1

Richiesta di “Dichiarazione di interesse culturale” per il Cinema America

america

Non esiste un concetto di bene culturale. Vi sono cose, gruppi e complessi di cose che hanno importanza per la storia, la condizione presente e i prossimi sviluppi della cultura. La cultura non è proprietà di persone, di classi, di singoli paesi; è di tutti. Bene culturale significa dunque bene pubblico. Il termine «bene» ha un senso patrimoniale: i beni culturali sono tali perché parti di un patrimonio. Il patrimonio culturale è mondiale, dunque ciascun paese risponde del proprio a tutto il mondo civile. Ogni paese civile ha leggi che proteggono, cioè disciplinano l’uso del proprio patrimonio culturale: all’apparato giuridico corrispondono servizi tecnici e amministrativi per l’interpretazione e l’applicazione delle leggi di protezione.  (Giulio Carlo Argan)

 

 

La richiesta di dichiarazione di interesse culturale del Cinema America, progettato negli anni ’50 da Angelo di Castro, si muove nella direzione di un suo duplice riconoscimento culturale: per le proprie caratteristiche architettoniche, in quanto “sala cinematografica” emblematica della specifica tipologia e riconoscibile elemento dello spazio urbano, e per il suo valore socio-antropologico.

 

Tra le sale cinematografiche romane tale riconoscimento è stato dato prima di oggi, e quando ormai compromesso, solo al Cinema Airone di Adalberto Libera consentendo così la distruzione di un patrimonio unico al mondo nel suo insieme.  Fino agli anni ’80 si contavano, infatti, solo a Roma oltre 300 sale cinematografiche, di cui ben 250 realizzate tra gli anni ’20 e ’50, espressione del ruolo rivestito dalla nostra città anche nel campo cinematografico internazionale, seconda al mondo solo ad Hollywood grazie alla presenza di diversi studios tra cui quelli di Cinecittà.

 

Identificati come “edifici per lo spettacolo” hanno subito e subiscono ancora oggi un triste destino. Mentre vengono trasformati e/o demoliti, i cosiddetti “edifici per la cultura”, al contrario meritevoli per principio di essere tutelati, per sopravvivere non fanno altro che imitarli alla ricerca di un possibile spettacolo, promuovendo eventi collaterali, proiezioni ed incontri di massa. Ed è così che le nostre politiche culturali anziché sottrarre la cultura alla logica imperante di mercato, così come indicato dall’art.9 della Costituzione Italiana, promuovono tale logica all’inseguimento del pubblico.

 

Solo superando l’errore di fondo per cui un film, e con esso un cinema, possa essere ridotto al suo unico valore commerciale, ed attribuendogli invece il giusto peso culturale, crediamo sia possibile uscire da questo momento di crisi e trovare azioni in grado di contrastare la caduta dell’opposizione tra mercato e cultura a cui si assiste da troppo tempo. Il tentativo ricorrente di portare il “cinema” in un museo, alla ricerca di pubblico per quest’ultimo, non fa altro che confermare quanto per noi già chiaro: il cinema, in quanto contenente, è da sempre, e a tutti gli effetti, un museo. Un museo dinamico per l’arte del cinema che è stato capace, come Walter Benjamin ci ha insegnato, di modificare totalmente il rapporto delle masse con l’arte.

 

Tutelare oggi il Cinema America, riconoscendogli valore culturale, significa innanzitutto muovere un primo passo in questa direzione e prendere le distanze da un atteggiamento di totale sottovalutazione del valore delle sale cinematografiche e, con esse, del nostro patrimonio architettonico moderno.

 

Anche se di valore riconosciuto da diversi autori e in diverse pubblicazioni,  molte sale sono, infatti e  purtroppo, andate perse del tutto o quasi: anche laddove si è voluta mantenere la destinazione d’uso originaria, nel trasformarle in multisala, si sono completamente perse tutte quelle caratteristiche tipologiche capaci di conferirgli valore architettonico. Caratteristiche che, al contrario, il Cinema America testimonia ancora, ed unicamente, per intero grazie ad una sua totale integrità formale.

 

Chi oggi frequenta il Cinema Lux (ex Alcyone), così come il Jolly, il Fiamma e molti altri, sa bene di non trovare più quella spazialità paradigmatica del “cinema” così come lo abbiamo sempre inteso. Spazialità che distingue un qualsiasi corpo di fabbrica da un’opera di architettura. I cinema hanno inoltre rivestito un ruolo fondamentale nei confronti dell’architettura moderna che risulta essergli in parte debitrice: spingendosi sempre in avanti alla ricerca di soluzioni volte a realizzare grandi ed unici invasi, sono tra i primi ad avere eliminato ostacoli strutturali e visivi per realizzare grandi campate con anche determinate caratteristiche acustiche. Basti pensare all’uso dei materiali: dai pannelli a doppio strato con interposta camera d’aria, alle superfici ondulate in grado di assorbire il suono mediante opportune forature; quelle stesse che vediamo ancora oggi nel Cinema America e che ritroviamo in molte architetture contemporanee. L’uso di materiali innovativi, come ad esempio il vetroflex, portò la ricerca e l’industria italiana ad una produzione di altissimo livello tanto da mostrare oggi una competenza tecnica meritevole di conservazione e tutela, ad esempio e studio dell’evoluzione della nostro costruire.

 

Modellato in funzione dell’osservatore, il Cinema America ha concretizzato a suo tempo tutte le nuove esigenze spaziali legate alla proiezione in presenza di un vasto pubblico, non solo al proprio interno, ma anche al proprio esterno in uno stretto rapporto dialettico tra dentro e fuori. Utilizzando elementi ricorrenti e comuni alle altre sale, è entrato a far parte della cultura figurativa e architettonica del Rione Trastevere e della città intera.L’insieme delle singole opere ci restituisce lo sviluppo della nostra città: riteniamo pertanto doveroso salvaguardare quelle oggi ancora intattecome il Cinema America.

 

Nel 1980, in occasione della mostra curata con Giorgio Muratore e Roberto Veneziani, “I cinema nella città”, Renato Nicolini manifestava la preoccupazione per un patrimonio in via di trasformazione: “è attraverso i cinema che rileggiamo l’architettura di Roma”, ma “le scelte di trasformazione debbono essere esplicite, anche se dolorose. Quello che non è ammissibile è fingere di conservare strutture nella realtà irrimediabilmente alterate.” Nascondersi allora dietro la conservazione di alcuni sporadici elementi, come nel caso della facciata del Cinema Etoile, ex Cinema al Corso di Marcello Piacentini, trasformato oggi in “concept store di Vuitton”, è quanto meno inaccettabile. Considerare una ventina di poltrone di fronte ad uno schermo, e qualche libro su un bancone, il giusto pegno culturale per il cambio di destinazione d’uso di una sala cinematografica equivale a negare l’esistenza di una qualsiasi politica culturale nei confronti del Cinema e della città tutta.  Ai nostri occhi solo il riconoscimento di valore culturale a questa sala nel cuore di Roma, ormai unico esempio esistente a Roma di un cocktail di elementi caratterizzanti il cinema di epoca moderna, può dare inizio ad un dichiarato cambio di rotta.

 

Tra i pochi casi rimasti di edificio isolato in un tessuto urbano consolidato, il Cinema America presenta infatti sul proprio fronte, quasi totalmente cieco, la tipica pensilina nervata della sua epoca che, insieme all’insegna luminosa, evidenzia il carattere di elemento urbano distintivo del cinema stesso, di “architettura per la città”. Altra eccezione oggi, che di per sé mostra valore inestimabile, è la copertura apribile che, nel consentire areazione alla sala, permetteva il contatto/contrasto tra la “luce” della notte ed il suo buio. Grazie alla profondità di campo di uno spazio articolato in platea e galleria, il CINEMA AMERICA rivela a tutt’oggi una sua FORTE INDIVIDUALITÀ, così all’interno come al suo esterno. La grande sala da 700 posti, con la sezione doppiamente inclinata e dalla forma leggermente trapezoidale per consentire perfetta visuale e acustica, è infatti leggibile nel suo prospetto grazie alla distinzione di ogni parte ed al contrasto esistente tra la compressione dello spazio di accesso e la grande apertura della sala stessa. Ad eccezione delle ceramiche di Leoncillo, indipendentemente esposte sotto lo schermo, tutti gli elementi decorativi sono ancora presenti e perfettamente integrati all’architettura. Dalle splendide maniglie in ottone alle grandi vetrine per i manifesti dei films, fino ad arrivare ai duesignificativi mosaici opera dell’artista Anna Maria Cesarini Sforza. Lo stesso possiamo dire per la struttura che è ancora in grado di rispondere positivamente ai punti più significativi del D.M. 261 del 1996, grazie alla distribuzione della sala e delle sue vie di fuga, alla posizione della cabina di proiezione ed ai materiali usati.

 

Nato nel 1954 per rispondere alle esigenze delle nuove tecnologie e di un vasto pubblico, sui resti della demolizione del teatro Lamarmora del 1925, il Cinema America testimonia una lunga e articolata storia, di vicende politiche, sociali e culturali. Ma l’ultimo passo ora da compiere è riconoscere la radicale diversità tra storia e memoria individuale; quella diversità che Vittorio Vidotto individua nella memoria collettiva, insieme di ricordi, di narrazioni e rappresentazioni del passato condivisi da un gruppo o da una collettività, talora da un’intera nazione. ”La memoria collettiva non è storia, è piuttosto uno degli oggetti più interessanti della ricerca storica, in quanto prodotto e riflesso di un comportamento culturale”. E il Cinema America è senz’altro memoria collettiva del suo Rione: chiunque sia di Trastevere racconta oggi un suo momento, un aneddoto. I più anziani ci parlano del Teatro Lamarmora, di Cacini e Fabrizi, altri ricordano la magia del cielo stellato, il fumo denso che all’improvviso si alzava a liberare l’aria della sala e le lunghe file per entrare. “Si andava al cinema non solo per vedere il film ma per stare insieme”, ci dicono a conferma delle parole di Giuseppe Tornatore: “Quando scompare una sala è come se venisse meno un amico, un conoscente, con il quale abbiamo condiviso un pezzo di strada e tante emozioni”.
I più giovani, al contrario, hanno avuto in pochi la fortuna di condividere la visione, e l’emozione, di un film con altre 7/800 persone ed è soprattutto per loro e per quanti arriveranno dopo, per assicurare non solo la storia letta, scritta, ma anche la memoria collettiva, che abbiamo oggi il dovere di riconoscere il Cinema America “bene di interesse culturale”.
link al sito

 




Tetti verdi: a Bari ne sorgeranno 2000 metri quadrati grazie al progetto Shagree

tetti

E’ boom di tetti verdi a Bari. Presto su 2000 metri quadrati di tetti baresi sorgeranno nuovi spazi verdi. Il progetto mira ad una maggiore sostenibilità ambientale e al risparmio energetico. Grazie ai tetti verdi, infatti, sarà possibile aumentare l’isolamento termico delle abitazioni e migliorare la capacità di assorbimento dell’acqua piovana.

Grazie al progetto Shagree (Green Shadows Program) l’Italia si propone cerca di tenere il passo di altri Stati Europei, come l’Olanda, la Norvegia e la Danimarca, dove i tetti verdi rappresentano una realtà concreta ormai da anni. Anche nel nostro Paese, negli ultimi tempi, sono sorti alcuni giardini e orti sul tetto, alla ricerca di nuovi spazi liberi da coltivare.

I nuovi tetti verdi nasceranno in una zona sperimentale della città di Bari, grazie ad un gruppo di imprese che lavorerà in collaborazione con il Comune. I cittadini che beneficeranno della novità potranno contare su bollette meno salate. Infatti i tetti verdi sono considerati una vera e propria garanzia dal punto di vista del risparmio energetico.

Il progetto ha ricevuto un caloroso appoggio da parte dei cittadini, che il Comune di Bari ha interpretato come un importante segno di interesse dal punto di vista del rispetto dell’ambiente. I tetti verdi potranno contribuire a contrastare gli effetti del cambiamento climatico e del dissesto idrogeologico.

I cittadini non spenderanno nulla per la realizzazione dei tetti verdi, che sarà gratis e che permetterà la riqualificazione delle corti. Per i primi 6 mesi saranno i progettisti a prendersi cura dei nuovi spazi. Dopodiché i cittadini entreranno in gioco nella gestione dei nuovi tetti verdi, grazie alle informazioni che riceveranno in proposito.

I tetti verdi serviranno anche a proteggere i cittadini dai rumori esterni e a contribuire al filtraggio delle polveri sottili. Inoltre, ripareranno le case dagli eventi atmosferici, incrementando la durata delle coperture. Gli esperti si occuperanno di raccogliere dati importanti sull’impatto della presenza di tetti verdi in città, sia dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini, sia per quanto riguarda la riduzione dell’inquinamento e gli effetti sul clima.

 

Il bando per la nascita dei nuovi tetti verdi era stato pubblicato a dicembre 2013, per andare alla ricerca di spazi privati disponibili. Tra i luoghi pubblici che presto potranno trarre vantaggio dalla presenza di un tetto verde, troviamo la scuola Imbriani, nel quartiere della Madonella. In tutto sono stati selezionati 12 terrazzi. Presto verranno valutate le loro caratteristiche per dare il via al meglio alla sperimentazione per la creazione di nuovi tetti verdi.

 

Marta Albè

link all’articolo

avviso pubblico comune bari

 




Il più grande ponte solare del mondo inaugura a Londra

ponte tamigi apre4.400 pannelli fotovoltaici che forniscono la metà dell’energia necessaria per la stazione ferroviaria di Blackfriars

La stazione ferroviaria di Blackfriars, nel centro di Londra, trae metà della sua energia da 4.400 pannelli solari installati sul tetto.

Dopo quasi cinque anni di lavoro, Network Rail (l’Ente ufficiale delle ferrovie inglesi) ha inaugurato qualche giorno fa quello che è già stato a più voci definito “il più grande ponte a energia solare del mondo”, il Blackfriars Bridge che attraversa il fiume Tamigi.

TAGLIARE 511 TONNELLATE ALL’ANNO DI EMISSIONI INQUINANTI. Nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con la società di impianti solari Solarcentury, il tetto del ponte è stato rivestito con 4.400 pannelli fotovoltaici.
First Capital Connect, gruppo che gestisce di Blackfriars, ha fatto sapere che ci si aspetta che i pannelli arrivino a tagliare le emissioni di carbonio della stazione di circa 511 tonnellate l’anno.

PUNTO DI RIFERIMENTO ICONICO. “I treni elettrici sono già la forma più verde di trasporto pubblico: ora, con questo tetto, forniamo ai nostri passeggeri un viaggio ancora più sostenibile,” ha commentato David Statham, amministratore delegato di First Capital Connect. “Il tetto ha anche trasformato la nostra stazione in un punto di riferimento iconico visibile per chilometri lungo il Tamigi.”

UN PROGETTO SOLARE CHE SI SPERA SARÀ DA ISPIRAZIONE. Il progetto è stato uno dei più complessi feffettuati fino ad oggi per l’azienda Solarcentury, che ha installato i pannelli in una serie di fasi successive nel corso degli ultimi due anni, fermandosi durante i Giochi Olimpici del 2012. Un progetto complesso che si spera possa essere da esempio, ispirando altre infrastrutture del genere e non solo a Londra (da anni impegnata per diventare una città modello per sostenibilità).

“Il fatto che un’istituzione storica come Network Rail abbia investito fondi nel progetto è un grande segno per l’industria solare” ha commentat Statham di First Capital Connect.

link all’articolo

 




Quel cibo per la mente che si chiama cultura e che tutti paghiamo

menteRecita un celebre aforisma “se ti accorgi di un problema e non fai nulla per risolverlo sei parte del problema…”. Facciamo parte di un enorme sistema complesso, il nostro stesso cervello è un sistema complesso, caratteristica di questi sistemi è l’impossibilità di averne un controllo completo, non esistono cure per renderlo stabile, ma solo tentativi per evitare che finisca in caos. Da sempre ho messo al centro del mio o meglio dei miei lavori il cervello per cercare di capire qualcosa del suo meraviglioso funzionamento. La sua enorme capacità di funzioni è dovuta alla possibilità che ha di plasmarsi di continuo, di adattarsi alle continue trasformazioni dell’ambiente grazie alle sempre nuove connessioni fra i suoi neuroni che gli hanno permesso di sopravvivere per milioni di anni. Questa plasticità ha bisogno di nutrirsi di continui stimoli, di continue decodificazioni e ricodificazioni neuronali per dare un senso a ciò che percepiamo dal mondo esterno. Non siamo il centro del sistema, ma una sua parte.
È la cultura il principale cibo di cui abbiamo bisogno, è la cultura che elabora continuamente l’enorme bagagliaio mnemonico che abbiamo, che ci permette un adattamento ed una relazione con il mondo che ci circonda, che mantiene vitale il cervello per tutta la vita. La cultura non deve essere un mezzo per procurarci il cibo, è il cibo di cui abbiamo bisogno! Dovere delle istituzioni e diritto che abbiamo per averle elette è quello di permettere queste elementari, ma essenziali funzioni vitali per il nostro cervello. Stupido pensare alla Scuola, alla Cultura, alla Sanità come a delle Aziende, non è loro dovere essenziale essere in attivo, ogni cittadino contribuisce al loro mantenimento per la sua stessa sopravvivenza, sono sicuro di interpretare un pensiero collettivo immaginando uno Stato che investa in tutto ciò che serve a rendere il cittadino più cosciente e migliore ignorando il rumore di fondo che è diventato altamente nocivo.

Franco Nucci

link all’articolo




Primo trapianto di bacino stampato in 3D

stampantiCi è riuscito un chirurgo inglese. Curato un paziente affetto da cancro alle ossa.
new york (WSI) – È una prima mondiale: un chirurgo britannico ha impianto con successo il 50% del bacino di un paziente affetto da un cancro alle ossa. L’operazione è stata realizzata grazie alla tecnica di stampa 3D.

Tale tecnica sta rivoluzionando il settore sanitario, permettendo di rimpiazzare qualsiasi osso con un sostituto fabbricato con materiali speciali ma soprattutto a misura di ogni singolo paziente: bastano delle tac per poter ricavare la forma tridimensionale della protesi, con dei tempi di lavorazione massima di due settimane. Non solo. Questa tecnologia è utilizzata con successo anche nella riproduzione di tessuti umani, il cosiddetto “bioprinting”.

Il primo trapianto osseo che ha utilizzato questa tecnica risale al marzo dello scorso anno, quando un paziente statunitense è stato sottoposto al trapianto del 75% delle ossa del cranio.




La bella, bella solidarietà al Valle

valle2«Espri­miamo, come già ha fatto Ale­xis Tsi­pras, e anche a nome della lista di cui siamo stati pro­mo­tori e di tutti coloro che la stanno soste­nendo, la nostra più piena soli­da­rietà con tutti gli orga­ni­smi sotto minac­cia di sgom­bero in que­sti giorni e in par­ti­co­lare con gli occu­panti del Tea­tro Valle, da tempo costi­tui­tisi in fon­da­zione attra­verso un per­corso di alto valore giu­ri­dico, poli­tico e cul­tu­rale. Il Tea­tro Valle è diven­tato per molti versi l’emblema dell’Italia che resi­ste alle poli­ti­che di impo­ve­ri­mento eco­no­mico, di deser­ti­fi­ca­zione pro­dut­tiva, di degrado cul­tu­rale e di cre­scente dise­gua­glianza ed esclu­sione sociale impo­sto dalle poli­ti­che dell’Unione euro­pea. Noi rico­no­sciamo in que­sto straor­di­na­rio espe­ri­mento un esem­pio lim­pido di quell’Europa che tutti insieme vogliamo e impe­gniamo a rea­liz­zare: un’Europa demo­cra­tica, inclu­siva, soli­dale, costruita e “garan­tita” soprat­tutto attra­verso ini­zia­tive dal basso come que­ste. Invi­tiamo per­tanto tutti coloro che si sono schie­rati o si schie­re­ranno a soste­gno della lista per Tsi­pras a mobi­li­tarsi e a mani­fe­stare nelle forme che riter­ranno più oppor­tune la loro soli­da­rietà nei con­fronti della Fon­da­zione Tea­tro Valle Bene Comune e di tutte le altre sedi del movi­mento romano sotto attacco». (Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Guido Viale, Marco Revelli, Paolo Flores D’Arcais)




Il processo di valutazione

valutazionebudget_e_valutazione




La preparazione di un progetto europeo

progettoil_pcm




I fondi a gestione diretta e indiretta.

soldibandi_e_piano_di_lavoro




Europrogettazione

uepolitiche_finanziamenti_ue