 piazza Montecitorio
La fase attuale vede l’affermazione della nostra proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Legge Rifiuti Zero” come un punto avanzato in Italia ed in Europa, un paradigma che inizia ad essere condiviso anche in soggetti politici e pezzi di imprenditoria imprevisti, sollevando questi aspetti anche la necessità di mantenere una forte identità di un Movimento popolare ed indipendente da qualsiasi sigla o partito politico e da qualsiasi lobby industriale ma restando aperto al confronto con chiunque condivida i nostri principi con coerenza e non soltanto in funzione strumentale.
Abbiamo presentato recentemente a Bruxelles la nostra visione del nuovo paradigma dell’economia circolare, insieme al Movimento Territorio Zero di Jeremy Rifkin, una visione che è stata ripresa ed inserita nella Carta del Movimento approvata sabato 4 luglio 2015 a Firenze, e rappresenta un passaggio cruciale per il Movimento Legge Rifiuti Zero. Una evoluzione che punta ad estendere i propri attuali confini alla sinergia operativa con altri Comitati ed associazioni sia locali che nazionali attivi per le tematiche Rifiuti – Energia – Cibo in una visione olistica generale partendo dai contributi specifici che ogni Movimento darà sul tema specifico ad una importante e generale Rivoluzione culturale – industriale – istituzionale.
L’emergenza attuale è però determinata oggi dall’attacco frontale del governo Renzi a qualsiasi concreta ipotesi di economia circolare, che prevede il Riutilizzo – Riciclo – Recupero di materia partendo dal necessario superamento della distruzione di materia con l’incenerimento di rifiuti e con il sotterramento in megadiscariche di rifiuti.
Questa tecnologia nociva, ed oggi di fatto obsoleta in Europa, viene anzi rilanciata da una bozza di decreto attuativo della legge 133/2014 detta “sblocca Italia” che non solo conferma la riclassificazione degli 85 inceneritori di rifiuti esistenti da smaltimento a “recupero di energia”, ma rimette in campo sei inceneritori molto contestati(come quelli di Malagrotta ed Albano nel Lazio ed altri) ed inoltre prevede altri dodici nuovi inceneritori per ulteriori 2,5 milioni di tonnellate annue distribuiti su tutto il territorio nazionale, che oggettivamente serviranno a favorire i bilanci delle solite grandi multiutility e di pochi gruppi indistriali. Per contatti ed adesioni al presidio di Roma: leggerifiutizero@gmail.com

Gli inceneritori di rifiuti sono impianti costosissimi posti a carico della collettività oltre ad essere energeticamente inefficienti, ma lucrosissimi per le grandi Multi-utility che gestiscono già oggi catene di impianti in Lombardia – Emilia Romagna – Piemonte – Toscana e per industriali da tempo interessati al “business” di questa industria “nociva e drogata” come il Gruppo Cerroni od il Gruppo Marcegaglia.
Gli inceneritori di rifiuti impattano pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera (con diffusione a centinaia di chilometri dal sito stesso) di tonnellate di composti chimici nocivi come diossine – furani – metalli pesanti che causano patologie cancerogene e vari danni alla salute delle popolazioni circostanti come dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello nazionale che internazionale.
A fronte degli obiettivi dichiarati nel Decreto di “evitare il ricorso allo smaltimento in discarica”, è doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti speciali pericolosi per quantità variabili sino al 25% dei rifiuti totali inceneriti, a seconda della tecnologia usata. Pertanto la proposta di decreto include implicitamente l’apertura di nuove discariche per le ceneri generate dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel decreto stesso.
La riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a impianti di recupero energia (R1) e la loro “promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” è assolutamente fuorviante, dato che la loro esistenza ha minato e mina i fondamenti della gerarchia nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia in funzione della nuova filiera di Economia Circolare.
Inoltre tale riclassificazione, oltre far decadere i principi di autosufficienza e prossimità (minima movimentazione dal luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento all’interno del territorio regionale, aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di incenerimento – fase compresa nella gestione dei rifiuti – confermando la direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei rifiuti.
I siti individuati quali “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” per tali impianti verrebbero inoltre sottratti alle competenze regionali, con l’adozione possibile di misure di accesso speciali pari a quelle dei siti militari.
Lanciamo pertanto cone Movimento legge rifiuti zero un appello urgente a tutti i firmatari della legge rifiuti zero a sostenere e rilanciare la mobilitazione generale a partire dal presidio di Roma del 9 settembre, in concomitanza con la Conferenza Stato-Regioni, attraverso una campagna di pressing contro questo decreto – porcata da fare su sindaci e presidenti di Regione oltre a tutti i partiti presenti in Parlamento.
Su questo terreno riteniamo sarà possibile trovare forme di alleanza sia all’interno del variegato mondo del Movimento sui rifiuti che con tutti i Movimenti per la difesa dell’ambiente, dalle mancate bonifiche alle nuove trivellazioni in terra ed in mare che la pessima legge 133/2014 detta “sblocca Italia” ha messo insieme.
Segreteria nazionale Movimento Legge Rifiuti Zero




Roma prossima

Come cambia Roma. Scelte urbanistiche e scenari futuri.
91 delibere approvate, 25 milioni di metri cubi di cemento in variante al PRG cancellati, opere pubbliche a scomputo in corso per 150 milioni di euro, 190 milioni di investimenti privati per l’abitare sociale. Questi in sintesi i numeri di due anni di scelte urbanistiche della giunta Marino che hanno migliorato e salvaguardato Roma, riaffermando il “rispetto delle regole e orientando in modo inequivocabile il futuro della città verso il riuso dell’esistente, del già costruito, del già urbanizzato”. Così l’assessore capitolino Giovanni Caudo (Trasformazione Urbana) ha introdotto e illustrato in Campidoglio i risultati dei primi due anni di mandato, le scelte urbanistiche già compiute e gli scenari futuri.
“Grazie ad una forte regia pubblica”, soggetti importanti hanno scelto Roma per investire. A cominciare dagli oltre 100 milioni di Telecom per portare il quartier generale di TIM nelle Torri di Ligini, garantendo uffici e posti di lavoro nel quartiere dell’Eur. Oppure, i diversi protocolli d’intesa con CDP Investimenti sgr per il quartiere Città della Scienza, ma anche lo stadio di Tor di Valle, ora all’esame della Regione Lazio, il cui investimento, tutto privato, ammonterà a circa 1,2 miliardi di euro di cui 325 saranno di opere pubbliche.
Nei due anni sono state modificate le regole, come nel caso della nuova convenzione per i Piani di zona e il nuovo schema di convenzione urbanistica con i privati. È stato rifinanziato il progetto di piazza Augusto Imperatore con 12 milioni di euro, e aperti cantieri nell’ex Mattatoio per altri 12 milioni.
Oggi ai cantieri aperti per opere pubbliche a scomputo, con fondi privati, corrisponde un valore economico di circa 150 milioni di euro. Ed è prossima l’apertura di nuovi cantieri, come quelli previsti dalla delibera approvata su Tor Bella Monaca e Torre Angela che prevede lavori, soprattutto per i nuovi collegamenti stradali, per 50 milioni di euro. Ancora, è in corso di realizzazione la stazione ferroviaria a Ponte di Nona, è stata ultimata l’isola pedonale del Pigneto e sono state riavviate le opere pubbliche a Casal Bertone.
E poi c’è la Roma prossima, la Roma di domani, quella che si prepara a tre importanti iniziative: Roma 20-25 con 24 università nazionali e internazionali, Conferenze urbanistiche con la partecipazione di oltre 2mila cittadini nei 15 municipi, Roma Resiliente assieme ad altre 100 città nel mondo.
Senza dimenticare la grande opportunità del Giubileo della Misericordia. Un Giubileo oltre-Gra. Saranno 11 gli interventi realizzati nell’immediato che diventeranno il lascito che resterà alla città anche dopo l’Anno Santo della Misericordia. “Avevamo 29 progetti nel cassetto – ha spiegato Caudo – opere che devono essere realizzate in 10 diversi luoghi per un costo totale di 69 milioni di euro. Abbiamo individuato una lista ristretta di 11 interventi. Ad esempio verrà sistemata un’area archeologica a Tor Vergata e realizzata una pista ciclabile a Tor Bella Monaca”. Queste quindi le zone interessate: Ponte di Nona-Castelverde, Tor Bella Monaca, Tor Vergata, Primavalle, Fidene e San Basilio.

Due anni di scelte urbanistiche

Caudo Roma prossima




Biblioteca condominiale, più relazioni e meno conflitti

Via Rembrant 12, Milano. Suonare il campanello alla voce custode. Quindi prepararsi alla sorpresa. Perché in questa ex portineria di uno dei tanti e affollati condominii meneghini, scoprirete un’accogliente biblioteca gestita amorevolmente da Roberto Chiapella, che una volta in pensione ha deciso di creare uno spazio speciale dove accogliere libri e darli in prestito.
La biblioteca oggi ospita oltre cinquemila libri tutti ricevuti gratuitamente come del tutto gratuita è ogni attività che viene messa in atto in questi pochi – ma vitalissimi – metri quadrati.
Lettura, ma non solo. Perché attraverso le pagine, con la “scusa ” della lettura, nascono nuove relazioni tra vicini che fino a un momento prima neppure si conoscevano o che, peggio ancora, avevano rapporti conflittuali.
Una piccola biblioteca condominiale aperta al pubblico, la prima in Europa, diventa così un punto nevralgico di scambio e aggregazione: Un luogo dove incontrarsi, conoscersi, fare nuove amicizie, scambiare opinioni, riscoprire il gusto della conversazione.
Il desiderio di Roberto Chiapella e di tutti quelli che frequentano, entusiasti, la biblioteca di via Rembrandt 12, è che questa iniziativa possa estendersi ad altri quartieri e ad altre città per portare ogni volta nuovi semi di dialogo, di cultura e di conoscenza.

link all’articolo




Radici nel Cemento – Agricoltura in Città…

Prosegue l’impegno e l’affermazione di UNIMOL all’EXPO di Milano.
Il 29 giugno due studenti di ingegneria sono stati premiati al concorso nazionale EXPERIA (Politecnico di Milano, RAI EXPO e Padiglione Italia) ed hanno illustrato i loro progetti al Media Centre di EXPO Milano, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni organizzatrici, un gruppo di studenti UNIMOL dei Corsi di Progettazione Architettonica in viaggio di studio e di un folto pubblico.

Nell’ambito della premiazione è stato proiettato in anteprima uno dei documentari del regista Guido Morandini per RAI EXPO, della serie EXPERIA – VIAGGIO IN ITALIA NELL’ANNO DELL’EXPO, andato in onda il venerdì 24 Luglio su RAI 2 : Radici nel Cemento – Agricoltura in Citta’. http://www.expo.rai.it/radici-nel-cemento/)

Questo documentario ha visto l’attiva collaborazione di due docenti del Dipartimento di Bioscienze e Territorio – UNIMOL : i proff. Davide Marino e Stefano Panunzi.

Un viaggio tra utopia e realtà, tra Roma e Torino visti come comuni agricoli alla scoperta di fattorie urbane, orti sui tetti, architettura e cultura del cibo. Architetti e agricoltori affrontano il dilemma di un futuro metropolitano ancora senza una chiara risposta : da una parte l’agricoltura che entra nella città per salvare il suolo coltivabile confinante con le periferie, dall’altra le invenzioni necessarie per far attecchire le radici nel cemento, serre, orti e giardini pensili che timidamente occupano e bonificano coperture di cemento o si inerpicano sulle facciate delle abitazioni.

Una buona parte del metabolismo delle città passa attraverso i flussi con le aree agricole urbane e soprattutto periurbane. Non soltanto cibo, ma più in generale queste aree forniscono una serie di servizi ambientali, culturali e ricreativi, fondamentali per il benessere dei cittadini. L’agricoltura urbana è quindi divenuta centrale per le politiche delle metropoli grazie all’innovazione sociale, economica ed organizzativa promossa da una nuova generazione di agricoltori.

Questo documentario si presenta come un racconto alla ricerca di storie vere per lanciare, pur nella sua incompletezza, molti spunti ed un messaggio aperto: prima di costruire nuovi palazzi pensiamo al futuro di un patrimonio costruito e naturale che esiste nell’indifferenza e nell’abbandono. Monito per le semplificazioni ideologiche o tecnicistiche: per immaginare un mondo nuovo, trasformando quello che c’è, bisogna rimboccarsi le maniche e saper condividere coraggio e fantasia, prima delle soluzioni e delle fattibilità tecnologiche. Un piccolo grande contributo per riflettere sul consumo di suolo e sulla bonifica della crosta urbana che UNIMOL ha offerto all’Esposizione Universale di Milano.

link all’articolo