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Fotografi e registi si aggirano per la metropoli. Ma quanti di loro guardano in modo libero?

foto di  Rudy Burckhardt

foto di Rudy Burckhardt

Uno dei territori espressivi più raffigurati, fotografati, filmati è senza dubbio quello della metropoli. Un esercito di cineasti, cameramen, videoartisti, fotografi è sempre in azione nei grandi agglomerati urbani del mondo, un esercito (rapace) pronto a catturare con l’ausilio dei dispositivi ottici le diverse facce della città, le cosiddette storie che dentro di essa si svolgono.

Il più delle volte, però, quando mi trovo a visionare lavori fotografici, film, video il cui fulcro espressivo è la metropoli riscontro lo stesso problema. Si palesano davanti ai miei occhi stereotipi, luoghi comuni, storie già viste e straviste, banalità, inchieste visive sterili. E i risultati più deprimenti non posso che riscontrali in quelle operazioni foto-video-cinematografiche che si collocano nel solco di un’impostazione di tipo “politico-ideologico”, impostazione che, di fatto, impone una visione bloccata e unidirezionale all’artista visivo (o al fotogiornalista) negandogli la gratificazione della ricerca, della scoperta, dello stupore.

La questione della rappresentazione della metropoli nell’ambito delle arti visive tecnologiche e dei massmedia è, dunque, aspetto assai complesso, denso di insidie. Il pericolo è quello di essere risucchiati in un labirinto in cui la città si autorappresenta in maniera autonoma e si autocolloca nella mente di fotografi e registi attraverso quelle che potrei definire pre-esistenze, cioè un sistema di idee già impiantato nell’immaginario collettivo e individuale.

Come risolvere questo problema? Il discorso è molto lungo e merita più di un post. Per il momento mi limito a segnalarvi alcune esperienze creative nelle quali gli autori hanno cercato di recuperare il senso dell’atto del guardare (estraneo al concetto di facile emozione e di rappresentazione semplicistica della realtà) e nelle quali hanno tentato di restituire un reale peso al punto di vista esterno sulla città, un modo, questo, per riacquistare la lucidità dello sguardo che solo un senso di sana “estraneità mentale” ai contesti che si guardano può fornire.

Prendiamo il caso di due fotografi molto diversi tra loro e che hanno operato in epoche distanti: lo svizzero-americano Rudy Burckhardt nel 1940 sentiva già il bisogno di guardare la città da un punto di vista “altro” attraverso una distanza in grado di cogliere l’animo della metropoli in una sorta di scambio bi-direzionale di visioni. Lo stesso discorso sembra essere affrontato dalla finlandese Elina Brotherus nel suo lavoro intitolato Last one in my Line (2012), opera nella quale la fotografa raffigura se stessa nell’atto di guardare la città, e la città apparentemente immobile restituisce il suo sguardo.

Che dire poi dei due capolavori della videoartista/cineasta belga Chantal Akerman: Scende la notte su Shanghai (ep. Lo stato del mondo – 2007) e News from Home (1977), opere nelle quali l’artista europea raffigura con il suo metodo creativo apparentemente algido, ma in verità profondissimo, due megalopoli come Shanghai, appunto, e New York?

E ancora come rapportarsi al modo in cui l’ultra newyorkese Martin Scorsese ha “dipinto”, ponendosi in una condizione di distanza creativa, la sua città nello spot dedicato a una nota casa di moda italiana? Una New York spettrale, straniante, enigmatica, incredibilmente vuota, praticamente deserta e vicina all’immaginario metropolitano di Michelangelo Antonioni (penso alla scena finale de L’eclisse) nella quale un uomo e una donna si incontrano. Il loro rapporto sembra quasi poter esistere grazie allo sguardo della metropoli stessa così come dimostra l’inquadratura finale in cui New York è vista, ancora una volta, da un punto di vista “altro” che la rende non tanto il palcoscenico in cui i due personaggi si relazionano quanto piuttosto un terzo personaggio che dialoga intimamente con loro.

Ebbene, quelli che ho appena fatto sono solo degli esempi che vi consegno e che rappresentano dei modelli di sguardi liberi sulla città (modelli che sarebbero utili a tanti fotografi e registi). È proprio questa tipologia di sguardi, privi di preconcetti, che cercherò di proporvi in altri futuri post.

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Con un cuore stampato in 3D salvato un bimbo di 14 mesi

Con un cuore stampato in 3D salvato un bimbo di 14 mesiNel Kentucky, il chirurgo: ‘con il modello ho seguito una procedura che non mi sarebbe mai venuta in mente’

Un cuore realizzato con una stampante 3D ha aiutato un chirurgo di Louisville, nel Kentucky, a salvare la vita di un bimbo di 14 mesi. La notizia è stata riportata dal quotidiano locale Courier-Journal, secondo cui il modello è risultato indispensabile per decidere come operare.

Roland, il piccolo paziente, era nato con quattro diverse malformazioni congenite al cuore. ”Mentre pianificavo l’intervento – racconta Erle Austin, il capo del team chirurgico – ho mostrato le immagini del cuore ad altri tre colleghi, ottenendo però opinioni contrastanti sul da farsi”. Per riuscire a capire come procedere allora Austin si è rivolto all’università di Louisville, che ha sviluppato un software in grado di tradurre le immagini della Tac e degli altri esami in istruzioni per la stampante 3D. In 20 ore e con 600 dollari di materiali il dispositivo ha realizzato un modello del cuore di Roland in tre parti uguale all’originale ma grande il doppio. ”Il modello mi ha aiutato ad effettuare l’intervento con una procedura che non mi sarebbe mai venuta in mente – spiega il chirurgo – con una grande riduzione dei tagli e delle suture necessarie e quindi del tempo di intervento”.

L’operazione è stata effettuata lo scorso 10 febbraio, e il bambino fino a questo momento sta bene.

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ieri mi chiedevi dei beatles

re nudoieri mi chiedevi dei beatles perché sei nata dopo di loro ma con la loro musica ma noi allora non ci accontentavamo dei dischi volevamo andare ai concerti perchè lì sentivamo l’energia della musica e poi incontravamo la gente il beautiful people quelli come noi allora non avevamo facebook internet le mail gli sms i telefonini allora andavamo ai concerti e ai festival per incontrare quelli come noi per parlarci per scambiarci gli indirizzi per andarci poi a trovare ci ospitavamo ci fidanzavamo avevamo storie facevamo l’amore incontravamo quelli che portavano gli acidi spennelati sugli angoli dei fumetti e allora era una festa c’era un good trip good vibrations e poi di nuovo via con l’autostop coi camionisti coi pazzi che portavano i giornali con le macchine a tutta birra pazzi più pazzi del dean moriarty di on the road ho visto una volta uno che m’aveva caricato per venire a roma ad un concerto che ha visto la macchina di un’altro amico ferma dall’altra parte dell’autostrada lui ha frenato ha fatto retromarcia a tutta birra s’è fermato è sceso ha scavalcato a piedi l’autostrada ed è andato a vedere che fine aveva fatto l’amico allora i giornali si portavano così di corsa sull’autostrada e uno che conoscevamo il disegnatore dei fumetti di  lotta continua mi sembra si chiamasse gasparazzo è morto così sull’autostrada in macchina per portare lotta continua di corsa a tutta birra erano tempi così senza teletrasmissione in cui gli articoli si dettavano ancora per telefono e c’erano ancora le rotative e si stampava di tutto c’era la stampa underground le fanzine i libri dei poeti di strada ciclostilati su carta a colori per rimediare al bianco e nero del ciclostile non ci accontentavamo dei dischi la musica volevamo sentirla dal vivo e allora partivamo in autostop anche se non avevamo i soldi del concerto si girava in tondo attorno alle mille porte del palasport finchè qualcuno ti faceva entrare perchè era come te aveva i tuoi stessi capelli lunghi fumava le tue stesse canne amava anche lui il rock and roll poi cominciarono a organizzarsi quelli di stampa alternativa la musica è del popolo give music to people abbasso i padroni della musica e via coi cortei sull’anello esterno del palasport a cercare il cancello debole da sfondare e poi quand’entravi di corsa nell’emiciclo interno della grande cassa armonica del palazzo dello sport gridando di gioia e di eccitazione tutti applaudivano e gridavano la musica al popolo c’erano gruppi come re nudo festivalche teorizzavano il proletariato giovanile che disegnavano mao coi capelli lunghi che organizzavano festival autogestiti in cui gruppi come gli stormy six suonavano gratis per il popolo e si piantavano tende con il tavolino e il bilancino per la vendita del fumo a prezzo politico e le femministe facevano self helpragazze la mattina girotondi di barbuti già un pò canuti tenevano cerchi di bioenergetica per assorbire le vibrazioni della terra fondersi col calore del sole e attraversarti il corpo mentre ti sentivi parte del tutto in comunione con gli altri e ti dimenticavi la pioggia della notte le lunghe ore sotto il sole ai caselli ad aspettare un passaggio i panini con la mortadella e la vita che sembrava non prendere mai il verso giusto questo è stato altro che ascoltare i beatles in una stanzetta chi c’aveva le collezioni di dischi organizzava sedute collettive di ascolto in cui si mixava stockausen e frank zappa in cui imparavamo dai più grandi ad apprezzare il jazz e poi cominciammo ad andare anche ai festival di jazz come a pescara jazz dove ci fecero entrare gratis perchè facevamo colore con le nostre casacche a fiori e i tamburelli tra le file degli spettatori in smoking che ci osservavano stralunati conquistare le prime file sotto il palco di due increduli keth jarret e miles davis finalmente consci di un pubblico vivo che ballava ai loro insondabili duetti fummo soggetti di foto e commenti del quotidiano locale che titolò a pescara jazz sono arrivati gli hippies e io conobbi una dolcissima ragazza romana dai lunghi capelli biondi che abitava sopra il piper e che andai subito a trovare al primo concerto quando la notte la metro era chiusa e scendevamo a piedi suonando le chitarre fino a termini e dormivamo nella stazione in centinaia wowbimbo era solo per dirti questo




RIVOLUZIONE: in America a 10 euro

new yorkDalla Repubblica: ”

Andare in America con un biglietto da 10 euro diventerà presto una realtà. Confermando indiscrezioni che circolavano da tempo, la Ryanair ha annunciato ieri che entro pochi anni lancerà un servizio regolare di rotte tra l’Europa e gli Stati Uniti “low cost”: anzi si può dire a costo bassissimo, tenuto conto di quanto si spende normalmente sulle altre linee aeree per attraversare l’Atlantico. Secondo quanto riporta stamani il Daily Telegraph, Michael O’Leary, vulcanico e spesso controverso amministratore delegato della compagnia irlandese, ha dichiarato a una conferenza a Dublino che offrirà biglietti per New York e Boston a 10 euro, con il viaggio di ritorno ancora più economico che costerebbe 7 euro e 30 centesimi. Insomma, con 17 euro si potrebbe andare nella Grande Mela e tornare indietro.

Naturalmente, come è la norma per la linea che ha lanciato i voli a basso costo in Europa rivoluzionando trasporti e stile di vita di milioni di persone, quello sarà solo il prezzo di base: è probabile che andranno calcolate a parte le tasse (un’altra ventina di euro) e chi vorrà depositare un bagaglio al check-in (oltre a quello a mano da portare a bordo) dovrà pagare un extra, prevedibilmente piuttosto esoso, così come saranno da pagare a parte le bibite e il cibo durante il volo, anche questi generalmente cari (l’alternativa, quasi una necessità per un volo di sette-otto ore, è portarsi da bere e da mangiare

con sé). Inoltre, non tutti i posti costeranno 10 euro: “Ci sarà un’ampia sezione di ogni aereo riservata ai passeggeri di business class e a quelli di premium” (una classe con poltrone più piccole della business ma più grandi dell’economica), afferma O’Leary. “Esiste un 15 per cento del pubblico disposto a pagare di più per avere maggiori comfort e saremmo pazzi a rinunciarci”.
Dopo un anno difficile in cui ha visto ridursi fatturato e profitti, subendo critiche per un servizio giudicato dagli utenti troppo spartano e a volte addirittura scontroso e sgarbato, a vantaggio della linea aerea a basso costo rivale Easy Jet che ha invece allargato la propria fetta di mercato e i propri guadagni, la Ryan Air si prepara insomma a una riscossa internazionale di grande respiro, oltre ad avere già cambiato marketing e regole (permettendo perfino di portare a bordo un secondo piccolo “collo” a mano) per riconquistare passeggeri delusi. Il suo boss O’Leary indica che i voli per gli Usa partiranno da 14 grandi città europee e raggiungeranno da 12 a 14 principali destinazioni negli Stati Uniti. Il servizio inizierà entro sei mesi dall’acquisto dei circa 40 aerei a lungo raggio di cui la compagnia ha detto di avere bisogno per i collegamenti tra Europa e America, l’acquisto dei quali, osserva il Telegraph, potrebbe richiedere fino a cinque anni di tempo. Al massimo entro il 2019, dunque, si potrà andare a New York con 10 euro. Meno di quello che costa oggi un viaggio in treno con le Frecce da Milano a Bologna.”




Benessere equo e sostenibile: ricerca Cnel-Istat

benessereIndagine per valutare il progresso di una società

 E’ un progetto targato Cnel e Istat, quello di misurare il benessere equo e sostenibile. Presentati quindi i dati del Rapporto sul Bes.
La percezione di una buona condizione di vita è maggiore in Friuli-Venezia-Giulia, Trentino-Alto-Adige, Liguria, Toscana e Lombardia.
Comunque gli italiani sono mediamente soddisfatti della propria condizione.
Il divario tra aree del paese riguarda soprattutto la sfera economica, come certificato dal report finale dell’indagine “Il benessere equo e sostenibile dal punto di vista delle persone”.
L’indagine e’ stata condotta con 3.346 questionari (attraverso una diffusione via web a cui hanno collaborato anche testate giornalistiche nazionali), 18 focus group in sei regioni e 90 storie di vita.
L’obiettivo dell’indagine e’ di misurare il “benessere equo e sostenibile”, per valutare il progresso della societa’ non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, di fatto andando oltre il Pil.
“La frattura tra Nord e Sud, eccezion fatta per il Piemonte, è particolarmente evidente e marcata, denotando come la percezione che hanno i cittadini del Meridione della propria qualita’ di vita e quindi del proprio benessere sia nettamente inferiore rispetto a quella dei connazionali del Nord”. Dopo la Campania, agli ultimi posti si classificano Puglia, Marche, Basilicata e Calabria. Prime si trovano il Friuli-Venezia-Giulia, il Trentino-Alto-Adige, la Liguria, la Toscana e la Lombardia.
La ricerca punta anche a indagare come gli italiani agirebbero sul loro benessere se ne avessero l’opportunita’. In prima linea,
per tutti, c’e’ la salute e all’ultimo posto la voce “politica e istituzioni”, “a testimonianza di quanto in questo frangente storico i cittadini vedano lo Stato come un ostacolo al miglioramento della qualita’ della propria vita, piuttosto che come un’opportunità”.
Ma anche nella scelta delle priorita’ le differenze territoriali non mancano: gli intervistati nel Nord Est scelgono di investire maggiormente, rispetto al Nord Ovest, nella dimensione della salute e della qualita’ dei servizi, mentre quelli del Nord Ovest ritengono prioritarie le dimensioni del lavoro, conciliazione dei tempi di vita e del paesaggio e patrimonio culturale. Al Sud e nelle Isole il dominio “benessere economico” colloca al terzo posto, non lontano da quello dell’istruzione e formazione (al secondo posto, dietro alla salute).



Aruba incentiva lo sviluppo delle startup con il Programma Aruba Cloud Startup

start upUn’iniziativa rivolta alle imprese tecnologiche, che avranno la possibilità di disporre per tre anni di un credito cloud compreso tra 6.000 e 75.000 euro

Aruba S.p.A., società specializzata nei servizi di web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini, presenta il Programma Aruba Cloud Startup, un’iniziativa rivolta a tutte le startup tecnologiche, che avranno la possibilità di disporre per tre anni di un credito cloud compreso tra 6.000 e 75.000 euro, a seconda della formula a cui intendano aderire.

Mettendo a disposizione tale credito, l’obiettivo di Aruba è quello di incentivare lo sviluppo delle startup, fornendo loro il meglio in termini di piattaforma, data center, hardware, connettività e supporto IT; rivolgendosi al contempo sia ad aziende appena nate dal business innovativo e tecnologico, sia a quelle già avviate che hanno bisogno di spingere sull’acceleratore tecnologico.

Per aderire al Programma Aruba Cloud Startup è necessario che le startup vengano presentate da un’azienda partner del programma, come ad esempio incubatori privati o pubblici, acceleratori d’impresa, università o venture capital. Già due importanti realtà italiane nel mondo degli incubatori tecnologici, come Nana Bianca e H-Farm, hanno aderito al programma iniziando a proporre le proprie startup.

Aruba ha studiato due formule differenti, a seconda della tipologia di impresa che presenterà richiesta di affiliazione:

  • Formula Boost, nata per venire incontro a quelle startup che non dispongono ancora di una vera e propria infrastruttura IT e che potrebbero ottenere reali benefici operando su un’architettura cloud. Le startup idonee riceveranno 2.000 euro all’anno per tre anni;
  • Formula Elite, pensata su misura per quelle startup che necessitano di un’infrastruttura IT avanzata, le cui performance e la cui scalabilità possono fare la differenza. Le imprese idonee riceveranno 25.000 euro all’anno per tre anni. Per entrare a far parte del programma Elite, Aruba inviterà le aziende partner con le proprie startup al Pitch Day, una giornata di incontro dedicata alla presentazione del proprio modello di business e della propria architettura IT, nel corso della quale Aruba valuterà l’idoneità a beneficiare del credito cloud.

«Siamo molto orgogliosi di presentare il Programma Aruba Cloud Startup – commenta Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba S.p.A. – un’iniziativa che ci pone nuovamente al fianco delle aziende italiane. Pensiamo che il cloud, meglio di qualsiasi altra tecnologia, si adatti alle specifiche caratteristiche delle startup tecnologiche, che spesso sono soggette ad una crescita non lineare anche in termini di necessità di risorse IT. Inoltre, il modello cloud che offriamo permette ai nostri utenti di non dover pensare alla gestione del data center, della connettività o dell’hardware, dei quali ci occupiamo noi, lasciando così che essi si concentrino sul proprio business, elemento quanto mai importante per un’impresa che sta nascendo».

Inoltre, Aruba offrirà ai propri aderenti, periodicamente, una giornata di formazione denominata Cloud Training Day, mettendo a disposizione tutto il proprio know-how. In tale occasione, tecnici esperti che lavorano direttamente sulla piattaforma cloud illustreranno i principali utilizzi delle soluzioni Aruba Cloud, proponendo live demo per realizzare un’infrastruttura sul cloud.

Alessandra La Rosa




Opendata SmartGov, tutti i dati su smart governance e smart growth

app_Opendata-SmartGovOpendata SmartGov  è un progetto che raccoglie i dati europei e italiani relativi al tema della smart growth ovvero della crescita intelligente, inclusiva e sostenibile del sistema economico, secondo la Strategia europea 2020.

Vengono analizzati, attraverso cruscotti di sintesi, i dati degli indicatori territoriali per le politiche di sviluppo secondo le dieci priorità del quadro strategico nazionale, sulle performance d’innovazione, sullo sviluppo delle smart city, sulla qualità della vita, su energia e ambiente, su mobilità e trasporto, sulla formazione e istruzione, sul commercio estero e sull’industria.

In particolare il portale Opendata SmartGov rende disponibili 9 pagine, che analizzano in serie storica gli indicatori per tematica, fornendo i dati di ogni regione, paese e settore pubblicati in formato aperto e consultabili anche con applicazioni interattive: Smart Economy, Smart Sectors e SmartRegions Scoreboard, cruscotti di sintesi elaborati con i dati Eurostat ed Istat relativi alle tematiche regionali citate.

Data Smart economy
La sezione presenta per i 27 paesi europei gli indicatori della strategia UE 2020 rappresentativi delle tre priorità per un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. La Commissione propone i seguenti obiettivi principali per l’UE: il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; il 3% del PIL dell’UE deve essere investito in R&S; i traguardi “20/20/20″ in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono); l tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato; 20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà.

Data Smartcity
La sezione fornisce per i 10 comuni metropolitani i dati dei seguenti indicatori

  • verde pubblico nelle città
  • trasporto pubblico
  • dotazione di parcheggi
  • passeggeri trasportati dal TPL
  • posti-km offerti
  • stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria
  • indice di microcriminalità e di attrattività dei servizi ospedalieri

Una città intelligente è basata soprattutto su una gestione ottimizzata delle risorse energetiche e su un trasporto pubblico urbano efficiente, riducendo le emissioni di carbonio, i rifiuti, l’inquinamento e la congestione e puntare sulle nuove tecnologie per migliorare la gestione dei processi urbani e la qualità della vita dei cittadini. Tecnologiche e interconnesse, sostenibili, confortevoli, attrattive, sicure per garantire uno sviluppo urbano equilibrato e al passo con la domanda di benessere che proviene dalle sempre più popolose classi medie internazionali. Nel rapporto “European Smart Cities” (www.smart-cities.eu) dell’Università di Vienna sono stati identificati alcuni paramentri smart.

Data Smart innovation

Per analizzare lo sviluppo d’innovazione e ricerca sono stati presi in considerazione per regione i seguenti indicatori:

  • grado di diffusione dei pc nelle imprese
  • addetti alla R&S
  • spesa pubblica e delle imprese in R&S
  • intensità brevettuale
  • grado di diffusione di Internet nelle famiglie
  • indice di diffusione dei siti web delle imprese
  • indice di diffusione della banda larga nelle imprese

La capacità innovativa e l’innalzamento del livello tecnologico contribuisce in modo sostanziale ad accrescere le potenzialità di sviluppo economico, ponendosi come un’importante strumento per la valorizzazione del territorio e delle risorse in esso contenute, con l’obiettivo di migliorare il posizionamento competitivo regionale e rafforzare lo sviluppo di relazioni produttive.

Data Smart living

La sezione fornisce i dati per regione relativi agli indicatori che meglio identificano il tema Smart living:

  • l’incidenza della certificazione ambientale
  • l’indice di criminalità violenta
  • la capacità di attrazione del turismo
  • il grado di partecipazione del pubblico agli spettacoli teatrali e musicali
  • l’intensità creditizia
  • la raccolta differenziata dei rifiuti urbani
  • l’indice di povertà regionale
  • la capacità di sviluppo dei servizi sociali
  • la diffusione dei servizi per l’infanzia.

Una città smart fonda la propria crescita sul rispetto della sua storia e della sua identità; promuove la propria immagine turistica con una presenza intelligente sul web; virtualizza il proprio patrimonio culturale e le proprie tradizioni e le restituisce in rete come “bene comune” per i propri cittadini e i propri visitatori; usa tecniche avanzate per creare percorsi e “mappature” tematiche della città e per renderle facilmente fruibili.

Data Smart environment

La sezione presenta i dati per regione relativi agli indicatori che meglio rappresentano il tema Smart environment:

  • i rifiuti urbani raccolti
  • la percentuale di rifiuti urbani smaltiti in discarica
  • le coste non balneabili per inquinamento
  • elementi fertilizzanti usati in agricoltura
  • i principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari
  • l’energia prodotta da fonti rinnovabili
  • la potenza efficiente lorda prodotta da fonti rinnovabili
  • l’intensità energetica dell’industria
  • l’inquinamento causato dai mezzi di trasporto

Una città smart promuove uno sviluppo sostenibile puntando alla riduzione dell’ammontare di rifiuti e alla raccolta differenziata, alla riduzione delle emissioni di gas serra attraverso la limitazione del traffico e all’ottimizzazione delle emissioni industriali.
A questi obiettivi si possono aggiungere la razionalizzazione dell’edilizia ed il conseguente abbattimento dell’impatto del riscaldamento e della climatizzazione, la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica, la promozione, la protezione e la gestione del verde urbano, la bonifica delle aree dismesse.

Data Smart mobility

La sezione presenta i dati per regione relativi agli indicatori identificativi del tema Smart mobility:

  • le merci in entrata e in uscita per ferrovia
  • l’indice del traffico merci su ferrovia
  • le merci in entrata e in uscita su strada
  • l’indice del traffico merci su strada
  • le merci in entrata e in uscita in navigazione di cabotaggio
  • l’indice del traffico merci in navigazione di cabotaggio
  • l’indice del traffico aereo
  • la lunghezza della rete ferroviaria e stradale

Smart mobility significa spostamenti agevoli, buona disponibilità di trasporto pubblico innovativo e sostenibile con mezzi a basso impatto ecologico, regolamentazione dell’accesso ai centri storici a favore di una maggiore vivibilità, adozione di soluzioni avanzate di mobility management e di infomobilità per gestire gli spostamenti quotidiani dei cittadini e gli scambi con le aree limitrofe.

Data Smart people

La sezione presenta i dati per regione relativi agli indicatori identificativi del tema Smart people: gli occupati che partecipano ad attività formative, i non occupati che partecipano ad attività formative, il livello di istruzione della popolazione di 15-19 anni, il tasso di abbandono alla fine del secondo anno delle scuole secondarie superiori, il tasso di abbandono alla fine del primo anno delle scuole secondarie superiori, gli adulti che partecipano all’apprendimento permanente, il tasso di scolarizzazione superiore, il livello di istruzione della popolazione adulta e i laureati in discipline scientifiche. Una ritrovata consapevolezza e partecipazione nella vita pubblica, gli alti livelli di qualifica dei cittadini, una pacifica convivenza di diversi portatori di interesse e comunità sono alcune delle caratteristiche smart che si possono trovare in una “città intelligente”.

Data Smart trade

La sezione individua per regione i dati relativi agli indicatori rappresentativi del tema Smart trade:

  • il tasso di crescita dell’export
  • la capacità di esportare
  • il grado di apertura dei mercati
  • il grado di dipendenza economica
  • la capacità di esportare in settori a domanda mondiale dinamica
  • il peso dell’export del settore agroalimentare
  • la capacità di attrazione di investimenti esteri
  • gli investimenti diretti della regione all’estero
  • gli investimenti diretti netti dall’estero in Italia sul Pil

Una visione strategica del proprio sviluppo viene definita in base ad opportune scelte d’internazionalizzazione, di commercio con l’estero e di delocalizzazione produttiva, in grado di promuovere linee d’azione mirate ad ampliare la presenza sui mercati esteri e finalizzate ad aumentare il livello di investimenti esteri.

Data Smart sectors

La sezione fornisce i dati di performance economica per settore relativi agli indicatori utilizzati per identificare il tema Smart sectors:

  • il valore aggiunto
  • gli occupati
  • le retribuzioni
  • la produzione
  • le esportazioni
  • importazioni

L’obiettivo di un sistema smart sectors è quello di sensibilizzare azioni finalizzate a promuovere i settori chiave e strategici per lo sviluppo economico e industriale, riorganizzare i comparti tradizionali in termini di sostenibilità e competitività, e ricorrere ad un maggiore utilizzo delle tecnologie per la digitalizzazione dell’informazione e della comunicazione.

http://www.pionero.it/2014/02/14/opendata-smartgov-tutti-dati-su-smart-governance-e-smart-growth/




I love Torpigna: come amare il verde ed il proprio quartiere

tor pignattaraI cittadini di Torpignattara stanno facendo letteralmente rifiorire gli spazi verdi del quartiere, intervenendo nelle aree degradate, aiutando i gatti abbandonati e segnalando i rifiuti ingombranti lasciati per strada

Far fiorire un’aiuola a via della Marranella, pulire il parco Sangalli, riqualificare via di Torpignattara con gesti semplici e quotidiani: è questo che fanno le associazioni e il Comitato di Quartiere di Torpignattara, gruppi di persone stanche del degrado che hanno deciso di rimboccarsi le maniche e dare dignità e valore ai luoghi in cui vivono. “Da luglio siamo partiti con il progetto Adotta un’aiuola per far splendere le aiuole del quartiere ormai secche, piene di erbacce e rifiuti: tanta gente è scesa in strada per donare una pianta, annaffiare, sistemare”, ci racconta Luciana Angelini, Presidente del CdQ. “Da quel momento abbiamo notato un miglioramento, più attenzione da parte dei cittadini e anche di alcuni commercianti che tutti i giorni si occupano di tenere pulita l’aiuola davanti al loro negozio. Questo tipo di eventi, che cerchiamo di replicare almeno una volta al mese – continua Luciana – ha creato aggregazione, senso di identità nel quartiere e collaborazione”. Addirittura, ad agosto i cittadini hanno fatto a turni per innaffiare l’aiuola di Via della Marranella per non far appassire le belle piante. A Natale grandi e piccini hanno addobbato l’ulivo della stessa aiuola mentre in via Laparelli si festeggiava allestendo un artistico presepe. “Abbiamo cominciato sostituendoci al Servizio Giardini e intervenendo in prima persona”, aggiunge Donatella Collura dell’Associazione Amici del Parco Acquedotto Alessandrino, spiegando che ora con il Servizio Giardini collaborano e si confrontano per non vanificare il lavoro fatto fino ad oggi a via della Marranella, a via di Torpignattara, all’acquedotto Alessandrino e a via Laparelli. Purtroppo non si smette mai di intervenire: il Parco Sangalli, di rilevanza archeologica, è stato ripulito, neanche completamente, solo dopo tante richieste e mail inviate dai cittadini all’Ama.

MATERASSI ABBANDONATI? ARRIVA TORPIGNAFLEX
Il CdQ e le associazioni si stanno muovendo anche contro il fenomeno dei materassi e dei rifiuti ingombranti abbandonati in strada e proliferati negli ultimi mesi: è nata cosìTorpignaflex, una casella mail (torpignaflex@gmail.com) cui inviare segnalazioni per costruire una mappa dei materassi nel Municipio Roma V. La segnalazione ovviamente andrà fatta anche alla Centrale Operativa Ama, che a sua volta smisterà le segnalazioni alla società che si occupa della rimozione. “Ci siamo fatti un’idea di chi sia ad abbandonare per strada tutti questi rifiuti ingombranti”, spiega Luciana Angelini. “Si tratta di negozianti che ritirano i vecchi materassi quando consegnano i nuovi e che, invece di pagare per il corretto smaltimento, li abbandonano per strada costringendo l’Ama a intervenire localmente a spese della comunità tutta”.

RIFIUTI, GATTI E INTEGRAZIONE
Per quanto riguarda i rifiuti, a Torpignattara la raccolta volontaria dell’umido stenta a decollare: lo mostrano i dati diffusi sul mese di dicembre 2013 secondo cui il quartiere avrebbe raccolto soltanto 808 kg di umido, e lo confermano i ragazzi del CdQ. La comunicazione dell’Ama su questo progetto è stata quasi invisibile e bisogna tenere conto che a Torpignattara vivono anche tante comunità straniere con cui spesso non è facile rapportarsi o comunicare su queste tematiche. “È necessario pensare ad unacomunicazione più capillare e soprattutto multilingue oltre a diffondere più volantini”, dice Donatella Collura. Anche per questo i classici cartelli del rispetto del verde posti nelle aiuole sono stati tradotti in più lingue e ora grazie ad un bando vinto dal CdQ si stanno formando 15 facilitatori culturali, di 13 nazionalità diverse, che diventeranno poi volontari del Comitato per cercare di superare i problemi legati ai rapporti con le comunità straniere. Ma non finisce qui: i cittadini del quartiere oltre a pensare alla flora, si occupano anche della fauna e con la colonia felina “I Gatti di Torpignattara” curano e aiutano i tanti micetti abbandonati per le strade. “Ogni giorno ci occupiamo di loro e cerchiamo di trovargli una casa”, afferma Luciana e noi raccogliamo il suo appello di diffondere indirizzo e numero di telefono per eventuali adozioni e informazioni (333 428 3821 – cdqtorpignattara@email.it)

Insomma, c’è ancora tanto da fare nel quartiere e per il quartiere. Ma per trovare la forza e la voglia di impegnarsi basta guardare la scritta “I <3 Torpigna” nell’aiuola di via Laparelli realizzata da Alessio Marazzi, l’artista del Comitato, con i tappi di bottiglia recuperatiproprio ripulendo l’aiuola. Dal letame nascono i fior.

di Giorgia Fanari

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Corviale, il Festival di Sanremo visto dalla periferia. E pure la Coppa del Mondo

sanremoCorviale, periferia di Roma. Forse estrema. Il quartiere famoso per questo edificio lunghissimo, detto il Serpentone. Sinonimo di quanto di peggio si possa are in termini di euforie edilizie. Un chilometro filato di costruzione. Una specie di diga. Un blocco, per l’accesso in città. Il responsabile dell’assassinio del “ponentino” è il progetto di Mario Fiorentino, ai tempi di Giulio Carlo Argan, sindaco. Da vedere, molto brutto. Eppure, Renato Rascelcantava un’altra cosa.

Oltrepasso il blocco, e mi faccio un giro per quelle strade. Per capire, per farmi un’idea. Per cercare una mostra inaugurata pochi giorni fa. Il pretesto è anche l’arrivo della Coppa del Mondo, con tanti calciatori ad accompagnarla in questa periferia tanto raccontata nelle pagine di cronaca per fatti certo non piacevoli. Parto dalle strade più nascoste, grigie, abbandonate. Entro proprio nella zona oscura. Baracche a tre-quattro piani, inferriate al posto di porte e finestre, da carcere speciale; cocci di vetro a terra, immondizia sparsa; barattoli di latta arrugginiti come cassetta della posta, però anche casette con un po’ di giardino curato. Campi, non strade. Bocche sdentate, da dentisti picassiani, simil oro nei buchi. Chi è occupato guadagna 10 euro al giorno. Una stanza affollata di letti a castello, cucinino, bagnetto. Sette o otto persone a camera. Niente acqua calda, niente riscaldamento. Ora sono giù in cortile dove è stato trascinato un vecchio Mivar su un carrello della spesa. Danno Sanremo in tv, stasera. Su un materasso messo a terra, cinque bambini cantano e ballano. In tanti sono qui a guadare il Festival. E si dirvetono.

Vado oltre. Cerco. Da qualche parte ci deve essere anche altro. Nell’impresa, non mi aiuta certo la visione del Serpentone, che è alle mie spalle, e ora dovrò affrontarlo. Fa paura, da quanto è lungo, da quanto è tetro. E’ il giorno della festa con la visione al pubblico della Coppa del Mondo. Una zona è stata ripulita, apposta per l’arrivo delle istituzioni, il Sindaco Marino, dell’assessore Pancalli, ma i bambini aspettano tutti i calciatori. Volevano Totti, hanno trovato Zambrotta, Gattuso, Causio e Cabrini. Va bene lo stesso. L’importante per loro è toccarla, quella Coppa. Il sogno di chi, come loro, usano il pallone per scappare dalla realtà. Nella struttura Campo dei Miracoli di Calciosociale è un giorno di grande festa: anche le scuole della zona si sono accordate per fare un gita. Genitori, insegnanti e centinaia di bambini. Tutti felici. La musica è altissima in questa palestra. Roba che i timpani sono già saltati appena entrato.

 

Tutti hanno avuto in regalo del magliette della Coca Cola, sponsor di questo tour in giro per il mondo della Coppa. I cartelli che portano in mano i bambini, invece, sono autoprodotti: le maestre, i giorni scorsi, con tanta cura, hanno voluto lanciare dei segnali, questo è un chiaro tentativo di integrazione, di farsi notare per la loro grande umanità. E ce l’hanno fatta. Scritte così: “Uguaglianza”, “Rispetto”, “Amicizia”, “Fratellanza”, o anche “Siamo tutti una famiglia”.Certo, sono bellissimi. E hanno ragione loro.

 

 

Dicevo, la mostra. Si tratta di un reportage fotografico, per mano diAndrea Boccalini. Fino ai primi di marzo sarà esposta al Mitreo Arte Contemporanea. Il fotografo ha proprio dedicato a Corviale, tutti i suoi scatti. E quindi ecco il Serpentone, lo spaventoso villaggio-grattacielo progettato negli Anni ’70, e dove si incrociano le vite di oltre seimila persone. Da questi scatti si capisce: il degrado urbanistico non è necessariamente degrado umano. Il palazzone è sullo sfondo, ma ad animare le sue foto ci sono migliaia di storie e di vite, molto umane, che non senza dolore, è riuscito ad immortalare.

 

Ma ora è ancora sera. E Sanremo sta di nuovo per iniziare. Un giro con lo scooter sotto il Serpentone, prima di ripartire. Nelle case, si tifa, si canta, si vota la canzone più bella. La Carrà ha fatto divertire tutti. Così come Baglioni, e pure Renzo Arbore. Ridono tanto alle battute della Littizzetto. Questo Festival, visto dalla periferia di Roma, acquista subito un altro valore. Come la Coppa del Mondo. Come il calcio. Quanto sono importanti.

Ora la canzone di Renato Rascel fa di nuovo un grande effetto. La canti pure volentieri. “A Roma c’è ‘na legge del destino che dice ve dovete innamorà, appena t’accarezza er ponentino te viè ‘na voglia matta de bacià”.

Ps: il mio viaggio continua, continuate a commentare, a scrivermi, a farmi i fari, ad indicarmi nuovi posti, nuovi ritrovi, qui nei commenti o su twitter a @Greison_Anatomy, che abbiamo ancora tanta strada da fare…

Gabriella Greison

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1abSi sono presentate una serie di esperienze di agricoltura sociale, giovani che hanno intrapreso questa scelta di vita mossi da una consapevolezza di un modello di sviluppo diverso che privilegi la vivibilità, la salute, la condivisione con la natura e i suoi ritmi. Presente anche chi ha fatto il cammino inverso tornando in città per creare un gruppo di acquisto solidale con cui distribuire i prodotti di piccoli produttori attenti alla qualità e alla biodiversità. E’ in questa chiave di rete e di scambio solidale che Alfonso Pascale,   lo studioso dell’agricoltura sociale, ha concluso bisogna costruire un nuovo modello di rapporti sociali non più basati sullo scambio economico ma sulla condivisione di valori e di progetti comuni.