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Apre la Bottega dei piccoli

Il “non negozio” dove scambiare vestiti e giochi.
Con il motto “niente sprechi!” si inaugura a Roma il prossimo 19 marzo la bottega del baratto pensata per i bambini che vivono in casa famiglia e in famiglie indigenti. Iniziativa della Onlus Terra dei Piccoli.
Una bottega del baratto, o meglio un “non negozio” dove scambiare e regalare senza denaro beni nuovi e usati per bambini e ragazzi. Apre a Roma (in via Montaione 44) la Bottega dei piccoli. L’iniziativa è dalla Onlus Terra dei Piccoli, la sua inaugurazione è prevista per il prossimo 19 marzo.

Come funziona? Per 15 euro all’anno si sottoscrive una tessera associativa che dà diritto a uno scambi senza limiti. Ogni volta che si lascia qualcosa in cambio o in dono, il responsabile del negozio lo valuta e accredita sulla tessera magnetiche personale il valore in “good money”, le monete elettroniche “buone” che servono per gli scambi successivi. Tutto quello che non entra in negozio per problemi di spazio o perché richiesto da situazioni di disagio viene regalato.

Lo scambio sarà possibile solo tra gli associati alla onlus muniti di tessera, mentre i principali beneficiari dei beni sono i bambini che vivono in casa famiglia e i bambini di famiglie indigenti che la Onlus Terra dei Piccoli segue. “Abbiamo progettato questa iniziativa cercando di rispondere alle esigenze dei bambini che seguiamo – spiega la onlus -, mettendo attenzione alle preoccupazioni principali dei donatori”. Il motto dell’iniziativa è “Niente sprechi!”. “Riusare e condividere fa sfuggire alla discarica giochi, vestiti, scarpe e scarpine ancora nuovi, perché i bambini crescono in fretta e non fanno in tempo a consumarsi – aggiunge Terra dei piccoli -. Con gli scambi gli indumenti vengono usati più a lungo”.

La onlus garantisce, inoltre, che lo scambio o il regalo andrà veramente ai bambini in stato di bisogno, i cui stati di indigenza o di abbandono sono verificati e certificati dai servizi sociali pubblici. Fiorella Deodati, presidente di Terra dei Piccoli onlus, sottolinea che il “non negozio” si inserisce in un percorso tracciato da anni nella vista dell’associazione, che vuole proporre ai bambini e ai loro adulti di riferimento un modo nuovo per contrastare l’emarginazione, insieme alla riflessione sui temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. “In Italia poco meno di 2 milioni di minori, quasi 1 su 5, vivono in condizioni di povertà relativa, cioè in famiglie che possono permettersi un livello di spesa modesto e comunque inferiore alla linea mediana nazionale (fissata nel 2014 in 1.698 euro per una famiglia di 4 persone) – sottolinea -. La capitale purtroppo amplifica questi numeri”.

“Siamo contenti ed emozionati” dichiara Francesca Accettella, responsabile del negozio, “dopo 4 anni, Terra dei Piccoli Onlus è riuscita finalmente a realizzare uno spazio interamente dedicato al dono e allo scambio. Si tratta di una soluzione per affrontare in modo ecologico le nuove povertà, ma anche per promuovere e sostenere l’attenzione allo spreco. Viviamo in città sempre più segnate dall’inquinamento e dalla povertà, soprattutto infantile. Crediamo che sia possibile scegliere con gesti concreti una maggiore sobrietà e rispetto per le cose, per l’ambiente e per i bambini.”

“Stimiamo che lo spazio riesca a permettere lo scambio e il dono, durante l’anno, di oltre 1.000 beni al mese; lavoriamo per arrivare all’autonomia finanziaria del negozio in tre anni”, sostiene Andrea Cippone, socio fondatore della Onlus. “Abbiamo scelto di insediare il negozio nel III municipio, una zona ad alta densità abitativa di minori, ma con un tessuto borghese ancora rilevante. Questo dovrebbe permettere ai genitori di poter disporre, potenzialmente, di molti più beni. Il locale che abbiamo affittato, grazie al supporto di alcuni cittadini e di un’azienda particolarmente attenta ai temi della difesa delle persone e dell’ambiente, è un po’ piccolo rispetto al potenziale di scambi che ci aspettiamo, ma è decisamente carino e colorato. Se riusciremo a convincere altri cittadini e la nuova amministrazioni dell’utilità del progetto. Siamo pronti a ingrandirci o ad aprire altri “non negozi”!”. “Tutti gli oggetti scambiati e donati saranno gestiti tramite un software appositamente realizzato e accessibile dagli associati anche dal web e tutte le “good money” saranno spese e accumulate in una tesserina magnetica che sarà consegnata a tutti i bimbi “ dichiara Fabrizio Fiore, volontario storico della Onlus e responsabile della digital innovation. La bottega resterà aperta il martedì e il giovedì dalle 15 alle 19 e il mercoledì e sabato dalle 10 alle 13.

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Così trasformiamo in sogni gli incubi delle periferie

Botto&Bruno: a Torino i due artisti ridisegnano lo spazio della Fondazione Merz con installazioni di forte impatto emozionale tra macerie, silos e vecchi film.
I torinesi Gianfranco Botto e Roberta Bruno, che formano l’ormai inscindibile marchio artistico Botto&Bruno, hanno incominciato a lavorare insieme nel 1992 sviluppando nel tempo (con lineare coerenza, duro realismo e poetica visionarietà) una ricerca incentrata sulle periferie delle grandi città. È l’esplorazione di un mondo travolto dalle contraddizioni e dai problemi più gravi dello sviluppo economico e urbanistico della società contemporanea; una costellazione di luoghi marginali degradati, di rovine architettoniche abbandonate, di macerie e spazi vuoti, ma anche un’affascinante e melanconica realtà impregnata dalla memoria di esperienze lavorative e esistenziali, collettive e individuali, suggestivamente rivitalizzata dal progressivo dilagare della natura selvatica.

Tutto questo è stato magistralmente messo in scena anche nello spettacolare progetto ambientale, «Society you are a crazy breed» (Società, sei una razza folle) una sorta di paesaggio fotografico che coinvolge in modo totale tutto il vasto spazio interno della Fondazione Merz. «La fondazione – dice Gianfranco Botto – è un luogo ideale per il nostro lavoro. Siamo stati affascinati dal fatto che si trattasse di un edificio industriale, un’ex-centrale termica. Abbiamo subito pensato di far rinascere in qualche modo la visione di quello che poteva essere qualche elemento essenziale dell’identità passata. La prima idea è stata quella di riportare in vita una cisterna di cui si vedono le tracce nel cortile esterno. E questa è la prima grande installazione, un silos, con le sue pareti interne circolari ricoperte di immagini fotografiche che riproducono dei vecchi muri in rovina invasi da una vegetazione anarchica, un luogo di immaginazione onirica».

Le altre due strutture ambientali, pensate anch’esse come «ristori dell’anima», sono da un lato un massiccio pezzo di muro aggettante da cui fuoriescono fogli di carta e scritte che fluttuano sulle pareti come tracce di anonime esistenze; e dall’altro, una bassa costruzione, estensione dell’architettura esistente, che accoglie il Cinema Lancia, in omaggio al vecchio stabilimento automobilistico, di cui la centrale termica faceva parte. Nella saletta interna c’è la proiezione in loop del video Kid World. «Nei territori periferici all’esterno non ci sono presenze umane – dice Roberta Bruno – e per questo abbiamo voluto proporre questo video che è un collage di spezzoni di film dove sono protagonisti dei bambini. Sono tratti da I 400 colpi di Truffaut, da Kes di Ken Loach, e da Il pane e il vicolo di Kiarostami, tre registi che amiamo moltissimo. La presenza dei bambini nella solitudine di questi luoghi desolati e inquietanti sono anche un segno di speranza nel futuro. La tecnica del cut-up è analoga a quella che usiamo anche per realizzare i bozzetti dei nostri paesaggi urbani, che sono un montaggio di moltissime foto prese in luoghi diversi e combinate insieme per formare delle scene apparentemente realistiche, ma con prospettive un po’ falsate e destabilizzanti, che producono nelle immagini ingigantite, con tutti i particolari a fuoco, delle visioni sospese con effetti stranianti».
Il titolo della mostra (che è anche quello del paesaggio virtuale sulle pareti e i pavimenti) è una citazione dal brano musicale di Eddie Vedder, colonna sonora del film Into the Wild, è un appassionato monito contro le possibili folli derive della società, contro i rischi purtroppo molto concreti di disastri sociali e ecologici.
Nel lavoro di Botto&Bruno ci sono vari significativi riferimenti , tra cui in particolare all’antropologia delle rovine esplorata da Marc Augé (Rovine e macerie. Il senso del tempo) e alle considerazioni sul «terzo paesaggio» di Gilles Clement. «Con Clement – conclude Botto – condividiamo la fascinazione per i processi di riappropriazione di luoghi, angoli e interstizi urbani da parte di erbe e piante che crescono spontaneamente. Ci ha interessato un suo articolo su Cernobil, che parla della rigogliosa esplosione vegetale nei terreni devastati dalla contaminazione radioattiva».

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Smart City, al via il primo programma di intervento del MISE

Quartieri-pilota e smart grid
Si parte con 65 milioni di euro in progetti innovativi pubblico-privati.
Rafforzare la dotazione infrastrutturale delle città italiane, attraverso Smart Grid interconnesse con le infrastrutture di banda larga, e potenziare la capacità dell’industria di rispondere ai fabbisogni di servizi innovativi espressi dalle Smart City, grazie a quartieri-pilota in cui verranno sperimentate soluzioni non ancora presenti sul mercato.

Questo l’obiettivo del primo programma di intervento del Ministero dello Sviluppo Economico per le Città Intelligenti, lanciato con la firma, da parte del Ministro Federica Guidi, dell’Atto di Indirizzo in materia di Smart City. Il programma ha una dotazione iniziale di 65 milioni di euro.

Progetti innovativi pubblico-privati

Il Mise ha deciso di puntare su progetti pubblico-privati ben identificati e misurabili, sia nelle risorse occorrenti che nella loro sostenibilità, grazie anche ad un confronto continuo con le Città e con gli stakeholder privati, dedicando iniziali 65 milioni di euro all’attivazione di due specifiche misure: la prima, finalizzata alla promozione di infrastrutture e servizi energetici efficienti e connessi nelle aree urbane; l’altra all’attivazione di appalti pre-commerciali di grandi dimensioni in risposta ai fabbisogni più innovativi espressi dalle amministrazioni.

Il programma prenderà avvio dalle aree metropolitane, grazie alla stretta collaborazione avviata in queste settimane con il Coordinatore Anci delle Città Metropolitane, Dario Nardella.

Primo incontro con i rappresentanti delle città metropolitane

Ieri si è tenuto, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, il primo incontro con i rappresentanti delle Città Metropolitane, alla presenza del Sottosegretario di Stato con delega alle Smart City, Antonio Gentile, che ha sottolineato come “le Smart City rappresentino un contesto particolarmente favorevole alla sperimentazione di misure in grado di generare crescita con occupazione, perché è in esse che le tecnologie digitali possono incrociarsi con infrastrutture innovative, nuovi servizi e migliori sistemi di efficientamento energetico. Grazie agli investimenti che il Programma metterà in moto, si potrà generare non solo un significativo impatto su qualità della vita, crescita economica ed occupazione, ma rendere l’Italia un paese attrattivo per la sperimentazione dei più evoluti modelli di Smart City da parte di aziende multinazionali e delle eccellenze italiane”.

Esponendo ai rappresentanti di Anci e Città Metropolitane il contenuto dell’Atto di Indirizzo, il Capo di Gabinetto del Ministro dello Sviluppo Economico, Vito Cozzoli, ha ribadito come “l’obiettivo del Ministero sia quello di trasformare l’Italia in un Paese attrattivo per sviluppare una industria delle Smarter City. I quartieri-pilota, definiti d’intesa con le Città Metropolitane, consentiranno da un lato di promuovere Smart Grid di nuova generazione, facendo leva anche sui nuovi investimenti in Banda Ultra Larga; dall’altro di accelerare Servizi e Dispositivi Smart, anche attraverso la valorizzazione di Open e Big Data, generando così un percepibile miglioramento della qualità della vita per i cittadini e del contesto operativo per le imprese. Le soluzioni tecnologiche che finanzieremo diverranno un’ulteriore eccellenza che l’Italia potrà esportare nel mondo”.

Consultazione con gli operatori privati

Nei prossimi giorni, il Ministero avvierà una consultazione con gli operatori privati nei settori It, Energia e Tlc, finalizzata alla realizzazione condivisa delle Linee Guida per i progetti.

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Film contro le mafie, da Corviale a Rebibbia schermi nelle scuole firmati Cinema America

Il 15, 17, 18 e 21 marzo tre pellicole presentate dagli interpreti all’interno del meeting regionale contro le mafie.
Corviale, Montesaro e Rebibbia. Tornano in periferia gli schermi cinematografici firmati “Cinema America”, la sala di Trastevere ancora chiusa ma il cui spirito, grazie agli ex occupanti, è diventato una realtà errante per la città. Stavolta le proiezioni sono state organizzate in collaborazione con l’Osservatorio per la legalità della Regione Lazio in occasione del secondo Meeting regionale contro le Mafie “perché crediamo che un’altra società sia possibile, purché la politica e le istituzioni siano in grado di interagire e comprendere le migliaia di realtà che, spontaneamente, animano e rendono i nostri territori attivi e realmente sicuri. Il tema delle Mafie è il più grande cancro del nostro paese, ma spesso ci si è persi in un bicchier d’acqua e, nel tentativo di proteggere le istituzioni dalle infiltrazioni mafiose (vedi Mafia Capitale), si è finiti per renderle impermeabili a tutte le realtà, in particolare quelle giovanili”. “Pertanto – aggiunge Carocci – questa collaborazione con la Regione Lazio, voluta del Presidente Nicola Zingaretti e del Presidente dell’Osservatorio Giampiero Cioffredi, è per noi un segnale bellissimo e coraggioso: un’ottima occasione per render fiduciosi tutti i soggetti che come noi, anche se un po’ “scapestrati”, non si sono mai sporcati le mani, rendendosi baluardo di genuinità ed innovazione nei territori laziali”.

Con gli “schermi pirata” tornano anche tappeti e cuscini per accomodarsi comodi tra canestri e spalliere. Si inizia martedì 15 marzo alle 21 dall’Ex Gil diviale Adriatico 136, dove la palestra Agnini ospiterà Marco Risi, Libero De Rienzo e Valentina Lodovini per la presentazione di “Fortapàsc”di Marco Risi. Giovedì 17 alle 21 ci si sposta a Corviale, nella palestra simbolo per la lotta alle mafie, quella del CalcioSociale (via Poggio Verde, 455), dove il regista Francesco Munzi con Barbare Bobulova e Fabrizio Ferracane porteranno “Anime Nere”, vincitore di ben 9 David di Donatello. A Rieti invece venerdì 19 alle 11 presso l’istituto Luigi Di Savoia Duca degli Abbruzzi Monica Zapelli presenterà “LEA” di Marco Tullio Giordana, di cui è sceneggiatrice. La rassegna si concluderà in un altro territorio periferico della città di Roma, a Colli Aniene, nella palestra del liceo Croce di Via Bardanzellu 7, nel quale Luigi Lo Cascio ed ancora Monica Zapelli presenteranno un altro film storico e importantissimo per la narrazione cinematografica della lotta alle mafie, “I Cento Passi” di Marco Tullio Giordana. Tutti gli eventi saranno ad ingresso gratuito, le palestre verranno aperte ai territori e non ci sarà bisogno di alcuna prenotazione. Abbiamo volutamente deciso di non allestire le sale con le sedie perché crediamo che la lotta alla Mafia debba partire in primis dall’attivazione di ogni singolo cittadino: portare un cuscino è un gesto simbolico per vivere attivamente l’evento, è un invito a farsi sentire, a schierarsi e non essere semplici fantasmi omertosi all’interno dei nostri territori.

“Ci siamo immediatamente domandati come poter coniugare la lotta alla mafia con quella della tutela degli spazi culturali e sociali – spiega Carocci – e abbiamo pensato che non ci fosse soluzione migliore di realizzare la rassegna “Il Cinema contro le mafie” nei luoghi della formazione e dello sport: quattro “Schermi” che trasformeranno per una notte scuole e palestre in sale cinematografiche erranti e aperte a tutto il territorio”.

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Art Arvalia Onlus

2006-2016
10 Anni di Arte e Cultura sul Territorio
18 – 23 marzo 2016, c/o Il Mitreo-ArteContemporanea
con il patrocinio del Municipio XI Arvalia Portuense

Espongono gli artisti: Maria Grazia Addari – Maurizio Bruziches – Giselda Cacciani – Elvira Calabrese – Stefania Chiucchiù – Mari Clemente – Maria Ferrara – Aldo Ferrotti – Primo Gambini – Seban Guizzo – Loredana Giannotti – Stefania Limatola – Carla Pietrasanta – Anna Grazia Pozzi – Aurora Resta – Ada Risi – Tiziana Rossi – Katia Seri – Maria Sole Sollazzi – Stefania Tanca – Anna Maria Trinchieri – Sonia Tubaro – Vittorino Ugolini

VERNISSAGE: VENERDI’ 18 MARZO 2016, ORE 16.30

Presentano Monica Melani e Anna Maria Trinchieri
alla presenza di rappresentanti istituzionali del territorio, con la straordinaria partecipazione del

CORO DELLA “SCUOLA DI MUSICA ARVALIA”

Breve intermezzo recitato di Stefania Tanca

Ore 19.00: aperitivo e brindisi

Ingresso libero e gratuito

Informazioni: annamaria@volpini.com – 3471709965
capietrasanta@hotmail.it – 3336275033
www.artarvalia.it




Le periferie di Renzo Piano

Il progetto “Rammendare le periferie” dell’archistar per il recupero dei quartieri. E in più i rammendi di Yoko Ono e la scuola di rimaglio di Brunello Cucinelli.
Rammendo: dal Senato alle periferie, dalla scuola di rimaglio alle performance degli artisti che riparano asfalto, identità e memorie: viaggio pindarico alla ricerca dei rattoppi possibili.

Rivoluzione Archipop. Da qualche mese c’è nuova vita al mercato comunale del Giambellino, storico quartiere popolare di Milano, quello del Cerutti Gino di Gaber. È bastato l’abbattimento di un muro – e l’apertura di un nuovo ingresso più comodo dal parco rionale – per ridare ossigeno a un luogo che oggi, tra casse di broccoli e di frutta, ospita anche associazioni culturali, gruppi giovanili. «Un piccolo intervento a costi contenutissimi, studiato dopo 12 mesi di incontri con gli abitanti di un quartiere sdrucito, senza manutenzione da quasi 40 anni: più che una ristrutturazione, un rammendo. Proprio come si fa con i capi più preziosi del guardaroba, recuperati alla funzione originale con piccoli punti sapienti». Chi racconta è Francesca Vittorelli, uno dei quattro giovani “architetti condotti”, spediti sul posto dal senatore Renzo Piano per riparare la periferia. Solo una delle tante declinazioni del rammendo, nuova parola d’ordine che sembra riguardarci sempre più da vicino, rimbalzando dal senato alle periferie, dai tutorial di Pinterest sulla toppa perfetta alle scuole di rimaglio, fino a contagiare laboratori poetici, street artist, performer. E che in queste pagine vi vogliamo raccontare, in una sorta di percorso kintsugi, alla scoperta dei molti rattoppi possibili.

Giambellino calling. Ma torniamo al progetto partito anni fa tra i damaschi e i velluti del senato, subito ricoperti da mappe e rendering del gruppo G124, il team di giovani professionisti e tutor che Piano ha voluto “mettere a bottega” col suo stipendio da senatore, e ribattezzare col numero del suo ufficio a Palazzo Giustiniani. Il diario dei rammendi, che dopo Catania, Roma, Torino e Milano, presto coinvolgeranno Marghera, si può leggere sulla lavagna virtuale di tumblr. «L’idea del G124 è che si può migliorare la vivibilità delle periferie con micro-interventi e piccoli progetti, più che grandi ristrutturazioni che rendono quei luoghi irriconoscibili», spiega Ottavio Di Blasi, tutor del progetto Giambellino. «Anche per questo abbiamo voluto consegnare agli abitanti un manuale di Piccoli consigli per il rammendo: riparare, mantenere e abitare in periferia: utile per riaprire i cortili, ma anche per aggiustare una finestra o togliere la muffa dal bagno».

Undici passi. Ago, filo e nodo, la mega scultura di Oldenburg e Van Bruggen in piazza Cadorna a Milano – è la foto di copertina del Calendario poetico 2016 che mette insieme scatti di Margherita Lazzati e poesie nate in carcere, nel Laboratorio di Scrittura creativa della casa di reclusione di Milano-Opera. «Un’immagine che è anche il simbolo di una possibile ricucitura tra chi è dentro e chi è fuori», dice la scrittrice Silvana Ceruti che da vent’anni conduce il laboratorio. «Ora col progetto Mura Trasparenti del Comune quell’utopia si è realizzata: poesie imperfette e ruvide come Undici passi, da qualche mese vengono affisse sugli spazi comunali. L’altro giorno uno degli autori mi ha detto: “Mi commuove l’idea che quando va a scuola, mio figlio legga una mia composizione: ora ha qualcosa di cui essere fiero”».

Anziché rottamare. Che questa voglia di rammendo corrisponda al declino dell’“asfaltare”? È l’ipotesi del sociologo Mario Abis, presidente dell’Istituto di ricerca Makno oltre che membro del Cda della Triennale di Milano. «Forse perché dopo anni di “rottamazione”, di cultura dissipativa, oggi si sente il bisogno di rimettere insieme i pezzi, ricucire passato e futuro. Viviamo in un paese straordinario, che però non sa valorizzare il suo tesoro di arte, cultura, paesaggio. Ma l’unico modo per reinventarsi è ripartire da questo patrimonio, restituendogli la sua vocazione originale. Come accade quest’anno alla Triennale, che dopo 20 anni riapre finalmente la sua grande Esposizione Internazionale (21st century. Design after Design). Coinvolgendo nuove sedi milanesi di grande prestigio come la Reggia di Monza, l’Hangar Bicocca, la Fabbrica del Vapore. Un rammendo progettuale e manageriale». Ripartire dal rammendo dell’identità di un paese, dalla memoria collettiva o individuale è anche una delle tendenze nell’arte e nel design contemporaneo: dalle performance con i Mend Piece di Yoko Ono, in cui l’artista chiede al pubblico di riavvicinare frammenti di ceramica con spago e colle perché «mentre rammendi per bene la tua tazza», dice «sai che di rammendare alla perfezione ce n’è bisogno in tutto l’universo. E tu in quel momento devi esserne consapevole»; dai pattern colorati cuciti sulle foto di Diane Meyer per dire che un’immagine, per quanto veritiera sia, non potrà mai raccontare la verità. E lei, questo gap emozionale lo colma a colpi di ago e filo.

Giù dal lettino. Gli Hikikomori giapponesi sono sempre più tra noi: i ragazzini chiusi nelle proprie camere con tablet e smartphone hanno costretto gli specialisti a inventarsi nuovi modi per riconnettere alla realtà le loro giovani vite. «La metafora del rammendo è quanto mai efficace in questi casi», racconta lo psicoanalista Gustavo Pietropolli Charmet, responsabile dell’consultorio adolescenti Il Minotauro di Milano. che sul tema ha firmato anche la prefazione del libro Il corpo in una stanza Addolescenti ritirati che vivono di computer (curatori Roberta Spiniello, Antonio Piotti, Davide Comazzi, ed. Franco Angeli).
«Se il lavoro classico dello psicoanalista è quello di aiutare le persone a rammendare la stoffa preziosa della memoria, così che i ricordi rimossi smettano di far male, oggi invece ci troviamo sempre più spesso a ricucire scissioni, a riconnettere parti della mente che sono lacerate, non comunicano più tra di loro. Succede ai serial killer che, come dicono i vicini, sono persone “normalissime e tranquille”. Succede ai ragazzini che si tagliano per trasferire sul corpo il dolore della psiche. Succede agli hikikomori. Il nostro lavoro è quello di aiutarli a ricucire le parti separate: una riparazione lunga e delicata che non avviene più nello studio dello specialista, ma di fronte alla porta chiusa della cameretta, tra mail, musica, biglietti sotto la porta. Un po’ quel che serve alla società, un rammendo tra le parti scisse, che hanno gran bisogno di connessione: città e periferie, nord e sud, nazioni ed Europa. Perché se queste parti smettono di dialogare, poi resta solo la guerra.

A scuola di rimaglio. Può un capo in cashmere lavorato con cura sartoriale e sapienza artigianale (e costato cifre a più zeri), essere abbandonato nel cassonetto al primo buco? A questa cultura dei consumi si oppone l’imprenditore umanista Brunello Cucinelli – acclamato “King of Cashmere” in Italia come all’estero – che nel borgo umbro di Solomeo ha stabilito non solo quartiere generale e azienda, ma anche quattro Scuole di arti e mestieri tra cui un Corso di rammendo e rimaglio. «Non condivido l’idea dell’usa e getta quando tra le cose gettate c’è anche il valore della storia e della tradizione artigianale», spiega Cucinelli. «Penso che un agire garbato sia quello di riconoscere il valore di tutte le cose che ne hanno uno. Accomodare a mano un capo in cashmere fa parte della tradizione artigianale, cioè umanistica, per questo si tratta di un’azione etica e culturale. La stessa che più in larga scala ho voluto realizzare a Solomeo col Progetto per la Bellezza, dove al posto di opifici in disuso ho piantato campi di grano, girasoli, alberi da frutto. Affidando il compito di ricucire, unire i margini a piante, arbusti e prati».

Anonimi veneziani. Erano bastati pochi minuti di scosse del terribile terremoto del 2012 per incrinare i decori floreali del raffinatissimo lampadario in cristallo ambra e oro, alto 5 metri, che dal 1933 illuminava il salone del comune di Santagostino, nel ferrarese (pare messo lì da Italo Balbo). Oggi quelle opere sono tornate al fulgore originario grazie al restauro degli anonimi vetrai del Consorzio Promovetro di Murano e presto saranno restituite all’Emilia. Ma sino a fine febbraio si possono ammirare al Museo del Vetro dell’isola, insieme alle tappe della riparazione artistica col vetro incandescente.

Ri(n)saldare Marghera. Si chiude nella laguna veneta il nostro viaggio tra i rammendi: prossima fermata del cantiere in movimento del G124, Marghera-Mestre. Qui il tutor Raul Pantaleo, cofondatore di TAMassociati – team curatoriale del Padiglione Italia alla prossima Biennale di architettura di Venezia (studio Tam) – sta raccogliendo idee insieme ai giovani di Piano. Il bioarchitetto quell’area la conosce bene: il suo studio ha firmato i progetti di alcuni pluripremiati ospedali di Emergency in Sudan, ma anche il poliambulatorio che Gino Strada ha voluto a Marghera. «Nel nostro rammendo cercheremo di affrontare i temi dell’inquinamento ambientale e della disoccupazione in luoghi al confine tra terraferma e laguna, dove il lavoro cambia, si perde e si trasforma. Stiamo cercando di individuare una piccola azione che possa valorizzare le “scintille” già presenti sul territorio. Stiamo ascoltanto gli abitanti. E ancora una volta ci verranno in aiuto i volontari di Emergency. Che di ricucire i pezzi, se ne intendono parecchio».

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L’Academy di Resto al Sud riparte da Scampia

Sono Orazio Giammona di Lampedusa, Eliana Riva di Caserta, Lia Giannini di Cosenza, Antonella Guerriero di Potenza e Ilario Falcone di Foggia i partecipanti selezionati per la seconda edizione della Resto al Sud Academy, il progetto di sostegno ai giovani delle periferie del mezzogiorno nato grazie al contributo del gruppo Conad e al sostegno di Ninja Academy, la scuola di formazione di Ninja Marketing, e di Tiscali.

Dopo sei mesi di ricerca nei territori alla caccia di talenti digitali nelle periferie del mezzogiorno (http://www.restoalsud.it/2015/09/lampedusa-da-periferia-deuropa-a-terra-di-talenti/ http://www.restoalsud.it/2015/10/lacademy-a-caserta-in-un-bene-confiscato-alla-camorra-per-scegliere-un-giovane-di-libera/) la scuola che punta a valorizzare i giovani e le loro conoscenze digitali nelle aree più svantaggiate del Paese riparte.

L’evento di presentazione della seconda edizione si terrà a Napoli il 22 marzo prossimo nel quartiere di Scampia, presso la sede dell’istituto Ferraris, luogo simbolo della voglia di riscatto dei giovani del Sud (http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/04/23/news/il_futuro_oltre_le_vele_e_a_scampia_la_scuola_migliore_per_trovare_lavoro_-112644056/). A battezzare il secondo anno dell’academy sarà il ministro della Giustizia Andrea Orlando che da tempo segue con interesse il progetto. “Coniugare i talenti, le nuove tecnologie e le nostre periferie ritengo sia molto importante per sconfiggere il rischio dell’isolamento e degrado sociale e culturale” ha spiegato il ministro nell’annunciare la sua presenza a Scampia.

Saranno presenti l’amministratore delegato del gruppo Conad Francesco Pugliese, il fondatore di Tiscali Renato Soru e Mirko Pallera della Ninja Academy.

La manifestazione sarà l’occasione per il ministro per visitare una scuola di frontiera che si batte per consegnare un futuro migliore ai giovani di Napoli.
“Siamo lieti di questo evento” commenta il presidente Alfredo Fiore “il 22 marzo daremo voce ai tanti giovani che si sono formati in questa scuola e che oggi hanno raggiunto risultati importanti. Perché nelle periferie non c’è solo degrado ma la nostra scuola rappresenta un luogo di riscatto e di futuro migliore”.

Nel corso della manifestazione riceveranno l’attestato di frequenza i sei ragazzi che hanno partecipato all’academy nel corso del primo anno (http://www.restoalsudacademy.it/): Marina Finaldi (Napoli, Scampia), Andrea Saluti (Palermo, Zen), Maria Alagni (Taranto, Tamburi) Irene Sapienza (Catania, Librino) Alice Strano (Cagliari, Sulcis) e Daniele D’Innocenzo (L’Aquila, progetto case post terremoto).

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Imparare la lingua dei segni diventa un gioco con le mani stampate in 3D

Uno strumento per favorire l’integrazione tra bimbi sordi, sordociechi e udenti. L’idea è della giovane friulana Elena Dall’Antonia, che ha realizzato il kit come tesi di laurea. “Gli educatori ne sono felici, ma questo non è che un primo passo” .
Uno strumento per favorire l’integrazione tra bimbi sordi, sordociechi e udenti; un gioco per apprendere la dattilologia Lis; un progetto per insegnare la lingua italiana dei segni anche agli adulti. L’idea è di Elena Dall’Antonia, 25 enne friulana che come tesi magistrale in Comunicazione multimediale all’università di Udine ha presentato il progetto ‘MANIpolare per comunicare’: si tratta di un kit prototipo ludico-educativo a basso costo abbinato a una mano robotica controllata con Arduino, hardware economico utile per creare rapidamente prototipi e per scopi hobbistici e didattici. “Queste tecnologie si dimostrano davvero adatte a fini educativi, poiché permettono di trasformare delle idee in un qualcosa di concreto in maniera semplice, rapida ed economica. Target di riferimento, i bambini delle scuole elementari e i loro educatori, ma tutti possono usufruirne”, spiega Elena.

Il kit si compone di 26 manine modellate e stampate in 3D: ognuna di esse rappresenta una lettera dell’alfabeto Lis. Sono utili per gli udenti per capire esattamente come posizionare le mani, per i bambini sordociechi per sviluppare il tatto, per i bimbi sordi per potenziare, invece, la memoria visiva. Manine e mano robotica, poi, possono comunicare: alla mano robotica è collegata una base in cui inserire le varie manine. Tutte le manine sono abbinate a un codice binario ben preciso, che la mano robotica riconosce attraverso delle calamite, riuscendo così a capire di che lettera si tratta.

Elena ha sviluppato tre programmi interattivi. Grazie al primo, la mano robotica può segnare le varie lettere in Lis e i bimbi possono riconoscere la manina corrispondente (un programma di base, per studiare la dattilologia giocando). Il secondo è il Simon visual game, una sorta di Simon visivo e tattile per allenare la memoria: la mano robotica mostra una sequenza di lettere casuali; il bambino deve riprodurre correttamente la sequenza inserendo le manine giuste nella base; la mano robotica riconoscerà le mani inserite e potrà verificare che la sequenza riprodotta sia corretta. Se è corretta, la sequenza sarà incrementata di una lettera, se no il gioco ripartirà dall’inizio. Il terzo è ‘Impara la dattilologia’: la mano robotica riproduce in sequenza dei nomi propri, geografici o di persone, e nomi non conosciuti e di parole straniere che non possono essere segnati tramite Lis per mostrare come si usa la dattilologia. Il bambino dovrà riprodurre la parola mostrata dalla mano inserendo le corrispettive manine nella base: se sbaglia, la mano si affloscia e bisogna ripartire da zero, se le manine inserite sono quelle corrette la mano segna l’I love you’ della lingua dei segni americana, con pollice, indice e mignolo alzati.

Il progetto, realizzato in collaborazione con Scientific FabLab Trieste (ICTP – International Centre for Theoretical Physics) ha prezzi accessibili: il kit di manine (solo il materiale, non è inclusa la manodopera) costa circa 60 euro; la manodopera 260, per un totale di 320 euro. Non un prezzo esagerato, se si pensa che in ambito universitario una mano robotica di solito non costa meno di mille dollari. Il kit, poi, è open source, disponibile pubblicamente ricreabile da chiunque; personalizzabile, perché la mano robotica può essere programmata a piacimento per creare tanti giochi differenti e le manine possono essere stampate con diversi colori, materiali, dimensioni, ecc.; portatile, perché è abbastanza leggero e poco ingombrante.

“Dai riscontri ottenuti tramite questionario, dalle interviste e dai pareri forniti dagli utenti, il progetto è stato giudicato benissimo e considerato molto utile, soprattutto dal punto di vista educativo. Mi hanno spiegato che può aiutare realmente le persone a cui è rivolto, bambini ed educatori. E poi, dai riscontri e dai pareri forniti da esperti di tecnologia e da educatori, il progetto è stato giudicato innovativo poiché ha delle enormi potenzialità e al momento non esiste niente di simile”, spiega Elena.

“Abbiamo sperimentato il kit in classi con bimbi sordi, e sono state bellissime esperienze: i bimbi sordi si sono sentiti protagonisti, perché avevano il compito di insegnare ai compagni – continua –. Abbiamo capito cosa significa inclusione”.

Il progetto è ulteriormente innovabile e perfettibile: la mano robotica può sì riprodurre tutte le lettere dell’alfabeto Lis, ma non tutte sono chiare come dovrebbero: posizioni simili, sfumature lievi, difficilissimi da riprodurre: l’obiettivo è riuscire a rendere la mano robotica ancora più utile e perfetta, grazie all’aiuto degli ingegneri e grazie ai feedback degli ‘utilizzatori’. Per il momento infatti, nell’interazione tra mano e manine Elena ha deciso di utilizzare solamente le lettere più comprensibili: 15 lettere su 26. “Non tutte le falangi della mano robotica si piegano come quelle umane. Poi ci sono lettere che per essere segnate sfruttano tutto il braccio, non solo il polso. Insomma, si può ancora fare molto: è per questo che cerco investitori che abbiamo voglia di collaborare per lo sviluppo di questo strumento di inclusione”.

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Fuori riga, le primarie riabilitano Corviale

È bello quando capisci che avevi ragione.

Quando nel 2008 Pino Galeota mi ha coinvolto nell’avventura di Corviale ci siamo dati l’obiettivo di capovolgere il brand negativo di Corviale nel brand positivo del più grande progetto di rigenerazione urbana di una periferia italiana.

Oggi – 8 anni dopo – vedendo sulla locandina delle primarie del PD come simboli di Roma il Colosseo, il gasometro, il Campidoglio e Corviale, abbiamo capito che siamo riusciti a rompere il muro. Con la nostra tenacia, con la “tigna” che Pino sempre rivendica, a “capocciate” siamo riusciti a riportare Corviale a Roma.

Dopo i giapponesi, i tedeschi, gli olandesi ora anche i romani vanno a Corviale con le visite guidate di Stefano Panunzi, Carlo Infante e Irene Rainaldi, con gli spettacoli del Mitreo, con le iniziative della Biblioteca Nicolini, con le partite del Calcio Sociale.

Tra poco i romani ascolteranno le voci, le proteste e le proposte delle associazioni e dei comitati di tutta la città dalle trasmissioni notturne da Corviale di Radio Impegno.

E finalmente, se anche il commissario Tronca – dopo Gabrielli, Zingaretti, l’ATER – si accorge di Corviale, dovrebbero anche partire i tanto attesi lavori di rigenerazione.




Lettera al Commissario Tronca

Gentile commissario,

la rigenerazione del Quadrante di Corviale rimasta nel limbo a causa del commissariamento del Comune di Roma va ripresa in mano per consentire l’avvio dei lavori del famoso 4° piano dando seguito alla delibera approvata dalla giunta Marino sul censimento delle famiglie aventi diritto chiudendo cosi l’iter amministrativo rimasto ancora aperto.
Il tutto era stato condiviso nell’incontro promosso dal prefetto Gabrielli il 18 settembre in prefettura tra Comune di Roma nella persona dell’assessore alle Politiche abitative Francesca Danese, ATER e Comunità di Corviale.
Inoltre nel Quadrante sono previsti interventi, progettati e finanziati, per 23 milioni di euro relativamente a:
– palazzetto dello Sport di Via Maroi,
– mediateca di Via Poggio Verde,
– scuola Via Maroi,
– terminare lavori scuola di Via Mazzacurati e interventi su centro Campanella ( biblioteca R. Nicolini e Centro Formazione Professionale)
Tutti progetti conosciuti, elaborati, pianificati, finanziati e non realizzatii che Lei potrà verificare con l’ausilio degli uffici competenti.
La nostra disponibilità alla collaborazione, ove fosse necessaria, avendo materialmente seguito da oltre 7anni la riqualificazione del nostro territorio, è totale.

La Regione Lazio ha dato mandato ad ATER di promuovere il concorso internazionale ” Rigenerare Corviale” che si è chiuso il 4 dicembre u.s. con l’assegnazione allo studio INSITO di Laura Peretti. Per ulteriori informazioni consultare il sito ATER Roma Concorso Internazionale ” Rigenerare Corviale”.
Il progetto a breve verrà presentato alla città e alla Comunità del Quadrante e Lei sicuramente sarà tra le autorità invitate.
Il valore dell’intervento assomma alla cifra di circa 9 milioni di Euro.

Con la presente siamo ad informarLa che esiste un serio problema di sicurezza e legalità, come abbiamo segnalato al Commissario Tamburino dell’ATER:
“l’intimidazione subita da Calcio Sociale, le minacce subite dai membri dell’Associazione, l’auto data alle fiamme del vice presidente del Comitato Inquilini di Corviale, le intimidazioni a “farci i fatti nostri” che ci costringono a muoverci nel territorio “ guardandoci le spalle”. Ma fanno parte dell’illegalità diffusa e della sicurezza gli allacci abusivi e i furti di energia elettrica, acqua e riscaldamenti, le bombole di gas utilizzate negli appartamenti del famoso 4 piano la cui pericolosità ( un paio di volte si sono evitati gravi incidenti per un soffio) è ben nota, i danneggiamenti agli ascensori che rendono difficili la vita degli anziani e dei disabili, l’illegale compravendita di case pubbliche, le vandalizzazioni di locali comuni considerati “roba loro”, la presenza soffice di una criminalità di grande peso”

Da qui la nostra ribadita preoccupazione che segnaliamo anche a Lei, ovvero l’incongruenza e l’incompatibilità tra il “Rigenerare Corviale” di livello internazionale e l’illegalita’ e la mancanza di sicurezza per i mancati lavori del 4° piano approvati e finanziati.
Per la nostra Comunità è vitale la contestualizzazione dei due interventi per evitare problemi sociali e politici.

Siamo con la presente a chiederLe un incontro in tempi brevi facendo presente che è la terza volta che tsunami politici
ci hanno creato problemi costringendoci ogni volta a riannodare rapporti e rimettere in sesto la situazione.
Facciamo in modo che l’amministrazione prossima ventura si trovi a dover verificare lo stato di avanzamento dei lavori e dipende da Lei che questo possa essere un fatto concreto .
La salutiamo fiduciosi contando sulla Sua sensibilità e sul ruolo che puo’ svolgere in questo delicato momento
Roma, 10/1/16

per Corviale Domani

Pino Galeota