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Corviale, al Teatro Mitreo arrivano i padri dell’economia

Il Meetup “Amici di Beppe Grillo Roma XI” ha organizzato un incontro di presentazione del best seller “Sei lezioni di economia”. Oltre all’autore del saggio, partecipano accademici ed economisti.
I padri dell’economia arrivano a Corviale. Grazie agli “Amici di Beppe Grillo” del Meetup Roma XI, al Teatro Mitreo è stato organizzato un appuntamento in grado di mettere insieme cultura ed approfondimento scientifico.

L’INIZIATIVA – Sabato 29 ottobre, in via Mazzacurati sarà infatti presentato il libro “Sei lezioni di Economia”. Una sorta di best seller della divulgazione economica, che ripercorre la storia dell’economia moderna a partire da Adam Smith, passando per Ricardo e Marx fino ai marginalisti e a Keynes: nel suo linguaggio chiaro e con un taglio prettamente divulgativo, l’autore Sergio Cesaratto, offre numerosi spunti di riflessioni sulla crisi odierna e su una serie di argomenti importanti come Euro, Unione Europea, politiche della crescita e del lavoro.

GLI OSPITI – All’incontro, che si svolgera in via Mazzacurati 61, oltre all’autore prenderanno parte Alberto Bagnai, saggista e professore associato di politica economica presso l’Università D’Annunzio di Pescara. Sarà presente anche il professor Gennaro Zezza, associato di economia politica presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, già impegnato nel programma di ristrutturazione del debito durante il periodo della crisi greca.

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Ci vediamo al muro di Pinacci nostri

Se la street art è il mezzo, l’impressione, a dispetto di McLuhan, è che qui tutto si giochi sul luogo, ossia la strada. Lo penso mentre, in una luminosa domenica di ottobre, passeggio nel quartiere, fra Boccea-Pineta Sacchetti e Primavalle, in cui vivo da 13 anni e comincio a conoscerlo attraverso il percorso fra 56 murales in cui ci conduce Lello Melchionda e gli attivisti di Pinacci nostri.

In un anno e poco più hanno realizzato, grazie al contributo di street artist (alcuni molto noti come Carlos Atoche, Beetroot, Alessandra Carloni, Carlo Gori, Tina Loiodice, Moby Dick; altri emergenti di quartiere come Francesca Mosca, Oscar Money, Ishmael Guesan, Diana Campanelli, Edoardo Isonzo, Andrea Mazzoni; e tanti altri), appunto 56 opere che raccontano il quartiere, la sua storia e i suoi personaggi, con incursioni su quella che oggi è una Roma diffusa e percepita, del malaffare ma anche dell’accoglienza, della crisi ma anche della generosità.

“Immaginiamo che, portando la bellezza sui muri, il nostro quartiere possa trasformarsi in un luogo felice, in cui tutti, a proprio modo, vengano fuori e inizino ad adoperarsi per difenderlo dalla lenta e inesorabile rassegnazione al brutto e al degrado. Siamo convinti che qualsiasi processo di rigenerazione territoriale, promosso dal basso e su base spontanea, debba essere fondato sul concetto di fruizione dello spazio pubblico quale ambito ideale per la promozione di eventi artistici, culturali e sociali. Allo stesso tempo, crediamo che chi vive a Pineta Sacchetti abbia le capacità per costruire “qualcosa di bello” che possa riaccendere la speranza e rendere finalmente il nostro quartiere un luogo caratterizzato da una forte identità, partendo dalla valorizzazione del suo ricchissimo passato”, dice Lello Melchionda, promotore di Pinacci nostri.

Nella lunga passeggiata abbiamo incrociato, quasi ad ogni angolo del nostro quartiere, decine e decine di immobili chiusi o abbandonati, esercizi commerciali dalle serrande abbassate, una realtà “Disponibile!” come la chiamiamo noi di Cittadinanzattiva che andrebbe solo riportata a nuova vita e offerta alla cittadinanza. E su cui Pinacci nostri ha avviato un progetto dal bel nome “Su[l]le serrande. Per dire: dipingiamo queste serrande chiuse, perchè quello che vogliamo è riaprirle! La globalizzazione e la grande distribuzione hanno dato il colpo di grazia ai negozi di vicinato.
“Per questo motivo abbiamo pensato di accendere un faro su questa situazione, promuovendo il progetto su(!)le serrande: su ogni serranda abbassata alcuni artisti rappresenteranno elementi collegati alle attività commerciali che si svolgevano in quei locali, facendo rivivere atmosfere e situazioni ormai perdute. L’obiettivo di Pinacci Nostri è porre l’attenzione su questo fenomeno, con l’auspicio che il nostro quartiere possa recuperare la vivacità di un tempo, in controtendenza rispetto alla progressiva chiusura di botteghe e negozi”.

Visita il sito web www.pinaccinostri.org

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Il ristoro collettivo delle borgate

“Borgate. Uscita nella calma insolita di periferia” è un grande reportage fotografico di Pasquale Liguori. Sguardi attenti oltre la percezione patinata, retorica o istituzionale di alcune periferie romane. Sguardi sulla città dal basso, la domenica alle prime luci, quando un momento di ristoro collettivo attraversa finalmente una città complessa e ferita come Roma. “Nel momento dello scatto – spiega Pasquale -, antagonismi, conflitti, dolori e razzismi risultano sfocati, persino neutralizzati. Predomina la dignità dei singoli e possibilmente quella collettiva…”

A settembre, si è tenuta in Trastevere, nel cuore di Roma, la mostra “Borgate. Uscita nella calma insolita di periferia”, mio reportage fotografico, corredato di testi, stimolato dall’esigenza di addentrarmi nella periferia romana. Si è trattato di un’indagine senza mediazioni e filtri, orientata alla lettura e alla miglior comprensione dei luoghi.

L’interesse generale suscitato dalla mostra, autoprodotta e dunque di relativa breve durata, mi induce a riproporla prossimamente in città (anche in collaborazione con Comune, chi interessato alla mostra può scrivere a carmosino@comune-info.net). In vista di questa auspicata possibilità, desidero condividere il contesto in cui è maturato il reportage.

Le ragioni del progetto

Vivo da molti anni nella capitale dove sono arrivato per esigenze professionali. Le stesse che a lungo mi hanno distratto dal raggiungimento di un’esperienza civica e urbana più consapevole, confinando la mia percezione di città a una superficie conoscitiva del tutto simile a quella raggiungibile dal volenteroso turista “mordi e fuggi”. Spesso, dunque, una percezione patinata, istituzionale, maestosa. Al più, scippata a titoli di giornale. O assestatasi con il metabolismo di luoghi, monumenti, palazzi e spettacolari contesti nella cifra di recensioni, guide e pacchiani eventi aziendali o di rappresentanza.

Ho sempre amato inoltrarmi nella periferia. A Napoli, dove sono cresciuto, ho imparato ad assorbirne il valore, l’identità e l’insegnamento di vita in situazioni anche estreme.

Ammiro la periferia per la sua capacità di “frontiera”, sviluppo e capacità di adattamento, cambiamento e proposta. La amo quando è capace di prendersi cura di sé. Soprattutto, di fronte all’incuria e al disinteresse generale.

La realtà cittadina aggravata dal malaffare, dal crimine e dalla progressiva crisi amministrativa ha consolidato il diffuso disagio per i gravi scollamenti civili e sociali resi insopportabili dal blob edilizio e urbanistico cui la città è stata evidentemente sottoposta nel corso degli anni.

Soggetto (emozione) e metodo (sentimento)

Dovevo stabilire un punto di partenza per avvicinarmi alle borgate: ho considerato quelle cosiddette “ufficiali”, istituite dal regime fascista. Ho scelto poi un criterio di ripresa in cui si condensassero gli elementi decisivi per la progettualità di indagine: identificare l’impatto dimensionale e strutturale del contesto borgata, registrando nello stesso momento l’umanità cui è sottesa. Per questo, avevo bisogno di un momento, in un giorno specifico, dove la densità umana fosse la più elevata possibile. Con edifici pieni di vite e con piazze e strade praticamente deserte.

Desideravo, inoltre, evitare la trappola della curiosità fine a se stessa, un po’ pettegola e grottesca, che porta dritto a rese retoriche (e fugaci ricordi) della periferia e dei suoi problemi.

La domenica alle prime luci è un momento di ristoro collettivo. Ed è poi il momento di massima presenza abitativa di quasi tutti i domiciliati (anche chi appena rientrato dalla notturna visceralità del sabato). Una fase intermedia tra sonno, recupero almeno parziale da stanchezze e tensioni, risveglio e ferite leccate e, se possibile, la predisposizione più indulgente a riesaminare i luoghi e il contesto in cui si vive. Avendo cura per se stessi, in fin dei conti.

Nel momento dello scatto, antagonismi, conflitti, dolori e razzismi risultano sfocati, persino neutralizzati. Predomina la dignità dei singoli e possibilmente quella collettiva, in un modello abitativo che permane certamente complesso.

Sempre in quel momento, geometrie, spazi della convivenza visibili nella loro essenziale nudità, sembrano chiedere la condivisione della potente carica energetica e affettiva di quei momenti. Per beneficiarne prima che ritorni a dissiparsi al servizio dei mille sfilacciamenti quotidiani, della competizione neoliberista del vivere o sopravvivere.

In definitiva, ho avvertito un’identità ancora salda, confluente in una somma energetica di esperienze da non disperdere, che può proteggere persino dalle tentazioni fagocitarie della gentrification che ha snaturato altre, vicine periferie.

“Borgate. Uscita nella calma insolita di periferia” vuole essere un tributo a chi vive i luoghi ritratti e, al tempo stesso, un invito a non dimenticare e alla proposta. Alla cura e al valore comune.

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Napoli spaccata in due: la percentuale dei laureati quartiere per quartiere

Scriviamo Napoli, si legge una città spaccata in due. Da una parte i quartieri residenziali, ordinati e puliti, abitati da famiglie facoltose, borghesi e dalle cosiddette famiglie normali. Dall’altro lato della barricata le periferie con i problemi di sempre: povertà, difficile accesso allo sport e addensamento dei clan camorristici che trovano terreno fertile approfittando della mancanza dello Stato. In questi quartieri la camorra si alimenta della povertà altrui sostituendosi alle istituzioni, sviluppa le sue cellule criminali e tenta di respingere le azioni del popolo volte al riscatto di quelle terre.

Tra queste case, su strade asfaltate male dove l’economia non vede il sole, anche l’accesso allo studio diventa un privilegio per pochi. Le condizioni ambientali fanno il resto. I numeri tratti dal censimento del 2011 della città di Napoli che ha contato quanti laureati ci sono in città, municipalità per municipalità, fotografa una situazione intollerabile. La politica negli ultimi anni si è allontanata dalle periferie, lasciandole marcire al proprio destino. Un fatto da deplorare senza se e senza ma.

Nella tabella che segue sono evidenziate, dal Dottore di Ricerca all’Università di Teramo Pietro Sabatino, in verde i quartieri dove c’è la percentuale più alta di laureati napoletani. Si va dal 34,4% di Posillipo al 30% del quartiere San Giuseppe della prima municipalità. Statistiche ben diverse nelle periferie dove si va dal 3,5% di Scampia al 4,9% di Secondigliano. I dati in percentuale si riferiscono al numero totale dei residenti in quel determinato rione.

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Un gap ampio che evidenzia condizioni di vita notevolente diverse. Eppure anche Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, Barra e gli altri quartieri rappresentano Napoli. Sarebbe poi interessante possedere i numeri che riguardano il fenomeno dell’emigrazione interna. Famiglie che trovata una maggiore stabilità economica si spostano dalle periferie e vanno a vivere nei quartieri migliori. In diverse municipalità di Napoli sono presenti nuclei familiari che provengono da quei quartieri segnati nella tabella in rosa.

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Nasce il coordinamento italiano Sanità e aree disagiate e periferiche

E’ giunto finalmente a termine il lavoro preparatorio inaugurato dall’Assemblea di Roma del 22 luglio 2016 e proseguito con l’Assemblea di Bologna del 10 settembre 2016 sull’elaborazione della Piattaforma Programmatica Comune per la tutela del Diritto alla Salute nelle Aree Periferiche e Disagiate d’Italia, base e fondamento ideale per la costituzione del Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche, per avere maggior forza di contrattazione, visibilità e portare con più forza all’attenzione della politica nazionale e regionale, nonché delle istituzioni, i problemi della sanità nelle aree emarginate, ancora una volta ignorate nel convegno del 18 ottobre 2016 sull’attuazione del Decreto 70/2015 promosso da Federsanità Anci presso l’Auditorium del Ministero della Salute. Eppure, la carenza del Decreto 70 in materia è ormai lampante e sotto gli occhi di tutti, per le criticità non risolte ed affrontate in tema di sicurezza, appropriatezza, efficacia ed efficienza della rete e dei servizi di emergenza/urgenza, lasciati troppo al fai da te delle Regioni e alla loro improvvisazione, nonché ad una visione puramente economicistica di tagli lineari e di ridimensionamento della sanità nelle periferie, con la quasi totalità degli investimenti dirottati sui grossi centri, che rendono estremamente precario il Diritto alla Salute nei territori montani, insulari, disagiati e periferici d’Italia, favoriscono desertificazione e spopolamento, e causa la mancanza di una seria rete territoriale alternativa mai costruita o malfunzionante ed incapace di fare filtro, soprattutto nelle Regioni in piano di rientro, determinano la congestione dei centri sanitari maggiori ed espongono a disagi e vicissitudini inenarrabili i cittadini italiani viventi nelle periferie. Per questo motivo, con un cammino iniziato a Volterra il 12 marzo e proseguito con le Assemblee di Roma, del 22 luglio, e di Bologna, del 10 settembre, un gran numero di comitati delle Aree Disagiate e Periferiche d’Italia hanno cominciato un percorso comune di riflessione, di confronto e approfondimento che ha prodotto un Documento Proposta/Piattaforma Programmatica sulle criticità, urgenze e specificazioni o correzioni da richiedere al Governo e alle Regioni per la piena applicazione del Decreto 70/2015 che garantisca i Lea e l’appropriatezza, l’efficace, l’efficienza, la sicurezza e l’organicità dell’organizzazione del sistema sanitario in queste Aree all’interno delle Reti, in modo da assicurare anche ai cittadini ivi viventi il Diritto alla Salute. Tale base programmatica sarà il motivo fondamentale che il 5 novembre 2016 a Firenze vedrà la nascita ufficiale del Coordinamento Italiano Sanità Aree Disagiate e Periferiche (CISADeP), presso la stanza delle Compagnia delle Stigmate, dove si terrà la prima Assemblea Ufficiale con firma della Piattaforma Programmatica Comune, dell’Atto Costitutivo, dello Statuto e l’elezione del primo Consiglio Nazionale, dopodiché inizierà la discussione ufficiale con il Governo, il Parlamento e la Conferenza Stato Regioni per cambiare o specificare in meglio i punti oscuri del Decreto 70 in materia di Aree Disagiate e Periferiche. Intanto, a livello locale, ogni comitato inizierà a far sì che la Piattaforma Programmatica Comune sia recepita da ogni Regione e sia discussa sia con i Governi Regionali che con i Consigli Regionali, parlando ad una sola voce in tutta la Penisola, per l’affermazione del sacrosanto diritto alla Salute dei cittadini delle periferie d’Italia.

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Bando Periferie, Renzi: ‘ci sono i 2 miliardi di euro per finanziare tutti i progetti’

Il Premier annuncia all’Assemblea Anci che le risorse saranno nella prossima Legge di Stabilità.
Tutti i progetti presentati dai Comuni sulle periferie saranno finanziati entro il 2017 con 2,1 miliardi di euro.

Lo ha annunciato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, all’Assemblea Anci 2016 alla Fiera del Levante di Bari, nel corso della quale ha assicurato ai sindaci l’innalzamento da 500 milioni a 2,1 miliardi di euro delle risorse per la riqualificazione delle periferie degradate.

Bando periferie: via libera a tutti i progetti
Il Bando periferie prevedeva uno stanziamento di 500 milioni di euro che non avrebbe permesso la realizzazione di tutti i progetti di riqualificazione. Infatti le richieste inviate dei Comuni ammontano ad oltre 2,1 miliardi di euro e, senza un ulteriore stanziamento, il nucleo di valutazione avrebbe dovuto bocciare tre progetti su quattro.

Renzi quindi ha fatto sapere che, dopo un’intesa con il CIPE, il Governo inserirà nella prossima Legge di Stabilità le risorse (500 milioni già stanziati e 1,6 miliardi presi dal Fondo sviluppo e coesione destinato alla rimozione degli squilibri economici e sociali) per finanziare tutti i progetti sulle periferie avanzati dalle singole amministrazioni comunali.

“Da ex sindaco prima ancora che da premier, credo che la sfida della qualità urbana e delle periferie sia uno dei più difficili e affascinanti del nostro tempo. Per questo abbiamo investito molto sulle periferie sia a livello economico che culturale, quasi sempre nel silenzio degli addetti ai lavori”, ha scritto Renzi su Facebook.

“Metteremo dunque a disposizione dei Comuni i due miliardi. Dalla rigenerazione urbana di Scampia a Napoli fino al Corviale a Roma, dal quartiere satellite di Pioltello nella città metropolitana di Milano fino alla ferrovia urbana nel profondo sud di Ragusa, gli interventi che i sindaci ci hanno proposto saranno finanziati senza distinzione alcuna, nella logica della leale cooperazione istituzionale” ha concluso il Premier.

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Sport e Periferie, definito il piano dei 183 interventi.

Il Premier Renzi: facciamo politica con lo sport.
Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, e il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, hanno presentato – nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi – il piano degli interventi analitici infrastrutturali che saranno realizzati attraverso il fondo “Sport e Periferie”. La proposta pluriennale, istituita dalla legge 185 del 2015, prevede un investimento complessivo di 100 milioni nel triennio 2015-2017, con una serie di iniziative urgente già approvate, tra cui lo Zen, Scampia, Barletta, Ostia, Reggio Calabria, Milano – Cardellino, Corviale, 15 playground a Roma e, recentemente, Amatrice ed Accumoli.

Il Presidente Malagò (nella foto Mezzelani GMT) ha illustrato le finalità e l’importanza del progetto. “Un uomo di sport deve saper perdere e vincere ma dal giorno dopo ha la possibilità di iniziare una nuova partita. Ringrazio il Premier per la sua disponibilità, siamo felici che abbia lui la delega allo sport perché c’è la possibilità di interagire in modo diretto rappresentando le nostre istanze. Sport e Periferie ci dà la possibilità di sanare situazioni difficili in territori importanti. Le 142 mila società che caratterizzano il nostro mondo hanno bisogno di una casa. Ci sono 3 criteri con cui si è agito nell’ambito di questo piano. Il completamento del censimento dell’impiantistica sportiva con 3 milioni (fondamentale per programmare dove fare gli interventi in futuro), la ristrutturazione, rigenerazione e realizzazione impianti sportivi e la previsione di interventi nell’ottica di quella che era la candidatura di Roma 2024. Per individuare gli interventi da proporre alla Presidenza del Consiglio, il CONI – volendo allargare il proprio patrimonio di conoscenze – ha invitato sul proprio sito chiunque a segnalare entro il 15 febbraio 2016 le proprie proposte di intervento: sono arrivate 1.681 proposte, per circa 1 miliardo e 300 milioni di euro di richieste di contributo. A questo punto, il CONI, con il supporto del Prefetto Riccardo Carpino, ha nominato un Comitato indipendente di giuristi di chiara fama per istruttoria e analisi delle proposte pervenute: Consigliere Carlo Deodato (Consigliere di Stato), Avv. Vincenzo Nunziata (Vice Avvocato Generale dello Stato), Avv. Danilo Del Gaizo (Avvocato dello Stato).

All’esito del lavoro del Comitato indipendente, la Giunta del CONI, sulla base di criteri di politica sportiva, ha individuato gli interventi da sottoporre alla Presidenza del Consiglio. Le decisioni sono state assunte con l’obiettivo di garantire massima diffusione degli interventi su tutto il territorio nazionale, con la rappresentanza del maggior numero di discipline sportive possibile. Prima però, alla luce del devastante terremoto del 24 agosto, la Giunta ha deciso di intervenire con 480 mila euro a favore delle proposte pervenute dai Comuni maggiormente colpiti dal sisma, Accumoli e Amatrice. In futuro cercheremo di fare qualcosa anche per Arquata del Tronto, che non aveva presentato richieste. In tutto saranno 183 gli interventi, oltre a quelli di Accumoli e Amatrice. Nell’individuazione dei progetti, sono rappresentate tutte le Regioni d’Italia, eccezion fatta per Trentino e Val d’Aosta dalle quali non sono pervenute proposte oppure non sono pervenute proposte incomplete. Le Regioni del Sud sono maggiormente rappresentate con particolare riferimento a Calabria (34), Sicilia (22), Campania (19), anche in ragione del maggior numero di proposte ricevute. Al Nord la Regione con più progetti è la Liguria (9), mentre al Centro sono le Marche (15). Sono presenti i Comuni di tutte le dimensioni: piccoli (meno di 10.000 abitanti), medi (tra i 10.000 e i 20.000 abitanti) e grandi (più di 20.000 abitanti).

Il gruppo di Comuni con più di 20.000 abitanti è quello in cui è stato individuato il numero più ampio di progetti (91). Nelle scelte c’è anche un equilibrio dal punto di vista economico, per assicurare la maggiore diffusione sul territorio italiano e tutte le tipologie di intervento (piccole e grandi). Circa il 70% ha valore fino a 200.000 euro. Qui la scelta è stata quella di privilegiare interventi che potessero generare valore economico-sociale sul territorio a fronte di limitati valori di investimento. Sono infine rappresentate quante più discipline sportive possibili: al netto di calcio e calcetto, le palestre e i centri polivalenti rappresentano il 39% dei progetti. Anche qui, l’intento è quello di raccogliere un bacino potenziale di utenza più ampio possibile e di favorire la sostenibilità degli impianti, consentendo la pratica di più discipline. A seguire tennis, atletica leggera, rugby e pattinaggio. La rinuncia a Roma2024 prevede che le somme programmate per gli impianti polifunzionali previsti nelle periferie verranno ri-destinate nel resto d’Italia. La Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrà approvare il Piano. Fino a quel momento, dunque, il Piano non ha valore definitivo. Successivamente si passerà alla fase esecutiva. Prima della fase esecutiva, però, dovranno essere firmate le Convenzioni con gli enti proponenti e pertanto andrà preliminarmente verificata la sussistenza di tutti i requisiti dichiarati all’atto della proposta, incluso il valore stimato e la congruità dell’intervento. È fondamentale comprendere che se qualcosa non dovesse quadrare, non verrà stipulata la convenzione e pertanto non verrà realizzato l’intervento. Per l’esecuzione degli interventi sarà costituita un’Unità organizzativa apposita del CONI, sarà applicata la convenzione già stipulata con INVITALIA, che utilizza l’accordo di vigilanza collaborativa con l’ANAC, e saranno individuate insieme a Palazzo Chigi le modalità operative migliori per realizzare gli interventi di piccole dimensioni.

Voglio ringraziare ancora una volta il Governo, perché con l’istituzione di questo Fondo ha fatto contenti tutti. Sarebbe bello venisse confermato anche per il futuro. Grazie Governo e viva lo sport”.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha voluto sottolineare l’importanza strategica del Fondo. “Oggi è giornata particolare, perché arriva dopo l’annuncio dell’interruzione della candidatura di Roma 2024. Oggi è un giorno bello per Malagò e per il CONI. La sintesi è che noi pensiamo che lo sport sia fondamentale per costruire comunità, per promuovere i valori fondanti che caratterizzano il vostro movimento. Li dove c’è comunità il Paese è più forte. Questo mondo è tenuto in piedi dai volontari e in passato la politica ha fatto poco. Questo fondo non è un omaggio ma è il minimo per lo sport, per allenare le ambizioni dei giovani in luoghi belli. E sono sicuro che l’aver tarpato il volo il sogno olimpico ai bambini non comprometterà il processo di crescita. Ieri hanno fatto festa le periferie di Parigi e delle altre città candidate non quelle di Roma. Il fatto che la candidatura della Capitale – ora lo possiamo dire – fosse in vantaggio, amplifica le responsabilità di chi si è arrogato il diritto di negare questa possibilità con miopia. Noi però non ci arrendiamo da veri uomini dello sport e per questo offriamo opportunità di fare attività fisica. Questo progetto vuol dire orgoglio e senso di appartenenza e faremo in modo di accogliere l’invito del Presidente Malagò e di confermarlo. Perché significa portare lo sport ovunque, creare comunità e far crescere la civiltà. accanto a questa attività deve stringersi il Paese. Entro ottobre vogliamo chiudere la pratica burocratica, senza entrare nel merito di ogni singolo intervento. Per noi va bene quel che ha deciso il CONI. Fondamentale l’attenzione mostrata verso il Sud e il Mezzogiorno ed è nevralgico far dialogare questi impianti con la scuola. Vanno anche agevolate e semplificate le procedure a carico delle società. Il primo investimento sanitario è fare attività fisica e sta tutto nello sport. In Italia si fa politica con lo sport, nel senso che la politica si occupa di sport e riconosce nello sport un valore universale e di cittadinanza”.

Alla conferenza hanno partecipato anche il Presidente di Coni Servizi, Franco Chimenti, i Presidenti federali Maurizio Casasco (FMSI), Carlo Magri (FIPAV), Angelo Sticchi Damiani (ACI), Carlo Tavecchio (FIGC) e il membro di Consiglio Nazionale Bruno Molea (AICS).

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Cooperative di comunità per far rinascere le periferie e rigenerare le città

Legacoop presenta la guida realizzata con Legambiente e il protocollo d’intesa con Cittadinanzattiva.
Legacoop e Cittadinanzattiva hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per promuovere le cooperative di comunità, anche nei territori urbani e nelle periferie da riqualificare e per «sostenere il diffondersi di questa forma d’impresa capace di stimolare e valorizzare il protagonismo dei cittadini per lo sviluppo dei territori».

Mauro Lusetti, presidente di Legacoop nazionale, spiega che «Le prime cooperative di comunità sono nate in paesini a rischio di abbandono, ma possono essere uno strumento potente anche per la rigenerazione urbana, nelle periferie, valorizzando la cooperazione come strumenti di riscatto sociale ed economico, grazie anche alla partnership con un soggetto impegnato da tempo su questi temi».

Con il protocollo, Legacoop e Cittadinanzattiva si impegnano a «individuare casi pilota da sviluppare e seguire costituendo gruppi di lavoro tematici; promuovere il protagonismo e l’attivismo delle comunità, la costruzione di processi partecipati e percorsi formativi e informativi sul modello cooperativo; svolgere azioni congiunte verso le istituzioni e l’opinione pubblica per promuovere interventi di innovazione legislativa sulle tematiche indicate e realizzare materiale informativo, convegni e iniziative territoriali a carattere congiunto».

Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, ha detto: «Siamo molto soddisfatti di questo Protocollo perché crediamo che sia fondamentale costruire un futuro diverso per il nostro Paese partendo dalla valorizzazione dei territori, attraverso il rafforzamento del protagonismo delle comunità locali, secondo un approccio integrato che valorizzi la dimensione storico culturale, le tradizioni, le economie locali e la tutela dell’ambiente».

La firma del Protocollo è avvenuta nel corso dell’iniziativa “Rigenerare le Città. Periferie e non solo. Numeri, proposte e strumenti per intervenire nelle grandi aree urbane. Creando Comunità” organizzata da Legacoop insieme a Legambiente, durante il quale è stato presentato il terzo volume della collana realizzata congiuntamente dalle due associazioni sulle cooperative di comunità.

Le cooperative di comunità nascono quando alcuni cittadini di una comunità locale si riuniscono per perseguire insieme la creazione di posti di lavoro, la tutela ambientale, lo sviluppo di energie rinnovabili, il recupero di produzioni e mestieri tradizionali, lo sviluppo delle economie locali attraverso la valorizzazione dei beni comuni e la rigenerazione degli spazi abbandonati.

Attualmente le cooperative di comunità nate nell’ambito del progetto di promozione di Legacoop sono circa 50, diffuse in 12 regioni diverse, dalla Puglia alla Lombardia, passando per la Liguria e l’Emilia-Romagna. Sono nate sia in paesini montani a rischio di abbandono, sia in quartieri periferici di grandi città per riaprire una sala cinematografica e contano ad oggi, complessivamente, oltre 2.000 soci.

Rossella Muroni, presidente Legambiente, conclude: «La rigenerazione urbana è una sfida fattibile e realizzabile. Ce lo dimostrano ogni giorno i tanti cittadini che nel loro piccolo contribuiscono a cambiare le città in cui vivono, ma anche le tante realtà urbane straniere che stanno facendo ormai scuola come ad esempio Siviglia dove l’introduzione del bike sharing ha portato a una crescita di venti volte della popolazione che pedala, o a Bilbao, dove gli interventi di rigenerazione urbana sono stati realizzati pensando esclusivamente a bus, tram e pedoni. Il segreto sta nel vedere le città con gli occhi dell’ambiente, nel ripensare il centro e le periferie, nel rivedere il modo si spostarsi, proiettandole in un domani più pulito e giusto. Ed è quello che vogliamo raccontare con questo terzo quaderno, realizzato insieme a Legacoop, perché siamo convinti che la rigenerazione è fondamentale per fermare il consumo di suolo, per riportare qualità e identità dei centri urbani, e dar avvio ad una stagione di impegno civico e di economia civile».

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Napoli, apre lo store del “tempo”.

Si comprano e si offrono ore per lavorare, studiare, scambiare esperienze
Una casa privata, ma aperta al pubblico. Un salotto, una cucina, un giardino per incontrarsi.
Nasce a Napoli Stazione di Posta 108, la prima Open house cittadina. Una casa privata, ma aperta al pubblico. Un salotto, una cucina, un giardino per incontrarsi, lavorare, studiare, dove si paga solo il tempo di permanenza: 3 euro all’ora. Un progetto di Ciro Sabatino, giornalista, editore, instancabile animatore culturale (sua l’idea della prima libreria popolare Iocisto al Vomero) che ancora una volta importa in città quello che in Europa è già un fenomeno diffuso. “Di open house ce ne sono a Parigi, Londra e Madrid e sono luoghi di condivisione frequentati soprattutto da studenti e ragazzi”, spiega. Spazi fluidi e trasversali che non sono bar né locali. Luoghi di passaggio, per lo più. Di persone, di idee, di progetti. “Come le stazioni di posta di un tempo, dove i viandanti si fermavano per una o più notti nei loro spostamenti condividendo racconti ed esperienze”.

L’apertura di Stazione di Posta 108 è fissata per domenica alle 18. L’indirizzo è via Manzoni 21, all’interno della storica Villa Patrizi all’angolo con via Caravaggio. Duecento metri quadrati circa con giardino, piccolo parcheggio per biciclette e motorini, connessione Wi-fi, biblioteca, computer, stampante e scanner, sala riunioni, ma anche ping pong, biliardino, scacchi e freccette. Perché le open house sono luoghi anche di gioco e di svago, cosa ben diversa dagli spazi di co-working.

“E poi c’è sempre pane e Nutella e caffè caldo fatto in casa”, aggiunge Sabatino. Nel prezzo di 3 euro all’ora (15 euro per l’intera giornata) è infatti incluso il consumo di ciò che si trova in frigo e in dispensa. Sempre pane fresco, acqua, caffè, bibite e il necessario per cucinarsi uno spaghetto al pomodoro. Lo spazio è a tempo, dalle sette del mattino al tardo pomeriggio; dopo le 18 Stazione di Posta ospiterà una serie di eventi a pagamento come i Lunedì del Teatro ed altre serate a tema.

“Stiamo lavorando ora alla Mystery Library, la prima biblioteca ed archivio dedicati al giallo e alla letteratura del mistero con particolare attenzione ai piccoli editori e agli autori emergenti”. Il bookcrossing è solo una delle forme di condivisione proposte, ma Sabatino guarda ancora più lontano: “La sfida è quella di fare rete, net-working, di pensare i luoghi in
modo diverso perché solo dall’incontro e dal confronto creativo nascono progetti spesso vincenti”. Una sorta dunque di factory del pensiero, di creatività urbana condivisa. La formula dell’open house è quella dell’associazione culturale, per accedere allo spazio a tempo è infatti necessario prima associarsi pagando la quota annuale di 10 euro. Stazione di posta sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 18.

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Firenze, gli anziani aiutano i bambini nei compiti a casa

Si chiama “Compagni di Strada” ed è il progetto di tutoraggio scolastico che è promosso dall’Istituto Comprensivo di Scarperia-San Piero e dalla Scuola Secondaria di primo grado Giovanni della Casa di Borgo San Lorenzo.
Tutor per essere “Compagni di Strada”. Si è tornati sui banchi di scuola e così viene rilanciato il progetto di tutoraggio scolastico che è promosso dall’Istituto Comprensivo di Scarperia-San Piero (Firenze) e dalla Scuola Secondaria di primo grado Giovanni della Casa di Borgo San Lorenzo insieme alle rispettive consulte dei genitori, in collaborazione con la Società della Salute Mugello.

“Compagni di Strada-Tutor cercasi” è un intervento di sostegno scolastico che prevede incontri settimanali per dare una mano a bambini e ragazzi con i compiti e nell’organizzazione dello studio e dell’attività scolastica. In pratica, si cercano tutor (ragazzi delle scuole superiori, genitori, nonni, insegnanti in pensione…) che intendano dedicare un po’ di tempo ad aiutare alunni della scuola primaria e secondaria di 1° grado contribuendo a migliorare il loro rendimento scolastico. Si tratta di almeno un incontro settimanale con un bambino o un ragazzo, direttamente a scuola.
Per rendersi disponibili bisogna semplicemente contattare le segreterie delle scuole.

Successivamente il tutor sarà ricontattato dal referente del progetto e dagli insegnanti dell’alunno che gli sarà assegnato. Sono previsti incontri di formazione e iniziative, nonché il supporto dei referenti scolastici durante l’intera esperienza. I tutor riceveranno una certificazione per il riconoscimento di crediti formativi se studenti del triennio della scuola superiore e un buono acquisto da poter spendere in una delle cartolibrerie della zona.

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