1

A Corviale nasce l’Albergo delle piante

Stare insieme nel segno del verde.
Un giardino condiviso all’interno di una piazza per riappropriarsi di un’area comune dove incontrarsi e stare insieme. E’ l’Albergo delle piante nato a Corviale, il palazzone grigio che si estende per un chilometro nella periferia ovest di Roma, grazie all’iniziativa di Mimmo Rubino e Angelo Sabatiello. (Video – Foto)

“L’obiettivo – spiegano gli artisti volontari – è quello di riempire di piante tutta la scalinata della Piazza del Mercato e rendere lo spazio bello e verde per goderne insieme in momenti di relax”. Un’iniziativa che nasce dal basso, che cerca la collaborazione degli abitanti del posto e di tutti i cittadini che vogliano offrire un contributo, un’opera collettiva che ha l’obbiettivo di ridare vita a un’agorà poco sfruttata in cui il quartiere possa incontrarsi e identificarsi.

Camelie, cactus, alberelli di limone o ortensie. Ogni tipo di pianta donata dai cittadini o portata dagli stessi volontari, è bene accolta. “Anche se a dire il vero – spiega Angelo – l’idea sarebbe quella di fare un piccolo vivaio pubblico di piante officinali perché la zona è bene esposta e si presta”. A prendersene cura, gratuitamente, sono principalmente gli ospiti della Comunità terapeutica Cism Asl Roma D, che si affaccia proprio sulla Cavea. E, due mercoledì al mese, insieme a Mimmo e Angelo offrono tè caldo, dolci e simpatia a chiunque voglia andare a fare due chiacchiere. Ma chiunque abbia il pollice verde o la passione per il giardinaggio è invitato a partecipare.
Portare avanti il progetto in un quartiere come Corviale tuttavia non è sempre semplice. “Fino a un mese fa – dice Mimmo – le piante erano quasi il triplo ma qualcuno, simpaticamente, ha deciso di portarsele a casa. Ma del resto era messo in conto, anche questa è una forma di partecipazione. Comunque contiamo, in primavera, di averne più di prima”. E chiunque volesse dare una mano può cercare su Facebook l’Albergo delle piante, pubblicizzare l’iniziativa, contattare i volontari e offrire il proprio aiuto.

link all’articolo




Presentazione dei lavori di manutenzione straordinaria e dell’info point

manutenzione




Tre milioni di euro per la riqualificazione di Corviale

Si tratta di una delle prima iniziative siglate dal nuovo Commissario dell’Ente che ha posto come obiettivo la lotta al degrado nelle zone periferiche della città.
In un incontro del 12 novembre scorso tra il Prefetto di Roma Franco Gabrielli ed il nuovo Commissario dell’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma) Giovanni Tamburino, presente anche l’ex commissario dell’azienda architetto Modigliani, si è concordata la data di inizio dei lavori di manutenzione straordinaria, di recupero e riqualificazione dell’edificio Corviale di proprietà dell’ATER, lavori per i quali è stata stanziata la somma di tre milioni di euro.
L’INIZIATIVA – Si tratta di una delle prima iniziative siglate dal nuovo Commissario dell’Ente che, in coerenza con le indicazioni della Regione Lazio, ha posto come obiettivo del proprio mandato la lotta al degrado nelle zone periferiche della città attraverso la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio ATER.
In particolare, l’intervento di Corviale riguarderà il ripristino e la messa in sicurezza delle scale comuni, degli ascensori e delle vetrate, oltre all’impermeabilizzazione di ampie parti del tetto.
La previsione per la durata dei lavori è di 18 mesi.
I LAVORI – Per la intera durata dei lavori si è inoltre deciso di installare un “Info point“ per informare quotidianamente i residenti sullo stato dei lavori e dove ci si potrà rivolgere per tutte le problematiche da esporre.
Mercoledì 18 novembre alle 16 verrà dato il via ufficiale ai lavori con una cerimonia alla quale parteciperà il presidente di ATER, Giovanni Tamburino che dichiara: “E’ un passo importante. L’ATER vuole occuparsi dell’interesse dei cittadini a cominciare dalle zone più difficili”.
Tamburino esprime massima solidarietà al presidente del X Municipio, Maurizio Veloccia, per l’incendio doloso alla sede sociale del “Calciosociale Italia” che lo scorso 13 novembre ha distrutto al Corviale la cappella in legno presso il “Campo dei Miracoli”.

link all’articolo




Riqualificare le periferie è la sfida di questo secolo

“Rivitalizzare le periferie attraverso l’azione dei giovani e del mondo dell’associazionismo è un’iniziativa positiva, che va proprio nella direzione dello sforzo che deve intraprendere il Paese per recuperare il forte ritardo nel sostegno e nella valorizzazione del contemporaneo”.

Lo ha affermato il Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini alla presentazione dei sei progetti vincitori del bando “Culturability – spazi d’innovazione sociale” promosso dalla Fondazione Unipolis e illustrati nel corso dell’incontro “Cultura, creatività e rigenerazione urbana per promuovere sviluppo sostenibile” insieme a Virginio Merola, sindaco della Città Metropolitana di Bologna, Pierluigi Sacco, economista della cultura IULM, e Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol e di Unipolis.
“Un’azione – ha continuato il Ministro Franceschini – che può e deve essere legata, come dimostrano i progetti presentati oggi, alla riqualificazione delle periferie delle nostre città. Per questo nel riformare il ministero ho fortemente voluto una nuova Direzione Generale per l’arte e l’architettura contemporanea e le periferie urbane, che a breve varerà un bando da 3 milioni di euro per cofinanziare progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie. Allo stesso modo, nel decidere la destinazione delle risorse europee del Piano Obiettivo Nazionale si è deciso di prevedere una quota di 114 milioni di euro per il sostegno alle industrie creative del Mezzogiorno. Dopo aver vinto nel secolo scorso la grande sfida della preservazione dei centri storici delle nostre città, le periferie sono la grande sfida di questo secolo: siamo chiamati a riqualificare i luoghi in cui vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione del Paese e in questo l’arte contemporanea può essere determinante”.

link all’articolo




Progettare città per le persone

La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha lanciato il Manifesto “Progettare città per le persone” con cui invita tutti i cittadini, gli amministratori e i decisori politici, i professionisti e le imprese, a far proprie le istanze contenute nell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.

Manifesto_CEI_Progettare_citta_per_persone




Roma è diventata la sua periferia

Nella “lettera alla città” del cardinal Vallini, una descrizione autentica di una metropoli dove, alla vigilia del Giubileo, si sperimenta una grave crisi antropologica. A cominciare dalle scelte urbanistiche.
La lettera alla città del vicario del papa a Roma, cardinal Agostino Vallini, è un documento drammatico, lontanissimo da ogni felpato linguaggio curiale. Il testo è stato reso nota il 5 novembre, giorno dell’apertura del processo a Mafia Capitale, una data che segna la presa di coscienza inevitabile di un male che cova da tempo dentro un tessuto sociale lontano dal fascino irresistibile di un centro storico che «si sta progressivamente svuotando di abitanti residenti e si trasforma in centro della politica e in distretto turistico».
Ecco allora la nuova definizione della città: «Roma sta diventando la sua periferia». I numeri sono quelli che indicano da tempo gli urbanisti migliori come risultato di certe scelte del mercato immobiliare che hanno provocato una lenta e inesorabile espulsione dei residenti:«Il 23% della popolazione vive oggi al di fuori del Grande Raccordo Anulare e in queste aree l’incremento degli abitanti negli ultimi 10 anni è stato del 26%».
Lo scenario della vita quotidiana è man mano occupato da un nuovo sviluppo insediativo caratteristico degli ultimi quindici-venti anni con le grandi polarità commerciali e dell’intrattenimento: «sono presenti più di 28 grandi centri commerciali nel territorio cittadino e altri sono in costruzione».
La realtà descritta sembra rispecchiare, a volte, le immagini di una certa recente cinematografia, non solo nera, dove il fatto cristiano sembra eclissato: «La corruzione, l’impoverimento urbanistico e ambientale, la crisi economica hanno investito pesantemente lo spazio fisico, l’identità collettiva e la coesione sociale». Ed è in tale contesto che «aumentano le povertà, non solo materiali, che alimentano nuovi e profondi squilibri».
Il peso della diseguaglianza crescente ha portato ad accentuare le «differenze tra i quartieri centrali e le periferie, allargato la fascia dei poveri e degli ‘invisibili’. Il ceto medio ne è uscito indebolito, si sono alzati steccati tra ambienti sociali diversi, scoraggiando quella ‘mescolanza’ virtuosa necessaria per far crescere la coesione di una città e la pratica quotidiana del dialogo e del riconoscimento reciproco».
L’intenzione della Chiesa non è quella di condannare, afferma la lettera di Vallini, ma quella di chi si fa ogni giorno «compagno di strada di tutti gli uomini di buona volontà». Eppure per trovare assieme una via di uscita bisogna partire da un’analisi realistica dei “mali di Roma” che non possono essere solo organizzativi perché alla radice esiste «una profonda crisi antropologica ed etica. In tanti sembra smarrito l’orizzonte comune dell’esperienza umana». La descrizione usa immagini efficaci del vivere giornaliero dove «troppe persone si incrociano per strada si guardano con diffidenza, quasi siano alieni provenienti da pianeti diversi».
Fuori da ogni trionfalismo in questa Roma del 2015, il giubileo della Misericordia non chiede nuove scenografie da grande evento. La grande opera che invita a compiere la lettera alla città è quello di «agire concretamente affinché Roma diventi sempre più abitabile e felice e tutti possiamo «“sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce».

link all’articolo




Il co-housing piace alle famiglie

Risparmio energetico e vita di comunità.
Un condominio con 7 famiglie e un progetto di vita condiviso: a Ferrara nasce il progetto Cohousing San Giorgio. Alloggi privati e spazi comuni, con un notevole risparmio economico e ambientale. E la spesa iniziale di acquisto della casa si ammortizza in 5 anni.
“Tramite il nostro progetto di cohousing puntiamo al risparmio delle famiglie, alla tutela dell’ambiente, alla solidarietà tra generazioni, a invertire un modello di vita in cui la solitudine e l’emarginazione sociale avanzano. Vogliamo promuovere nuove forme di quell’antico vicinato solidale che esisteva 50 anni fa, distaccandoci dalla direzione della società attuale” afferma Alida Nepa di Solidaria di Ferrara. È questo l’obiettivo dell’associazione estense impegnata a promuovere progetti di cohousing nel territorio e che oggi ha consegnato le chiavi di casa alle 7 famiglie che hanno aderito al progetto Cohousing San Giorgio.
Negli ultimi anni si sta diffondendo la necessità di uno stile di vita più ecologico e meno consumistico: il cohousing risponde a questa esigenza proponendo un modo di abitare condiviso, fatto di alloggi privati – in cui ognuno può mantenere la propria privacy – e di spazi comuni, come la lavanderia, la stireria, la ludoteca, il giardino, l’orto, dove è possibile svolgere insieme le attività. Si tratta quindi di una coabitazione intenzionale mirata a forme solidaristiche, di risparmio e di minor impatto sull’ambiente circostante. Questa tipologia di abitazione favorisce quindi l’inserimento di categorie svantaggiate o bisognose di cure particolari, le quali possono trovare in questi progetti un ambiente che risponde alle loro necessità. Per questo, dal 2013 l’associazione Solidaria ha radunato circa 60 famiglie interessate ai temi dell’abitare condiviso. Fra queste sono 7 quelle che stanno effettivamente traslocando nel condominio in questi giorni.
L’idea è nata dal basso, dalle persone stesse, che hanno gestito in autonomia la scelta dell’area in cui è sorto lo stabile: un lotto di circa 3500 mq a pochi passi dalla rinascimentale chiesa di S.Giorgio, a un paio di chilometri dal centro storico di Ferrara. “Le famiglie non si conoscevamo prima e la sfida è stata proprio questa: non conoscersi ma voler condividere il nostro quotidiano con altre persone, per migliorare la qualità di vita di tutti. Dal 2013 a oggi abbiamo imparato a conoscerci, aiutati durante il percorso da una ‘facilitatrice’ che ha potenziato la consapevolezza del potere del gruppo, portando alla luce gli eventuali conflitti e preoccupazioni e facendo sì che li risolvessimo collettivamente – spiega Alida Nepa, una degli inquilini –. La fase di progettazione partecipata è durata circa tre mesi, durante i quali abbiamo definito un progetto tagliato su misura in base delle esigenze specifiche di ogni abitante, dagli anziani soli, alle famiglie con bambini. In uno spazio di 70 mq abbiamo scelto di mettere a disposizione di tutti la sala in cui possono giocare i più piccoli – ma dove è possibile organizzare eventi e condividere hobby – la libreria, il camino, il bagno, la lavanderia, il giardino e l’orto”.
La parte architettonica è stata affidata allo studio bolognese Rizoma architetture: “Il fattore principale che contraddistingue la scelta di abitare in modo condiviso con gli altri è quello del tempo, cioè metterlo anche a disposizione degli altri, aiutarsi a vicenda nelle faccende quotidiane, farsi compagnia e far parte di una comunità – spiega Giovanni Franceschelli, architetto dello studio –. Inoltre questo tipo di scelta porta a un risparmio economico e ambientale da non sottovalutare”. L’edificio realizzato è infatti off-grid, cioè autosufficiente, non ha la connessione alla rete del gas, il sistema di smaltimento delle acque reflue viene effettuato in sito senza collegamento alla rete fognaria pubblica ed è stata installata una vasca di raccolta dell’acqua piovana di 12.700 litri, che consente l’irrigazione del giardino e dell’orto condiviso. La spesa iniziale di acquisto della casa viene ammortizzata, secondo i calcoli dei tecnici, nel giro di 5 anni: i pannelli fotovoltaici e la pompa di calore consentiranno infatti spese irrisorie per il riscaldamento e raffreddamento individuale, per l’uso delle lavatrici condominiali e l’utilizzo dei vasti spazi comuni. Nel bilancio dei consumi e dell’energia prodotta, a ciclo completo questi aspetti si tradurranno in una spesa per ogni famiglia prossima allo zero.
Cohousing Ferrara 2
La struttura del condominio è in legno e comprende 3 piani. In programma la realizzazione futura di un secondo edificio dove si svolgeranno le attività pubbliche di quartiere.

link all’articolo




MyFoody, la startup che ha già salvato 80 chili di cibo

Prodotti in scadenza o con difetti estetici vengono venduti sulla piattaforma web a prezzi ribassati. L’idea di quattro under 30 italiani.
Ottanta chili di cibo “salvato” dalla spazzatura, e 320 chilogrammi di anidride carbonica in meno. Sono i risultati di quasi due mesi di attività di MyFoody, una delle startup dell’incubatore Alimenta sviluppato dalla fondazione del Parco tecnologico padano. La piattaforma, lanciata il 20 maggio dal ventisettenne Francesco Giberti, sembra un normale sito di e-commerce. Ma in vendita c’è un prodotto speciale: il cibo vicino alla data di scadenza, con difetti di packaging o in eccedenza, che i supermercati rifilerebbero nella pattumiera. E che invece, tramite MyFoody, può essere venduto a prezzi ribassati e quindi recuperato.
L’idea nasce nel 2012 quando Francesco, allora studente di giurisprudenza per un periodo di studio in Belgio, compra un pacco di biscotti bio e una volta tornato a casa si accorge che la scadenza è imminente. Si chiede se è giusto comprare a prezzo pieno un prodotto che ha una vita minore rispetto agli altri. Da lì comincia le sue ricerche. Scopre che i numeri italiani sono sconcertanti: nella distribuzione alimentare si buttano ogni anno 277mila tonnellate di cibo ancora commestibile. Un grosso danno ambientale, visto che ogni chilo di cibo sprecato equivale, secondo i calcoli di Wwf , a quattro chilogrammi di anidride carbonica emessa nell’ambiente. Solo 8,5% delle eccedenze viene recuperato e donato dalle associazioni non profit, il restante 91,5% finisce con gli altri rifiuti.
Nella distribuzione alimentare si buttano ogni anno 277mila tonnellate di cibo ancora commestibile. Ogni chilo sprecato equivale a quattro di anidride carbonica emessa nell’ambiente
Il 20 maggio, dopo un periodo di accelerazione nell’Impact Hub di Firenze, viene lanciata la piattaforma (per il momento ancora in versione beta) con in coinvolgimento di 13 punti vendita di Milano, tra catene, market indipendenti e negozi bio. La squadra è composta da quattro ragazzi, tutti under 30: oltre a Francesco, che nel frattempo si è laureato, ci sono Luca Masseretti, laureato in economia, Esmeralda Colombo, laureata anche lei in giurisprudenza, e Stefano Rolla, con una laurea in architettura.
Il funzionamento di MyFoody è semplice. Il punto vendita carica sulla piattaforma i prodotti a rischio spreco. Il cliente, una volta consultata la piattaforma, si reca nel punto vendita e compra i prodotti a prezzi più bassi di quelli di mercato. «I prodotti a rischio sono di tre tipi», spiega Francesco Giberti. «Ci sono i prodotti vicini alla scadenza che vengono tolti dagli scaffali, ma che hanno ancora da due a dieci giorni di vita utile». Lo scatolame, addirittura, viene rimosso dagli scaffali anche venti giorni prima della scadenza. Per policy aziendale, i clienti non devono imbattersi in scadenze ravvicinate. Poi ci sono «i prodotti con difetti estetici, come lo scatolame ammaccato o la frutta e la verdura rovinate all’esterno e i prodotti overstock acquistati dai negozi in quantità superiori rispetto ai reali bisogni che rimangono in magazzino».
Il punto vendita carica sulla piattaforma i prodotti a rischio spreco. Il cliente, una volta consultata la piattaforma, si reca nel punto vendita e compra i prodotti a prezzi più bassi di quelli di mercato
Anziché finire nella pattumiera, questi cibi vengono venduti sulla piattaforma MyFoody a prezzi scontati. Per i prodotti vicini alla scadenza viene anche indicato il numero di giorni utili che restano. Lo sconto aumenta con l’avvicinarsi della scadenza. Ai venditori viene fornito un kit, con un dispositivo a forma di pistola che rende molto semplice il caricamento dei prodotti sulla piattaforma. Per i punti vendita non c’è quindi un impiego di tempo eccessivo e si riesce a ottenere un guadagno da prodotti che invece avrebbero fruttato zero. Il guadagno per MyFoody è in percentuale sul venduto, dal 10 al 15% in base alla grandezza del punto vendita, più un canone d’uso del dispositivo per caricare i prodotti.
«La nostra sfida», spiega Francesco, «è che la grande distribuzione possa creare valore per se stessa ma anche per gli utenti a livello sociale». Quando fa la spesa, l’utente sa in tempo reale quanto risparmia in termini economici e quanta anidride carbonica ha risparmiato. Prendiamo ad esempio una barretta di cioccolato fondente che ha ancora 18 giorni di vita utile: il prezzo è scontato del 30 per cento, il risparmio equivale a 1,15 euro, mentre l’anidride carbonica risparmiata è di 400 grammi. «Recuperare i prodotti per donarli per i punti vendita rappresenta un costo», dice Francesco. «Né si ha alcun vantaggio a livello fiscale ed economico». Per questo le donazioni sono ancora ferme all’8,5 per cento. Con MyFoody, invece, il prodotto può essere venduto ancora. E il negozio ci guadagna. Dopo la fase beta, che terminerà a settembre, a MyFoody fanno progetti in grande. Sono in fase accordi con nomi noti della grande distribuzione organizzata, e da Milano promettono di spostarsi da ottobre anche in altre città. Il risparmio è garantito.

link all’articolo




Fiaccolata per la legalità a Corviale per l’attentato a Calcio Sociale

Luci di Corviale

Una fiaccolata per la legalità giovedì 19 novembre dalle 17.30, con partenza dalla sede del Municipio in via Mazzacurati 73. “La fiaccolata – si legge in una nota del Municipio XI – si svilupperà tra le vie del quartiere per toccare il campo di rugby, la piscina comunale, la biblioteca Nicolini, il centro Nicoletta Campanella, il centro di aggregazione giovanile municipale Luogo Comune, il centro culturale Mitreo, la coop. Acquario 85, la parrocchia del quartiere, il centro giovanile don Paolo, con arrivo al Calciosociale in via Poggio Verde, 455.

Partecipiamo tutti anche e soprattutto per i bambini di Corviale che avevano scritto questa toccante lettera che, come tante altre, è restata lettera morta:

“siamo i bambini che vivono a Corviale, il palazzo più lungo del mondo. Non possiamo camminare da soli perché abbiamo paura, qui bruciano le macchine, scarabocchiano gli ascensori, distruggono ogni cosa e noi chiediamo solo di poter giocare. Voi grandi lo chiamate legalità e sicurezza e per noi questo è un grande problema”

“Siamo ancora a questo, anzi ora cercano di bruciare il nostro parco giochi dove impariamo a diventare cittadini il nostro Calcio sociale.

Ora basta signori adulti, voi che comandate e potete fare le cose, sbrigatevi noi non ne possiamo più.”

Noi tutti non ne possiamo più e perciò giovedì 19 novembre dalle 17.30 saremo alla fiaccolata.




Grave atto intimidatorio nei confronti di ” Calcio Sociale”

Il grave atto intimidatorio nei confronti di ” Calcio Sociale” segna un salto di qualità da parte di coloro, ben conosciuti, che stanno tentando da anni di impedire la riqualificazione del nostro territorio di cui l’area di corviale ne rappresenta il cuore e la testa. Intimidazioni e minacce che diversi della nostra associazione conoscono bene per averle subite personalmente. Agli amici di Calcio Sociale che fanno un lavoro quotidiano sui temi comuni della marginalità, del disagio e della sicurezza personale e collettiva , va tutta la nostra solidarietà e saremo ancora insieme per avere la rigenerazione urbana del nostro territorio e cioè per vivere dignitosamente dove abitiamo.
Ora ci aspettiamo dalle Istituzioni che diano seguito agli impegni assunti e non facciamo trascorrere altro tempo per definire gli interventi concordati nelle sedi proprie. Apprezziamo quanto detto dal presidente Veloccia.
Come ripetiamo da sempre, “senza legalità e sicurezza non si fa una rigenerazione urbana ma solo e soltanto una ristrutturazione “. Fatti, soltanto coi fatti insieme alla nostra presenza sociale, che non è andata a casa, si potranno ottenere quei risultati che sono possibili.