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Le 7 piaghe di Conte

conte tutankhamonPovero Conte lui vorrebbe essere ricordato per le sue foto con Trump, Macron, la Merkel e invece queste foto hanno la strana tendenza a sgranarsi fin quasi a scomparire mentre vi si sovrappongono i pixel delle foto di Foggia, Bologna, Genova…insomma il povero Conte, che già gongolava per il suo nuovo bel curriculum, assomiglia sempre più al faraone delle 7 piaghe.

E non è che l’inizio perché altre piaghe sono già sul trampolino di lancio per crollargli sulle sue mingherline spalle: dall’Ilva che, secondo quel genio di Toninelli, andrebbe riconvertita al gas, alla TAP che dovrebbe portargli il gas, come promesso a Trump, ma che è un’opera inutile per il suo movimento di riferimento. Dal trasporto merci che andrebbe riconvertito su rotaia, sempre per l’ottimo Toninelli, alla TAV che dovrebbe connettere il terminale di Trieste della nuova via della seta al ricco nord ovest europeo ma che è un’altra opera inutile per il movimento della decrescita infelice. Al ponte di Genova che non poteva cadere per i difensori dell’onesta’ e della trasparenza per cui l’unico motivo per fare il nuovo raccordo della Gronda genovese era la fame di cemento e di opere pubbliche della casta.
Ci manca solo un’epidemia causata dai neoscienziati novax e Conte avrà per sempre le stimmate del faraone delle 7 piaghe.
Ma la piaga che lo pieghera’ definitivamente sarà la rivolta delle periferie che l’hanno portato al potere e che lui ha tradito togliendoli finanziamenti già stanziati per scuole, case popolari, piazze, stazioni, illuminazione, campi sportivi, parchi, telecamere…e tutto quanto promesso per prendere i voti. Appunto “Prendi i voti e scappa”, ma dovra’ scappare a lungo Conte da questa piaga che non lo perdonerà.




Non si bluffa con i blockchain 

35645318_10214625975156061_4958870331159740416_nOgni giocatore di poker sa che dopo un po’ i bluff non funzionano più.
Promettere fuoco e fiamme, con un tweet o chiedendo un parere ai propri avvocati, e poi chiudere un accordo passando per il principe delle trattative sembra essere diventato il modello di questa stagione politica.
Ma anche se, secondo Habermas “E’ la percezione che determina la realtà”, questa percezione vira velocemente quasi alla stessa velocità con cui si è creata.
Una leggenda metropolitana narra che un cauto sottosegretario alla Presidenza del Consiglio abbia sul suo comodino una foto di Renzi per non dimenticare mai come velocemente evapori un 40% di consensi.
Qualcuno si ricorda del nobel per la pace di Trump per l’accordo di pace con la Corea del Nord?
Qualcuno ha letto cosa ha realmente sentenziato la Corte Costituzionale per “costringere” il Governo a definanziare le periferie che l’avevano portato al potere? (*)
Aspettando l’arrivo della tecnologia dei blockchain nell’informazione, una modalità di condivisione collettiva che rende tutta la catena degli users garanti del pacchetto condiviso, ci accontentiamo del potere taumaturgico di una foto, ormai vecchia come un dagherrotipo, sul comodino di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Ma anche una foto può  essere una fake news nell’epoca della disinformacija.
Buon erede delle fake foto del Miliziano_morente miliziano di Robert Capa e della marianna_1_marianna (2)Marianna del maggio francese la foto del bambino messicano in gabbia è stata costruita dal generale statunitense a capo del contrasto all’immigrazione clandestina per prevenire con l’arma della propaganda le partenze di nuclei familiari dal Sudamerica.
Vi ricorda, per caso, qualche quotidiano tweet di qualche Ministro dell’interno mediterraneo?

(*) “dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019), nella parte in cui non prevede un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale.”

https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2018&numero=74

 




I soldi ci sono. Dalle parole ai fatti

Roma, mercoledì 6 giugno 2018 ore 16

CESV Centro Servizi Volontariato, via Liberiana 17

I soldi ci sono.  Sono soldi dei cittadini romani e italiani. Sono soldi nostri.

È da questa scontata constatazione che, dopo l’ennesimo fallimento di coordinarsi e collaborare insieme tra le diverse Istituzioni, crediamo sia necessario riprovarci partendo da chi crede che Roma non possa perdere quest’occasione.

Sarebbe imperdonabile e ingiustificabile, non solo per chi ha il compito istituzionale e politico di “fare di tutto” per aprire i cantieri, per i piani di riqualificazione delle periferie,  per la digitalizzazione, per la sicurezza, per l’edilizia scolastica, per l’ambiente, per la vivibilità…ma anche per noi della società attiva, produttiva e solidale.

Una filiera che va dal mondo produttivo e commerciale fino a quello cooperativistico del terzo settore, al mondo del lavoro e alla cittadinanza attiva su cui ricadono i costi e il peggioramento dei servizi e della qualità del vivere che sono sotto gli occhi di tutti.

A questa decadenza, stallo, ignominia, anomia, rassegnazione  in cui vive la nostra città abbiamo la responsabilità e il dovere civico di dare risposte concrete.

Noi non ci rassegniamo.

A maggior ragione quando  soldi, idee e progetti ci sono e sono da noi tutti ben conosciuti.

Per questo prendiamoci il compito di rimetterli sul tavolo idee.

È un incontro aperto per avviare la discussione in cui ognuno, visto i ruoli che ricopre, partecipa con l’obiettivo di “far ripartire Roma”.

 




PATTO PER CORVIALE

Cooperazione competenze, appartenenze, interdisciplinarietà
Soggetti interessati:
Regione, Comune, Municipio, Camera di Commercio, Università, Enti di Ricerca, Imprese Sociali
e Profit, Terzo Settore, CESV, Associazioni territoriali
Nominano il responsabile unico del Progetto (snellimento amministrativo e burocratico)

PATTO PER CORVIALE




PD vieni a Corviale ti aspettiamo

amaca




Continua, a Corviale, la Pasqua delle periferie

Continuano i segnali di rinascita di questa Pasqua delle periferie: Francesco, il papa de “la realtà si capisce meglio dalla periferia” viene a Corviale, alla Parrocchia di San Paolo della Croce domenica 16 aprile alle ore 16.

Qualche giorno fa il TAR ha dato torto ai ricorrenti che rischiavano di bloccare l’inizio dei lavori di riqualificazione del Palazzone. Lavori che ora possono avere inizio a cominciare dalla liberazione delle parti dell’edificio che devono diventare cantiere di riqualificazione. L’attuazione di questa delicata fase, senza cui non si possono cominciare i lavori, è già in atto con tutte le accortezze necessarie.




Comunicare la periferia

“Il presidente Fico va in bus: la normalità si fa social.”

(Corriere della sera del 27/3/18)

“La Banca d’Italia monitora i social media e in particolare Twitter per calcolare le aspettative d’inflazione o per valutare la fiducia dei depositanti” perché come dice Fabio Panetta, vicedirettore generale della Banca, circa l’8o% dei cittadini europei (e italiani) hanno uno smartphone con il quale raccolgono informazioni da Internet e fanno attività che stanno modificando e influenzando i comportamenti. Il 40% delle persone nel nostro Paese hanno accesso al conto bancario, e molti ormai acquistano, attraverso lo smartphone. Utilizzando i dati che noi depositiamo sulle varie piattaforme e tramite l’intelligenza artificiale, le big tech sono in grado di analizzare e indicare comportamenti e aspettative dei   consumatori che potrebbero essere utilissimi per giudicare, ad esempio, il «merito di credito» di persone e aziende.”

(Sole 24 ore del 27/3/18)

Queste due news descrivono il contesto di cui occorre tener conto per affrontare il tema di come

“comunicare la periferia non solo quando è luogo di violenza e degrado ma scavando, andando oltre il problema, approfondendolo e facendo emergere anche le buone prassi di una comunità e di un territorio. Il contrario di quello che accade oggi come rileva una ricerca della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma da cui è emerso quanto l’uso degli stereotipi sia ampio nella periferia raccontata. Nei 30 servizi categorizzati come “servizi sulle periferie” andati in onda da novembre 2017 al 1 marzo 2018 nei tg sono state rilevate 1063 parole significative, in cima alla classifica c’è “quartiere” (43 volte), seguito da “bambino” (34), “paura” (30), “periferia” (25), “Napoli” (20), “droga” (20), “spacciare” (20), “ragazzini” (19) e “immigrati” (18), “sicurezza” (16), “piazza” (15), “spacciatore” (15), “rapina” (15), “degrado” (14), “scuola” (13) e “baby gang” (13).”

(G. Marota “Periferie e informazione” in Reti solidali del 26/3/18)

Ma oltre che mettere in rilievo le buone pratiche occorre creare un sentimento d’identità nelle comunità.

Questo è soprattutto il motivo della campagna “Il presidente Fico va in bus”: riaffermare lo spirito identitario anticasta degli elettori 5 stelle che hanno dovuto ingoiare il rospo dell’elezione al senato della forzaitaliota Casellati.

Gli amici di Scampia hanno ben chiaro quest’obiettivo di rafforzare l’identità della comunità, per esempio, con l’esaltazione della passione per la squadra del Napoli.

Anche gli amici del quartiere Libertà di Bari hanno presente questo scopo attraverso una puntuale campagna contro il degrado e il malaffare nel loro territorio per risvegliare un senso di orgoglio e di riscatto.(…)

La strategia comunicativa è insomma quella del sentimento di appartenenza.

Occorre studiare le pulsioni che muovono la propria comunità.

Serve ricercare le linee emotive che innervano le espressioni social degli abitanti.

Analizzare in maniera trasparente e pubblica tali linee espressive esalta l’azione etica di chi vuole rilanciare le periferie.

L’esatto contrario di chi ne fa trampolino di carriere politiche.




Sconfiggere i barbari con l’Animazione sociale

Mosul, l’ex capitale dell’ISIS riconquistata alla libertà, “rinasce con libri e musica” (Repubblica del 2/3/18):

“un gruppo di volontari sta adesso piantando rose e oleandri”,
“nel mercato di libri usati dell’Università un vecchio altoparlante diffonde le dolci note di un notturno di Chopin”,
“s’è disputata una maratona”,
“decine di migliaia di libri che diverse città del pianeta hanno inviato”,
“tra pochi mesi sarà pronta una nuova biblioteca”,
“hanno cominciato a scrivere romanzi, a dipingere, si sono dati alla fotografia”.

Perché ricorriamo a questa metafora estrema, Mosul ex capitale dell’ISIS, per spiegare l’Animazione sociale?
Perché sembra che questo concetto estremamente semplice ed intuitivo non riesce a bucare lo schermo, non solo lo schermo manipolato ed altamente epidermico dell’opinione pubblica (la famosa gente), ma anche quello di istituzioni, amministrazioni, politica.
Quando leggiamo che ad Ostia non si riesce, o meglio non si vuole, aprire una palestra in locali confiscati alla malavita organizzata.
Quando leggiamo che, sempre a Ostia, vengono chiesti presunti danni sia ai malfattori che a chi ha, inutilmente, cercato di riportare una spiaggia libera ai cittadini dopo anni di esproprio malavitoso tollerato e spalleggiato dalla locale amministrazione.
Quando si chiedono arretrati megagalattici e non dovuti ad associazioni che a Roma da decenni offrono servizi sociali che l’amministrazione non riesce ad erogare.
Quando inutilmente, perchè hanno perso tutti relativi processi con grande sperpero di risorse pubbliche pagate dalle tasse dei cittadini, s’intimidiscono dirigenti pubblici che hanno applicato norme decennali per favorire i servizi sociali offerti dall’associazionismo.
Quando si sottrae una piazza di Roma a un brillante e capace gruppo di ragazzi che l’ha tolta al degrado facendone una vetrina internazionale della cultura cinematografica.
Cosa dobbiamo pensare allora?
Che chi ci amministra è come l’ISIS?
O molto più modestamente che è ignorante, nessuna offesa ma nel senso letterale che ignora, del ruolo che l’Animazione sociale svolge.
E allora non ci resta che rileggergli quello che Ciro pensava dei Greci: “Non mi hanno mai fatto paura uomini che hanno un luogo d’incontro speciale in mezzo alla città, dove giurano questo e quello e si imbrogliano fra loro”.
Ebbene noi vogliamo, e lavoreremo per riuscirci, costruire un tale luogo in ogni periferia, in ogni territorio perchè quelle piazze diventino il luogo dell’incontro e della socialità, il luogo dove si sconfiggono i barbari così come i Greci sconfissero i Persiani.




La Chimera lungometraggio sull’abbattimento delle vele di Scampia

L’idea di girare La Chimera, il lungometraggio che racconterà passo dopo passo il processo che porterà all’abbattimento delle vele di Scampia e alla costruzione di una vita degna per chi per anni ci ha abitato, è nata quando ci siamo resi conto, guardandoci in faccia durante una delle mille interminabili riunioni, che questa storia non poteva essere lasciata nelle mani del sensazionalismo e del pietismo della stampa main stream.
Già, perché non è una storia come le altre.
È una storia straordinaria, collettiva, la storia di un popolo, come sempre ama ribadire Omero, che ha preso in mano il proprio destino e ha deciso di riscriverlo.
Una storia fatta di riunioni tese, cortei, vittorie, abbracci, risate e incazzature. Una storia di porte sbattute in faccia e poi riaperte, sempre con in testa caparbiamente la realizzazione di un obiettivo comune.
Una storia di democrazia, in cui è la gente che detta alla politica modi e tempi con cui si realizzano le cose.
Il film vi permetterà di mettervi per un po’ dalla nostra parte e seguire con gli occhi di dentro questa trama bellissima.
Per ora lasciatemi solo dire che mi sento incredibilmente fortunata ad avere incrociato durante la mia vita innanzitutto Vittorio e poi il comitato vele e di essermi trovata al loro fianco in questa battaglia fatta per amore e solo per amore.

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Sicurezza nelle città: Accordo nella Conferenza Unificata del 24 gennaio

In particolare :

  1. INCLUSIONE SOCIALE

Coerentemente con le indicazioni stabilite dall’art. 2, comma I-bis, del D.L. n. 14/2017, gli accordi tra Stato, Regioni, Province Autonome ed Enti locali potranno anche contemplare iniziative preordinate ad attivare progetti di inclusione sociale, con l’obiettivo del miglioramento della qualità della vita e alla riqualificazione socio-culturale delle aree e dei “distretti” interessati~ concentrando naturalmente l’attenzione su quelle più “in sofferenza”.
In questo senso, i programmi di azione potranno valorizzare il patrimonio delle banche dati territoriali e la possibilità per le Amministrazioni interessate di sviluppare agevolate sinergie tra le competenze sanitarie, urbanistiche e del welfare.
Tra gli ambiti delle iniziative possibili, la pianificazione urbanistica potrà valorizzare i criteri di sicurezza urbana, così come definiti dal Rapporto Tecnico TC 14383-2 “Prevenzione della criminalità attraverso la progettazione urbana”, approvato dal Comitato Europeo di Standardizzazione relativo ai principi e linee guida operative di prevenzione della criminalità e del disordine attraverso la progettazione degli edifici e la progettazione urbana. Le misure urbanistiche potranno inoltre promuovere l’uso sociale del territorio e migliorarne la fruibilità da parte della comunità, favorendo l’animazione degli spazi pubblici a fini di prevenzione. Lo spazio pubblico, attraverso il suo funzionamento, la sua gestione quotidiana e la sua positiva vitalità potrà essere, in quanto tale, strumento di mediazione e vettore efficace di vita sociale, destinato a facilitare il vivere collettivo.
La copertura del territorio da parte di operatori incaricati dell’animazione, sensibilizzazione, mediazione e inclusione sociale potrà inoltre garantire il contenimento delle tensioni, del sentimento di insicurezza, dei rischi, e migliorare la coesione sociale nonché la fruibilità ed il civile utilizzo dell’insediamento urbano.
Potranno essere favoriti programmi di mediazione e di risoluzione amichevole dei conflitti per creare e ripristinare i rapporti sociali, ove deteriorati e prevenire forme di violenza. Le azioni di prevenzione saranno finalizzate ad incoraggiare nelle città la partecipazione attiva dei cittadini all’attuazione di azioni concrete nell’ambito delle politiche sociali, giovanili, culturali, urbanistiche e alla loro valutazione sistematica.
In particolare potranno essere promosse le misure di sviluppo della comunità, che comprendono interventi indirizzati alla ricostituzione della dimensione comunitaria e al miglioramento complessivo delle condizioni sociali, abitative e dei servizi.
Le misure di prevenzione sociale andranno favorite in ambito educativo al fine di attribuire un ruolo pro-attivo delle scuole nel promuovere una cultura della prevenzione basata, fin dalla più tenera età, sull’educazione alla cittadinanza e alla legalità, sullo sviluppo della mediazione tra pari, su programmi che affrontino le questioni di genere e, per quanto riguarda il personale, sullo sviluppo. di competenze per la gestione dei conflitti quotidiani, così come delle situazioni di crisi. Unitamente potranno essere promossi percorsi di valorizzazione delle misure riparatorie, in quanto parte integrante del processo educativo all’interno degli stessi istituti scolastici, nonché sulla questione fondamentale dell’accompagnamento delle vittime e della riparazione dei danni causati.
L’obiettivo della prevenzione, in ambito precoce, potrà inoltre intervenire con misure di contenimento dei rischi durante i diversi stadi di sviluppo delle persone “a rischio”, con varie strategie, in contesti differenti, ma principalmente nella scuola, nella famiglia, nella comunità. È in questo quadro che potranno- in particolare essere sviluppate pratiche di intervento quali assistenza e counselling per migliorare le capacità genitoriali delle famiglie e interventi nelle scuole sui minori a rischio.
In tale quadro di interventi, andrà promosso un approccio di genere in tutte le politiche di sicurezza, ponendo l’accento sul fatto che non devono essere: considerate come politiche specifiche e separate dalle azioni di prevenzione sociale poste in essere a livello locale.

Testo integrale dell’accordo