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Allarme web, gli umani sono in minoranza: il 60% del traffico online generato dai robot

robotUn’analisi della società specializzata Incapsula conferma il sorpasso di marzo: meno di quattro utenti su dieci di internet sono persone in carne e ossa. Gli altri? Programmi automatizzati per funzioni legittime, come motori di ricerca, o intenti maligni fra cui furto di dati e cyber attacchi. E la crescita non sembra arrestarsi
SORPRESA. Il web non è in mano agli umani ma a un’altra specie, a volte invasiva e pericolosa, e senz’altro meno nota al navigatore medio. Quella dei bot, abbreviazione per “robot”, ma non veri e propri androidi: piuttosto, programmi e funzioni automatizzate che svolgono su internet i compiti più disparati, buoni e cattivi: dalle scansioni dei motori di ricerca alle duplicazioni maligne di dati personali fino agli attacchi più devastanti. A certificare il sorpasso, di cui si era già avuto un primo segnale lo scorso marzo, è Incapsula, una società specializzata statunitense che della lotta ai robot della Rete ha fatto il suo core business.

Secondo una colossale indagine il 61,5 per cento del traffico sul World Wide Web è dunque da attribuirsi a entità non umane. Insomma, non arriva da ricerche, letture, navigazioni, download e forum – tutte queste attività si fermano al 38,5 per cento – ma da azioni automatizzate. Il cuore della ricerca è costituito dall’analisi di quasi un miliardo e mezzo di visite di bot a 20mila siti internet di 249 Paesi del mondo negli ultimi novanta giorni. Dai blog personali ai negozi elettronici, dai portali governativi ai siti delle big company passando per quelli di istituzioni finanziarie e forum: per quanto scivolosa sia questa posizione, da Incapsula sostengono che la selezione sia rappresentativa del mare magnum di internet. Rispetto all’ultima rilevazione il traffico prodotto dai bot ha subito un’impennata del 21 per cento fino a toccare appunto la maggioranza assoluta di quello complessivo. “La maggior parte di questa crescita è da attribuire all’incremento di visite da parte dei cosiddetti bot buoni – raccontano da Incapsula – vale a dire agenti certificati di software così come motori di ricerca, la cui presenza è cresciuta dal 20 al 31 per cento negli ultimi dodici mesi”.
di SIMONE COSIMI
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Google: mea culpa di Eric Schmidt, “grave errore non credere nei social network”

googleFine anno amaro quello di Google, almeno stando alle parole del Ceo Eric Schmidt che, intervistato da Bloomberg, ha ammesso che il non credere all’ascesa dei social media ha rappresentato il più grande errore dell’azienda. A parziale difesa dell’atteggiamento di Big G c’era il fatto che “eravamo impegnati a lavorare su molte altre cose, ma avremmo dovuto essere in quell’ambito e mi prendo la responsabilità di quanto accaduto”. ”Ed è un errore – ha aggiunto – che non commetteremo più”

Schmidt ha guidato Google come amministratore delegato dal 2001 fino al 2011 quando divenne presidente esecutivo, proprio durante l’affermazione di Facebook che, nato nel 2004, è progressivamente diventato il più grande social network del mondo con più di 1 miliardo di utenti che utilizzano il servizio ogni giorno. Google+, il social network di Google, arriva solo nel 2011 ed ora le due grandi hanno ingaggiato un braccio di ferro da cui dipendono milioni di dollari di investimenti pubblicitari.

E per il futuro Schmidt non ha dubbi: il mobile vincerà su tutti i fronti. Inoltre “l’arrivo dei big data e della machine intelligence” segnano l’inizio per nuovi servizi, basati sulla capacità di individuare e classificare le persone. Fattori che cambieranno e impatteranno su “ogni business a livello mondiale.”
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Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta

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programma generale di azione dell_UE in materia di ambiente fino al 2020




Rapporto sulla Coesione Sociale anno 2013

collaIl Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Inps e l’Istat presentano il quarto Rapporto sulla Coesione sociale. Anche quest’anno il rapporto è articolato in due volumi, il primo è una guida ai principali indicatori utili a rappresentare la situazione nel nostro Paese e la sua collocazione in ambito europeo. L’obiettivo è quello di fornire, in modo particolare ai policy maker, le indicazioni basilari per conoscere le situazioni economiche e sociali sulle quali intervenire per migliorare le condizioni di vita delle persone.

Il secondo si compone di una serie di tavole statistiche che offrono dati, generalmente aggiornati al 2012, articolati a diversi livelli territoriali per consentire comparazioni regionali e internazionali. A questo fine sono state utilizzate indagini statistiche ed archivi amministrativi nazionali (di fonte Inps, Ministero del lavoro e Istat) e fonti internazionali (Eurostat e Ocse).

Le informazioni sono organizzate in tre sezioni:

• Contesti, che riporta tre quadri informativi di scenario sui contesti socio-demografico, economico e del mercato del lavoro.

• Famiglia e coesione sociale, in cui si rappresentano alcuni fenomeni rilevanti – capitale umano, conciliazione tempo di lavoro e cura della famiglia, povertà.

• Spesa ed interventi per la coesione sociale, con dati sulla spesa sociale delle amministrazioni pubbliche, sulla protezione sociale, sulle politiche attive e passive del mercato del lavoro, sui servizi sociali degli Enti locali
Rapporto Coesione Sociale 2013 Volume I
Rapporto Coesione Sociale 2013 Volume II




I HAVE A DREAM

romaGennaio 2014, potrebbe essere il mese che inaugura un anno di svolta per le politiche culturali romane. Una rinnovata classe politica che riesce a riformare il sistema culturale capitolino, anche alla luce del deprimente, desolato e confuso panorama del dicembre appena trascorso.
Purtroppo gli ultimi sette mesi non hanno brillato per grosse riforme, ma neanche per azioni come segnali di discontinuità dalle politiche precedenti. Roma rimane la città dei grandi poteri e delle lobby che tracciano le linee guida della politica territoriale.
I debiti con artisti e teatri continuano ad accumularsi, complici bandi uguali negli anni, emessi senza copertura economica (vd cultura.lazio.it). Poli strategici come il museo d’arte contemporanea (Macro) aspettano da mesi un direttore. I teatri e i cinema chiudono, anche se in attivo. Il 17 dicembre, il CdA della Fondazione Roma Europa, in seguito ai tagli economici di novembre e all’incertezza per i finanziamenti pubblici locali per il 2014, conferma la decisione di cancellare la sua stagione 2014 del Teatro Palladium. Il 23 dicembre, ancora non c’ è un accordo sulle cariche ai vertici del Teatro di Roma. L ‘ assemblea dei lavoratori esprime preoccupazione, per la mancanza di responsabilità e di attenzione nei confronti di una struttura pubblica che garantisce ogni anno almeno 400 assunzioni tra personale artistico e tecnico. Il 31, un anno esatto di chiusura del Teatro India.
I have a dream è la scritta beffarda che mi ispira, mentre scrivo in un locale di San Lorenzo. Bianca sul fondo nero, nel basso della fantastica mappatura della Roma metropolitana. Stazioni in ogni quartiere e snodi di scambio con tram elettrici e frotte di autobus puntuali, che permettono di attraversare la città in poco tempo. Non voglio svegliarmi, preferisco continuare a sognare strade sicure perché illuminate da negozi, teatri, bar, aperti fino a sera tarda, popolate da turisti e residenti rapiti da una offerta culturale eccellente.
Immagino cittadini coinvolti nella pianificazione delle scelte, attraverso consulte permanenti che ne tutelino interessi e benessere, da una classe politica attenta. Sogno una piattaforma di interventi strutturali organici, per il futuro culturale di questa città, una grande metropoli che mette in risalto le sue risorse, supportando ed orientando alla produzione gli artisti e le compagnie.
Immagino un 2014 dove gli assessori alla cultura, alla formazione e al demanio lavorino insieme, per garantire la produzione artistica ed il rinnovamento degli spazi attraverso la produzione culturale. Immaginiamo un sistema accessibile, con semplici modalità per accedere ai fondi pubblici che favoriscano progettualità a lungo termine. Immagino un sistema di nomine che garantiscano il lavoro per competenze e non per conoscenze e raccomandazioni. Visualizzo poche aziende comunali con un bilancio adeguato ed amministrazioni competenti e corrette, distinte dal partito di maggioranza di turno.
Vorrei un centro culturale in ogni quartiere, soprattutto in periferia, possibilmente ricavato da uno dei numerosi spazi abbandonati. Fondi europei trovati da efficienti uffici comunali per la ristrutturazione ed un finanziamento pluriennale. L’ incremento della piccola impresa sociale e locale, cogestita tra pubblico e privato, dove i residenti ed i cittadini sono i primi a verificare e orientare le strategie di progettualità a lungo termine. Un senso di appartenenza ad un sistema culturale che possa aiutarci ad accompagnare gli studenti ad una crescita in senso civico, attraverso lo sviluppo delle capacità artistiche e la formazione a canoni culturali che si discostano sempre di più dal modello televisivo italiano.




L’auto ad aria compressa è fatta coi Lego: così un ragazzo romeno “costruisce” il futuro

autoUn ventenne ha realizzato un veicolo realmente funzionante con 500.000 mattoncini delle note costruzioni. Arriva a 27 km/h e i risultati dei primi test sono buoni. Ci ha lavorato per 20 mesi
SI POTREBBE dire che vent’anni sono tanti per giocare con le costruzioni. Ma forse sarebbe il caso di non dirlo davanti al risultato di Raoul Oaida, un ragazzo romeno che a quell’età ha scelto di utilizzare i mattoncini Lego per realizzare un veicolo realmente funzionante. Con l’aiuto dell’imprenditore australiano Steve Sammartino e con una grande quantità di mattoncini, Raoul è riuscito a realizzare una automobile ad aria compressa a grandezza reale e perfettamente in grado di muoversi. Tutto, tranne ovviamente le ruote, è costruito con i Lego, da sempre giocattolo votato ai piccoli ma anche ai grandi ingegneri. Non è la prima volta che Raoul stupisce il mondo coi mattoncini: nel 2012 il ragazzo aveva già realizzato uno shuttle in costruzioni.

Metti un Lego nel motore. Il risultato dell’impresa è una monoposto Hot Rod capace di raggiungere una velocità massima compresa tra 19 e 27 chilometri orari, e non solo: va ad aria compressa, un progetto quindi impatto zero sull’ambiente. L’auto è dotata di un sistema di propulsione composto da quattro motori orbitali a loro volta formati da 256 pistoncini, ovviamente realizzati anch’essi usando i popolari mattoncini dell’azienda danese. La costruzione di questo originale prototipo rientra in quello è stato chiamato “Super awesome micro project”, un’idea avviata ad aprile 2012 e costata complessivamente 60.000 dollari finanziati da 40 persone conquistate dalla genialità di Oaida.
L’auto ad aria compressa ha richiesto 20 mesi di lavoro e l’impiego di oltre 500.000 pezzi di Lego. Necessari a realizzare tutta la carrozzeria, l’abitacolo e il motore, con la sola eccezione di cerchi, pneumatici e i manometri della strumentazione. Una volta realizzata in Romania, la vettura è stata spedita in un luogo segreto in Australia al fine di poter effettuare un test su strada, facendo registrare però qualche danneggiamento durante il viaggio che Oaida ha prontamente sistemato. Rimettendo i mattoncini dove si erano staccati. Probabilmente la Lego Hot Rod non diventerà un progetto commerciale. Ma forse la soluzione della crisi dell’automobile passa dai sogni d’infanzia, quelli in cui si immaginavano le macchine da costruire, e che magari potessero viaggiare senza inquinare e far rumore.
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2.000 pannelli fv per la più grande centrale solare di Parigi

halle_2I pannelli sono stati installati sul tetto delle Halle Pajol, un vecchio deposito delle ferrovie presso la Gare de l’Est
Progettata dall’architetto Françoise – Hélène Jourda, la centrale solare Halle Pajol di Parigi è uno degli edifici più importanti per la città in quanto a produzione di energia rinnovabile. Il nuovo edificio nasce della riqualificazione del vecchio deposito del XIX secolo delle ferrovie francesi Halle Pajol. Il vecchio telaio metallico è stato trasformato dall’architetto nell’involucro protettivo esterno dell’edificio, contenente i volumi in legno della nuova struttura, materiale che ha permesso agli interni di essere perfettamente isolati sia termicamente che acusticamente.
PARCO INTERNO. Altra caratteristica del progetto è il parco interno (8.000 mq) che, oltre a contenere una ricca scelta di biodiversità, potrà essere in parte anche utilizzata dai cittadini per coltivare ortaggi o fiori. Per il sistema di irrigazione, l’architetto ha deciso di utilizzare esclusivamente l’acqua piovana in modo tale da azzerare i consumi idrici della struttura.
ENERGIA IN ECCESSO. Dato che si tratta di una centrale fotovoltaica non potevano ovviamente mancare i pannelli solari che producono circa 4.000 kWh di energia l’anno. Il tetto dell’edificio ne accoglie bel 2.000 per 3.500 mq di superficie orientati a sud ed inclinati di 30°, grazie alla copertura dentata a “Shad”. , L’energia prodotta non solo è sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico dell’intero edificio, ma se prodotta in eccesso verrà rivenduta alla società di servizi Electricité de France, ripagando una parte degli 1,6 mln di euro del costo di progetto.
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Dai reggiseni alle stampanti 3D: “Così la produzione tornerà a casa

stampantiDai ferretti per reggiseni alle stampanti 3D che creano prototipi: l’azienda cambia pelle in modo imprevedibile e ingegnoso per costruirsi il futuro. È la storia della «Jdeal form» di Oleggio, società nata negli Anni ’50 con le stecche per i corsetti e ora arrivata a produrre sistemi utilizzati nel design spagnolo e nell’industria delle calzature sportive tedesche.
Una lunga storia

La principale attività della ditta, che ha 15 dipendenti e un fatturato al di sotto del milione di euro, è ancora incentrata sui componenti dell’abbigliamento intimo: ferretti, inserti push-up e anellini delle spalline dei reggiseni. Nel tempo è cambiata più volte cercando di cogliere al volo le richieste del mercato: «Negli Anni ’60 abbiamo lanciato linee di costumi da bagno, poi vent’anni dopo è tornato in auge il ferretto e noi abbiamo ricominciato a produrlo come facevamo prima – racconta Davide Ardizzoia, figlio del fondatore e uno dei titolari dell’azienda -. Negli Anni ’90 ci siamo concentrati sui componenti per corsetteria. Abbiamo dovuto sempre aggiornarci per combattere la concorrenza prima tunisina e marocchina, poi rumena e quindi cinese davanti a cui purtroppo abbiamo perso quote di mercato terrificanti».

La svolta epocale

Intanto però qualcosa è cambiato ancora nello stabilimento di via Monte Giudeo a Oleggio. Qualche anno fa la «Jdeal form» ha avuto necessità di un prototipo rapido per una macchina automatica che fa anellini: «Ci siamo rivolti a un service lombardo spendendo molto – racconta Ardizzoia -. La situazione si è ripetuta qualche tempo dopo per un ferretto: abbiamo aspettato così tanto che il cliente nel frattempo si è stufato e noi abbiamo buttato via dei soldi – racconta Ardizzoia -. Così abbiamo pensato di fare da soli e creare una stampantina a 3D per qualsiasi polimero termoplastificato».

Export nel mondo

Adesso questo sistema di produzione è stato richiesto dalla Germania per «pezzi» di calzature sportive, dalla Spagna per il design industriale e in Italia per impianti luce: «Siamo specializzati nelle piccole dimensioni ma a febbraio sarà pronta una stampante professionale con misure più grandi».

Per la «Jdeal form» l’innovazione ha un sapore speciale: «E’ una “vendetta” contro i colossi e la delocalizzazione che ha cancellato tante aziende italiane – sorride Ardizzoia -. Con questi sistemi la produzione tornerà vicino a casa perché non sarà più necessario comprare altrove, ad esempio, una scarpa: ce la stamperemo noi su misura».




Piano: “Con lo stipendio da senatore farò lavorare sei giovani”

periferieL’architetto ha messo un bando anonimo su Internet. Poi ha scelto architetti trentenni, “non raccomandati”
Questo è un racconto di Natale della politica. Ci voleva, in fondo a un altro anno di storiacce e scandali. Sembrava impossibile a molti e ancor di più ai sei architetti di trent’anni, tre donne e tre uomini, che da oggi e per un anno potranno lavorare a rendere più belle le periferie grazie allo stipendio da senatore a vita di Renzo Piano. Con tanti cari saluti agli eroi dell’antipolitica a Cinque Stelle che, dopo aver menato vanto di una riduzione dello stipendio del dieci per cento, avevano polemizzato a lungo contro la scelta di “buttare via soldi pubblici per dare un vitalizio ad altri senatori a vita”.

Li abbiamo incontrati ieri gli eletti, nello studio dell’architetto a Genova. Avevano le facce di bambini convocati nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. Ecco l’elenco: Francesco Giuliano Corbia, 29 anni, di Alghero, laurea a Firenze e master a Barcellona in urbanistica; Eloisa Susanna, 32 anni, Cosenza, laureata alla Sapienza e collaborazione nello studio di Massimiliano Fuksas; Michele Bondanelli, 38 anni, Argenta (Ferrara), studi a Venezia e specializzato nel restauro di centri storici; Federica Ravazzi, 29 anni, Alessandria, esperta in progettazione di scuole; Francesco Lorenzi, 29 anni, romano, laureato alla Sapienza, con esperienze in Spagna, Argentina e Polonia; Roberta Pastore, 32 anni, di Salerno, laureata a Napoli e ora impegnata nel nuovo auditorium di Salerno.

Sei magnifici giovani italiani di talento, quasi tutti con la valigia pronta per tornare all’estero, dove hanno già studiato e lavorato. Finché non è arrivato questo strano bando anonimo su Internet “per un progetto sulle carceri”, senza la firma di Piano, per evitare troppa pubblicità. “Non mi aspettavo davvero di finire qui oggi”, dice Roberta, “era soltanto uno dei cento curriculum che mandi in automatico e in genere rimangono senza risposta”.

“O ancora peggio – aggiunge Francesco – che ottengono soltanto proposte indecenti di sfruttamento selvaggio per progetti orrendi. Quando una domenica sera ha telefonato lo studio Piano per fissare l’incontro ho pensato come tutti a uno scherzo”. Era invece l’occasione che ti cambia la vita e forse anche il futuro di un pezzo di Paese. Perché i lavori dei sei giovani (coordinati da tre tutor, l’ingegnere Maurizio Milan e gli architetti Mario Cucinella e Massimo Alvisi) diventeranno proposte di legge, materiale per interrogazioni parlamentari, magari progetti concreti per le disastrate periferie di Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova.

L’idea era maturata in Renzo Piano un’ora dopo la telefonata del 30 agosto nella quale il presidente Napolitano gli annunciava la nomina. “Era l’occasione per completare un percorso”, dice Piano, “prima la nomina ad ambasciatore dell’Unesco per le periferie, poi la Fondazione, dove ogni anno accogliamo decine di giovani architetti da tutto il mondo. È anche un modo per dare un segnale di controtendenza a una generazione d’italiani ricchi di qualità, ma ormai rassegnati a non vedere riconosciuti i propri meriti. Ormai l’Italia è l’unico paese d’Europa dove i concorsi, quelli veri, non si fanno più. Qui nessuno ha avuto bisogno di conoscere nessuno, di farsi raccomandare, sono stati selezionati fra oltre seicento candidati e quasi tutti con curriculum notevolissimi “.

Il rapporto fra città e periferia è l’argomento della vita per Piano. “Fin dalla nascita, sono nato a Pegli, periferia occidentale di Genova. Da studente sessantottino a Milano andavo rigorosamente in periferia per fare politica e anche per divertirmi, ad ascoltare il jazz al Capolinea, in fondo ai Navigli. E in fondo anche oggi i miei progetti più importanti sono la riqualificazione di ghetti o periferie urbane, dall’università di New York ad Harlem, al nuovo palazzo di giustizia di Parigi nella banlieue “. Senza contare la concorrenza.

Nei centri storici italiani hanno lavorato Michelangelo, Bernini, Brunelleschi, Filarete e così via, piuttosto bene. “Appunto, quella bellezza non è merito nostro, ce l’hanno lasciata in eredità. E per fortuna abbiamo smesso di distruggerla negli anni Settanta. Il nostro compito è lasciare a chi viene belle periferie. Le cose da fare sono tante e meravigliose, se soltanto ci fosse la volontà politica. Si potrebbero ridurre in pochi anni i consumi energetici degli edifici del 70-80 per cento, consolidare le 60mila scuole a rischio sparse per l’Italia, rivoluzionare e rendere sostenibile il trasporto pubblico, fecondare le periferie con migliaia di luoghi d’incontro come piazze, mercati, ma anche auditorium, musei, palazzi pubblici. Non è possibile che l’unico luogo d’incontro delle periferie siano i centri commerciali. Sono tutti interventi che creerebbero lavoro, ricchezza, risparmio. E proietterebbero l’Italia all’avanguardia della green economy mondiale”.

È un libro dei sogni che da oggi sei giovani architetti italiani proveranno a tradurre in materiale concreto di lavoro per una nuova politica. L’anno prossimo il progetto si rinnoverà con altri sei e così ogni anno. Per questo e molto altro, lunga vita a Renzo Piano.
di CURZIO MALTESE
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Orti e coltivi, il Comune ‘regala’ dieci ettari di terreni collinari

ortiPronti al lancio i bandi del progetto ‘Campagna urbana’. Federici: “Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la difesa e la valorizzazione del territorio”.
Il ritorno alla campagna non è solamente una aspirazione per chi non ne può più dello stressante trantran lavorativo, ma è soprattutto una questione che ha dimostrato tutta la sua valenza e attualità con i disastri causati dalle piogge autunnali degli ultimi anni.
Proprio per questo l’amministrazione comunale della Spezia ha deciso di avviare un percorso di recupero delle aree collinari attraverso il progetto ‘Campagna urbana’, che si inserisce in un più ampio contesto di iniziative. Un programma che passerà per l’assegnazione ad aziende agricole o a semplici cittadini dal pollice verde di aree comunali e demaniali e che vorrebbe presto coinvolgere anche i privati che non sono in grado di prendersi cura degli appezzamenti che possiedono.
Questa mattina la giunta ha approvato il testo dei bandi con i quali il Comune mette a disposizione in maniera quasi gratuita (sarà richiesto un canone simbolico, per questioni burocratiche connesse alla possibilità di ricevere eventuali contributi Ue) dieci ettari di terre disseminate sulla fascia collinare che circonda la città, da San Venerio al Montale di Marola, da Sarbia al Favaro, da Guarsedo a Fabiano.

I bandi sono stati presentati questa mattina dal sindaco, Massimo Federici, dall’assessore alla Sostenibilità ambientale, Davide Natale, e dal vice sindaco, Cristiano Ruggia, affiancati dall’architetto Daniele Virgilio.
Si tratta, nello specifico, del Bando per l’assegnazione in conduzione diretta di terreni in aree collinari di potenziale uso agricolo e il Bando per l’assegnazione in concessione di aree per gli orti collinari. I due documenti, cui sarà possibile aderire sino a febbraio 2014, si rivolgono in pratica a due categorie differenti: le aziende e gli hobbysti, ai quali si prevede di concedere terreni di dimensioni più ridotte.

“Il lancio di questi bandi – ha detto l’assessore Natale – dà il segno di quale sia la filosofia che vogliamo perseguire, in termini di riappropriazione della cultura agricola e di tutela del territorio. Lo faremo mettendo a disposizione terreni del Comune, ma è nostra volontà anche mettere in sinergia anche la domanda e l’offerta di zone boschive o rurali dei privati”.
Il progetto ‘Campagna urbana’ è un tassello di un disegno più complessivo di rigenerazione del territorio collinare che passa anche per la variante al Puc, con la quale è stata ridotta l’edificazione collinare, ma anche ‘L’arco e le frecce’, l’iniziativa tesa a valorizzare la rete di sentieri che collega il centro urbano con l’Alta via del golfo.
“Dal punto di vista urbanistico – ha commentato Ruggia – questa è una scommessa per migliorare il mantenimento del territorio collinare”.
“Stiamo mettendo in campo politiche concrete per la valorizzazione e la manutenzione del territorio – ha aggiunto il sindaco Federici – ma l’attenzione di chi si occupa dei temi ambientali sembra essere tutta per i pini di Piazza Verdi. Presentiamo un progetto unico tra le città liguri, perché vogliamo riattivare un rapporto virtuoso tra città e campagna per favorire il recupero del patrimonio territoriale, del paesaggio culturale e degli equilibri ambientali, riattivando pratiche di uso agricolo del territorio integrate da funzioni sociali, culturali, educative, dell’ambiente e del paesaggio. Il progetto di recupero degli Orti del castello San Giorgio, ad esempio, è staccato da questi bandi, ma potrà rappresentare il cuore di un sistema, il punto centrale che alimenta questa manovra culturale. E allo sviluppo di questa iniziativa potrebbero presto aggiungersi le novità portate dal federalismo demaniale”.

Finalità dei bandi
Gli Uffici tecnici del Comune hanno provveduto quindi ad individuare le aree di proprietà comunale da assegnare sulla base dei bandi quest’oggi deliberati. In base all’estensione e allo stato di consistenza delle aree così individuate, sono state suddivise in aree collinari di potenziale uso agricolo e aree per gli orti collinari. Le aree collinari di potenziale uso agricolo sono state valutate idonee per l’assegnazione in conduzione diretta in favore di coltivatori diretti, imprenditori agricoli o aziende agricole, in quanto destinate ad un utilizzo agricolo di tipo imprenditoriale. Le aree per gli orti collinari sono state valutate idonee per l’assegnazione in concessione in favore di singoli cittadini, gruppi o associazioni, in quanto destinate ad un utilizzo hobbistico e di tipo socio-culturale.
Il Comune della Spezia ha redatto due bandi, condivisi con le associazioni di categoria (CIA, Confagricoltura, Coldiretti, Slow Food, Coop. Sociale CIS, Coop. Lindberg, Coop. COCEA, Coop. Sociale CILS, Camera di Commercio, GAS “L’aquilone”, GAS “Noialtri liberi apuani”, GAS “Progetto uomo”, GAS “Hourlupe”, GAS “Amici terra inquieta”, GAS “Magazzino operativo risorgimento” e GAS “Grano, acqua e sale”), l’Ispettorato Agrario della Regione Liguria ed i principali stakeholders.

Lo scopo di “Progetto Campagna Urbana” è quello di promuovere attività locali a carattere imprenditoriale che siano in grado di produrre un forte valore aggiunto territoriale attraverso pratiche di manutenzione del suolo, del territorio e del paesaggio locale (terrazzamenti, colture tradizionali, sentieri, corsi d’acqua, aree boscate), l’adozione di modalità di coltivazione ambientalmente avanzate (biologico), la costante attività di prevenzione dei rischi attraverso la manutenzione del regime idrogeologico dei suoli, integrando tale attività con l’espletamento di funzioni socio-educative, quali la disponibilità a sviluppare attività didattiche (orti e fattorie didattiche). Altra finalità è legata allo sviluppo di iniziative di agricoltura sociale autorganizzata, in cui più evidenti siano le ragioni dell’autoconsumo, dell’hobbismo e della socializzazione. Con “Progetto Campagna Urbana” sarà possibile realizzare, in periferia, orti sociali analoghi a quelli già diffusamente attuati in molte città italiane. Ultimo aspetto che sta alla base della Campagna è la creazione di aree di trasformazione e di ricomposizione urbana nelle zone marginali della città in cui sono previste aree di cessione al Comune per le quali non è sempre immediata l’individuazione di un’univoca destinazione d’uso e nelle quali sono già inclusi frammenti di campagna che, oltre a costituire un’evidente risorsa ecologica, possono essere ricondotti alle finalità del progetto.
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