1

Ecco perchè Roma Capitale faceva Kafka sull’accesso agli atti sul palazzetto dello sport di Corviale

Lettera del M5s al Coni sull’impianto sportivo di Corviale

Corviale, sfuma il palazzetto di via Maroi: al suo posto il M5s vuole un impianto “più gestibile”

Su richiesta di Comune e Municipio ridimensionato il vecchio progetto

di Fabio Grili

Tredicimila e cinquecento metri quadri di impianti all’interno del quale praticare ogni tipo di sport. Dalla boxe alla pallacanestro, dal tennis alla pallamano. La struttura, con i suoi tre campi coperti e le tribune fisse capaci di ospitare fino a mille spettatori, doveva rappresentare il fiore all’occhiello di Corviale. I lavori, iniziati nel 2011, si sono definitivamente interrotti  due anni più tardi. Cantiere fermo e contratto rescisso “in danno della società aggiudicatrice”.

Partita riaperta

La posa della prima pietra da parte di Alemanno fu una buffonata – commentano oggi i consiglieri del PD del Municipio XI. Non il progetto che invece venne ritenuto valido. Così, nel corso della consiliatura di Marino, si riprese in mano il lavoro per reperire quelle risorse necessarie con cui riavviare i cantieri.  Missione compiuta, grazie ai fondi del CONI. Cinque  milioni di euro,  messi a disposizione nella partita della candidatura di Roma alle Olimpiadi. “Nonostante la scelta della Sindaca Raggi di rinunciare a tale candidatura, il Coni aveva confermato il finanziamento e dunque ci aspettavamo una imminente ripresa dei lavori”. Ma quei lavori, non sono destinati a ripartire. Semplicemente perchè, quello specifico progetto, non interessa più.

Decisione non condivisa

C’è una lettera che testimonia il cambio d’indirizzo dell’attuale amministrazione. E’ datata 12 ottobre 2017 ed è firmata dal presidente Torelli e da tutta la Giunta. E’ stata inoltrata poi dall’assessore Frongia al Capo di Gabinetto del Coni. Con questa iniziativa, spiegano i democratici ” è stato chiesto di spostare il finanziamento su altre opere“. Si tratta di una scelta che non è stata condivisa con il parlamentino di Corviale. “Tale lettera è stata tenuta nascosta al Municipio, alle forze politiche ed ai cittadini infatti non se ne trova traccia in nessuna delibera e neppure in una memoria di Giunta”.

Un progetto rimodulato

Per difendere la scelta dell’amministrazione pentastellata, è sceso in campo direttamente l’assessore allo Sport di Roma Capitale. “Abbiamo deciso di rimodulare il progetto prevedendo la realizzazione di un altro palazzetto nello stesso Municipio XI – ha spiegato l’assessore Daniele Frongia –  È stato già presentato un piano esecutivo, condiviso tra gli uffici competenti e di concerto con CONI, Federazione e lo stesso Municipio e rappresenta una valida alternativa più sostenibile in termini di manutenzione e gestione rispetto a quello precedentemente ipotizzato”.

Opere già finanziate

La risposta non ha però soddisfatto i consiglieri municipali del PD. Sia per la mancata trasparenza, visto che “la notizia, mai passata per le aule consiliari, è stata tenuta nascosta per 3 mesi”. E poi per una questione di merito. “La rimodulazione che chiede Frongia è sbagliata – asseriscono i consiglieri Dem Veloccia, Lanzi, Fainella e Vastola –sia perché chiede di finanziare opere di cui il comune non è proprietario, come per l’impianto del Calciosociale, sia  perchè lo fa in relazione ad opere che già hanno un proprio finanziamento, come nel caso dell’impianto di Via Alagno”. Resta la decisione di non realizzare più il faraonico progetto annunciato sotto l’amministrazione di Alemanno. In via Maroi niente impianto da 13500 metri quadrati.

Link all’articolo

ULTIMO AGGIORNAMENTO DELLA QUERELLE INFINITA:

Buonasera Assessori,

sono uno dei legali del CILD.

Il Collega Soro, capo di gabinetto del Coni (che ci legge per conoscenza), mi ha suggerito di scrivervi per tentare di sbloccare l’empasse che si è venuta a creare presso gli Uffici Capitolini con riferimento alla problematica relativa alla realizzazione del palazzetto dello sport di Corviale.

Considerato che, anche di recente, sulla base dei (noti) finanziamenti assentiti sono state inaugurate altre realtà locali, non si comprende per quale motivo un progetto così importante per la comunità locale non abbia ancora visto la luce.

In allegato la nostra prima istanza di accesso e tutta la restante corrispondenza, sia col Coni (compresa l’ultima risposta della Collega Naldini pervenutami qualche giorno fa) che con gli Uffici Capitolini.

Nel restare in attesa di conoscere l’esito del Vostro cortese interessamento, invio cordiali saluti.

Avv. Fabio Canestrelli

PRECEDENTI:

Il CILD chiede se è stato conferito incarico ad una o più imprese per la realizzazione del palazzetto dello sport a Corviale e, in caso affermativo, i nominativi di tali imprese e la documentazione idonea a verificare le ragioni per cui i lavori non sono ancora iniziati.

Istanza accesso atti palazzetto sport corviale 10.08.17

Gabinetto sindaca risposta del 23.8.17

Risposta dipartimento programmazione del 7.11.17

Risposta dipartimento sviluppo 21.11.17

Coni risposta istanza del 6.9.17

Coni risposta del 6.11.17




Le periferie un grande progetto per il paese

Martedì 19 dicembre scorso, è stata presentata la Relazione sull’attività svolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. La presentazione è stata l’occasione per una più estesa riflessione sulla rigenerazione delle periferie, sullo sviluppo locale, sulla sicurezza, sulle politiche abitative e sulle politiche attive per il sociale.
Nel saluto introduttivo la Presidente della Camera on. Laura Boldrini ha ricordato come nelle sue diverse visite a quartieri problematici abbia potuto scoprire la presenza di un forte associazionismo locale a cui le istituzioni non devono voltare le spalle, ma al contrario offrire misure d’intervento certe e permanenti.
La mattinata è stata moderata da Goffredo Buccini, editorialista e inviato del Corriere della Sera, che ha evidenziato come con le molteplici audizioni della Commissione i cittadini siano entrati nei palazzi del governo.
I lavori della Commissione si sono sviluppati fra novembre 2016 e dicembre 2017 e sono stati documentati dalla Rai attraverso il filmato “Un mondo di Lato”. Per questo motivo la Presidente della Rai dott.ssa Monica Maggioni ha ricordato quanto incida sulle periferie l’impatto dei migranti e come la dimensione digitale della comunicazione di fatto produca l’assimilazione delle generazioni successive di migranti con i nativi.
Il presidente della Commissione on. Andrea Causin, ha ricordato quanto la sempre maggior presenza di migranti sia fondamentale per comprendere la nuova questione urbana. In particolare, ha rappresentato la sua personale lettura della periferia come frutto di “scelte sbagliate o non scelte delle amministrazioni” in cui anche lo stato sembra ritirarsi. Per reagire serve una grande compattezza istituzionale.
Il vice presidente on. Roberto Morassut ha ricordato come la crescita attesa e prevista della popolazione nei grandi aggregati urbani non debba risolversi in una nuova espansione. Sono necessarie leggi organiche sull’urbanistica e un programma decennale d’interventi. A questi si deve associare la tutela della legalità nella gestione del patrimonio residenziale pubblico troppo spesso occupato senza titolo e infine una fiscalità territoriale capace di restituire una quota della rendita alla città. Infatti, solo di recente è stato abolita la possibilità per i comuni di utilizzare gli oneri di concessori per la spesa corrente. L’attività del governo si è mossa in questa direzione sia con bonus fiscali sia con la semplificazione amministrativa.
L’on. Morassut, inoltre, ha ricordato come sia necessario rivedere il livello di governo dei sistemi locali, sia a livello di macroregioni sia a livello di città ormai policentriche.
Infine anche Morassut ha evidenziato come non si possa prescindere dall’energia vitale delle associazioni e della sussidiarietà nella gestione degli spazi pubblici.
L’altra vice presidente on. Laura Castelli ha evidenziato l’assenza del Presidente Gentiloni come segnale di una mancata riflessione sulla struttura del paese a fronte di cui la marcata presenza delle associazioni nella Relazione finale
Lungo ed interessante l’intervento del sen. Marco Minniti, in qualità di Ministro dell’Interno ha ricordato come la sicurezza rappresenta un profilo unitario a cui concorre un complesso di interventi da parte delle istituzioni ognuna con il proprio ruolo. Interventi diversi che come i singoli tasti della tastiera musicale concorrono all’armonia complessiva. Inoltre è necessario adattare le politiche della sicurezza alle specificità dei singoli territori. All’idea di sicurezza o luogo sicuro concorre, infatti, non solo la polizia ma anche l’urbanistica, l’educazione e la cultura.
L’on. Minniti ha ribadito come non possiamo lasciare la maggioranza di persone per bene vittime di una minoranza di soprusi, ne va del concetto stesso di democrazia.
Infine, il tema i flussi migratori non devono essere comunicati come “emergenza” ma come fenomeno strutturale da governare con un insieme complesso di attività anche fuori dai confini. Come esempio di buone pratiche ha richiamato l’attenzione sull’accordo con 265 comuni della Campania per l’accoglienza diffusa dei migranti. 265 comuni che rappresentano il 72% della popolazione della regione.
La mattinata è stata conclusa con gli interventi degli altri componenti della Commissione con particolare riguardo alle politiche abitative: on. Andrea De Maria, on. Fabio Rampelli, On. Daniela Gasparini, on. Vicenzo Piso, on. Paolo Gandolfi, on. Claudia Mannino. A cui hanno fatto seguito gli interventi sulle politiche attive per il sociale dell’on. Stefano Quaranta e dell’on. Milena Santerini.
Fin qui la cronaca, due parole a commento.
L’argomento indagato dalla Commissione ha una grande consistenza per numero di persone coinvolte e una grande incidenza sulla sensibilità degli abitanti. Un argomento di grande attualità e concretezza che ha innescato un contatto diretto fra rappresentanti della politica e cittadini al di fuori degli ordinari canali della rappresentanza locale. In questo senso i numerosi sopralluoghi nelle realtà metropolitane e le ancora più numerose audizioni a cittadini singoli ed associati.
Forse per la prima volta i Deputati che costruiscono le leggi sono entrati in contatto diretto con gli utenti delle stesse leggi. Questo contatto diretto è avvenuto in modo diretto e al di fuori della intermediazione abitualmente svolta dai partiti.
Questo superamento dei partiti intesi come corpo intermedio si dimostra anche negli stessi lavori della Commissione caratterizzati per una grande unitarietà d’intenti sopra gli schieramenti dei partiti.
Tutti i membri della Commissione hanno segnalato la grande energia e vitalità sociale presente nei quartieri degradati. Questa vitalità era antecedente la Commissione, solo che i canali di comunicazione rappresentati dai partiti si erano evidentemente sclerotizzati e non segnalavano in modo adeguato l’emergente protagonismo sociale.
Nei prossimi articoli cercheremo di esaminare il dettaglio delle singole proposte scaturite in seno alla commissione per farne oggetto di approfondimento per contribuire a costruire il grande progetto per il paese. (1 continua)




Corviale, un passo avanti verso la riqualificazione del Serpentone

Il 2017 si conclude con una firma importante. E’ quella messa in calce al primo stralcio del Concorso Internazionale “Rigenerare Corviale”. Vinto nel 2015 dallo studio di progettazione dell’Architetto Laura Peretti, il progetto prevede una totale rivistazione degli spazi comuni del corpo principale. Obiettivo, puntare ad una nuova e migliore qualità urbana e ad una migliore vivibilità.

Una maggiore permeabilità

“Oggi Corviale si presenta come un edificio enorme e scollegato con il resto della città e del paesaggio circostante ” ha spiegato l’architetto Laura Peretti, vincitrice del concorso “per fare un esempio, conta appena di 5 ingressi dislocati su una lunghezza di circa un chilometro”. Il progetto premiato, moltiplica i punti di accesso, portandoli a 27.  Il Serpentone sarà così “molto più permeabile” e questo gli consentirà di riconnettersi con quella parte ci città e di campagna in modo molto più  naturale”. Ci saranno così degli spazi pubblici continui, cosa che rappresenta uno degli elementi di forza del progetto. Ed una grande piazza che aiuterà nell’opera di ricucitura del tessuto urbano e paesaggistico. “Gli spazi saranno distribuiti in maniera diversa, per recuperare un principio di gradualità“. Ed anche per uscire da un certo anonimato, da una forma di disorientamento che si avverte arrivando direttamente davanti al Serpentone.

Un processo partecipativo

Il progetto, come formulato dallo StudioInsito di Peretti, piace. “Noi ce ne siamo sempre dichiarati soddisfatti, innanzitutto per il metodo partecipativo con cui è stato eseguito” ha spiegato il presidente di Corviale Domani Pino Galeota. La sua associazione, insieme ad altre realtà territoriali, è stata coinvolta in una serie di incontri propedutici che si sono svolti alla presenza di Modigliani e Rosi, relativamente l’ex Commissario e l’ex Direttore Generale di Ater. “Il progetto che ha vinto – imponendosi su altri 44 – ne è stata la conseguenza diretta” ha sottolineato il cittadino.

Il sostegno istituzionale

Per trasformare il lavoro finora svolto, in qualcosa di realmente concreto, occorre iniziare e poi completare i lavori. E per farlo bisogna trovare i fondi per finanziare i successivi stralci funzionali visto che mancano ancora 14 milioni sui 25 previsti dal progetto di riqualificazione. Per ora li ha messi tutti la Regione Lazio. “L’opera non interessa però soltanto  l’Ater che ne è proprietaria o chi lì vi abita  –  ha osservato Peretti – ritengo infatti  che la riqualificazione di Corviale sia d’interesse cittadino. E quindi, penso che si tratti d’ una tematica in cui debba mettere la testa anche il Comune”. E possibilmente, oltre la testa, anche un po’ di euro. Altrimenti l’accattivamente progetto di rigenerazione urbanistica, resterà incompleto. Ed al Serpentone sarà negata la possibilità di evolversi, cambiando finalmente pelle.

Link all’articolo




Periferie: “vi si tocca con mano crescita disuguaglianze”

“L’attenzione che la Camera dei deputati ha rivolto al mondo delle periferie è stato uno dei tratti distintivi di questa legislatura. Lo ha fatto la Commissione d’inchiesta, nella sua attività di studio, di riflessione e di ricerca sul campo. E l’ho fatto io stessa, come Presidente della Camera, visitando fin dall’inizio del mio mandato numerosi quartieri difficili delle nostre grandi città: da Scampia a Quarto Oggiaro, da Librino a Corviale, da Tor Bella Monaca allo Zen di Palermo e tanti altri quartieri. È stata una bella esperienza perché ho avuto la facoltà di incontrare direttamente tante persone”.

Ricordo a Corviale una festa che hanno organizzato i giovani del “calcio sociale”. Ma ricordo con altrettanta commozione l’accoglienza delle donne dello Zen che sono state con me per ore; anzi, sono stata io con loro, a casa loro per ore: all’inizio non è stato semplice, ma poi abbiamo stabilito un contatto. E in quelle ore raccontavano le loro giornate, i loro problemi, i loro figli, cosa voglia dire essere donna sola con figli in un quartiere complicato. Così come mi ricordo anche la giornata passata a Quarto Oggiaro, sempre a casa delle persone, per sentire come abbiano anche proposte concrete da sottoporre alle Istituzioni, non solo quelle locali, anche nazionali.

Ricordo ad esempio a Napoli, a Scampia, una riunione piena di persone: era stata organizzata dal Comitato delle Vele, ed era un incontro fatto lì in un sottoscala, con centinaia di persone nel momento in cui si stava decidendo di trasferire queste famiglie fuori dalle Vele. Stare lì con loro e ascoltare la loro contentezza, perché finalmente questo avveniva, per me è stato motivo di grande soddisfazione, mi stavano dando fiducia. E poi mi invitarono anche ad andare ai primi trasferimenti – perché in quel momento si era in procinto di farli – ad andare con loro nel momento in cui uscivano dalle Vele e andavano nelle nuove case: belle, dignitose, pulite, non umide, senza degrado.

Sono stati passaggi che ho trovato per me molto importanti per riuscire a mettere in atto un tentativo di riconciliazione tra le istituzioni e le persone.

Le ragioni di questa mia e nostra attenzione sono evidenti. Una parte consistente dei cittadini italiani vive e lavora in periferia. Chi vive e lavora in periferia normalmente è anche più giovane, quindi i nostri ragazzi e le nostre ragazze vivono in questi quartieri.

E poi è in queste periferie che si tocca con mano cosa voglia dire la crescita delle diseguaglianze: c’è il volto della diseguaglianza in queste periferie. Vuol dire meno lavoro per i giovani e per le donne; maggiore tasso di abbandono scolastico; maggiore carenza di servizi; condizioni di degrado e di forte disagio sociale.

L’Istat – saluto il Presidente Alleva che vedo qui, mi fa piacere che sia con noi – ci dice che nel 2016 il 30 % delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale; e la gran parte di queste persone vive nelle periferie. Non è esagerato dire che il Paese non ripartirà veramente se non si andrà a prosciugare questa vasta area di disagio sociale.

Però nel mio viaggio nelle periferie non ho visto solo degrado, solo disagio, solo insicurezza. Sarebbe non completo fermarci a questa lettura.

Ho visto tante persone – devo dire, tante donne – che al degrado non ci stanno, decidono di reagire, che si associano, che fanno comitati, che fanno laboratori, che fanno associazioni, che si mettono insieme per cercare di risolvere i problemi; fanno proposte concrete,  si rivolgono alle istituzioni sia locali che nazionali.

Sono figure che non accettano una condizione prestabilita: siccome nasci e cresci in periferia non hai scampo. No, c’è una forza che viene da questi quartieri che noi non troviamo in altri quartieri. Io non l’ho trovata la stessa forza e la stessa determinazione nei quartieri meno problematici, dove è più facile: ognuno pensa per sé, perché tanto c’è chi pensa al resto. Nei quartieri, invece, dove c’è il degrado, le persone hanno più tendenza a unire le forze, a mettersi insieme per trovare la soluzione. Allora bisogna ringraziarle, queste persone: io voglio rivolgermi a loro, voglio dire grazie a chi fa questo sforzo di reazione, che non aspetta dall’alto la soluzione; voglio dire grazie alle associazioni di questi quartieri, ai comitati, grazie perché non c’è la resa, non c’è la rassegnazione, non c’è lo sconforto, ma c’è la capacità di reagire.

Però queste persone noi non dobbiamo mica deluderle: perché, se al comitato che riesce a aggregare le persone e a perorare la causa della soluzione attraverso il contatto con le istituzioni, le istituzioni voltano le spalle, allora il problema diventa molto grave. Per questo io penso che di fronte a chi si rivolge alle istituzioni con una soluzione non bisogna mai e poi mai voltare le spalle.

Il Governo ha finanziato numerosi progetti di rigenerazione urbana, dando séguito al Programma straordinario per le periferie varato dal Parlamento con la legge di stabilità 2016. Diversi di questi progetti erano stati elaborati insieme ai cittadini. E questo anche è un aspetto importante. Ma queste misure non possono rimanere occasionali, né sperimentali. Devono diventare certe e permanenti, perché non basta intervenire una tantum per incidere veramente sulla qualità della vita di questi quartieri.

Allora la nostra presenza – quella mia e quella della Commissione – nei quartieri di periferia ha anche un valore politico che non può essere sottovalutato: perché in un tempo in cui c’è sfiducia verso le istituzioni, c’è distacco, non ci possiamo limitare a fare buone leggi – che già è tanto – ma dobbiamo uscire dal palazzo; dobbiamo stare fuori, stare con le persone, avere l’umiltà di ascoltarle e dare alle persone la possibilità di far parte del sistema decisionale.

A me ha fatto molto piacere che in questo viaggio io abbia anche potuto ricambiare le visite. Io sono andata a visitare questi quartieri, ma non c’è stata una volta in cui le associazioni, i cittadini e le cittadine di quei quartieri non siano stati poi invitati da me a venire qui, a Montecitorio. Perché Montecitorio non è solo il palazzo dei deputati e delle deputate, ma è la casa di tutti gli italiani e le italiane.

C’è un gruppo di cittadini di Tor Bella Monaca che non si perde una domenica di ‘Montecitorio a porte aperte’: ogni prima domenica del mese, quando noi apriamo ai cittadini e io faccio la guida turistica, loro sono sempre in prima fila, vengono continuamente perché c’è un evento culturale. Mi piace, è democratico che si vada nell’istituzione parlamentare e fruire di cultura: tutti devono avere accesso alla cultura, non può essere l’esclusiva solo di chi paga. Mi piace che sia gratis la cultura, per tutti i cittadini, e questo facciamo e abbiamo fatto in questi anni.

Le donne dello Zen sono venute qui, non erano mai andate a Roma, non avevano mai preso un aereo, non erano mai entrate in un’Istituzione. Anche questo è democratico: sono venute e sono state una giornata con noi, abbiamo fatto vedere loro il palazzo, abbiamo spiegato il sistema legislativo, le abbiamo invitate a pranzo. E sapete perché sono venute? Perché avevamo mantenuto la promessa, perché la mattina in cui eravamo andati lì con il Sindaco Orlando, loro ci avevano fatto delle richieste molto chiare: vogliamo il campetto da calcio per i nostri figli; vogliamo l’elettricità nella strada principale, dove non c’è più; i cassonetti devono essere rimessi nelle posizioni dove stavano prima che fossero portati via non si sa da chi. La sinergia con le istituzioni: il sindaco Orlando si impegna a farlo, e dopo un mese tutto questo viene fatto; le donne dello Zen cambiano opinione riguardo alle istituzioni, “allora si può fare”. E vengono a Montecitorio, con la convinzione che stanno ricambiando una visita che a loro stava particolarmente a cuore.

E così abbiamo fatto con tutti, lo abbiamo fatto con i ragazzi di Scampia, “la Scugnizzeria”: figli di persone che quasi tutte hanno problemi con la giustizia, magari un padre o una madre in prigione; ma non può essere che la colpa dei genitori ricada sui figli. Se i figli fanno attività sportiva, o teatro, allora si sentono attori, sì, attori anche del loro futuro, perché nel fare l’attore poi diventano capaci anche di riscattare una condizione. Qui a Montecitorio hanno fatto la prima rappresentazione teatrale: erano felici, erano ragazzi che si sentivano accettati, riscattati. E tantissimi altri sono gli esempi che vi potrei portare.

La periferia non è solo un luogo geografico, è una condizione sociale. Io nella mia precedente attività, quando mi è capitato di lavorare in tante parti del mondo, ho visto la periferia nei centri di tante città africane; a riprova che la periferia non è un luogo geografico, è una condizione. E dunque è su quella condizione che noi dobbiamo lavorare.

La periferia non chiede assistenza, no: la periferia chiede uguaglianza delle opportunità, chiede l’applicazione dell’articolo 3 della Costituzione. E chiede anche empowerment, coinvolgimento nelle decisioni: “noi ci siamo, siamo i primi esposti, vogliamo esserci, dare il nostro contributo, contare”. Questo vuole la periferia, non vuole assistenzialismo!

Penso – ha concluso Boldrini – che l’impegno della Camera vada nella direzione giusta e mi auguro che nella prossima legislatura non si perda questa attenzione, anzi spero che si rafforzi. Spero che Luciano e Rita da Tor Bella Monaca continuino a venire a Montecitorio ogni prima domenica del mese. E mi auguro anche che i ragazzi del “calcio sociale” – Giorgia, Massimo ed Alessio – possano continuare a contare sulla Camera per le attività che svolgono con i ragazzi di Corviale. Mi auguro tutto questo, ma dipenderà da noi e da voi. Cerchiamo di mantenere viva questa attenzione insieme”.

Link all’articolo




Rigenerazione urbana: un progetto per l’Italia

 

Dossier periferie ANCI

Dossier_periferie_anci-1




Corviale adesso può rinascere

L’Ater proprietaria dell’immobile ha affidato il lavoro allo studio di Laura Peretti, vincitrice di un concorso internazionale. La Regione impegnata per 12 milioni

Il Corviale, sulla via Portuense, è stato sempre sinonimo di degrado abitativo. Ed essendo un palazzone lungo un chilometro, è stato sempre sinonimo di degrado urbano. Eppure il progetto di Mario Fiorentino & C., degli anni Settanta, esprimeva degnamente la modernità dell’epoca. Da quando nel decennio successivo l’immenso edificio venne okkupato e abitato, si iniziò subito a parlare di «riqualificazione». Interventi episodici e limitati hanno cercato di evitare il peggio, ma Corvialone è rimasto malato. Venerdì, però, è successo qualcosa che fa bene sperare. L’Ater, proprietaria dell’immobile, ha affidato formalmente allo studio di Laura Peretti –vincitrice di un concorso internazionale – l’incarico di fare il progetto definitivo per un intervento organico di risanamento, basato su una maggiore articolazione dell’opera da rendere inoltre più «permeabile» al contesto urbano.

La Regione impegna 12 milioni e così, dopo due anni di fermo dal concorso, riparte il piano di riqualificazione di un elemento emblematico della periferia romana. In estate sarà avviato il progetto esecutivo e forse entro il 2018 si aprirà il cantiere. Conforta l’esistenza di idee concrete riguardanti il restauro del IV piano e la sistemazione degli spazi comuni interni, oltre che la prevista apertura di una stazione di polizia sul posto. Restano alcuni problemi: come sgomberare gli abusivi? Il Comune integrerà il finanziamento? E l’Ater farà la sua parte per continuare il risanamento di Corviale? Non vediamo l’ora di cominciare a chiamarlo «Il Rinascente».

Link all’articolo




Kafka fa un baffo a Roma Capitale sull’accesso agli atti sul palazzetto dello sport di Corviale

Il CILD chiede se è stato conferito incarico ad una o più imprese per la realizzazione del palazzetto dello sport a Corviale e, in caso affermativo, i nominativi di tali imprese e la documentazione idonea a verificare le ragioni per cui i lavori non sono ancora iniziati.

 




Piano di azione per le Periferie: proposte, indicazioni e raccomandazioni

L’espressione “la realtà si vede meglio dalla periferia” sintetizza un ragionamento più ampio sul concetto di periferia. Il termine Periferia rimanda al limite, al confine non solo geografico, ma più delle volte a confini e limiti mentali. La distinzione fra un centro che consideriamo ordinato e il disordine che consideriamo prevalente costituisce spesso l’approccio mentale alla periferia.Gli abitanti delle periferie portano quello che i sociologi definiscono lo stigma1. Tuttavia, il vivere ai margini, l’essere fuori dalle regole codificate, può motivare un approccio informale e lo sviluppo di una creatività diffusa. Nelle aree liminali e degradate spesso nascono e si sviluppano forme artistiche, protagonismo sociale e cittadinanza attiva più diffusi che altrove, tanto da assumere anche dignità di servizio socio-culturale e produttivo.Ripartire dalle potenzialità umane, sociali e intellettuali. Dare forma e gambe alle risorse umane per esprimersi e ridurre le diseguaglianze. Oggi la proposta deve comprendere questi obiettivi più ambiziosi. E’ necessario uscire da una visione quasi “romantica” della periferia, se si vogliono affrontare i nodi e le criticità strutturali delle aree urbane.

Un approccio alla città dove la dimensione urbanistica si apre ad un progetto collettivo fatto sia di interventi fisici sul patrimonio immobiliare che di progetti immateriali per lo sviluppo di nuovo welfare urbano.

PIANO DI AZIONE




Mozione

La Camera, premesso che

l’incontro nazionale sulla rigenerazione delle Periferie, tenutosi lo scorso giovedì 23 novembre alla Camera dei Deputati, ha rappresentato un’occasione di raccordo e di confronto tra le esperienze di diversi comitati di cittadini presenti nelle periferie delle maggiori città italiane; 

i rappresentanti di realtà territoriali come Bari, Bologna, Milano, Napoli, Roma, Palermo e Torino hanno infatti condiviso l’esigenza di un piano di azione per le periferie, preparando un documento con proposte, indicazioni e raccomandazioni; 

il documento parte da un approccio alla città dove la dimensione urbanistica si apre ad un progetto collettivo fatto sia di interventi fisici sul patrimonio immobiliare che di progetti immateriali per lo sviluppo di nuovo welfare urbano; 

nel documento si individuano cinque macro temi: il Recupero e riuso del patrimonio immobiliare pubblico, l’approccio multidisciplinare e multiattoriale, il Protagonismo sociale, lo Sviluppo economico e il valore del Coordinamento unico; 

a ogni macro tema si accompagnano azioni possibili che questa mozione intende trasferire in richiesta di impegni al governo;  

nello specifico, sul fronte del recupero e riuso del patrimonio pubblico si propone di: 

  1. Creare strutture dedicate alla rigenerazione urbana di quartiere coinvolgendo anche gli abitanti, con competenze decisionali estese dalla progettazione all’attuazione degli interventi; 

  1. Dedicare, nei portali dei Comuni italiani, spazi informativi per i cittadini, per favorire la conoscenza dei progetti di rigenerazione e la partecipazione attiva degli abitanti che ne richiedono l’accesso, per esprimere le proprie idee e opinioni; 

  1. Favorire iniziative di gruppi di cittadini per gestire portali pubblici destinati a informare gli abitanti sullo stato e della propria città o area urbana, anche per proporre azioni di volontariato per la rivalorizzazione del proprio territorio; 

  1. Ricorrere a modalità di acquisizione del consenso simili al débat public, con incontri di informazione, approfondimento, discussione e gestione di eventuali conflitti e la raccolta di proposte e posizioni da parte dei partecipanti; 

  1. Valorizzare le proposte che prevedono il coinvolgimento di una pluralità di soggetti sia come partner sia come interlocutori, attraverso la sottoscrizione di Patti e Accordi di collaborazione. 

  1. Utilizzare le superfici premiali e gli incrementi, previsti dalle normative, per operazioni di miglioramento della sostenibilità ambientale degli edifici con la partecipazione degli abitanti, trasformandoli completamente senza abbatterli. 

Per la valorizzazione dell’approccio multidisciplinare e multiattoriale il governo dovrebbe promuovere le idee di:  

  1. Unificare i diversi profili di istruttoria, sia quelli di carattere ambientale, attualmente oggetto di specifiche valutazioni, con quelli relativi alla sostenibilità urbanistica nell’unica sede della Conferenza di Servizi.  

  1. Ridefinire lo strumento della Conferenza di servizi come impegno reciproco dei soggetti partecipanti i cui esiti positivi, una volta sottoscritti, assumono il valore di Accordo di Programma.  

  1. Allineare le norme della progettazione alle esigenze della co-progettazione multidisciplinare per la rigenerazione urbana, prevedendo anche la figura del RUP sociale e l’innesto di figure professionali con diverse specializzazioni nei gruppi di progettazione. 

 Per incentivare il protagonismo sociale si dovrebbe 

  1. Definire il metodo e il processo di coinvolgimento dei cittadini nel progetto di rigenerazione quali elementi centrali e strutturanti nella costruzione del piano.    

  1. Adottare e diffondere pratiche eco-sostenibili, non soltanto a livello individuale, ma anche coinvolgendo l’aspetto collaborativo degli individui che vi risiedono.  

  1. Prevedere adeguata attenzione ai rapporti con gli abitanti, e con i soggetti socio culturali attivi sui territori anche nell’appalto di lavori e di servizi, definendo nei bandi di gara specifici compiti di supporto operativo destinati all’animazione sociale.  

  1. Coinvolgere gli investitori e i promotori dei progetti nel confronto con i territori e con i cittadini fin dalle prime fasi di definizione dei programmi. 

lo sviluppo economico nelle periferie deve tenere conto dell’esigenza di   

  1. Riconoscere il “valore sociale“ dei beni relazionali definiti da indici legati alla cultura, alla pratica sportiva, al contrasto al disagio attraverso attività solidali e educative, alla difesa e cura dell’ambiente che dovranno essere inserite fra gli attivi del “bilancio sociale”; 

  1. Riconoscere la specificità del no-profit, profit-light o B Corp sia nei piani di investimenti, della comunicazione, nell’accesso alle reti e nei contratti sociali, da promuovere e definire, per i servizi primari (es. energia, rifiuti, idrico) per il funzionamento delle strutture sia pubbliche – date in gestione – che per i presidi socio-culturali privati riconosciuti dalle amministrazioni; 

  1. Riconoscere vantaggi fiscali alle aree oggetto di rigenerazione anche tramite il ricorso alle Zone Franche Urbane (ZFU) anche in singoli quartieri delle aree metropolitane; 

  1. Esaminare un possibile intervento sull’IMU dovuta dalle varie ATER/ALER ecc. ai Comuni in quanto patrimonio immobiliare pubblico con funzioni di servizio e non di rendita.  

  1. Adottare forme di riutilizzo dei ribassi d’asta per ulteriori interventi di co-progettazione nello stesso territorio da cui sono generati.  

  1. Favorire processi che sviluppino una consapevolezza diversa di utilizzo dello spazio della città superando gli schemi tradizionali della rendita fondiaria in favore di forme innovative di sviluppo di economie.  

  1. Individuare e favorire forme di densificazione di alcune aree nei Piani di Zona per l’edilizia residenziale pubblica mirate a sviluppare una maggiore mixitè di abitanti, attraverso collaborazioni tra Aziende pubbliche di Edilizia Residenziale, Amministrazioni e Investitori esterni per realizzare alloggi in Social Housing. 

  1. Introdurre crediti d’imposta a favore di cittadini o imprese che svolgono attività socio culturali in partnership con le Amministrazioni negli spazi pubblici. 

La promozione del coordinamento unico e della semplificazione passa da due punti imprescindibili: 

  1. Concentrare le responsabilità in pochi soggetti che possano assumere anche competenze dei partecipanti inerti o inadempienti.  

  1. Valorizzare il ruolo del Responsabile Unico del Procedimento come il soggetto garante per l’attuazione degli interventi. 

 

I rappresentanti delle realtà territoriali di Bari, Bologna, Milano, Napoli, Roma, Palermo e Torino convengono infine sull’opportunità e sulla necessità di rinnovare anche nella prossima legislatura l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie e chiedono alle forze politiche un impegno unanime sul punto anche alla luce dell’ottimo lavoro svolto dalla commissione istituita nella XVII legislatura;  

 

Impegna il governo a mettere in campo iniziative normative a favore delle periferie coerenti e conseguenti con i punti programmatici esposti in premessa, mirando principalmente a: 

  1. Promuovere, in occasione di progetti di rigenerazione, modalità di coinvolgimento dei cittadini e acquisizione del consenso simili al débat public, con incontri di informazione, approfondimento, discussione e gestione di eventuali conflitti e la raccolta di proposte e posizioni da parte dei partecipanti; 

  1. Introdurre miglioramenti allo strumento della Conferenza di servizi anche sotto forma di impegni reciproci dei soggetti partecipanti i cui esiti positivi, una volta sottoscritti, assumano il valore di Accordo di Programma; 

  1. Introdurre forme di riutilizzo dei ribassi d’asta per ulteriori interventi di co-progettazione nello stesso territorio da cui sono generati  

  1. Garantire l’attuazione degli interventi per le periferie  creando, a partire dal bilancio 2018, una voce specifica per l’attuazione di un piano decennale con risorse rivenienti da prelievo statale IMU per interventi di rigenerazione urbana nelle aree più deboli e socialmente sensibili   e promuovere il coordinamento unico;                                                                                                                 

  1. Intervenire sugli attuali criteri di riparto del Fondo di solidarietà comunale, con maggiore attenzione dei territori tramite l’indicatore di BES ( Benessere Equo e Sostenibile).




23 Novembre: “ La realtà si vede meglio dalle periferie” entra dalla porta principale in Parlamento e si confronta con le Istituzioni

Il 23 novembre le realtà territoriali di 7 Città metropolitane entrano al Parlamento dall’ingresso principale. Scontato?

Non era scontato.

Entrano, per la prima volta, portando competenze, conoscenze e le esperienze vissute e maturate da operatori e associazioni di “cittadini committenti” in luoghi e quartieri spesso complicati, in quartieri difficili in cui la sicurezza e il rispetto delle regole sono spesso vuote parole.

Sono loro che apriranno la giornata raccontando il cammino fatto di concretezza, di materialità, di passioni civili, di rifiuti, di lontananze, di afonie e di quella volontà coniugata con il sogno di potercela fare. Oggi si rende visibile una rete, da estendere, che ha obbiettivi comuni che trovano le radici nell’affermare che senza il chi ci vive, le persone in carne ed ossa, non si realizza nessuna rigenerazione urbana.

L’entrare dalla Porta Principale significa avere pari dignità nella costruzione del futuro dei nostri territori.

Perché a seguire ci sono gli interventi del Capo della Polizia Gabrielli e dell’Istat dr. Cruciani?

Il primo, il dott. Gabrielli, ha il compito di governare gli interventi partendo dalla conoscenza delle periferie praticando l’ascolto e il confronto con le realtà territoriali e il tessuto socio-culturale ambientale e produttivo e condividendo con loro preoccupazioni, esigenze, sicurezza reale e percepita e voglia di un vissuto normale.

La famosa “ Cavalleria” diventa solo un ultimo rimedio su situazioni molto complesse.

L’Istat con le sue competenze e le sue banche dati, ha il compito di fornire fotografie delle Comunità che vivono nei territori interessati dalla rigenerazione (vedi composizioni delle famiglie, il quadro socio-economico comprensivo delle varie forme di disagio, della dispersione scolastica che riguarda il futuro, ….) tematiche da mettere in prima fila se si vuole intervenire con serietà sulla riuscita dei progetti.

Nel pomeriggio i saluti del Vescovo Paolo Lojudice non saranno formali avendo vissuto e operato quotidianamente in quartieri e zone di problematiche periferie, mentre il Questore Dambruoso ci porterà il sostegno della Presidenza della Camera ad andare avanti.

Apriremo con “la vera sfida: l’efficienza amministrativa” che ci attende, anche in futuro, per avviare o portare a termine i progetti approvati. Un tema cruciale a cui dobbiamo tutti insieme metterci mano. Ne va della riuscita dei molti progetti, che spesso rimangono chiusi, anche per tempi lunghi, nella maglie dei ruoli e delle competenze, veri giardini di casa, sia all’interno che all’esterno delle varie Istituzioni preposte a delibare e rendere cantierabili sia materialmente che immaterialmente la progettazione e la programmazione degli interventi previsti.

I “Soggetti attuatori” definiti come i corpi intermedi, sono i prescelti e/o i promotori degli interventi progettati e approvati in incontri preliminare e conferenze di servizio. A loro va sollecitata di avere una visione che si integra sia con tutti i soggetti interessati, istituzionali e non, che in forma interdisciplinare debbono portare a compimento i progetti approvati. Il danno che è verificabile nelle realtà del vivere nelle periferie è che “ognuno fa solo la sua parte” da chi progetta, finanzia o cantierizza. Le firme sul progetto, la deliberazione conseguente, il finanziamento versato, i cantieri finiti troppo spesso non colloquiano, non si ascoltano, non hanno nel DNA che li vivranno le persone. È questa tendenza che bisogna invertire.

È una scommessa culturale, di sentirsi parte e corresponsabili, su cui bisogna incidere in profondità.

“Il front-office Istituzionale: i Comuni “

Sono quelli dello sportello, quelli che hanno in carico la soluzione dei problemi e della realizzazione dei progetti esecutivi approvati. Un impegno e un ruolo di coordinamento che va esercitato, in cui abbia la centralità anche l’ascolto e la partecipazione dei cittadini attivi e committenti soprattutto in interventi di rigenerazione complessi.

“La governance” diventa effettiva praticandola. Dal Governo all’ANCI, passando per il Parlamento e Le Regioni hanno in compito di promuovere e favorire le cooperazioni e gli impegni da assumere e rispettare. Semplice a dirsi ma spesso paludosamente complicato. Il riportare sicurezza, rispetto delle regole, sperimentare nuove forme di Welfare e lo sviluppo economico dei territori, dare risposte al disagio e alle dispersioni, sono temi su cui si può e si deve collaborare.

Un impegno evocato da poco praticato.