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No alla fiscalità di vantaggio per incentivare gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate

DDL Consumo suolo, la commissione Bilancio: “Sopprimere il principio sulla fiscalità di vantaggio”.
La commissione Bilancio della Camera ha dato ieri un parere favorevole, con alcune condizioni, in merito al nuovo testo del progetto di legge recante “Contenimento del consumo e riuso del suolo edificato”.

Il parere recepisce le richieste di modifica formulate dal Governo a nome del viceministro Luigi Casero. Tra queste, “sopprimere il principio e criterio direttivo di cui alla lettera c-bis)” all’articolo 5, comma 1 (che prevede una delega legislativa in materia di interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate) volto ad introdurre misure tali da determinare per un congruo periodo una fiscalità di vantaggio per incentivare gli interventi di rigenerazione. La soppressione di tale principio si rende necessaria in quanto “l’attuazione di tale previsione potrebbe richiedere lo stanziamento di risorse con conseguente difficoltà o impossibilità, qualora esse non fossero preventivamente reperite, di esercitare la delega”.

Inoltre, il Governo chiede la soppressione del comma 3 all’articolo 5 “poiché tale disposizione, introducendo un obbligo per i comuni di deliberare, per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, costi di costruzione inferiori a quelli previsti per le nuove costruzioni laddove la normativa vigente prevede in tal senso una mera facoltà, appare suscettibile di determinare minori entrate per i medesimi comuni”.

Per quanto riguarda l’articolo 4, comma 3, che prevede un censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti e la pubblicazione delle relative informazioni in forma aggregata e costantemente aggiornate sui siti web istituzionali dei comuni interessati, “appare necessario inserire un’apposita clausola di invarianza finanziaria”.

Il Governo ha inoltre chiarito che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e il Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l’analisi dell’economia agraria (CREA) “possono svolgere gli adempimenti di cui all’articolo 3, comma 7, relativi al monitoraggio sulla riduzione del consumo del suolo, con le risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

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Fare tanto con poco in luoghi marginali

E’ il messaggio del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2016
Il tema svelato da Tam associati: «Taking care – Progettare per il bene comune»

Il Padiglione Italia alla 15a Biennale di Architettura di Venezia parlerà della capacità dell’architettura di saper creare bellezza e di operare per il bene comune in luoghi marginali, nonostante la scarsità di risorse. Un’assenza di mezzi che spesso – come alcuni esempi italiani di rigenerazione ci insegnano – viene bilanciata dalle energie del luogo, da associazioni, da cittadini attaccati al loro territorio e pronti ad agire, se interpellati. Energie capaci di sostenere le idee e di facilitarne la realizzazione.

Un messaggio rivolto non solo agli architetti interessati ad operare per il bene comune, ma anche ai committenti e ai decisori politici. È quanto è emerso dalla presentazione dei contenuti dell’allestimento curato da Tam Associati all’interno del Padiglione che rappresenterà l’Italia alla Biennale.
Qual è la buona architettura e in che modo questa può fare il bene della comunità, è il tema al quale dare risposta. Un tema non scontato se per buona architettura, come ha affermato Massimo Lepore (curatore dell’allestimento insieme a Simone Sfriso e a Raul Pantaleo), intendiamo quella capace di creare bellezza e armonia intorno a sé, tanto da generare condivisione, appropriazione e rispetto del luogo.

«La cura dei luoghi è attenzione agli individui», ha ricordato ancora l’architetto Lepore. Dunque è soprattutto una responsabilità dei decisori politici, è obbligo della politica affrontare i problemi delle periferie, promuovere l’inclusione e la lotta alla marginalità. E se si dimostra che si possono ottenere risultati anche con poco, impegnando piccole risorse, allora si dimostra anche che le azioni sono possibili e che non ci sono alibi per iniziare ad agire.
I progetti in mostra e la creazione di dispositivi mobili sostenuti dal crowdfunding

In mostra ci saranno progetti realizzati che sono stati in grado di trasformare i luoghi a vantaggio delle comunità. Progetti di piccola scala ma ricchi di energia. Saranno venti gli studi italiani che parteciperanno, pronti ad evidenziare molteplici approcci, varietà di attori, pluralità di obiettivi dei lavori svolti. La selezione spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto tra una committenza variegata (pubblica, privata, associativa, civica) e un’architettura parte attiva nel processo di partecipazione e condivisione.
20 progetti di studi italiani all’interno del Padiglione Italia

Non si conoscono i nomi dei partecipanti, non sono stati svelati. Così come restano avvolti nel mistero i nomi dei progettisti chiamati a progettare cinque dispositivi mobili insieme ad associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche del nostro Paese.

Saranno realizzati 5 artefatti personalizzati in un lavoro congiunto tra progettisti e associazioni, che porteranno – in un progetto complessivo di sussidiarietà sociale -, qualità, bellezza e diritti laddove manchino o risultino limitati.

Per la realizzazione dei dispositivi all’apertura della Biennale sarà attivata un’azione di crowdfunding, in modo da ottenere altre risorse oltre a quelle messe in campo dagli sponsor.

La selezione dei progetti spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto tra una committenza variegata (pubblica, privata, associativa, civica) e un’architettura parte attiva nel processo di partecipazione e condivisione.

L’allestimento di Taking care avviene inoltre all’insegna del ‘low-cost’, privilegiando la riduzione del superfluo e la creazione di valore aggiunto, ottimizzando costi, efficienza e riuso.
Le domande da cui è partita la scelta dei progetti del Padiglione Italia

In cosa risiede il valore sociale dell’architettura?
Quali sono i parametri che permettono di definire un’opera di architettura come esemplare?
Perché una comunità dovrebbe riconoscersi nel lavoro dei suoi architetti?
Come può l’architettura contribuire a creare un bene comune che tutti utilizzano e di cui tutti si appropriano?
In che modo parlare di architettura laddove i mezzi sono limitati?
Le periferie sono sempre più periferie dei diritti: come può l’architettura promuovere l’inclusione e la lotta alla marginalità?

PADIGLIONE ITALIA
Biennale di Architettura 2016

28 maggio – 27 novembre 2016
Tese delle Vergini, Arsenale 30122 Venezia.

Sito ufficiale del Padiglione Italia 2016: www.takingcare.it

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Azzardo: Feroci (Caritas), “Nelle periferie è in atto una devastazione sociale”

“La Chiesa di Roma e la Caritas hanno a cuore questo problema che non possiamo mettere da parte visto che il giro d’affari è addirittura aumentato, rispetto all’anno scorso, di 4 miliardi di euro”. Lo ha detto monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, durante la conferenza stampa di presentazione del “Manifesto di democrazia economica” promosso dal movimento Slot Mob contro il gioco d’azzardo. “Come Chiesa e come Caritas – ha aggiunto il responsabile della Caritas romana – stiamo andando nelle scuole e nelle periferie dove il problema è più evidente ed è in atto una devastazione sociale perché ci vive la povera gente, la principale vittima di questo tipo di sciacallaggio. Non lo dico perché l’ho letto nei libri ma perché abbiamo incontrato persone ridotte sul lastrico per colpa del gioco. Solo per fare un esempio, un impiegato statale si è ridotto a vivere in strada dopo aver sommato oltre 800mila euro di debiti. Un altro è stato lasciato dalla moglie per lo stesso motivo. Di questi esempi ne contiamo tantissimi, Roma, infatti, è il centro del cristianesimo ma anche la capitale europea dell’azzardo con più di 25 mila slot machine attive. Per questo, come Caritas, ci saremo il 7 maggio al fianco del movimento Slot Mob a piazza Re di Roma dove si trova la sala bingo più grande d’Europa”. “Papa Francesco – ha concluso monsignor Feroci – ci esorta a non truccare la vita e quando ci sono difficoltà ci invita a parlarne e prendere decisioni. L’azzardo invece suggerisce una scorciatoia senza assumere nessun impegno, affidandosi alla fortuna ma è un’assurdità perché la fortuna non risolve i problemi”.

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Street Art, Arte Pubblica e periferie

Si discuterà di periferie, con un riferimento specifico alla realtà romana e al ruolo dell’arte nei processi di rigenerazione, riqualificazione, valorizzazione dei quartieri.
Secondo appuntamento primaverile per i Martedì critici. Questa volta si parlerà di Street art, Arte Pubblica e periferie, introduce Tiziana D’Acchille, Direttore Accademia di Belle Arti di Roma.

Servizi carenti, marginalità sociale, microcriminalità, disoccupazione, assenza di luoghi dedicati alla cultura, mobilità limitata ed enormi distanze dal centro: le periferie e i quartieri popolari, spesso, sono anche questo. E sono però, in molti casi, contesti di grande vitalità ed energia potenziale, in cui ha senso seminare e immaginare nuovi scenari. Durante l’incontro si proverà a capire come e con quali strumenti intervenire, tra pratiche dal basso, formule indipendenti, progetti strutturati a livello del sistema (con tanto di avallo istituzionale e coordinamenti curatoriali).

Ad introdurre il tema, sarà un video – prodotto da I Martedì Critici – realizzato a novembre 2015 durante il III Festival di Poesia di Strada, tra le vie del Trullo. Subito dopo ci si concentrerà sulla vicina realtà di Corviale, quartiere difficile, noto per il mitico “Serpentone”, struttura abitativa nata con ambizioni sperimentali e presto rivelatasi una trappola, un fallimento architettonico. A Corviale, Mimmo Rubino, aka Rub Kandy, e Angelo Sabatiello hanno avviato un progetto esteticamente, poeticamente e concettualmente incisivo, con una forte vocazione sociale. L’Albergo delle Piante, pensato per la piazza di cemento a gradoni dell’ex Marcato, nasce grazie alla collaborazione del locale CAG – Centro di Aggregazione Giovanile Luogocomune (Arci Solidarietà), del Centro Diurno ASL ROMA – Struttura Residenziale psichiatrica socio-riabilitativa, della Biblioteca Comunale di Corviale e dei cittadini del quartiere.A raccontare di questa esperienza saranno Rubino e Sabatiello, in presenza della Dottoressa Ester Stocco, direttrice del Centro Diurno di Corviale per malati con disturbi psichiatrici.

A questo si aggiungeranno le testimonianze di Lorenzo Canova, critico e storico dell’arte, e di Simone Pallotta, curatore in un’altra periferia romana – quartiere San Basilio – del progetto di Street Art SANBA, in cui si sono incontrati qualità artistica, progettualità, coerenza stilistica e un tentativo di radicamento nel tessuto sociale di riferimento.

Vademecum

Martedì 12 aprile ore 17.30
Accademia di Belle Arti di Roma, Aula Magna Via Di Ripetta 222
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
Curatori: Alberto Dambruoso, Helga Marsala
Info: +39 339 7535051
info@imartedicritici.it

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Viaggiare, sognare, innamorarsi

Continuano gli appuntamenti del Triangolare della Spiritualità:

Vi aspettiamo mercoledi 20 Aprile, alle 19.30 con Don Luigi Verdi.

Campo dei Miracoli, via Poggio Verde 455, 0665198597-3402627939

la speranza




Tronca proroghi uso immobili a cooperative

“Apprendo con sgomento l’invio, da parte del commissario Tronca, di lettere di fine locazione ad Associazione e Cooperative, che intimano di lasciare gli immobili entro 10 gg dal ricevimento della lettera stessa. Molte della realtà oggetto di questo provvedimento lavorano da anni con i Municipi e si sono distinte per le attività socio culturali che hanno svolto nelle periferie, riuscendo ad animare territori altrimenti privi di qualsiasi sostegno – dichiara in una nota Mimma Alfonzo Miani, Assessore alle politiche sociali del Municipio Roma XI – Sappiamo che il Commissario sta procedendo in base alla delibera 140 approvata dalla giunta Marino che prevede la messa a bando di tutti gli immobili del comune di Roma e la messa a reddito degli stessi e che, in questi giorni, hanno ricevuto la lettera molte realtà storiche, come l’Arci in via Goito, e moltissime altre che si occupano di volontariato, di persone fragili, malati di SLA, minori etc – continua – Nel nostro Municipio sono già arrivate le lettere alla Cooperativa Magliana 80, che si occupa di contrasto alle tossicodipendenze fin dagli anni 80, alla Coop. Magliana Solidale per il Centro di Aggregazione giovanile che, in questi anni, abbiamo sostenuto e proposto in altri quartiere, perché sostiene i ragazzi contribuendo a toglierli dalla strada; al Coordinamento Genitori Democratici ed al Servizio Civile Internazionale. E’ evidente che questo provvedimento rischia di mettere in grave difficoltà le strutture e gli utenti che ovviamente, in dieci giorni, non possono trovare alternative. Faccio presente che si tratta di strutture che hanno sempre pagato l’affitto, anche dopo che il Comune non ha rinnovato loro il contratto. Chiedo quindi al commissario Tronca di prorogare l’uso degli immobili ai concessionari fino all’espletamento del nuovo bando per evitare un ulteriore impoverimento dei territori periferici che danneggerebbe enormemente anche gli utenti” conclude Miani.




L’Albergo delle Piante a Corviale

Artisti, giardinieri e visionar.
C’è un posto, a Roma, che sta cambiando pelle. Un’immensa piazza a gradoni, tutta vuota e di cemento, in cui sta sbocciando un giardino. A prendersene cura sono i ragazzini del quartiere e i pazienti di un centro psichiatrico. Quando l’arte pubblica funziona: un nuovo esperimento a Corviale.
L’UTOPIA INFRANTA DI CORVIALE
L’Albergo delle Piante è un posto che non c’era. E che forse non ci sarà mai davvero: non in un senso convenzionale. Un’utopia discreta, sbocciata là dove un’impalcatura utopica, quarant’anni fa, aveva trovato il suo fallimento.
Siamo a Roma, lungo le linee oblique di una delle tante periferie urbane. Corviale, isola di disagio e cemento, è un luogo in cui la solitudine è diventata ghetto, e in cui il brutto, il disarmonico e il marginale sono ormai orizzonte estetico. Un codice, uno stile, un modello al contrario.
Qui il sogno di Le Corbusier si è dissolto. Le sue “unità d’abitazione”, moduli abitativi perfetti e conclusi, si sono incarnati – per mano dell’architetto Mario Fiorentino e del suo team – nel monolitico “Serpentone”, un gigantesco manufatto edile che ricorda per certi versi una prigione. Un chilometro di lunghezza, 9 piani di altezza, più garage e seminterrato, per 1.200 appartamenti e circa 5.000 inquilini. Un mostro metropolitano.
L’Albergo delle Piante nasce qui, in quella che chiamano Cavea, o piazza dell’ex Mercato. Nelle intenzioni del progettista lo spazio della socialità e dell’incontro – quando il popolo dei residenti si fa comunità – avrebbe dovuto compiersi in forma d’agorà: una grande piazza grigia in calcestruzzo, pensata come un anfiteatro irregolare. Ma nell’incastro possente dei gradoni, nella vasta arena centrale, la sfida non si è mai compiuta. La piazza di Corviale è rimasta metafora di quel fallimento sociologico e architettonico: un vascello fantasma, un tempio inutile, una piattaforma disabitata, senza funzione né storia, senza logica né futuro. Un teatro privo di spettatori.

RIPOPOLANDO UNA PIAZZA. TRA PIANTE E PERSONE
È qui che Mimmo Rubino (meglio noto come Rub Kandy) e Angelo Sabatiello hanno deciso di intervenire. Inventando un giardino: indipendente, autogestito, partecipato e progressivo. Così, nell’estate del 2015, insieme agli ospiti della locale Struttura Residenziale psichiatrica socio-riabilitativa, diretta da Ester Stocco, e ai ragazzi del Centro di Aggregazione Giovanile “Luogo Comune”, hanno iniziato a costruire la loro utopia botanica.
Come? Piazzando su quelle gradinate delle piante a vaso, donate dai residenti. Lentamente, vaso dopo vaso, sfidando intemperie, diffidenza, furti, assenza di fondi. “Per noi forse non è altro che la riproposizione del ‘Or tutto intorno una ruina involve’, dove candidamente ciascuno può coltivare il proprio giardino”, ci ha spiegato Angelo. “Il decumano con le due gradinate è un contenitore ideale, soprattutto per il suo orientamento nello spazio; e, last but not least, le finestre dei ragazzi del Centro di Salute Mentale si affacciano proprio su questo spazio”.

Un tentativo di rigenerazione urbana, rispettoso del contesto ma intenzionato a rimetterlo in discussione. Dal basso, senza fretta, quasi costruendo le premesse per un incantesimo corale. Nessun intervento che stravolga, nessuna invasione o decorazione: si tratta solo di mettere in piedi un giardino-vivaio, lì dove avrebbero dovuto sostare ragazzi e anziani, casalinghe e lavoratori; lì dove una strana energia potenziale continua a muovere l’immaginazione.
Al centro ci sono la natura, l’idea di comunità, la bellezza inattuale del dono, il concetto di responsabilità sociale, la volontà di riscattarsi e di riscattare. Piante, luoghi, persone, architetture, e poi i pazienti reinventatisi custodi e giardinieri: il sentimento del possibile diventa tensione visionaria, contagiosa. Tra realismo e desiderio.
Spiega Mimmo: “L’intervento prevede di collocare delle piante a vaso sugli spalti, disposte come persone. Tutte le piante devono poter vedere il centro della cavea, viceversa dal centro della cavea si devono vedere tutte le piante. La densità delle piante non deve essere così alta da impedire l’utilizzo degli spalti da parte delle persone. Le piante non devono diventare così grandi e pesanti da non essere più liberamente spostate, la loro collocazione non deve dunque diventare permanente e monumentale, ma sempre rapportata alla dimensione umana”. Il tutto nel massimo rispetto della tanto vituperata architettura del luogo: “Piante troppo grandi o strutture permanenti potrebbero interagire in maniera negativa col progetto architettonico della piazza, che si intende valorizzare, non cancellare o snaturare”.

IL GIARDINO PIÙ BELLO DI ROMA. ARTE PUBBLICA CHE FUNZIONA
A loro piace chiamarlo, un po’ per gioco, un po’ per passione o per provocazione, “il più bel giardino di Roma”. Fatto con niente, fatto insieme alla gente. E concepito in termini di opera d’arte. Perché se la vocazione sociale emerge con evidenza, altrettanto forte è la connotazione estetica, formale. Una grande scultura a cielo aperto, un’installazione mai chiusa, un oggetto e insieme un processo. Ma soprattutto una maniera per dimostrare come si dà corpo a un sogno, come all’improvviso balena un’altra luce, come si disegnano vie di fuga dentro una prigione-quartiere. In altri termini, arte pubblica che funziona.
“Il progetto è sperimentale”, aggiunge Mimmo, “nel senso che è aperto, non scritto, esposto al sole, all’aria di mare e alle intemperie, e crescerà solo se il terreno è buono. In questo senso è ad alto rischio fallimento e lo abbiamo messo in conto, cercando di farne un vanto metodologico”. Progettare l’utopia, con tutto il suo portato d’incertezza e di bellezza: una sana contraddizione.
“Non abbiamo vinto bandi, non abbiamo committenti, non abbiamo doveri di consegna, non abbiamo previsto finanziamenti. Si tratta di una visione, con uno slogan tipo IKEA che dice ‘Qui sorgerà il più bel giardino di Roma’: assurdo e possibile. È un lavoro di comunicazione, in cui facciamo leva sull’identità, fomentiamo il senso di appartenenza, attacchiamo porta a porta e chiamiamo a raccolta tutti i giardinieri visionari…”.

Ogni mercoledì Mimmo e Angelo organizzano dei rendez-vous presso il Centro Socio-riabilitativo. Due chiacchiere, una tazza di tè, un po’ di tempo da spendere insieme, le piante da pulire, annaffiare, controllare. Così si procede, tessendo relazioni. “Stiamo cercando di coinvolgere più cittadini possibile”, spiega Angelo. “Per questo metteremo a punto una serie di azioni da svolgere con tutti coloro che sono coinvolti, inclusi gli anziani del quartiere e i bambini delle scuole primarie. La biblioteca di Roma Renato Nicolini ha già collaborato con un annuncio, ‘Terre dal mondo a Corviale’, rivolto a tutti i suoi tesserati, invitati a raccogliere durante i loro viaggi un pugno di terra dei luoghi visitati: tutta la terra è stata messe in un grande vaso, poi donato all’Albergo”.

GENERARE O RIQUALIFICARE?
“Gli amici ci prendono in giro, dicono che siamo diventati freakettoni, ma effettivamente le piante hanno una loro energia”, commenta Mimmo. Un’energia così speciale da invertire l’ordine costituito, da spezzare la routine dell’abbandono e dell’abuso. “L’altro giorno”, aggiunge, “ho riso di gusto quando un ragazzino del quartiere, commentando il furto di alcune piante, mi ha detto: ‘Certo che a ruba’ ‘na piantina so’ boni tutti, annasse a fa ‘e rapine’”. Ironia e arguzia, cambiando prospettiva. E certo le hanno rubate le prime piante, com’era prevedibile. Ma il quartiere, piano piano, ha scelto da che parte stare.
È allora in questo senso – tutto sociale e culturale – che è possibile parlare di riqualificazione? Forse sì, forse è l’unico senso possibile, al di là delle varie retoriche sul degrado, sui servizi che mancano, sul cemento che inghiotte. E su tutte quelle cose che l’arte non può cambiare. Riqualificare: magari è solo un termine di tendenza, dietro cui si nascondono trappole, scorciatoie, mode curatoriali, furberie amministrative. Perché si riqualifica innanzitutto con la politica (quella seria), con gli investimenti, con le strategie culturali. Di certo non con l’arte che semplicemente decora. E si riqualifica – per davvero – partendo dall’identità dei territori.

“Sinceramente la parola riqualificazione”, spiega Rubino, “rispetto alle energie e alle connessioni che per fortuna sono nate, ci sembra quasi dispregiativa. Non ci compete, perché contiene un giudizio rispetto a un posto che invece a noi piace, a prescindere. In ogni caso è una parola che cerchiamo di evitare, perché quaggiù puzza di ‘istituzionale’. Mentre noi più che a quelli del Comune somigliamo all’Armata Brancaleone”. E infine: “Quando Google Maps ha messo la bandierina su l’Albergo delle piante ci siamo emozionati: è bello pensare di dar vita a un luogo che non c’era”. Arte che non riqualifica i luoghi, ma li genera. E siamo già un passo più in là.
Così, mentre la Regione Lazio stanzia 9 milioni e mezzo di euro col bando d’architettura Rigenerare Corviale, due giovani visionari ci provano a modo loro. Senza un soldo, con discrezione. E intanto covano altre sfide – eventi, incontri, concerti – da far fiorire nel nuovo giardino. Con una regola sola: tutto è possibile. Nella luce metafisica di una periferia, lungo una distesa di cemento, l’utopia si compie a partire da un bastimento di piantine: e poi furono le persone – passanti, residenti, vecchi, matti, sognatori, ragazzini – e poi ancora saranno il senso delle cose comuni e la speranza di cambiare i propri destini, i propri luoghi. Ed è già la più struggente delle rivoluzioni.

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Periferie degradate: ecco il bando da 500 milioni di euro

Si potrà partecipare solo con progetti definitivi. La priorità ai progetti cantierabili e cofinanziati

Con due mesi di ritardo dalla scadenza del 31 gennaio, il Bando da 500 milioni di euro per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie prende forma, anche se non stabilisce ancora la data entro la quale si dovranno inviare le domande.

Lo schema di bando definisce però i soggetti proponenti, la tipologia d’interventi ammessi, i requisiti e i criteri di valutazione.

Bando periferie: requisiti di ammissibilità

La bozza del bando chiarisce che potranno partecipare soltanto le città metropolitane e i comuni capoluoghi di provincia.

Si specifica che gli interventi dovranno riguardare le aree urbane caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di servizi e non dovranno consumare altro suolo.

Per velocizzare la realizzazione degli interventi potranno partecipare al bando solo progetti definitivi o esecutivi, conformi agli strumenti urbanistici vigenti.
Lo schema di bando precisa che ogni progetto potrà ricevere un finanziamento massimo di 18 milioni di euro.

Gli interventi potranno riguardare uno o più delle seguenti categorie:
– progetti di miglioramento della qualità del decoro urbano;
– progetti di manutenzione, riuso e rifunzionalizzazione di aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti, per finalità d’interesse pubblico;
– progetti volti all’accrescimento della sicurezza territoriale e della capacità di resilienza urbana;
– progetti per il potenziamento delle prestazioni e dei servizi di scala urbana, tra i quali lo sviluppo di pratiche del terzo settore e del servizio civile, per l’inclusione sociale e la realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano e urbano;
– progetti per la mobilità sostenibile e l’adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali e culturali, educativi e didattici, nonché alle attività culturali ed educative promosse da soggetti pubblici e privati.

Bando periferie: i criteri di valutazione dei progetti

Nella valutazione dei progetti si stabiliscono delle priorità, assegnando un punteggio a seconda dei criteri valorizzati nel progetto.
Se tutto dovesse rimanere come definito nella bozza di bando, verrebbero assegnati 25 punti ai progetti di tempestiva esecuzione.

Stesso punteggio per i progetti che prevedono un cofinanziamento, ovvero che siano in grado di “attivare sinergie tra finanziamenti pubblici e privati, laddove il contributo finanziario di questi sia pari almeno al 25% dell’importo complessivo necessario alla realizzazione del progetto”.

Sarabbero premiati, con 20 punti, anche i progetti che tengano conto “fattibilità economica e finanziaria” e quegli interventi di “qualità e innovatività sotto il profilo organizzativo, gestionale, ecologico ambientale e architettonico”.

Infine previsti 10 punti ai progetti capaci di “innescare un processo di rivitalizzazione economica, sociale e culturale del contesto urbano di riferimento”.

Bando periferie: documentazione da allegare
Dopo la pubblicazione ufficiale del bando, le candidature dovranno essere inviate per posta elettronica alla casella Pec “programma.periferieurbane@pec.governo.it”.

Alle domande dovranno essere allegati i seguenti documenti:
– una relazione generale, nella quale siano illustrati la tipologia e le caratteristiche del progetto
il costo complessivo del progetto, il piano finanziario, i tempi di esecuzione, ecc;
– il cronoprogramma;
– una scheda relativa ai soggetti pubblici e privati cofinanziatori del progetto;
– le delibere di approvazione del progetto;
– una dichiarazione del RUP relativa alla conformità degli interventi proposti con gli strumenti di pianificazione urbanistica.

Inoltre sarà necessario allegare la documentazione cartografica (planimetrie e disegni tecnici in scala), e, nel caso di progetti in aree vincolate, le relative autorizzazioni.

Se tutto dovesse essere confermato, entro il 31 maggio 2016 la presidenza del Consiglio approverà i progetti da inserire nel Programma; successivamente saranno stipulate le convenzioni o gli accordi di programma con gli enti promotori dei progetti.

Bando periferie

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Rinasce il Baobab

“Lasciati soli dal Comune, ma andiamo avanti”.
I volontari hanno deciso di rimettere in piedi una struttura abbandonata alla stazione Tiburtina. Il nuovo progetto si chiamerà Baobab experience: all’interno non solo distribuzione di cibo e vestiti ma anche tutela legale, sanitaria e psicologica e un museo. L’iniziativa sarà in rete con le altre esperienze nazionali.
Il Baobab riaprirà i battenti entro l’estate: dopo mesi di silenzio assordante da parte del Comune di Roma, saranno i volontari a prendere ancora una volta l’iniziativa, per creare il primo centro per transitanti della Capitale. Non sorgerà più a via Cupa ma nella sede dell’ex Istituto Ittiogenico, a pochi passi dalla stazione degli autobus di Tiburtina. Proprio lì, l’anno scorso, scoppiò il caso dell’emergenza migranti a Roma, che diede vita all’attività dei volontari nel centro Baobab. Il nuovo progetto, che nelle intenzioni dovrebbe essere attivo entro pochi mesi, si chiamerà Baobab experience.

Il progetto. L’area dell’ex Istituto Ittiogenico che comprende due stabili e un ampio giardino, per un totale di più di 6.000 metri quadri, attualmente è in stato di abbandono. L’obiettivo dei volontari è di riqualificarla e creare all’interno un’iniziativa di accoglienza a 360 gradi. “Quello che abbiamo in mente non è un progetto solo assistenziale, limitato alla distribuzione di vestiti e cibo – spiega Roberto Viviani, uno dei volontari del Baobab -. La struttura è molto grande quindi dentro si potrebbe creare un vero centro di accoglienza dove, con il contributo delle altre associazioni che già ci supportano a via Cupa, fare tutela legale e psicologica. Pensiamo anche di dare vita a un museo della migrazione e a un centro didattico, perché riteniamo che ormai questo sia un tema da affrontare anche culturalmente”. L’assistenza sanitaria sarà garantita tramite la firma di un protocollo di intesa tra diverse associazioni, come già avvenuto la scorsa estate. Ci sarà poi uno sportello legale, saranno attivati corsi di lingua e attività ludiche per i bambini.

Il via vai continuo e il silenzio “assordante” delle istituzioni. Al centro Baobaob di via Cupa, da giugno fino a settembre 2015 sono stati accolti circa 30mila migranti in transito nella capitale. Il centro è stato poi stato chiuso e sgomberato per un’ordinanza del Commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca. Nelle promesse iniziali del Comune il progetto sarebbe dovuto andare avanti, ma in un’altra area da destinare. Un’ipotesi, poi tramontata, era quella dell’ex Ferrhotel di via Tiburtina . I volontari hanno proposto, con tanto di progetto dettagliato, l’ex Istituto Ittiogenico, ma nonostante diverse riunioni, non hanno ottenuto una risposta. “Abbiamo deciso di andare avanti da soli – aggiunge Viviani – anche perché vorremmo iniziare la riqualificazione prima che inizino gli arrivi massicci e si crei una nuova situazione emergenziale. A Roma questo è ormai un fenomeno strutturale, di cui le istituzioni faticano a prendere coscienza”. In questi mesi, anche se con numeri più contenuti, è continuato il via vai in via Cupa, dove è stato allestito uno sportello di consulenza al di fuori dell’ex Baobab. L’ultima ad arrivare questa mattina è stata una donna eritrea con un bambino di 3 mesi, partorito in Libia. Ma sono tanti anche i casi di minori non accompagnati: “L’altra sera al presidio si è presentato un minore non accompagnato del Gambia: sbarcato in Sicilia ad ottobre, ha vissuto per mesi fuori da tutti i circuiti accoglienza, ha dormito in stazione ad Agrigento finché non ha deciso di prendere il treno per Roma – racconta ancora Viviani – . Quando è venuto da noi abbiamo subito chiamato un’operatrice di Save the children per aiutarlo. Mentre parlavamo con lei sono arrivati altri tre ragazzini eritrei, di 13 anni circa, che erano scappati dalla Sicilia, ed erano arrivati a Roma senza sapere dove andare. Il via vai è continuo, di storie così ne incontriamo tutti i giorni, vorremmo costruire un sistema di accoglienza e tutela per queste persone”.

Una rete nazionale di accoglienza dal basso. L’idea è anche di mettere in rete l’esperienza romana di accoglienza dal basso con le tante iniziative sorte nelle diverse città italiane, dai porti del sud Italia dove i migranti sbarcano, alle città di frontiera (Milano, Ventimiglia, Bolzano). “E’ importante che ci sia uno scambio continuo di informazioni, soprattutto per salvaguardare le figure più fragili – spiegano i volontari – come i minori non accompagnati, le donne in stato di gravidanza o le persone con particolari patologie”. Proprio per questo a fine mese si terrà a Roma una 3 giorni (dal 29 aprile al 1 maggio) dal titolo Pensare migrante, che riunirà gli attivisti di tutta Italia per una prima assemblea nazionale. Sono previsti anche woorkhsop e dibattiti sul fenomeno migratorio.

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Corviale, pubblicato bando per 100 alloggi

Continua il processo di riqualificazione del palazzo di Corviale, dopo la ristrutturazione dei corpi scala e gli interventi di manutenzione straordinaria, arriva da parte del Dipartimento Politiche Abitative l’ok al bando che pone le basi per sanare la questione ultra decennale delle occupazioni abusive dei piani centrali dell’edificio: il tutto avviene con un progetto innovativo e tenendo conto delle esigenze di chi ha veramente bisogno. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI. Il bando è un passo importante perché permette a 98 famiglie, aventi i requisiti e che attualmente occupano parte dei 3,4,5 piani in locali pensati originariamente per ospitare piccole attività artigianali e botteghe, di fare domanda ed intraprendere un percorso di regolarizzazione; ma non solo, una volta accertati gli aventi diritto potranno partire i lavori, già finanziati, di ristrutturazione dei livelli interessati Questi prevedono la creazione dentro la struttura di abitazioni temporanee all’interno delle quale alloggeranno le famiglie nel tempo utile per realizzare l’appartamento loro regolarmente assegnato. Pertanto, la pubblicazione da parte del Dipartimento di questo bando e la graduatoria degli aventi diritto che seguirà, è un passaggio indispensabile per avviare questo processo di riqualificazione che dopo anni è stato sbloccato, grazie al grande lavoro di pressione fatto dal Municipio e l’impegno che si è tramutato in fatti concreti e fondi spendibili del Comune e dalla Regione. Il termine ultimo per presentare la domanda è il 31 Luglio 2016.

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