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E’ a Pechino il primo edificio certificato LEED 4

parkviewUn edificio energeticamente efficiente grazie a una strategia a 360° che comprende luci a Led, riciclaggio delle acque grigie e un nuovo concetto di spazio lavorativo
Il record di primo edificio certificato con l’ultima versione della certificazione LEED (v 4) è lo showroom pechinese di Haworth, gruppo produttore di arredi per l’ufficio.
VALUTATA ANCHE LA VICINANZA AI MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICI. Al Parkview Green Building – questo il nome dell’edificio di Pechino – sono stati assegnati 71 punti su un massimo di 110, valutando attentamente aspetti quali la sua prestazione energetica e la qualità dell’aria interna. La struttura è situata nel distretto di Chaoyang e offre agli inquilini un facile e immediato accesso a mezzi di trasporto pubblici e piste ciclabili.
UN NUOVO CONCETTO DI SPAZIO LAVORATIVO FLESSIBILE. All’interno è stato ideato e messo in pratica un nuovo concetto di spazio lavorativo, il cosiddetto “Club”, vale a dire un’area di lavoro open space all’insegna della flessibilità, suddivisa solo da leggeri divisori mobili da disporre secondo le diverse esigenze quotidiane e le situazioni di lavoro. Secondo Steve Kooy, responsabile degli aspetti di sostenibilità globale di Haworth, questa “flessibilità di lavoro consente di risparmiare tempo e denaro, riducendo gli sprechi”.
QUALITÀ DELL’ARIA INTERNA E MATERIALI DI RICICLO. Durante tutto il processo costruttivo, circa il 60 per cento degli elementi interni non strutturali sono stati riutilizzati e anche il mobilio è stato realizzato partendo da materiali di riciclo. Altro aspetto importante è quello dell’aria interna, che nello showroom di Pechino supera la qualità ambientale interna richiesta del 35 per cento. Tutte le vernici e i rivestimenti interni soddisfano inoltre i limiti di COV (Composti organici volatili) richiesti.
ILLUMINAZIONE A LED E RICICLAGGIO DELLE ACQUE GRIGIE. Ancora, l’ottimizzazione del sistema HVAC di tutto l’edificio, infissi di ultima generazione e un progetto di illuminazione interamente basato sulla tecnologia LED consentono di ridurre il consumo energetico del 59 per cento (rispetto al fabbisogno energetico ASHRAE). Lo showroom utilizza anche un sistema di riciclaggio delle acque grigie, riducendo fino al 53 per cento del consumo idrico rispetto al calcolo basale. L’auspicio del gruppo è che il progetto possa essere da esempio a livello internazionale, in particolare nel settore commerciale, da sempre in testa per consumi e costi energetici.
LA NUOVA VERSIONE DEL LEED PRESTA PIÙ ATTENZIONE ALL’EFFICIENZA ENERGETICA. L’ultima versione del celebre certificato USA, messo a punto negli scorsi mesi dal Green Building Council introduce delle novità, come ad esempio il credito “Building Product Disclosure and Optimization”, contenuto all’interno della categoria “Materiali e risorse” e stabilito per incoraggiare un approvvigionamento dei materiali da costruzione più responsabile e meno dispendioso.La nuova versione, inoltre, assegna più punti alla categoria “Efficienza energetica”, ma soprattutto risulta adattabile al mercato e al contesto locali, considerando le dovute differenze geografiche, economiche e climatiche.

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Il 5% del territorio europeo coperto da edifici, strade e ferrovie

crostaPubblicato da Eurostat LUCAS, indagine sullo stato di utilizzo del suolo in UE
Nel 2012 le foreste e altri terreni boschivi occupavano all’incirca il 40% della superficie totale dell’Unione europea, le terre coltivate rappresentano un quarto del totale, i prati un quinto, mentre gli edifici, le strade e le ferrovie rappresentavano solamente il 5%.

E’ quanto dichiarato da Eurostat, ufficio statistico dell’Unione europea, con la pubblicazione di LUCAS, studio che contiene la più completa indagine sullo stato di utilizzo del suolo.

FORESTE. Compilato grazie ai dati raccolti in 27 Stati membri dell’EU da 750 geometri di campo e da 270.000 punti di monitoraggio, il documento rivela che più della metà del territorio di Svezia, Finlandia, Estonia, Slovenia e Lettonia è coperto di foreste. In particolare in Svezia il verde è pari al 76% della superficie totale, in Finlandia 72%, Estonia 61%, Slovenia 60% e Lettonia 56%.

TERRENI COLTIVATI. Le percentuali più elevate di terreni coltivati sono stati invece osservati in Danimarca (49%), seguita da Ungheria (47%), Romania (36%), Repubblica Ceca e Polonia – entrambe con il 34 % -, Germania (33%), Bulgaria e Italia (entrambe 32%) e Francia (31%).

PRATERIE E TERRENI AGRICOLI. Dall’indagine è inoltre risultato che l’Irlanda per più di due terzi è coperto da praterie naturali o terreni agricoli (67%) e in questo è seguita dal Regno Unito (40%), dai Paesi Bassi (38%), dal Lussemburgo (37%) e dal Belgio (32%).

PRESENZA D’ACQUA. Per quanto riguarda la presenza di acqua, al primo posto, con il 16% troviamo la Finlandia, seguita dalla Svezia (12%) e dall’Olanda (11%), mentre la più alta percentuale di territorio arbusto lo hanno Cipro (21%), Grecia (19%), Malta (15%), la Spagna e il Portogallo (entrambe 12%).

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Italy in a Day. Un giorno da italiani

italyItaly in a Day è il primo film collettivo girato dagli italiani.

Il 26 ottobre è il giorno prescelto. Chi vuole può partecipare inviando un contributo video, qualcosa di personale, di significativo, che racconti l’Italia in un giorno.

Queste testimonianze, che descriveranno il Paese attraverso la bellezza delle sue differenze e dei suoi contrasti, comporranno un film come tante tessere di un mosaico. La selezione dei materiali, il montaggio e la scelta delle storie, in una parola, la regia, è affidata al premio Oscar Gabriele Salvatores. Sarà un film vero e proprio che ci restituirà l’istantanea dell’Italia in un’epoca di forte cambiamento, un film prodotto da Indiana Production e Rai Cinema che uscirà come evento nelle sale cinematografiche e che andrà in seguito in onda sulle reti Rai.

Il progetto muove i suoi passi dall’esperienza precedente di Life in a Day, ideata e realizzata dal grande regista Ridley Scott nel 2010, seguita poi da Britain in a Day e Japan in a Day, film collettivi realizzati in Gran Bretagna e Giappone che hanno avuto uno straordinario successo.

In queste settimane una serie di “ambasciatori” come Rosario e Beppe Fiorello, Luciana Littizzetto, Gianna Nannini, Christian De Sica, Micaela Ramazzotti, Nicola Savino, Luca Parmitano stanno chiedendo agli italiani di prendere una telecamera, un telefonino, qualsiasi apparecchio elettronico e filmare qualcosa di sensazionale o di ordinario della loro vita e inviare i video alla piattaforma web Rai www.italyinaday.rai.it

Per Italy in a day la Rai mette in campo tutte le sue forze in uno sforzo sinergico con pochi precedenti: Rai Cinema, Rai Net, le varie Reti tv e radio per il lancio, Rai 2 per la trasmissione del prodotto finito, la Direzione Commerciale per la distribuzione all’estero, la Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne lavoreranno insieme con una visione cross mediale attraverso le diverse piattaforme di veicolazione dei contenuti. Per la Rai è un’occasione per comunicare le potenzialità di un servizio pubblico integrato e multipiattaforma, che sostiene un progetto culturale innovativo, trasversale e internazionale, e si rivolge attivamente agli utenti italiani per raccontare le diverse realtà che compongono il Paese.

Il regista da Oscar che firma il progetto, Gabriele Salvatores, lo racconta con grande entusiasmo: “Quando mi è stato proposto da Indiana Production e Rai Cinema Italy in a day ho avvertito da subito il fascino dell’alto potenziale creativo, innovativo e perfino sociale del progetto. Un film da centinaia di filmati mandati dalla gente è un’idea futuribile, eccitante. Uno strabiliante esperimento democratico di cinema del presente, in cui ho l’opportunità – unica – di invitare gli Italiani a filmare qualunque cosa.
Raccontare il presente del nostro Paese con sguardo rivolto al futuro, in una esplosione di energia umana. Un progetto che è oltre la cinematografia e il documentario”.

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CORVIALE, BARCA: “PRESTO GRANDE CONCERTO SANTA CECILIA”

santa ceciliavideo“Noi vorremmo rafforzare ancora di più la presenza di Santa Cecilia a Roma. Crediamo che la musica che Santa Cecilia produce sia in grado di far emozionare tutti e per questo stiamo lanciando questo progetto di Santa Cecilia nei municipi e nei territori, partendo dai territori più difficili, territori che magari hanno avuto meno possibilità, che negli anni scorsi sono entrati meno in contatto con le nostre produzioni culturali. Abbiamo pensato subito simbolicamente a Corviale, nella cavea, ci piacerebbe cominciare da lì con un grande concerto che lanci un grande lavoro di diffusione della musica in tutta la città. Quando? Appena sarà pronta la progettualità lo annunceremo”. Così l’assessore alla Cultura, alla Creatività e alla Promozione culturale del Comune di Roma Flavia Barca, a margine della conferenza stampa di presentazione della stagione 2013/2014 di S. Cecilia, all’Auditorium Parco della Musica.(omniroma.it) http://roma.repubblica.it/dettaglio-news/roma-15:40/23298




Roma: Patto Civico con i costruttori per la rigenerazione urbana e la legalità

rigenerazioneIl sindaco della capitale propone un’alleanza con le imprese di costruzioni sul Piano Regolatore e per una nuova urbanistica
Negli ultimi cinque anni gli investimenti nel nostro settore a Roma e provincia sono scesi di un quarto. Abbiamo perso 2 miliardi di euro e 22mila posti di lavoro”.

È un quadro a tinte fosche quello descritto dal presidente dell’associazione costruttori edili di Roma e provincia, Edoardo Bianchi, nella sua relazione presentata all’assemblea annuale 2013 dell’Acer.

L’edilizia è un volano per la ripresa dell’economia

“È il momento delle scelte coraggiose e rigorose. Tutti noi siamo consapevoli che non vi possono essere occupazione e ricchezza senza impresa”, ha sottolineato Bianchi, che ha posto l’accento sulla necessità di “puntare sull’edilizia, perché siamo un settore antirecessivo. E siamo un efficace volano di ripresa dell’economia”.

Allarme sui capitali mafiosi

Il presidente degli imprenditori edili romani ha lanciato anche un allarme sulla criminalità mafiosa. “Esiste un concreto rischio che si affermino sul mercato laziale imprese con capitali di dubbia provenienza”, che nell’attuale momento di scarsità di risorse finanziarie e di difficoltà di accesso credito può realmente “alterare il mercato regolare”. Secondo Bianchi è necessario un progetto che “riesca a comunicare l’esiguità delle risorse con l’esigenza di dare risposte concrete alla città. In un periodo di recessione le politiche di governo non possono più essere quelle che hanno caratterizzato gli anni di crescita economica”. Occorre quindi “rivedere totalmente le logiche gestionali che hanno prodotto sprechi e inefficienze che hanno drenato risorse senza produrre risultati di interesse per la collettività”.

L’emergenza abitativa

Per quanto riguarda il problema allarmante del fabbisogno abitativo, il presidente Acer ha ricordato che “sono anni che si fanno delibere programmatiche ma non è stata costruita ancora un’abitazione”. Secondo Bianchi, strumenti attivabili nel breve periodo ci sono, come nel caso del bando regionale 355 del 2004, e potrebbero generare a Roma 5.700 alloggi. “Non appena la regione definirà le modalità di erogazione del finanziamento e dopo le opportune rimodulazioni del lotto dell’operatività dell’intervento, all’indomani apriremo i cantieri e dopo due anni le case saranno pronte”, assicura Bianchi.

Marino: Patto civico con i costruttori

Di fronte alla platea dei costruttori romani riuniti per l’assemblea annuale, il sindaco di Roma Ignazio Marino ha proposto un nuovo Patto Civico fra la città e le imprese di costruzioni.

”Il Patto Civico che proponiamo ad Acer – ha spiegato Marino – è volto proprio alla realizzazione del Piano Regolatore e all’avvio di una nuova stagione dell’urbanistica romana: quella della rigenerazione, diversa da quella dell’espansione e della conservazione. Quello della rigenerazione – che è anche una rigenerazione culturale con cui guardare la città – è l’orizzonte che ci permette di fare fronte ai rischi e di cogliere le opportunità rese evidenti dalla crisi del passato modello di sviluppo”.
Proposta per la trasparenza e la legalità
Il sindaco di Roma garantisce l’impegno “a cambiare e migliorare il ruolo dell’amministrazione. Il nostro obiettivo è sradicare la discrezionalità, dare solidità agli atti e alle procedure eliminando ambiguità. Vogliamo ridurre i contenziosi e rendere coerente e trasparente il nesso fra gli obiettivi che l’amministrazione intende perseguire e le modalità con le quali li realizza. Abbiamo già pronta una proposta per la trasparenza e la legalità”, ha annunciato Marino.

http://www.casaeclima.com/index.php?option=com_content&view=article&id=17217:roma-patto-civico-con-i-costruttori-per-la-rigenerazione-urbana-e-la-legalita&catid=1:latest-news&Itemid=50




Roma – Fiumicino in catamarano

catamaranoSette fermate e 80 minuti di percorrenza sul fiume Tevere per il nuovo collegamento tra Fiumicino e il centro di Roma. Approvato il progetto di un catamarano pensato tanto per i turisti quanto per i pendolari.
Partirà nella primavera del 2015 il nuovo collegamento della capitale con il mare di Fiumicino. Si tratta di un avveniristico catamarano che, percorrendo il fiume Tevere, collegherà il Porto di Traiano con Ripa Grande, nel centro di Roma all’altezza di Porta Portese.
Secondo il progetto, presentato e approvato ieri in conferenza dei servizi, il battello percorrerà l’intero itinerario in 80 minuti e sono previste sette fermate, tra cui gli scavi di Ostia antica, la Fiera di Roma, l’Eur (metro Marconi) e la Basilica di San Paolo.
Il costo complessivo dell’opera sarà intorno ai 5 milioni di euro; l’autorità portuale dovrà provvedere a bonificare il corso d’acqua, realizzare i ponti mobili e sistemare le banchine di attracco, mentre il Comune di Fiumicino si occuperà dei bandi di gara per l’esercizio della navigazione.
Un servizio di linea pensato per principalmente per i turisti, ma che nelle ore di punta potrebbe rivelarsi anche un’ottima alternativa all’auto per i pendolari che ogni giorno fanno la spola tra Fiumicino e Roma.

Marta Salvatori

http://www.easyviaggio.com/informazioni-viaggiatori/roma-fiumicino-in-catamarano-11248




“Serpentone” di Corviale allo sfascio: malavita e vandalismo in 1200 appartamenti per 8000 persone

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Chi ci vive è stanco di sentirne parlare solo in termini negativi, ricordando che Corviale non è un mondo a parte, un pianeta lontano
Il mostro o il Serpentone, non è il titolo di un film, ma è il nome che i romani danno all’edificio più chiacchierato di Corviale. Una sorta di grattacielo orizzontale di appena nove piani articolato in due edifici che si snoda sul territorio per un chilometro come un rettile di cemento. Progettato a partire dagli anni ’70, contiene 1200 appartamenti e ospita oltre 8.000 persone. Oggi sinonimo di degrado, abbandono, disagio, vandalismo e malavita. Eppure chi ci vive, è stanco di sentirne parlare solo in termini negativi, ricordando che Corviale non è un mondo a parte, un pianeta lontano.

Ma è proprio vero che tutti si sono dimenticati di questa realtà ad appena dieci km dal centro? E proprio per ovviare a questa dichiarazione la commissione politiche sociali del Municipio XI a effettuato un sopralluogo tra il IV ed V Lotto per vedere da vicino il disagio abitativo in cui versano queste persone e cercare di portare delle situazioni. Un intero piano, il quarto, inizialmente destinato alle aree comuni e ai servizi, nel tempo è stato occupato e riempito di centoventi alloggi abusivi dove vivono famiglie che non pagano né luce, né acqua, né gas, con ascensori rotti da vent’anni e angoli fatiscenti. “Quel modo di essere comunità, può essere recuperato se Corviale avrà il sostegno della città e delle istituzioni”, ha sottolineato Alfredo Toppi, presidente della commissione sociale del Municipio Roma XI.

di Mariacristina Massaro

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La Silicon Valley scopre la bellezza della stampa

stampaIl patron di eBay finanzia Greenwald, il boss di Amazon scala il Washington Post
Le dietrologie si sprecarono, si andò a cercare una qualche “agenda politica” che il patron di Amazon poteva difendere possedendo lo storico quotidiano della capitale federale. Fu anche sottolineato che Bezos pagava una cifra modesta – in proporzione al proprio patrimonio personale che è di 29 miliardi – per procurarsi un “trofeo” di prestigio (il quotidiano che denunciò il Watergate). Ma gli stereotipi non reggono alla prova di quel che va accadendo da mesi. Tra le ultime mosse c’é quella di Pierre Omidyar, 46enne fondatore di eBay, con un patrimonio di 8,5 miliardi: ha assunto il reporter Glenn Greenwald, reso celebre nel mondo per aver svelato sul Guardian inglese la vicenda del Datagate, il cyber-spionaggio invasivo della National Security Agency. La missione affidata dal fondatore di eBay a Greenwald è continuare a svolgere il proprio mestiere con un sito di news apposito.

“Watchdog” è la parola-chiave: letteralmente significa cane-guardiano. È una parola che ha un senso antico e nobile nella liberaldemocrazia americana, assegna al Quarto Potere un ruolo essenziale di vigilanza, bilanciamento e controllo sugli altri tre poteri costituzionali della Repubblica. Iniziative analoghe vedono come protagonisti la vedova di Steve Jobs, fondatore di Apple, e altri nomi meno noti della Silicon Valley. Non passa inosservata la scelta di un gigante della Old Economy, Warren Buffett, che di recente ha collezionato ben 63 quotidiani locali. Buffett non è sullo stesso piano degli attori della Silicon Valley, nel senso che non è un innovatore. Tuttavia ha un acume raro per le opportunità d’investimento.

Le strade che imboccano gli investitori venuti dall’economia digitale sono variegate. C’è chi, come Bezos, crede di poter reinventare e rilanciare un grande quotidiano storico. C’è chi predilige contenitori esclusivamente online. C’è chi guarda a un business model misto, dove si rafforzano delle centrali di giornalismo investigativo supportate da istituzioni non profit: fondazioni, Ong, scuole di giornalismo. È un’esplosione di sperimentazioni, tipica della mentalità con cui è cresciuta la Silicon Valley: in un laboratorio incubatore di innovazioni si devono tentare le strade più ardite, sapendo che alcune si riveleranno sbagliate. Ma queste incursioni di giovani imprenditori dell’hi-tech hanno alcuni tratti comuni. La fiducia nel ruolo insostituibile dell’informazione in una società democratica. La consapevolezza che il “consumo” d’informazione sta crescendo a dismisura, raggiunge volumi mai visti nella storia umana, anche se una parte di questo consumo è stato assuefatto alla gratuità (Steve Jobs a suo tempo dovette affrontare un problema simile: il modello Napster aveva attirato una generazione di giovani verso il godimento gratuito della musica). Un padre storico della Silicon Valley, l’inventore del microchip Federico Faggin, traccia un’analogia con l’avvento della fotografia digitale al passaggio del millennio. Chi non la capì e tentò di rimanere nel business delle macchine fotografiche e delle pellicole è scomparso (Kodak); ma poiché oggi il consumo di foto ha avuto una vertiginosa escalation, altri hanno saputo proliferare inventando nuovi business per catturare questo boom di attenzione (Instagram, fra tanti). Chi ha creato dal nulla delle attività, come appunto Amazon e eBay, vuole trasferire la stessa vena “rivoluzionaria” nel reinventare l’equazione economica del produrre informazione. Al tempo stesso c’è il riconoscimento che il patrimonio di credibilità acquisito sotto il nome di una testata (Washington Post) o di un reporter d’eccezione (Greenwald) ha un valore che può essere rilanciato con nuove piattaforme e nuove strategie.

È avvincente lo spettacolo dell’America più dinamica e innovativa, che dopo avere partorito le tre rivoluzioni del personal computer, poi di Internet, infine dello smartphone e dei tablet, si cimenta con la missione storica di contrastare il declino della carta stampata. Anche a livello locale, si avverte che la scomparsa del piccolo quotidiano di provincia i cui cronisti frequentano ogni seduta del consiglio comunale, impoverisce la democrazia e indebolisce la società civile. Figurarsi un mondo in cui il Pentagono potesse condurre le sue guerre senza più corrispondenti e inviati della stampa a verificarne le versioni ufficiali; dove la Nsa-Grande Fratello potesse operare le sue scorribande nella nostra privacy senza oppositori organizzati e credibili. Cresce anche l’insoddisfazione verso uno scenario in cui prosperino solo i giganteschi contenitori-riciclatori di news, alla Google. In quanto al timore che i golden boys delle tecnologie cerchino una scorciatoia per rafforzare la propria influenza politica, basta leggersi le recenti inchieste che il Washington Post sta dedicando al proprio nuovo padrone: sono una lezione di autonomia dei reporter.
di FEDERICO RAMPINI
http://www.repubblica.it/cultura/2013/10/22/news/la_silicon_valley_scopre_la_bellezza_della_stampa-69143181/




Le agricolture sociali creano valori

fattorieE’ ormai scientificamente provato che talune peculiarità proprie del contesto rurale e del ciclo produttivo agricolo permettono di migliorare le condizioni di salute e di perseguire percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione.
In tutta la penisola sono alcune migliaia le esperienze in cui attività agricole e servizi alla persona si integrano e generano valore economico e altri valori: beni relazionali inclusivi, legami comunitari e civili. Sono pratiche che innovano i modelli tradizionali di welfare e creano nuovi mercati civili, locali e globali.
Tali iniziative riguardano l’inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate mediante le assunzioni, i tirocini e la formazione; l’organizzazione di servizi terapeutici e riabilitativi; le attività sociali rivolte all’infanzia, quelle educative per i minori in difficoltà, quelle con gli anziani e quelle di accoglienza e integrazione di migranti.

Si creano reti locali
Quando si progetta una fattoria sociale o un orto sociale si promuove innanzitutto un percorso partecipativo. Non è, infatti, sufficiente la volontà di una singola persona. Occorre mettere insieme competenze e professionalità di una pluralità di operatori: agricoltori, tecnici agricoli, educatori, psicologi, psicoterapeuti, ecc.
Le attività da organizzare spesso interagiscono coi servizi sociali territoriali e riguardano i bisogni delle persone, delle famiglie e della comunità locale. Tutti questi soggetti vanno coinvolti fin dall’inizio nella progettazione dell’iniziativa.
Si tratta, dunque, di promuovere un percorso partecipativo per costruire una rete, la cui dimensione varierà a seconda del contesto locale, cioè delle risorse agricole che si rendono disponibili, dei bisogni che si vogliono soddisfare, delle competenze che si mobilitano. L’iniziativa può essere assunta da chiunque abbia in testa un’idea progettuale e la condivide con altri.

Si valorizzano le peculiarità della campagna
E’ ormai scientificamente provato che talune peculiarità proprie del contesto rurale e del ciclo produttivo agricolo permettono di migliorare le condizioni di salute e di perseguire percorsi più efficaci di apprendimento, autostima e partecipazione.
In campagna le attività si svolgono all’aperto, interagendo con organismi viventi, e comprendono non solo la produzione di un bene ma anche la sua valorizzazione ed eventuale vendita in un rapporto diretto con il consumatore.
In un’azienda agricola i ritmi lavorativi non sono stressanti. E’ la natura a dettare i tempi! Gli ordinamenti produttivi sono versatili e le tecniche di produzione sono di vario tipo.
Nel pianificare le attività di coltivazione e di allevamento, quelle di lavorazione, trasformazione, confezionamento e commercializzazione dei prodotti, nonché i servizi da erogare in una fattoria sociale, le scelte tengono conto di queste peculiarità, per poterle valorizzare al massimo.
Sono i processi produttivi a essere adattati alle persone da inserire e non viceversa. E in tal modo si recuperano o s’introducono processi e tecniche più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Si innovano i modelli di welfare
Nelle fattorie sociali i disabili psichici passano dalla condizione di essere curati a quella di prendersi cura di qualcuno o di qualcosa. Essi non sono portatori di bisogni ma di storie. Non sono utenti od ospiti o beneficiari, ma ortolani o addetti alla vendita secondo il compito loro affidato. Essi si vedono in un rapporto di reciprocità, che esprime maggiore dignità. Non si sentono assistiti, ma soggetti all’interno di un contratto di mutuo vantaggio; e quindi sperimentano più libertà e più eguaglianza.
Nelle agricolture civili non c’è soltanto il mutuo vantaggio tra l’impresa e la persona coinvolta, ma anche il vantaggio per la società e per le istituzioni e il contenuto affettivo del dono-gratuità, non codificabile in nessuna norma o contratto.

Le forme sono molteplici
Le agricolture civili assumono la forma imprenditoriale, a carattere familiare o in cooperativa, ma prendono anche la forma della cittadinanza attiva.
Si tratta degli orti urbani e delle attività di piccoli produttori non professionali (hobby farmer’s). Sono combinazioni diversificate e originali di apporti lavorativi e professionali, motivazioni delle persone coinvolte e risorse inusuali del territorio. La loro gestione – per essere efficiente ed economicamente sostenibile – dovrebbe essere sempre affidata al coordinamento di soggetti imprenditoriali.

Si creano nuovi mercati civili locali e globali
La fase di progettazione di una fattoria sociale riguarda non solo l’organizzazione dell’offerta di beni e servizi ma anche la strutturazione della domanda. Si tratta di promuovere i gruppi di acquisto solidale (G.A.S.) e i gruppi interessati all’utilizzo dei servizi alla persona, nonché la stipula di accordi quadro con istituzioni pubbliche e private per rifornire mense collettive.
Strutturare la domanda di beni e servizi significa, dunque, creare mercati civili che garantiranno la sostenibilità economica del progetto. Si tratta di intercettare gruppi e istituzioni disponibili a sostenere le attività della fattoria sociale, diventando in modo stabile consumatori dei prodotti e utenti dei servizi. Ciò permetterà di compensare gli eventuali costi aggiuntivi per inserimenti lavorativi rispettosi della dignità umana e per servizi sociali non sempre e non del tutto sostenuti dal pubblico.
Rivitalizzare e creare mercati locali è importante, ma occorre farlo sempre con dinamicità e in modo innovativo, soprattutto ora che, nei paesi emergenti, entrano in scena milioni di cittadini che stanno modificando la propria dieta alimentare ed esprimono bisogni sociali nuovi e differenziati.
Le tecnologie digitali oggi fanno miracoli nel permettere la costruzione di relazioni intense tra territori di regioni e paesi anche molto lontani.
Ogni prodotto umano che comprendiamo e di cui godiamo diventa immediatamente nostro, quale che sia la sua origine. La lezione che ci viene dalla storia del Mediterraneo è di pensare i sistemi alimentari non come realtà semplici, dettate dalla “natura” dei luoghi, bensì come costruzioni complesse, legate a culture, stili di vita che i diversi popoli hanno imparato a condividere, a modificare, a contaminare, a creare giorno dopo giorno.
Le agricolture civili potrebbero favorire questa modalità come un percorso utile di confronto e integrazione delle diverse culture esistenti nel mondo.
Alfonso Pascale
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Le pareti del Quadraro per il Warhol della street art

hulkRon English, star del surrealismo pop, firma un murales nella periferia della città. Torna a dipingere a Roma dopo tre anni. Per il muro di via dei Pisoni, ha scelto come protagonista The Temper Tot
Un baby Hulk al Quadraro. Dopo aver passato Guernica “ai raggi X”, rivisitandola tre anni fa in un’installazione all’ex Mattatoio di Testaccio, Ron English è tornato a dipingere a Roma. Questa volta per il M. U. Ro, il museo di urban art a cielo aperto del Quadraro, dove l’artista americano, fra i principali esponenti del surrealismo pop, ieri ha terminato il suo ultimo lavoro. Per il muro di via dei Pisoni, English ha scelto come protagonista The Temper Tot, lo stesso Hulk bambino dipinto un anno fa a Little Italy. “È una figura che unisce in sé forza e immaturità, come un bimbo di due anni. Può rappresentare il contrasto fra un Paese molto potente, con un forte esercito, ma con una leadership immatura”. Accanto a lui, fra supereroi e cartoni rivisitati, l’inquietante Mickey Mouse con la maschera antigas. Uno dei “target” più ricorrenti nelle opere di English, che fin dagli albori della sua carriera ha preso di mira multinazionali del tabacco, giganti dei fast food (sua la mascotte obesa del cibo spazzatura MC Supersized, usata per il documentario “Super Size Me”) e simboli della pubblicità, reinterpretati in modo spesso dissacrante. Ma che ha anche saputo creare vere e proprie icone contemporanee, come nel caso di “Abraham Obama”, la celebre immagine in cui i volti dei due presidenti americani – Obama e Lincoln – si sovrappongono, realizzata per la campagna 2008.
A seguire il lavoro dell’Andy Warhol della streetart, durato tre giorni, le telecamere di Sky Arte Hd che il 3 dicembre gli dedicherà una puntata del nuovo programma dedicato all’arte urbana. Un episodio che racconta anche il legame che l’artista ha stretto col quartiere e con i suoi abitanti, dal reduce di un campo di concentramento al barbiere di Cinecittà preferito da Totò, a cui ha confidato: “Anche mio padre ero un barbiere a Dallas”. “La street art – spiega English – nasce integrandosi prima di tutto con il territorio”. In questo caso, con un quartiere che vanta nella sua storia grandi battaglie, da quella contro i nazifascisti (per cui ha ricevuto una medaglia d’oro al merito civile) alla più recente contro la speculazione edilizia. “Abbiamo chiamato English per il M. U. Ro perché è un artista battagliero, come il quartiere” racconta David Vecchiato, in arte Diavù, ideatore del progetto. “Un legame ideale, dopo quello direttosperimentato l’anno scorso con Gary Baseman, che per il suo murales si ispirò al rastrellamento nazista del Quadraro del ’44, ricordando l’esperienza dei genitori polacchi sopravvissuti all’Olocausto”. Il sogno di Vecchiato è ora di estendere il museo di urban art all’intero municipio, “magari invitando Obey, lo streetartist famoso per aver realizzato il manifesto “Hope”, simbolo della prima campagna di Obama, a intervenire su via di Torpignattara”.
di SARA GRATTOGGI
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/10/10/news/le_pareti_del_quadraro_per_il_warhol_della_street_art-68269324/