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Un altro social possibile

Se per Freud il retaggio del passato costruisce incrostazioni falde e trabocchetti nell’inconscio, l’odierno tecno-inconscio collettivo si nutre della nostra libidine esibizionistica e voyeuristica.
Ma noi che sappiamo che il tecnico è politico vogliamo destrutturare un modello in cui moltitudini condividono pensieri foto video da cui ristrettissime élite estraggono valore tenendolo tutto per sé.
La teoria base del plusvalore c’insegna che bisogna costruire nuovi modelli di estrazione di valore perché i produttori di senso si riapproprino del frutto della propria creatività.
E’ come se qualcuno avesse messo a disposizione del genio di Van Gogh tele pennelli e colori e in cambio divenisse in automatico possessore e gestore delle sue opere.
Il cambio di paradigma necessita della riappropriazione dei mezzi di produzione da parte di utenti/produttori.
Ora che internet esce dalle nuvole ed entra nelle cose la produzione di informazioni produrrà direttamente oggetti d’uso.
Il salto sarà quindi da consumo ad uso: altro che condivisione.

stampante 3 D che costruisce case

stampante 3 D che costruisce case




L’innovazione sociale e le nuove forme dell’abitare

Oggi leggendo i giornali sembra che tutti abbiano finalmente capito che si riparte solo se si ricomincia a pensare, a studiare, a progettare.
Superate ormai – di fatto – le secche della riforma costituzionale, acquisita la possibilità finanziaria (col PIL tendenziale intorno al +1%) dell’abolizione della Tasi per la prima casa, gli editorialisti più lungimiranti pongono la vera questione in essere: come ricostruire su basi solide non solo la fiducia dei consumatori, ma anche e soprattutto un modello complessivo di rilancio.
Comincia Francesco Grillo in “Dai populismi la sorpresa di un nuovo ciclo politico” sul Messaggero che lancia il grande tema delle “tecnologie che…trasformano buona parte della crescita economica in incrementi di produttività e rischiano di cancellare milioni di posti di lavoro nei servizi”.
Maurizio Ferrera in “Il pensatoio che manca per costruire la terza via all’italiana” sul Corriere punta sul “paradigma dell’investimento sociale…strategia che vede nelle politiche sociali e nell’istruzione la leva del cambiamento”.
Istruzione su cui punta anche Marta Rapallini in “Una formazione politica per una nuova identità” sull’Unità “Bisogna restituire valore alla conoscenza…ripartire dalla formazione per tutti e non solo per le giovani generazioni”.
Letta in questa sequenza la sostituzione di posti di lavoro tradizionali con nuove professionalità legate alle competenze ed ai servizi ad alto valore aggiunto è strettamente legata ad una politica della conoscenza che non può essere calata dall’alto, ma va legata alle vocazioni territoriali e deve partire dalle esigenze locali.
Finora l’innovazione tecnologica si è fermata al consumer senza entrare nella vita quotidiana reale.
Si sono sovvertiti soprattutto il telefono e il computer, ora la rivoluzione riguarda la tv e la mobilità (vedi), il prossimo settore da sovvertire sarà quello dell’abitare.
Una rivoluzione che coinvolgerà l’internet delle cose e le stampanti 3D.
Ma il ribaltamento di paradigma necessario perchè questa prossima rivoluzione non abbia solo un profilo consumer con relativa perdita di posti di lavoro (dall’edilizia all’industria del mobile) risiede nella capacità di coinvolgere gli attori (sia inquilini che proprietari) nella trasformazione degli immobili da fonti di spesa (e d’impoverimento) a produttori di reddito.
Gli edifici possono diventare centri di produzione di energia, di alimenti, di acque, di compost, di materiali da riciclo nonchè centrali di recupero delle polveri sottili.
Una tale trasformazione, con gli ampi spazi occupazionali conseguenti, può davvero dare vita a quell’innovazione sociale necessaria alla fuoriuscita dalla crisi.




Corviale e la nuova mobilità

Già nell’articolo “Che cosa significa nuovo modello di sviluppo e di città” in romainpiazza ci sono vari elementi che fanno intravedere come si sta delineando la nuova mobilità nelle metropoli. In particolare ci ha colpito Francesco Grillo in “Dal fallimento tedesco la possibilità di rinnovare” quando ci fa notare che “una leva (un’automobile appunto) che pesa circa una tonnellata per spostare un peso utile (in carne umana o merce) di circa, in media, un centinaio di chili? Fino a quando potremo continuare a comprare un oggetto che per il 90% della sua vita utile è parcheggiato in garage e che quando si sposta – per il 90% del tempo in circolazione – usa un quarto della sua potenza (e velocità potenziale)?” e che “tra i giovani americani, ormai, un terzo ha rinunciato, persino, a prendere la patente”. Se a queste riflessioni uniamo le informazioni di Erasmo D’Angelis in “E’ partita la ciclorivoluzione” sull’Unità del 2/10/15: “nel 2014 le auto immatricolate sono state 1.359.616 e le biciclette acquistate dagli italiani 2.300.000. Sono oltre cinque milioni gli italiani ciclisti…E’ il 9% degli italiani, e nel 2001 erano appena il 2.9…la sorpresona che segna, ormai dal 2012, lo storico sorpasso sull’automobile e ha fatto salire a circa 30 milioni le biciclette in nostro possesso.”
Con i numeri non si discute e se questa è la situazione statistica bisogna solo prendere atto – urbanisticamente, istituzionalmente, politicamente, socialmente e soprattutto culturalmente – che occorre ripensare le nostre città, le nostre strade, i nostri ritmi, la nostra vita in questa chiave così come “l’Italia del dopoguerra fece ripensandosi attorno alla cinquecento”.
Noi a Corviale nei vari forum già svolti e in quello prossimo 2015 abbiamo già cominciato con progetti concreti di nuova mobilità connessi al ridisegno dell’intero Quadrante, all’interconnessione tra gli spazi urbanizzati e quelli agropastorali, alla relazione tra i luoghi dell’abitare, del lavoro e del tempo libero.




Da globale a glocale

Finiti, con la crisi, i peana alla globalizzazione si comincia a fare i conti con il glocale: un mercato interno capace d’interagire col globo ma autonomo e radicato senza tuttavia essere autoreferenziale.
Lo confermano i dati del Fondo Monetario Internazionale che cita la discesa ad agosto delle esportazioni del 5,2% dell’economia matura che più ha puntato sull’export: la Germania.
Se leggiamo questo dato alla luce della crisi Volkswagen motivata dalla spasmodica rincorsa della crescita sui mercati esteri e delle odierne difficoltà della Deutsche Bank fortemente esposta sui paesi emergenti, ci rendiamo conto che un modello di crescita sta crollando.
Infatti “Le maggiori economie mondiali hanno una crescita interna superiore agli scambi con gli altri…A Pechino e Shanghai aumentano…i consumi di servizi: dall’istruzione alla sanità, dalla finanza al turismo…ci scambiamo sempre meno merci fisiche e sempre più servizi online, comunicazione e informazioni…Obama…ha inserito nelle clausole del trattato i diritti sindacali e la protezione dell’ambiente” (1)
“L’unica soluzione è investire nel capitale umano…Chi non ha studiato è fuori dal processo produttivo” (2)
Istruzione, ambiente, sanità sono tutti servizi che fanno lievitare il mercato interno rafforzando l’economia glocale e permettendole di competere nel globale in quell’economia della comunicazione e delle informazioni che muove il mondo.
Far crescere le possibilità dei territori vuol dire allora partire da quella ch’è la vera nostra forza: un serbatotio di tradizioni e di eccellenze cha dalla filiera del food ai beni culturali e ambientali può portare di nuovo sviluppo e occupazione.
Come già nelle passate edizioni nel Forum Corviale 2015 discuteremo e presenteremo progetti su questo.

(1) Federico Rampini “Si è rotta la globalizzazione” Repubblica del 9/10/15

(2) Erik Maskin in “Il rimedio alle diseguaglianze è investire nell’educazione” di Eugenio Occorsio Repubblica del 9/10/15




La partita dei big data

Sullo sfondo della sentenza della Corte Euopea di Giustizia su facebook e la privacy per capire qual è l’ordine di grandezza che è in gioco in questa partita tra l’Europa e gli Stati Uniti diamo i numeri:
“nel 2016, l’anno prossimo, il 36% di tutti i dati saranno archiviati sulle nuvole informatiche. Gli osservatori di cose tecnologiche stimano che 340 milioni di persone avranno spostato i propri dati sul cloud” (1)
“Secondo un’analisi del centro di ricerca americano Brookings Institution, nel 2012 gli USA hanno esportato servizi digitali per 384 miliardi di dollari e ne hanno importato per 234 miliardi, mentre l’export europeo in questo campo è valutato in 465 miliardi e l’import in 297 miliardi” (2)
Ma questi sono solo la punta dell’iceberg dei guadagni perchè in rete i veri soldi sono i dati stessi.
Infatti “Quando navighiamo o utilizziamo i servizi dei social network accediamo a servizi gratuiti. In cambio accettiamo di essere osservati” (1)
Perchè tramite internet noi abbiamo servizi di pubblica utilità e sempre più “Le smart city di nuova generazione…forniscono nuove risposte a nuove domande: di assistenza, sicurezza, bellezza, qualità, felicità, innovazione, partecipazione e democrazia” (3)
Su questi programmi di umanizzare le città (traduzione maccheronica di smart city) ci sono fondi europei per esempio per “promuovere l’autoproduzione di energia rinnovabile per condividerla con il quartiere realizzando comunità energetiche” (3)
Questo perciò è uno dei temi, come abbiamo già fatto nei forum passati, che tratteremo nel Forum Corviale 2015.
Progetti concreti per umanizzare il quadrante aumentando l’occupazione tramite la condivisione di risorse autoprodotte dall’energia al ciclo dei rifiuti. Utilizzo dei prodotti di scarto dei lavori del Palazzone come materiale di base per la produzione tramite stampanti 3D dei pezzi di ricambio del Palazzo e del Quadrante. Mercato di prossimità dei prodotti degli orti urbani. Tutte queste iniziative saranno possibili tramite la condivisione dei dati degli abitanti, delle loro necessità e dei loro surplus. Se sarà necessario scambieremo i nostri dati al nostro interno ed anche all’esterno per generare condivisione e aumentare le chances. Perciò è importante non cercare di far “entrare a martellate in schemi giuridici nazionali figli del secolo scorso” (4) le enormi possibilità di utilizzo dei dati facendo “diventare sempre più difficile sviluppare start up per servizi innovativi sul web” (5).

(1) Luca Tremolada “I big data valgono l’8% del Pil europeo” Il sole 24 ore del 7/10/15

(2) Pietro Saccò “Tutti in cerca di rimedi per non fermare un mercato da centinaia di miliardi” Avvenire del 7/10/15

(3) Paola Pierotti “L’evoluzione sociale delle smart city” Il sole 24 ore dell’8/10/15

(4) Massimo Russo “Che errore la sentenza UE sulla privacy” La stampa del 7/10/15

(5) Giuseppe Marino “La UE per tutelare la privacy rischia di paralizzare il web” Il giornale del 7/10/15




Da Corviale a Torpignattara alla Caffarella, i nuovi corpi intermedi

L’Italia dei cento comuni e dei distretti industriali non può privarsi dei corpi intermedi.
Si tratta d’identificare chi oggi può rivestire la funzione prima svolta da partiti, sindacati, ordini professionali.
Dopo la non eccellente performance della società civile (da De Magistris a Marino) bisogna smettere di rivolgersi a un mondo delle professioni liberali coorporativo e chiuso al nuovo per guardare a chi nei territori quotidianamente dimostra di saper leggere la realtà con le lenti del tempo e soprattutto ne parla gli alfabeti.
Come ben sintetizzato da Francesco Bei in “Marino, le contromosse del Pd” (Repubblica dell’11/10/15) “via libera alle mobilitazioni tematiche su singole campagne, alle riunioni di abitanti di una stessa strada (le cosiddette “social street”), ai comitati di quartiere, a forme di mutualismo”. Come praticato dal Presidente Mattarella che ha premiato gli eroi della porta accanto e del lavoro sociale come il sociologo Maurizio Fiasco per le sue ricerche sui fenomeni del gioco d’azzardo e dell’usura.
Sono anni che sentiamo la litania “bisogna partire dai territori”, ma mai slogan fu più giubilato e non praticato.
E’ ora che chi da tempo, da Corviale a Torpignattara alla Caffarella, ha studiato discusso progettato e iniziato a realizzare in concreto nuovi modelli di partecipazione e di sviluppo abbia finalmente voce in capitolo e riconosciuto quel ruolo di nuovi corpi intermedi che nella realtà già svolge.




Programma della biblioteca Renato Nicolini

Lunedì 19 ottobre ore 17.00

PERCORSI DI MEMORIE . “Una donna protagonista” Incontri di un percorso di scrittura al femminile. A cura di Monica Maggi in collaborazione con l’associazione Libra

giovedì 22 ottobre ore 16.30

Libro parlato. La biblioteca Renato Nicolini in collaborazione con la Banca del Tempo è lieta di ospitare il dott. Sandro Vaggi responsabile dell’associazione per il Lazio che illustrerà le attività dell’associazione in generale e, in particolare, le modalità per diventare donatori di voce anche rispondendo a tutte le domande di chiarimento.

venerdì 23 ottobre 14.00 – 18. 30

“Pontili quadrante Corviale” laboratorio sperimentale di co-progettazioneper nuove connessioni verdi tra quartiere, servizi e reti di trasporto pubblico. A cura di Roma Capitale, Atac, Municipio XI , Sapienza (dipartimento di Architettura e progetto), Roma Natura

Sabato 24 ottobre ore 9.30-14.00

Communi-care Convegno in collaborazione CNAPP Onlus “Strategie per il supporto alla comunicazione nei Disturbi dello Spettro Autistico” La partecipazione all’evento è libera e gratuita. Dato il numero limitato di posti disponibili, è gradita la prenotazione.

Lunedì 26 ottobre ore 20.00 INVITO ALL’OPERA Serata inaugurale X^ edizione 2005 – 2015 Il barbiere di Siviglia di G. Rossini. A cura del dottor M. Laurenza

Vi ricordiamo inoltre che:

Tutti i venerdì dalle 15.30 alle 17.30 SPORTELLO di ASCOLTO AUTISMO e DSA” rivolto a insegnanti, genitori e alunni. Gli esperti, messi disposizione a titolo gratuito dalla “Cooperativa Sociale TGPT – Mirjac”, offriranno una consulenza gratuita sui problemi legati all’autismo, informeranno sui servizi pubblici del territorio e sulle attività della biblioteca correlate con lo stesso tema.

biblioteca




Trullo e la ‘Poesia di Strada’: tre giorni di parole, performance e street art

Dal 16 al 18 ottobre si riuniranno scrittori e artisti della scena romana.
Tre giorni di parole, arti, performance e street art. Si tratta del Festival Internazionale di Poesia di Strada, che dopo Milano (2013) e Genova (2014) arriva a Roma, nel quartiere del Trullo. L’iniziativa, in programma dal 16 al 18 ottobre, organizzata da Poeti der Trullo, Poesie Pop Corn, Solo e Pittori Anonimi del Trullo, con il sostegno dell’XI municipio, vedrà la partecipazione di alcuni dei più importanti poeti di strada provenienti da tutta Italia che, in collaborazione con street artist della scena romana e non, daranno vita a una serie di opere d’arte urbana in diversi punti del quartiere, riqualificando muri e serrande con la poesia e i murales.

Tema della manifestazione 2015, i Viandandi, con dedica “alle persone che credono in un’alternativa positiva – spiegano gli organizzatori – il Trullo diventerà, nei giorni del Festival, il luogo dove incontrarsi e parlare la stessa lingua: quella dei sentimenti, dell’arte, della poesia. E lo sarà grazie alla poesia di strada che incontra la street art, alle installazioni, ai reading e alla musica”. Dislocati in più punti del quartiere, si esibiranno poeti come Ivan, Poesia Viva Lecce, Factory Writing, Francesa Pels, Gio Evan, Mep, Mister Caos, Poesie Pop Corn, Poeta del Nulla, Poeti della Sera, Poeti der Trullo, Stre-Marta e street artist come Bol32, Diamond, Gomez, Grndr, Marco Tarascio Moby Dick, Marcy, Mr. Klevra, Piger, Solo, Sugar Kane e tanti altri.

“Questo festival è un’occasione importante per accendere i riflettori sul vivace fermento culturale che anima il quartiere – spiega Maurizio Veloccia, presidente dell’XI municipio – e va nella stessa direzione che noi, come municipio, stiamo seguendo l’approvazione del progetto di riqualificazione della ex Caserma Donato: rigenerare il territorio sia dal punto di vista urbanistico, che da quello sociale”.

Previste per il 16 e il 17 ottobre due serate di reading e musica presso il Cso Ricomincio dal Faro (via del Trullo 330): dopo le “Letture Viandanti” di Tempi diVersi alle ore 20.30, si esibiranno la Mildred Pierce Band, il Giulia Anania Trio e l’Emilio Stella Band. Il 17 alle ore 19 in piazza Cicetti, il poeta Alfonso Pierro realizzerà la sua performance di melting poetry: l’artista, seduto al tavolo, inventerà poesie usando 300 parole magnetiche contenute in un kit, partendo da una parola scelta da chi si fermerà al tavolo. Alle ore 22 è invece previsto un laboratorio di hip pop con special guest Colle der Fomento e Alessandro Pieravanti (Il Muro del Canto). Domenica 18 ottobre alle 18, l’associazione Ottavo Colle realizzerà un’incursione urbana alla scoperta delle origini e delle trasformazioni del quartiere. Così, a partire ancora da piazza Cicetti, si scoprirà un altro lato del Trullo, accompagnati dalle letture poetiche di Irene Ranaldi e Ludovica Valori dei Traindeville.

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Conferenza sugli orti urbani

Venerdì 16 ottobre ore 17

Nell’ambito del Progetto

O R T O F I O R I T O

sui tetti di Corviale

Coloriamo il grigio del Serpentone

Conferenza sugli

ORTI URBANI

INTERVENTO DI

Paolo Lugni – Presidente dell’ODV Parrocchietta delle gocce ONLUS

sul tema: ORTI SENZA ETA’ AMARCORD:

un modello per gli Orti urbani di Roma ?

Presso la sede della

Cooperativa Sociale ACQUARIO 85 a CORVIALE

Via Ettore Ferrari, 104 (passaggio di Largo Tabacchi 5)

orti




Un profilo di “sindaco delle periferie”

Elezioni di primavera: identikit di un sindaco.
Su Ignazio Marino cala il sipario. Dopo le sue dimissioni verrà nominato un commissario dal quale si pretenderanno miracoli, visto che la città è chiamata a grandi sfide. Ma i miracoli non sono di questo mondo e anche il più volenteroso tra i servitori dello Stato non potrà fare granché. Sarà già tanto se riuscirà a tenere a galla la barca per evitare che affondi nello sconforto generale. Una sana gestione dell’ordinaria amministrazione sarebbe grasso che cola. Bisognerà attendere l’esito delle prossime elezioni comunali per comprendere come i romani intendano risollevarsi dal degrado in cui sono precipitati. Le profferte non mancano.

Un minuto dopo dell’annuncio delle dimissioni di Marino è partito il toto-nomi. A destra come a sinistra. I big della politica hanno provveduto, ciascuno, a tracciare il profilo del candidato ideale. Lo ha fatto Renzi, lo ha fatto Berlusconi, lo hanno fatto tutti gli altri. Non vale solo per Roma. Sono in gioco poltrone delicatissime: Milano, Napoli, Bologna, Torino. Sarebbe consigliabile una riflessione a largo spettro che non tenesse conto delle contingenze determinate dai duelli quotidiani, ormai tutti mediatici, tra i litigiosi capi e capetti di partito. Sarebbe meglio interrogarsi non su chi ma sul come debba essere il sindaco di una grande città del terzo millennio.

Dopo il tramonto degli “uomini della provvidenza” va facendosi strada, nel teatrino della politica, l’idea di evocare una nuova divinità pagana: il manager. Quando la si smetterà di scambiare il governo di una comunità con la gestione di un’impresa non sarà mai troppo tardi. Se si è stati bravi capi d’azienda non è detto che si sarà dei buoni sindaci, pur avendone tutte le intenzioni. Non esiste alcuna formula matematica che legittimi questa equazione. La complessità dell’organizzazione comunale non è in alcun modo paragonabile a quella di una fabbrica. Nel primo caso bisogna tenere conto degli stati d’animo, del “sentire” della popolazione, oltre che dei numeri di bilancio e dei mezzi idonei ad assicurare il funzionamento della “macchina”; nel secondo si è chiamati a governare processi mediante una pianificazione preordinata. Nel primo caso si persegue il benessere di una comunità; nel secondo si guarda alla profittabilità dell’impresa.

I sindaci che verranno potranno riuscire nel compito soltanto se sapranno interpretare i bisogni profondi dei cittadini amministrati, armonizzandone gli interessi disomogenei, talvolta confliggenti, nell’ambito di un’idea di sviluppo coerente dell’insieme. Se partecipassimo al gioco de “l’uomo giusto al posto giusto”, opteremmo per un profilo di “sindaco delle periferie” perché quei pezzi di territorio, stracolmi d’umanità separata, saranno il vero banco di prova per ogni aspirante al buon governo. Gli agglomerati che cingono i centri storici, nati con la rivoluzione industriale, sono qualcosa di più di luoghi fisici degradati, di quartieri dormitorio, di residenzialità massificata: sono luoghi dell’anima. Esiste una dimensione periferica dell’esistenza individuale e collettiva che si allontana, inesorabilmente, dai ritmi pulsanti del nucleo vitale della grande città. Gli agglomerati dell’extra moenia non godono di forza propria, ma sopravvivono per effetto della capacità di attrazione gravitazionale dei centri intorno ai quali ruotano. Quanto più è avvertita la forza centripeta dei nuclei, tanto migliore è la qualità di vita dei suoi corpi satellitari. La città che smette di attrarre abbandona le periferie al proprio destino. E gli effetti di questa perdita si trasformano nei disagi, nei disservizi, nelle inefficienze e nelle tristi storie di ordinaria miseria di cui la cronaca ci inonda.

Bisogna pur dirselo: il buio che avvolge le periferie italiane è il frutto avvelenato di quella insensata fuga dell’idea di “progresso” dallo spirito coinvolgente e partecipato della “civitas”. Un sindaco questo lo deve sapere.

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