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Pontili Corviale

26 Febbraio 2016 | ore 16.00
Mitreo Iside | via Marino Mazzacurati 61/63, Roma

Venerdì 26 Febbraio 2016, ore 16.00 si svolgerà presso il Mitreo Iside di Corviale – Roma, la presentazione del libro Pontili Corviale (Lucina Caravaggi, Cristina Imbroglini, ed. Quodlibet).
Il libro raccoglie i risultati di un laboratorio sperimentale di co-progettazione al quale nei mesi di Ottobre e Novembre 2015 hanno partecipato istituzioni e cittadini, lavorando insieme per migliorare l’accessibilità e la qualità della vita nel quadrante urbano di Corviale.
Il Progetto Pontili nasce da una ricerca del DiAP – Dipartimento di Architettura e Progetto, Sapienza Università di Roma, sui territori urbanizzati della Roma intorno e oltre il GRA, ed è sostenuto dall’Agenzia della Mobilità di Roma Capitale, da RomaNatura, dal Dipartimento Progetti di Sviluppo e Finanziamenti Europei di Roma Capitale e dal Municipio Roma XI. Il progetto intende promuovere e attivare una nuova rete di spazi verdi di connessione attraverso i quali raggiungere i servizi (scolastici, culturali, sportivi, socio-sanitari, ecc.) e la rete di trasporto pubblico su ferro in maniera sostenibile (a piedi e in bici) e sicura. Questi spazi li abbiamo chiamati PONTILI perché sono connessioni dirette e privilegiate tra quartieri, servizi e area metropolitana. Il progetto coinvolge anche altre aree metropolitane europee tra cui quelle della città di Parigi, attraverso la collaborazione con la Chargé de la Métropole du Grand Paris e il Centre National de la Recherche Scientifique di Francia.

La presentazione del libro Pontili Corviale è un’occasione per parlare del futuro di un quadrante della periferia romana a partire da uno dei suoi più urgenti problemi: quello dell’accessibilità, un filo rosso capace di evidenziare percezioni sociali largamente diffuse nei territori della periferia: marginalità spaziale, intesa come distanza dai centri “riconosciuti”; marginalità sociale, intesa come mancanza di connessione e scambio con i contesti urbani caratterizzati da maggiori opportunità; scarsa qualità urbana e ambientale, intesa come carenza di spazi organizzati e presidiati; mancanza di spazi pubblici adatti alle esigenze dei nuovi cittadini dell’area metropolitana.
Con il Laboratorio Corviale il Progetto Pontili è entrato in una fase di sperimentazione concreta, con chiari orizzonti di fattibilità e l’obiettivo di costituirsi come prototipo di una nuova modalità di lavoro e di progetto aperta e dialogica, che si intende applicare in altri contesti romani ed europei.
Saranno presenti le autrici.
Interverranno: Maurizio Veloccia, Presidente del Municipio XI di Roma Capitale; Sabina De Luca, Dipartimento Progetti di Sviluppo e Finanziamenti Europei di Roma Capitale; responsabili della Regione Lazio.
L’iniziativa è promossa da: DiAP – Dipartimento di Architettura e Progetto, Sapienza Università di Roma, Municipio XI di Roma Capitale, RomaNatura – Ente regionale per la Gestione del Sistema delle Aree Naturali Protette di Roma Capitale, Agenzia della Mobilità di Roma Capitale, Corviale Domani.

Info e organizzazione:
Cristina Imbroglini – cristina.imbroglini@uniroma1.it
Anna Lei – anna.lei@uniroma1.it

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Twitter – https://twitter.com/pontilecorviale

PRESENTAZIONE LIBRO PONTILI CORVIALE




Guida delle Entrate sull’Ecobonus 65%

Estensione della detrazione all’Edilizia residenziale pubblica, cessione del credito ai fornitori per gli incapienti per interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali.

Guida Entrate Ecobonus (aggiornata a gennaio 2016)




LO SPIRITO DELL’EROS

12, 13 e 14 Febbraio 2016
Il Mitreo Arte Contemporanea – via Marino Mazzacurati 61/63 – 00148 Roma

A cura delle Associazioni MitreoIside e Faciviltà.

Espongono gli artisti: Anna Addamiano, Maria Grazia Addari, Luigi Ambrosetti, Gianpaolo Berto, Wanda Bettozzi, David Beuchot, Lucia Buono, Martina Codispoti, Vanessa D’Antonio, Eleonora Del Brocco, Rosanna Della Valle, Rossella Di Donato, Elena Di Felice, Vittorio Fava, Marco Giacobbe, Massimo Lanzaro, Lauretta Laureti, Marisa Lelii, Pietro Librici, Stefania Limatola, Luciana Mascia, Monica Melani, Adamo Modesto, Mauro Molinari, Roberto Pinetta, Edoardo Pisano, Franco Pivetti, Valter Sambucini, Vincenzo Sanfilippo, Alfio Scialabba, Eugenia Serafini, Si-Stu, Renata Solimini, Maria Sole Sollazzi, Claudio Stefanelli, Sabrina Trasatti, Ralf Trillana, Ernestina Zavarella, Fiorella Zorri.




Coppa Libertas Corviale

Trofeo Internazionale Roma Roll-Line 2016.
Il 4° Trofeo Internazionale Roma sarà l’edizione più partecipata di sempre. Un trend di crescita costante dai 150 atleti della prima edizione agli oltre 700 dell’attuale con 3 continenti e 10 Paesi rappresentati da oltre 60 società provenienti da Colombia, Iran, Usa, Spagna, Irlanda, Francia, Belgio, Svizzera, Romania e da quasi tutte le regioni italiane. Un’edizione completa nella quale si potrà assistere a gare di ben 7 differenti discipline del pattinaggio artistico: obbligatori, libero, coppia danza, coppia artistico, solo dance, gruppi show e inline. Un appuntamento straordinario per gli amanti di questo sport che potranno ammirare le prestazioni di atleti plurititolati in quasi tutte le categorie e discipline presenti. Ne citiamo due per tutti in quanto atleti romani che hanno avuto un 2015 eccezionale: Nemesio Silvia, vice campionessa del mondo senior, e Barrocu Matteo, campione europeo assoluto. Insieme a loro tantissime giovani promesse e tantissimi atleti debuttanti perché la particolarità di questo evento è sempre stata quella di mettere insieme sulla stessa pista i campioni affermati e chi invece ha iniziato da pochi mesi a pattinare.

Continuità, tradizione ma anche innovazione. Si perché quest’anno le novità non mancheranno.

Innanzitutto per la prima volta si testerà in una gara vera e propria il nuovo sistema di punteggio Roll-Art. Studiato ed elaborato da Nicola Genchi e Daniele Tofani, questo sistema rappresenta una rivoluzione copernicana per il mondo del pattinaggio artistico. Infatti ogni elemento tecnico e ogni elemento coreografico espresso da un pattinatore durante la sua esibizione sarà valutato e conteggiato e concorrerà a formare il punteggio finale. Un passo in avanti fondamentale per la crescita equilibrata di tutti gli elementi del pattinaggio. Dal salto ai movimenti coreografici, dalle trottole all’interpretazione, dai passi di piede alla pattinata, a tutto viene assegnato un valore. La somma di questi valori formerà il punteggio conclusivo. Nulla può essere trascurato perché tutto potrebbe dare quel 0,1 che significa vittoria o sconfitta. L’effetto collaterale di questo nuovo sistema di valutazione sarà la ricerca di programmi di gara più puliti con maggiore attenzione alla parte artistica del pattinaggio.

Ulteriore novità è rappresentata dalla considerevole partecipazione di atleti alle gare della specialità Inline. Un numero notevole che il nostro movimento non aveva mai conosciuto in questi termini e che grazie alla collaborazione con la WIFSA si prevede possa crescere ancora sotto il rassicurante ombrello della FIRS. Due mondi che si incontrano e si confrontano nella giornata di sabato 13 febbraio dove dal mattino alla sera si potrà comprendere il passato, il presente ed il futuro del pattinaggio artistico a rotelle

Infine ci piace pensare che sarà un’edizione piena di speranza da una parte con la Coppa Libertas Corviale, che si disputerà la domenica 14 febbraio, festa di San Valntino, a Corviale periferia di Roma per troppo tempo abbandonata che sta rinascendo grazie alla forza del sport, dell’impegno sociale e di iniziative come questa che sfidano e combattono i pregiudizi e dall’altra parte con la Cerimonia di Apertura sabato 13 febbraio al Palatorrino con la sfilata da parte di tante società provenienti da tante parti del mondo così lontane e diverse ognuna portatrice di un messaggio di pace e fratellanza scritto su un cartellone in lingue, colori e scritture diverse ma unite nei valori dello sport e della convivenza pacifica. In un mondo che innalza barriere e muri e si chiude in se stesso preda delle sue paure e diffidenze lo sport può giocare un ruolo fondamentale di aggregazione, apertura e rispetto reciproco. Affidiamoci allo sport.




Esce il terzo disco dei ragazzi di Tor Pignattara

“Stop! In the name of love” è il nuovo album della Piccola Orchestra di Tor Pignattara composta da giovani talenti fra i 13 e i 18 anni: “Veniamo da Centocelle, Tor Pignattara o Ostiense. Siamo italiani di seconda generazione, è oggettivo, ma per noi il colore della pelle non conta. Siamo tutti uguali”.
Un nuovo album con due tracce inedite: è la nuova avventura della Piccola Orchestra di Tor Pignattara, il gruppo di giovani talenti dai 13 ai 18 anni composto interamente da ragazzi e ragazze, figli di stranieri, che vivono nel nostro paese. Abitano tutti a Roma e ad unirli è l’amore per la musica e la voglia di suonare insieme: sotto la direzione artistica di Pino Pecorelli hanno presentato pochi giorni fa il loro nuovo disco: “Stop! In the name of love” .

Otto tracce per raccontare al meglio un sentimento universale: l’amore che in tutte le sue forme, come la musica, riscalda e unisce. Quello corrisposto e quello abbandonato, per un amico o per la terra natìa. E l’amore per il colore della propria pelle: quello che supera qualunque barriera culturale, politica e sociale. “Stop! In the name of love” si rivela, da subito, un album dalle atmosfere calde: ci sono i classici della Motown e i brani tradizionali di diverse parti del mondo, per finire con due tracce inedite. L’album si può ascoltare online (vai sul sito della Piccola Orchestra).

La Piccola Orchestra è un progetto musicale unico in Italia, che mette insieme ragazzi che vivono nel nostro Paese ma sono figli di stranieri. Piccoli musicisti dai tratti europei, asiatici, indiani o nordafricani, ma in fondo tutti romani di Roma. “Veniamo da Centocelle, Tor Pignattara o Ostiense. Siamo italiani di seconda generazione, è oggettivo, ma per noi il colore della pelle non conta. Siamo tutti uguali” , dicono mentre, con occhi grandi e appassionati, raccontano il loro terzo album. Un lavoro che “ ci è costato impegno e fatica” . Ma dimostra anche “ quanto siamo cresciuti sia musicalmente che come gruppo. All’inizio fare musica insieme era un esperimento. Adesso ci sentiamo davvero un’orchestra” . Ognuno un cuore e uno strumento per fare un solo battito. Immagine evocata in copertina, nel loro ultimo lavoro che prende il nome da un classico delle Supremes.

“Stop! In the name of love” include generi diversi. Lingue diverse. Ritmi, suoni e colori dal mondo attraversando sonorità vicine e lontane. Da “El emigrante latino”, tradizionale del Sud America, si cambia atmosfera con “Is it because I’m black?” di Syl Johnson. Poi un salto nel mondo arabo con “Bekotb Ismak ya habibi”, passando per l’America Latina con “Ytal vez”. Immancabile l’omaggio alla canzone italiana con “Come stai” di Domenico Modugno. Ma il cuore dell’album è composto da due brani inediti, al centro del disco: “Treska”, un allegro ska strumentale, e “Le grande homme” , dalle atmosfere rarefatte. Un mix di musica, cultura, incontro e creatività: i pilastri di un progetto artistico-sociale, innovativo e ambizioso, ideato nel 2012 da Domenico Coduto per Musica e altre cose. E realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione Nando Peretti, Fondazione Alta Mane Italia, Open Society Foundations e S IAE. Un vero e proprio laboratorio musicale pensato per i ragazzi italiani e immigrati di seconda generazione, con il cuore dappertutto e le radici a Tor Pignattara, una delle zone più multietniche della Capitale. Un progetto e un album, potremo dire, figli dell’amore.

“Lo stesso amore che abbiamo deciso di raccontare in musica, in tutte le sue forme”, spiega Pino Pecorelli, direttore artistico della Piccola Orchestra. Un’orchestra composta da “ragazzi nati dall’incontro tra donne e uomini di culture molto diverse che si amano, decidono di vivere insieme e di mettere al mondo figli che portano sul viso i segni più rappresentativi e belli dell’immigrazione. Quelli del meticciato, di nuove razze che si formano e sono destinate a costituire la spina dorsale dell’Italia nei prossimi anni”.

La Piccola Orchestra di Tor Pignattara, nata nel 2012, ha prodotto tre dischi e un videoclip. Si è esibita al MAXXI d i Roma per la presenza del Ministro dell’Integrazione, al TedxRoma, al festival Arezzo Wave e al MACRO di Roma. Ha ricevuto il Premio Simpatia consegnato in Campidoglio ed il premio Cultura Contro le Mafie al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza. Ideatore e produttore: Domenico Coduto. Direttore artistico: Pino Pecorelli. Coordinamento socio-educativo: Daniele Cortese.

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Tutti parlano di periferie ma nessuno le conosce e fa qualcosa per conoscerle

Per la prima volta il Ministero dei Beni Culturali ha creato una Direzione Generale delle Periferie.

Quello che nelle intenzioni del ministro Franceschini doveva essere lo strumento della volontà politica più volte espressa dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi di investire nelle periferie, non ha finora prodotto quasi nulla. È quello che viene fuori dalla risposta del Governo all’interrogazione parlamentare della deputata Celeste Costantino di Sinistra Ecologia e Libertà. La deputata critica soprattutto il mancato ascolto delle realtà periferiche da parte di questa Direzione Generale.

Noi di Corviale Domani possiamo testimoniare che:

1) pur avendo in precedenza sottoscritto un protocollo d’intesa sulla rigenerazione di Corviale col Ministero dei Beni Culturali;
2) pur avendo dato vita per perseguire quest’obiettivo a un partenariato pubblico/privato col Ministero, con la Regione Lazio, con Roma Capitale, con l’ATER, con le tre Università di Roma e con quella del Molise ed altri soggetti (vedi allegato);
3) pur avendo svolto insieme a questo tavolo d’intesa anni di lavori, iniziative e studi per rendere possibile questa rigenerazione;
4) pur essendo riusciti tutti insieme ad ottenere un finanziamento dalla Regione Lazio che ha reso possibile un concorso internazionale su tale progetto, iniziativa che da anni non si riusciva a realizzare in Italia;
5) pur avendo avuto buon fine il concorso con la scelta del vincitore;
6) pur avendo sempre invitato la nuova Direzione Generale a partecipare alle iniziative susseguenti il buon fine del concorso;

nonostante tutto ciò premesso non abbiamo mai avuto alcuna partecipazione della Direzione Generale delle Periferie se non una burocratica e sintetica lettera di diniego che non spiegava i motivi di questo negarsi.

Non si capisce come una neonata, poco conosciuta e scarsamente attiva Direzione Generale possa prescindere dal partecipare attivamente all’unico programma di rigenerazione urbana di una periferia in atto in Italia attraverso la qualificata formula del concorso internazionale.

Si allega l’interrogazione della deputata Celeste Costantino di Sinistra Ecologia e Libertà, la risposta del Governo e le controdeduzioni della deputata.

CELESTE COSTANTINO

Signor Presidente, con decreto del Presidente del Consiglio dei 171, è stato emanato il regolamento di ministri 29 agosto 2014, n. organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance, con entrata in vigore del provvedimento al 10 dicembre 2014. Il decreto, all’articolo 16, istituisce la direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane». Il Ministro Franceschini ha dichiarato in varie occasioni pubbliche che dopo aver vinto nel secolo scorso la grande sfida dei centri storici delle nostre città, le periferie sono la grande sfida di questo secolo: «siamo chiamati a riqualificare i luoghi in cui vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione del Paese e in questo l’arte contemporanea può essere determinante»; «rivitalizzare le periferie attraverso l’azione dei giovani e del mondo dell’associazionismo è iniziativa positiva, che va proprio nella direzione dello sforzo che deve intraprendere il Paese per recuperare il forte ritardo nel sostegno e nella valorizzazione del contemporaneo. Un’azione che può e deve essere legata, come i progetti presentati oggi, alla riqualificazione delle periferie delle nostre città». «Per questo» dice sempre il Ministro Franceschini – nel riformare il Ministero ho fortemente voluto una nuova direzione generale per l’arte e l’architettura contemporanea e le periferie urbane che a breve varerà un bando di 3 milioni di euro per cofinanziare progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie». Il Touring Club, insieme al Ministro Franceschini, hanno rilasciato dichiarazioni per la rivalutazione del «Patrimonio Periferia», affermando che oggi è necessario iniziare a rivalutare le periferie, luoghi «in cui si può sperimentare e osare di più che nei centri storici anche a livello architettonico. Queste aree, sempre più abitate, dovrebbero diventare sempre più vivibili e amabili». Allora le domande sono: qual è il bilancio che trae il Ministro Franceschini dall’attività della direzione generale «Arte e architettura contemporanee e periferie urbane» ad oltre un anno dalla sua costituzione; quali programmi sono stati realizzati, quali iniziative e attività sono state intraprese, quali incontri sono stati svolti con i cittadini, gli operatori culturali e sociali ed i cittadini operanti o residenti nelle periferie urbane del nostro Paese; come e dove sono state investite le risorse della suddetta direzione generale; quali sono le informazioni sullo stato attuale dell’avanzamento dei progetti di riqualificazione e se esiste ad oggi un coordinamento e una regia comune.

PRESIDENTE

La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Dorina Bianchi, ha facoltà di rispondere.

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo

Signor Presidente, a tal proposito io seguirò le tracce offerte dall’onorevole Costantino, unitamente anche agli altri colleghi interpellanti. Per quanto riguarda i programmi, sono stati elaborati due progetti a livello europeo nell’ambito del PON Programma operativo nazionale «Cultura e sviluppo 2014-2020»: un progetto nella regione Calabria, Progetto di animazione economico-culturale del sistema museale calabrese, che propone l’attivazione di residenze e studi per artisti, architetti, designer e curatori, e un progetto nella regione Campania per la realizzazione del polo regionale sul contemporaneo denominato «Contemporary Hub» a Napoli. A livello nazionale sono stati finanziati attraverso il Piano per l’arte contemporanea 2015 il progetto di Torino «Porte aperte», un concorso per giovani artisti per la riqualificazione delle periferie attraverso interventi artistici, e il progetto di Matera »Nuovi committenti«, interventi di mediazione culturale tra enti e comunità locali e artistiche. Sono state poi svolte le attività finalizzate alla definizione degli obiettivi del DPCM per il Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree degradate, previsto dalla legge di stabilità del 2015, ed è stato quindi predisposto lo schema del DPCM 15 ottobre 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 ottobre 2015, di approvazione del bando per la presentazione di proposte per la predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate.
Nell’ambito del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, si è proceduto alla ideazione del progetto per la costruzione della piazza del bene comune, un avamposto nei quartieri di periferia urbana particolarmente degradata, costituito da piccoli interventi finalizzati a fornire servizi ai cittadini, da realizzarsi, però, in uno spazio pubblico.
Passo ora a quelle che sono state le attività. Innanzitutto, vi è la quindicesima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia 2016 Padiglione Italia. Su istruttoria della direzione generale in parola, il Ministro nomina lo studio TAM associati. Il tema della mostra è «periferie e sviluppo delle città». Il titolo della proposta selezionata è «Taking care – progettare per il bene comune» e sarà presentata, con maggiori dettagli, nel corso di una prossima conferenza stampa. Poi vi sono tre workshop di formazione, in collaborazione con le università di Reggio Calabria, Catania/Siracusa, Alghero, Roma, Milano/Mantova e Padova, sul tema dell’architettura sociale, con svolgimento presso l’aria periferica del parco tecnologico di Vega, sito a Marghera. Ancora, la mostra di Roma il cui titolo è «Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell’espansione urbana negli ultimi cinquant’anni in Italia»: una selezione di quartieri periferici di edilizia residenziale d’iniziativa pubblica, realizzati dagli anni Settanta ad oggi, con l’obiettivo di evidenziare i focus per una corretta riqualificazione urbana delle periferie. Le ricerche sono state effettuate in collaborazione con le università di Roma, Napoli e Torino. Poi segnalo il concorso del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori. Le istanze scaturite dalla mostra formeranno oggetto di successivi concorsi per giovani architetti under 35, d’intesa con il Consiglio nazionale stesso. I progetti realizzati dai vincitori saranno, quindi, donati ai rispettivi comuni interessati. Segnalo, poi, un numero speciale della rivista di geopolitica Limes, finalizzato alla realizzazione di un progetto dedicato alle periferie, con contributi scientifici di autori nazionali e internazionali, con la redazione di una mappa geografica delle periferie italiane. Seguiranno tre presentazioni pubbliche a Venezia, a Roma e a Siracusa, accompagnate dall’allestimento di carte geopolitiche.
Proseguo con quelle che sono le iniziative. »Arte alla luce« è un progetto sviluppato con Save the children e realizzato nelle periferie di Bari, Marina di Gioiosa Ionica e Palermo, nei «punti luce» dell’associazione e in strutture socio-educative aperte in varie regioni per contrastare la povertà educativa. Il progetto promuove l’arte contemporanea tra i giovani quale fattore determinante per lo sviluppo armonioso dell’individuo. Con il convincimento diretto di artisti affermati, il primo laboratorio si è svolto a Palermo a Zisa e nel quartiere dello Zen 2, sotto la guida dell’artista Domenico Mangano. Il secondo si è svolto a Bari nel quartiere Libertà, con l’artista Massimo Grimaldi. E il prossimo si svolgerà nella Locride a Gioiosa Jonica, con l’artista Adrian Paci. Si prevede di estendere il progetto a tutti i 16 »punti luce« di Save the children. «Sperimento l’arte! Musei e artisti nelle scuole» è un’altra iniziativa legata alla convenzione tra il Ministero dei beni culturali – Direzione generale arte e architettura contemporanea, Ministero dell’istruzione e Associazione dei musei d’arte contemporanea italiana per la diffusione e l’educazione alle arti contemporanee negli istituti scolastici italiani situate nelle aree periferiche.
Per quanto riguarda gli incontri, tutti gli incontri hanno seguito il modello bottom up, in linea con i principi della sussidiarietà orizzontale. In appuntamenti dedicati ai temi delle periferie sono state recepite, a livello nazionale, le istanze rappresentate dalle principali associazioni attive in campo di cultura, salute, sport, ambiente e cultura della legalità; ciò nonostante alla DGAAP siano stati assegnati obiettivi strategici da attuare all’intero territorio nazionale attraverso il network relazionale fra gli attori sociali.
Interventi partecipativi a livello locale, in attuazione degli indirizzi che sono stati dettati, sono di competenza degli istituti periferici, di concerto con gli enti locali, ai quali attiene specificatamente l’iniziativa pianificatorio-urbanistico-paesaggistico-sociale.
Passiamo adesso quelle che sono, invece, le risorse. Le risorse impiegate per i programmi, le attività e le iniziative sopra evidenziati sono quelle previste negli ordinari capitoli di bilancio e relativi piani gestionali del Ministero ed assegnate alla Direzione generale. Per quanto concerne il bando di 3 milioni di euro per cofinanziare i progetti culturali promossi dai comuni nelle periferie, richiamato nell’atto, preciso che si tratta del decreto interministeriale MIT/MiBAC del 12 novembre 2015, la cui procedura di programmazione e in itinere e vicina alla conclusione.
Ricordo, infine, che il coordinamento delle attività sopra riferite è affidato al direttore generale della Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane sulla base di quanto 171 del 2014, recante disposto dall’articolo 16, comma 2, del DPCM n. regolamento di organizzazione del Ministero.
In conclusione, sembra lecito affermare che, nei dieci mesi di effettiva attività, la nuova Direzione generale ha compiuto o avviato attività sicuramente apprezzabili per quantità e qualità.

PRESIDENTE

L’onorevole Costantino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CELESTE COSTANTINO

Grazie, Presidente. Io sono parzialmente soddisfatta. Non ho un’esperienza di lungo corso in questo Parlamento, però in questi due anni e mezzo ho capito che, a volte, gli strumenti come interpellanza e come l’interrogazione hanno più il fine di cercare di trovare avallo ad una tesi piuttosto che rivolgere delle domande reali e concrete. Io penso che stamattina, con questa interpellanza, ho dato l’opportunità al Ministero della cultura di poter raccontare quello che è stato fatto. Però, questo fa parte dell’insoddisfazione che io registro nel porre queste domande. Infatti, è un po’ strano, anche rispetto a dei progetti lodevoli che si stanno portando avanti – ho sentito nella sua risposta, sottosegretario, anche dei riferimenti alla Calabria, quindi sono veramente molto contenta, come, immagino, anche lei, che ci sia questa particolare attenzione –, che sia praticamente impossibile riuscire a trovare queste informazioni. Io ho presentato questa interpellanza perché l’hanno sollecitata esattamente associazioni, comitati, cittadini che avevano guardato con favore questo atto, questo decreto adottato dal Ministero della cultura e che immediatamente avevano voglia di impegnarsi, di mettersi a disposizione e di portare avanti anche delle proposte fattive su come poter realizzare alcuni di quei progetti che sono stati elencati da lei qui oggi. Penso ai comitati che si sono creati negli anni e che ad oggi hanno svolto un’attività veramente straordinaria. Parlo della città di Roma: a Corviale, come a Torpignattara, come a Corcolle, con l’esperienza e il lavoro fatto sul territorio oggi potrebbero veramente proporre dei progetti molto interessanti, che vanno esattamente nella direzione che ha espresso il Ministro Franceschini.
Però, si registra un’incapacità di interlocuzione e anche una mancanza di comunicazione e di informazioni rispetto al lavoro che è stato fatto fino adesso e anche del dettaglio di come sono stati spesi i soldi. Infatti, rispetto a tutto l’elenco che è stato fatto sui 3 milioni ancora, per sua stessa ammissione, si è in corso d’opera e quindi non abbiamo ancora contezza, a più di un anno, di come verranno spesi questi soldi.
Anche riguardo ai progetti che ha elencato prima, di ricerca, e delle mostre che sono state realizzate non c’è il dettaglio economico di come sono stati spesi questi soldi e a quanto ammonta appunto la spesa relativa a questi progetti che sono in corso.
Aggiungo anche – ed era una delle domande che venivano poste nell’interpellanza – che viene richiesta la presenza di un coordinamento e di una regia comune su questi progetti. A chi bisogna rivolgersi? Bisogna arrivare al punto di presentare un’interpellanza o un’interrogazione per avere dei riferimenti? Bisogna sempre avere il filtro parlamentare affinché questi cittadini, questi comitati e queste associazioni possano attingere a delle informazioni e avere dei dati precisi? Io penso che questo sia un errore, tanto più se – come lei ci ha detto stamattina – delle cose buone si sono provate a fare e ci sono sicuramente delle dinamiche che vanno perfezionate, ma che vanno probabilmente nella giusta direzione.
Quindi, io la ringrazio per questa comunicazione che manca totalmente e quindi le consegno il silenzio che c’è su questa serie di progetti che sono stati presentati dal Ministero, ma la invito al più presto – ed è questa la parte di grande insoddisfazione nella sua risposta – a fornire i dettagli economici su come sono stati spesi fino ad ora questi soldi e sui 3 milioni di euro che sono esattamente al centro del decreto che io cito all’interno dell’interpellanza, come verranno spesi, in quale città e quali sono i contatti, la regia comune e il coordinamento che si vuole mettere in campo tra il Ministero e le associazioni.




Triangolare della Spiritualità

Continuano gli appuntamenti del Triangolare della Spiritualità

Vi aspettiamo Venerdi 5 Febbraio ore 19.30 al Campo dei Miracoli con il filosofo e poeta Marco Guzzi. Vince solo chi Custodisce…La Speranza.

Dopo l’incontro sarà possibile cenare.

triangolare




Medicina ed esistenza sul senso del vivere

Biblioteca Renato Nicolini – sabato 6 febbraio, ore 9:30

Convegno

II convegno è un’opportunità per cercare di comprendere l’innegabile disagio che attraversa la società attuale e riflettere sui nuovi problemi con cui siamo posti a confronto.

Coordina la Dr.ssa Isabella Faggiano di Organon.
Partecipano il Dr. Esper Russo, presidente Organon, la Dr.ssa M. Teresa Russo, docente Filosofia Morale e Bioetica, Uniroma3,
il Dr. Ferdinando Brancaleone, psicoterapeuta, direttore scientifico ISUE (Istituto di Scienze Umanistiche ed Esistenziali), Napoli,
P. Roberto Fornara, Ocm, biblista, la Dr.ssa Serena Mosti, neurologa, Fondazione Santa Lucia “Neuroscienze e dolore” ,
il Dr. Stefano Salvago e Dr.ssa Simona Marino, Organon.
La partecipazione è libera.

Programma convegno medicine ed esistenza

Link al sito

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CAMPO DEI MIRACOLI #CARNEVALE

DOMENICA 7 FEBBRAIO ORE 17.15

…State per entrare nel regno dell’immaginazione, dove i gioco diventa esperienza che lascerà ricordi indelebili nei bambini … e anche negli adulti!
E se non hai mai partecipato alle nostre feste è ora di cominciare perchè
al Campo dei Miracoli
“é impossibile, solo se pensi che lo sia”

BIGLIETTO DI ENTRATA: 5€ (dai 4 anni in su.) Entrata gratuita per i genitori accompagnatori. Prevendite entro il 5 Febbraio presso la segreteria del Campo dei Miracoli. x info 3402627939.
Possibilità di iscrizione a squadra. Regolamento completo in segreteria.

carnevale calcio




La grande ricucitura

Rigenerare Corviale – Look beyond the present è il titolo del concorso internazionale bandito dall’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale del Comune di Roma e finanziato dalla Regione Lazio, sottoscrivendo un protocollo d’intesa con l’Ordine degli architetti di Roma. Corviale, situato nell’undicesimo Municipio della Capitale, è un complesso residenziale di proprietà pubblica, progettato all’inizio degli anni Settanta da una squadra guidata dall’architetto Mario Fiorentino.

Una città lineare, che si estende per circa un chilometro, le cui prime abitazioni vennero assegnate nel decennio successivo alla progettazione e attualmente conta oltre seimila abitanti con una quota parte di occupazioni considerate abusive. Complessivamente si calcolano 1202 appartamenti e si prevede di ricavare 103 nuovi alloggi al quarto dei nove piani della struttura, originariamente destinato ai servizi.

Lo scorso dicembre l’architetta Laura Peretti, con lo Studio Insito che dirige, si è aggiudicata con un premio di centomila euro il bando, che richiedeva proposte per modificare il sistema degli spazi comuni del corpo principale del complesso edilizio, al fine di ottenere una nuova qualità urbana e spaziale. L’intento dichiarato è di assicurare una migliore vivibilità e sicurezza per gli abitanti di un luogo a lungo trascurato dalle istituzioni, alienato dall’altra città. La disponibilità di risorse per una prima fase di lavori è stata stanziata ed è pari a 7.2 milioni di euro. Il completamento dell’iter progettuale (fase preliminare, definitiva ed esecutiva) è previsto entro un anno e mezzo. Nell’ipotesi di Peretti saranno necessari circa sei anni per la concretizzazione di tutti gli interventi studiati. Il costo totale dell’opera di rammendo, di ricucitura topografica e valorizzazione dovrebbe attestarsi attorno ai venti milioni di euro.

Il progetto non riguarda gli alloggi, ma la viabilità e il recupero delle aree verdi; ripensa le connessioni urbane dell’edificio, le sue coperture introducendo criteri di efficienza energetica e avrà un contributo artistico di Mimmo Paladino. Il 7 settembre è stato effettuato il primo sopralluogo nell’area, per poi elaborare il disegno concettuale entro il termine dato del 18 novembre. La giuria internazionale, che ha valutato 45 progetti, ha premiato il gruppo Peretti con questa motivazione: «Affronta meglio i temi richiesti dal concorso, perché esprime la capacità di controllare alle varie scale la complessità, a livello paesaggistico, urbano, della circolazione interna all’edificio e dello spazio pubblico». La riqualificazione di Corviale è stata definita «la prima e più significativa sperimentazione di rigenerazione urbana delle periferie romane».

Peretti, qual è stata la sua esperienza di Corviale prima di approcciare il progetto?

«Molti anni fa da studentessa. Ci sono tornata, da abitante di Roma, perché insegnavo alla Cornell University e ci portavo i miei studenti. L’ho scoperto decisamente di più nel recente contatto diretto che all’epoca degli studi. Quando l’Ater ha bandito il concorso, prima di effettuare il sopralluogo collettivo, ero poco convinta. Poi sono venuta via con l’impressione opposta».

Quali sensazioni le destano la struttura, la sua storia e i suoi dolori?

«Lo percepivo come un edificio un po’ eroico per questa grande volontà di salvare l’agro romano. Era molto visibile l’intenzione dell’architetto di creare una diga architettonica ed è stata una cosa molto importante. È stato uno dei pochi momenti nella storia dell’architettura italiana in cui, al di fuori della dittatura, abbiamo avuto il compimento di un pensiero politico espresso e reso realtà. Stando a lungo lontana dalla città non ho vissuto il carico di sofferenza sociale concentratosi nell’area. Oggi ho trovato Corviale un luogo non degradato socialmente, con risorse vitali, che ha problemi comuni ad altre zone. C’è una storia di questo edificio che appartiene sicuramente al suo entrare nella città e diventare un pezzo di città vero. C’è una questione demografica, come nel resto del paese. L’invecchiamento può produrre un ripiegamento. Corviale è stato la risoluzione di un problema abitativo e sicuramente ne ha creati degli altri. È successo perfino a un edificio molto più semplice da gestire come l’Unité d’Habitation di Marsiglia. Ha patito un periodo di abbandono fortissimo e adesso ha il comitato degli inquilini; ed è motivo di orgoglio di tutta la gente che abita lì tenerlo nelle condizioni in cui venne progettato».

Perché tuttora anche a livello internazionale questo edificio attira simile attenzione?

«Dovremmo fare una mostra dal titolo Corviale e i suoi fratelli. Questa dimensione che a noi sembra gigantesca non è assolutamente una cosa incredibile: Vienna rossa, Mosca, la Francia stessa; ci sono tantissimi esempi di edifici con dimensioni addirittura più grandi di Corviale. È così famoso, intanto perché è un gran pezzo di architettura, al di là di tutti i difetti evidenziabili. Come per altri edifici di architetti è stato capito dopo molto tempo, come succede quando gli edifici non sono così sbagliati. Ci sono ovviamente degli errori, ma in un pezzo di città nuova è un po’ difficile non commetterne. È un’architettura fatta da un architetto molto bravo, ma è stata costruita un po’ fuori tempo massimo. La costruzione di Corviale è stata come un rigurgito di un’ideologia che era ormai alla fine. Altre utopie architettoniche di quel tipo in altri luoghi in Europa non sono state condotte a termine. È diventato l’icona di un periodo, la sua solidificazione, la rappresentazione non solo ideale. A Roma esistono altri chilometri».

Ritiene che la creatura di Fiorentino fosse già nata male e in che modo si cura dopo un lungo abbandono?

«Non è nato rotto, ma ideologicamente forzato. Penso che abbiamo rivelato alcune potenzialità di Corviale. Abbiamo lavorato su Corviale come struttura urbana e non edificio. Il concorso chiedeva, senza toccare le case, di mettere a posto quello che non funziona: il rapporto con la città e quello con il suolo, l’attacco a terra. Essendo un edificio costruito in maniera molto razionale con un sistema strutturale ripetitivo, non ha dunque un’articolazione strutturale tale per cui non si possa metterci le mani. Si pensava che l’edificio dovesse essere completamente autonomo, dovesse essere una città di per sé e che si esaurisse in sé e per sé».

Come definirebbe il vostro disegno d’intervento: rammendo, ricucitura topografica, rigenerazione urbana?

«È talmente un grande rammendo che è la ricucitura di un crinale tra città e campagna. La definizione più corretta credo sia una ricucitura topografica innanzitutto: riuscire a ritrovare l’identità del luogo quasi prima dell’insediamento. Qui il rapporto tra suolo ed edificio non è in armonia. Mi auguro che venga fatto, perché è vitale per Roma, per Corviale. Stiamo parlando comunque di un paese, perché settemila persone rappresentano un paese. Stiamo dando a persone che ora hanno solo un’abitazione dei servizi per i quali pagano le tasse. Un grosso progetto di rigenerazione è una grande opportunità per Roma. Oggi tutto quello che è vuoto, viene occupato, vige la legge del più forte. Lo spazio per la sopravvivenza è una cosa, quello per vivere un’altra».

Ha già sentito Renzo Piano?

«Sposo in pieno l’idea del rammendo fra parti di città che sono strappate. Il nostro mestiere è dover rispondere alla domanda: come facciamo la città? E oggi che la città c’è, non c’è bisogno di costruire inutilmente, soprattutto nelle periferie che spesso sono state costruite senza un pensiero organico. Detesto l’idea dell’archistar che arriva, fa il suo oggetto e poi se ne va. Costruire la città vera non significa cementificare; costruire una città vuol dire creare rapporti fra le parti. Utilizzare quello che abbiamo già e renderlo urbano nel senso della civitas, renderli luoghi. Visto che Corviale è un pezzo di periferia molto cospicua spero mi capiterà l’opportunità di parlarne con Piano».

In che cosa consiste la prima fase dei lavori?

«La road map significa seguire il principio di realtà dei finanziamenti. I primi interventi puntano alla razionalizzazione di tutti i corpi scala, perché c’è una situazione di disordine assurda, di astrusità e rigidità dei percorsi con cui oggi il residente deve fare i conti. Sulla percorribilità verticale attualmente non ci si può contare. Per ogni corpo scala ci sarà un nuovo ascensore a norma e un atrio di accesso. L’accesso al proprio appartamento è uno degli aspetti più importanti, ognuno desidera avere una sorta di percorso personalizzato e questo al Corviale non è consentito. Abbiamo allora provato a ricompartimentare questo chilometro di edificio in senso individuale, modificando la strada che corre parallela all’edificato e che impedisce un accesso personalizzato e la realizzazione di piazze o sistemi di variazione. Abbiamo interpretato il fondamentale criterio della permeabilità, richiesto dal bando di concorso, come la necessità di mettere a sistema questa situazione, restituendo senso individuale all’accesso all’appartamento. Riconsiderare la connessione urbana dal piano terra e il piano garage. Fare il primo spostamento della strada, via Poggio Verde, in modo di poter cominciare la piazza. La strada deve diventare un generatore di spazio. Riassumendo: riportare a terra gli ingressi, fare gli atri, le scale e la piazza. Poi andranno concretizzati criteri di efficienza energetica, copertura con pannelli solari, un piano di illuminazione, giardini pensili».

Ci spiega che cosa intende per piazza?

«La piazza è stata posizionata in corrispondenza del salto di quota, laddove c’era il punto più difficile da risolvere, il punto di discontinuità massima. Abbiamo pensato che è esattamente lì il punto in cui sia necessario intervenire in maniera importante, anche perché è il punto che potenzialmente può attaccare di più Corviale alla città. Questa piazza gradonata risolve lentamente tutto il salto di quota con delle scale, ma anche delle rampe, e rompe la linearità dell’edificio. È possibile per tutti percorrere la piazza in lunghezza, ci sembrava un’esigenza fondamentale, vitale. La piazza è un cuore. Oggi Corviale purtroppo è un corpo dove scorrono dentro delle lunghe arterie, ma non c’è il luogo dove questo pulsa».

Nella definizione di Fiorentino Corviale costituiva la testa di ponte tra campagna e città. Come dargli il respiro di un ambiente molto interessante tra la Riserva naturale della tenuta dei Massimi e la Valle dei Casali?

«L’idea della diga per la campagna, di questo limite invalicabile al costruito, era talmente ossessiva nella testa di Fiorentino che si è dimenticato di quello che c’era al di là. L’ha concepita in una maniera talmente ideologica che la campagna non esiste più a Corviale. La si vede solo dagli ultimi piani. Abbiamo progettato di riaprire un varco importante. Dove sorgerà la piazza ci sarà un passaggio che permette un’apertura cospicua, passando sotto Corviale e aprendosi verso la campagna in corrispondenza del teatro, dove prevediamo la demolizione di un edificio che sta lì. Vorremmo riuscire a far respirare di nuovo l’aria della campagna a questo edificio. Questa idea l’abbiamo portata anche davanti con lo spostamento della strada, che non sarà più rettilinea assecondando il verde. Anzi uno dei fondamentali su cui abbiamo lavorato è infatti la compenetrazione forte fra il basamento verde, sul quale Corviale poggia. E che non sia più un basamento fatto di asfalto. Adesso è semplicemente un’aiuola molto lunga, ma non è un verde che si possa utilizzare, non è uno spazio».

I servizi che immaginate produrranno occupazione? Il lavoro resta l’urgenza sociale.

«”Qui non abbiamo bisogno di spazi nuovi, ma soprattutto di spazi gestiti”, mi hanno detto. Sono previsti edifici di servizio come atelier, centro di ricerca agricolo, laboratori e negozi distribuiti in vari punti e anche una quota di orti urbani. La gestione sarà altrettanto importante. Non serve a niente realizzare un bellissimo luogo, se poi viene abbandonato, se non c’è una struttura di gestione organizzata e pensata prima. Questo non sta all’architettura, tuttavia certamente anche il problema della gestione va posto all’amministrazione. Abbiamo pensato a servizi di prossimità per stimolare un’occupazione per la gente che abita lì. È vero che nel passato la gestione dell’Ater è stata in molti frangenti uno sfacelo, però Corviale non è semplice e nel momento in cui diventa veramente la casa deve essere curata. Uno dei grandi difetti di Corviale è la gestione impersonale. Non abbiamo la pretesa irrealistica di risolvere tutto, ma di attivare, coinvolgere i cittadini».

A quanto ammontano i costi?

«Il concorso richiedeva i dettagli del preventivo di spesa, dunque che cosa s’intende fare con i 7.2 milioni di euro a disposizione per il primo intervento articolato su tutto l’edificio».

assonotturna

(Figura 2. Assonometria notturna)

I fondi sono stati già stanziati?

«Sì».

Perché gli abitanti dovrebbero fidarsi? Non mancano loro ragioni storicizzate per lo scetticismo.

«Nutro fiducia, perché ho trovato seria la modalità in cui sono stati preparati i documenti del concorso con domande molto chiare. Ho pensato che questo potesse essere un concorso pulito ed è quello che è successo. Ho fiducia, perché da quando ho vinto il concorso tutte le persone a cui ne parlo, o mi domandano, hanno una fascinazione per questo edificio. Non mi ero mai resa conto che ci fosse questa affezione, che tocca anche le persone che ci abitano. Abbiamo già coinvolto Andrea Segre per un piccolo documentario, per raccogliere fin dall’inizio le voci e la storia di questo percorso».

Avete aperto un confronto con chi vive il luogo, ascoltato le loro necessità? Il senso di identità è radicato.

«So che la maggior parte degli abitanti di Corviale sono appunto sfiduciati, perché si sono sentiti abbandonati. Da architetta quello che posso fare è avere una grande attenzione nell’ascolto delle esigenze di tutti. È ovvio che nelle decisioni che saranno prese non tutti saranno contenti, però attivare un rapporto positivo con gli abitanti è fondamentale per come concepisco l’architettura. La qualità del concorso sta anche nella previsione della compartecipazione. Le domande poste dal concorso derivavano da una fase di ascolto. Ho cominciato, anche se non ho ancora firmato l’incarico ufficiale, per la seconda parte del progetto, perché penso che sia dirimente».

Che cosa si aspetta dalla politica?

«Il concorso è stato bandito da Ater e la Regione Lazio si è molto esposta. Il Presidente Zingaretti è andato a Corviale, si è impegnato, ha detto e so che ha un’attenzione particolare per il posto. Non posso che sperare che la politica mantenga quanto promesso. Sappiamo che in Italia non è molto comune, però Roma vive un momento particolare e bisogna ripartire. L’auspicio è che il processo continui come è cominciato. Il fatto che ci sia già uno stanziamento è una cosa molto buona. Ci vuole un controllo importante sulla costruzione. Tutti gli enti hanno l’obbligo della gara d’appalto. Il problema della gara è che sia pulita. Finora è stata una gara pulita, perché io non sono nemmeno di Roma. Non sono una persona che doveva vincere. Il progetto è stato votato da una giuria internazionale con sei voti favorevoli su sette con un bel distacco sul secondo. La politica può sorvegliare che le gare continuino a essere fatte in maniera pulita. Secondo me gli abitanti di Corviale possono fare qualcosa. Sono molti e contano elettoralmente. Gli abitanti di Corviale con tutte le proprie molteplici differenze dovrebbero cercare di formare una voce compatta».

Quali saranno i tempi presumibili per la realizzazione?

«È molto difficile stabilirli ora. Il concorso è la fase preliminare. Dovremmo firmare entro sei mesi il progetto definitivo, che serve per le concezioni edilizie, poche in questo progetto, e poi c’è la fase esecutiva. Dal definitivo all’esecutivo c’è un tempo che riguarda anche degli stanziamenti, la burocrazia, la conferenza dei servizi per spostare la strada, la volontà politica di chiudere questo progetto e condurlo in porto. Di lavoro nostro come architetti c’è almeno un anno e mezzo. Complessivamente prevedo sei, sette anni».

È una previsione ottimistica?

«Se la vedo bene, sì».

“A cento anni di distanza dal 1870 è ancora la stessa – dalla periferia al centro – la vera legge urbanistica di Roma: il massimo profitto attraverso ogni possibile rendita parassitaria”, scriveva Italo Insolera. In un quadro di emergenza abitativa, qual è il futuro delle case popolari?

«Affrontiamo una crescita commercialmente quasi incontrollabile per cui la città è diventata un mercato e questo è un fenomeno duro da cambiare. La pianificazione corre dietro a quello che avviene, cercando di tappare le falle. Non è nuovo nella storia di Roma, sì. Il patrimonio edilizio parassita non è denaro messo all’interno dell’economia che quindi crea movimento e risolve urgenze. Resta nelle tasche di chi ha la rendita. Ho lavorato molto sul tema delle case popolari. Recuperare una dimensione sociale del nostro lavoro credo sia una condizione di necessità. Il futuro delle case popolari? Cresce la percentuale dei sempre più poveri. Le case popolari sono tornate e torneranno a essere richieste; è inevitabile in una società sempre più diseguale. I costi sociali di non affrontare questi problemi sono altissimi. Oggi abbiamo degli strumenti di previsione di queste dinamiche molto più accurati rispetto a quelli di venti o trenta anni fa. Anche cinicamente, per una questione elettorale, ai governi conviene fare i conti prima per non pagare le conseguenze dopo».

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