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Zingaretti presenta “RIGENERARE CORVIALE”

foto di Aldo Feroce

foto di Aldo Feroce

Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti presenta mercoledì 1° ottobre alle ore 10.30 presso l’Associazione Calcio Sociale – Via Poggioverde (Corviale) il programma “RIGENERARE CORVIALE” e l’elenco degli interventi previsti per Corviale.




Il racconto di Corviale. Storie di un altro mondo

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Raccontare Corviale per come è stato, come è, come diventerà. Protagonisti l’edificio ideato dal gruppo di

Mario Fiorentino, ma anche e soprattutto le persone che vivono Corviale.  Un racconto di emozioni, suggestioni e

proposte per il futuro e di suggerimenti per il presente. Un racconto di un’Italia che non si arrende.

Ore 14,30

Perchè Corviale alla Biennale

Messaggi di saluto

Dario Franceschini

Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo

Nicola Zingaretti

Presidente Regione Lazio

Ore 15

Il racconto di Corviale. Storie di un altro mondo

Saranno letti e commentati testi, immagini e video di progetti, idee e suggestioni sul futuro di Corviale

Conduce il racconto: Andrea Volterrani (Università Tor Vergata)

Interverranno:

Maria Grazia Bellisario ( MiBACT)

Paolo Masini (Roma Capitale)

Daniel Modigliani (Ater Roma)

Pietro Barbieri (Forum Nazionale del Terzo Settore)

Tommaso Capezzone (cordiale.com)

Lucina Caravaggi (Universitò Sapienza)

Francesca Danese (Vice Presidente CSV-NET)

Pino Galeota (Corviale Domani)

Stefano Panunzi (UniMolise)

Claudio Rosi (Ater Roma)

Paola Rossi (Area Concorsi ordine degli Architetti paesaggisti e pianificatori di Roma e Provincia)

Collegamenti con New York e Roma

Ore 17,30

Video Poetitaly

Regia di Romeo Costantini – Letture di Tolja Djokovic e Simone Zacchini

Interventi artistici di Monica Melani – Fotografie di Roberto Galasso

Si ringrazia la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e laguna per l’attiva collaborazione

Contatti stampa: Tommaso Capezzone 3355833110 – tommasocapezzone@hotmail.com

                                 Alessandra Pivetti 3474272186 alessandra.pivetti@beniculturali.it

                                 www.pabaac.beniculturali.it – www.corviale.com

                                 dg-pbaac.servizio5@beniculturali.it – 0667234815

 




Apre “L’Alveare”, il coworking con uno spazio baby dedicato ai neo genitori

scambioApre a Centocelle, in via Fontechiari 35, “L’Alveare”, un ambiente di circa 200 mq per il lavoro in condivisione che mira a migliorare la qualità della vita di neo-mamme e neo-papà, fornendo loro un servizio che permetta di continuare a lavorare subito dopo la nascita dei figli grazie alla presenza attigua all’ambiente di lavoro di un’area specifica, adeguata alla cura di bambine e bambini piccoli.

Inoltre, proprio per rispondere all’esigenza di un luogo di scambio di competenze e incubazione di idee, lo spazio messo a disposizione da Roma Capitale è aperto a tutti i lavoratori e lavoratrici che condividano lo spirito del coworking, anche senza figli o con figli grandi.

 

Nel dettaglio: l’area comprende uno spazio baby di oltre 50 metri quadrati dotato di servizi autonomi ed idoneo ad accogliere – a partire dai 3/4 mesi di età – dodici bambini contemporaneamente, uno spazio coworking con 20 postazioni, 2 uffici (4/8 postazioni), una sala riunioni, una china, uno spazio allattamento, servizi, giardino.

 

Le tariffe del coworking sono orientate all’accessibilità: partono da circa 2,80 euro l’ora e prevedono un’agevolazione per chi usufruisce di più servizi contemporaneamente e per un tempo prolungato. Le aziende avranno la possibilità di convenzionarsi con il coworking per il telelavoro e per il periodo di rientro dalla maternità delle lavoratrici dipendenti (soluzione pensata per tutte le aziende sprovviste di nido).

Lo spazio sarà poi sfruttato per l’organizzazione di corsi di formazione professionale, di orientamento al lavoro, di progettazione europea e di lingue, in collaborazione con enti formatori, cooperative sociali, istituti di lingue per stimolare la creazione di sinergie e l’adozione di buone pratiche di cooperazione fra le diverse professionalità.

 

All’interno de “L’Alveare” è prevista infine la condivisione di attrezzatura da ufficio (pc, stampanti, proiettori, programmi, ecc.) e l’avvio di servizi quali spesa a domicilio, gruppi di acquisto, disbrigo pratiche.

 

“L’Alveare” è il frutto del progetto realizzato dall’associazione “Città delle Mamme” in collaborazione con l’assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione urbana di Roma Capitale. Questa particolare idea di coworking, che gode anche del patrocinio dell’assessorato alla Scuola, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale e del V Municipio, ha suscitato l’interesse dell’Amministrazione dopo la partecipazione di “Città delle Mamme” al bando “Call for social Ideas”, promosso da Italia Camp e UniCredit.

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Dalla carta all’ebook, per i libri delle biblioteche non serve l’autorizzazione

ebookSecondo la Corte di Giustizia UE le strutture pubbliche possono trasferire in digitale i volumi in loro possesso anche senza l’esplicito consenso di chi detiene il copyright

Le biblioteche accessibili al pubblico non hanno bisogno dell’autorizzazione del titolare dei diritti d’autore per digitalizzare un libro. Possono farlo di loro iniziativa anche consentendo agli utenti di consultare la copia digitale da apposite postazioni di lettura elettronica, collocate nei loro locali interni.

Lo ha stabilito una sentenza della Corte di giustizia europea, chiamata, in base ai termini del rinvio pregiudiziale , a pronunciarsi su una controversia tra l’Università tecnica di Darmstadt e la casa editrice tedesca Eugen Ulmer KG.

Secondo il parere dei giudici dell’organo giurisdizionale supremo dell’Unione, inoltre, uno Stato membro può autorizzare gli utilizzatori a stampare su carta o a memorizzare su una chiavetta USB i libri digitalizzati dalla biblioteca a patto, però, di riconoscere ai titolari dei diritti un equo compenso.

 

Non è stato, quindi, accolto il punto di vista della casa editrice tedesca che aveva cercato di impedire sia la digitalizzazione di un suo manuale di storia, sia la messa a disposizione degli utenti nei posti di lettura elettronica, installati nella biblioteca dell’ateneo di Darmstadt, dopo il rifiuto opposto dalla stessa università alla proposta della Eugen Ulmer KG di acquistarlo e renderlo fruibile sotto forma di ebook.

 

Su questo punto, la Corte ha chiarito che se è vero che la direttiva europea sul copyright (2001/29) riconosce agli autori il diritto esclusivo di autorizzare o vietare la riproduzione e la comunicazione delle loro opere, prevede, contemporaneamente, eccezioni o limitazioni.

 

Eccezioni e limitazioni che, in particolare, sono applicabili, da parte degli Stati, nel caso in cui le biblioteche, a fini di ricerca o di studio privato, mettano i libri delle loro collezioni a disposizione degli utenti mediante terminali dedicati. Non cambia niente il fatto che il titolare dei diritti d’autore proponga a condizioni ragionevoli contratti di licenza per l’uso della sua opera. La biblioteca continua ad avere la possibilità di digitalizzare e rendere accessibile la sua copia all’utenza “altrimenti – sottolinea il giudice – non potrebbe assolvere alla sua missione fondamentale né promuovere l’interesse pubblico legato alla promozione della ricerca e dell’attività privata di studio”.

 

Posizione condivisa da Pierantonio Metelli, funzionario della Biblioteca Nazionale di Firenze, secondo il quale passare dal cartaceo al formato digitale non comporta altri diritti associati. “Se ho una copia digitale di un libro – precisa – la rendo disponibile, perché la biblioteca deve perseguire la sua missione ma senza ledere il diritto d’autore. Noi, comunque, non digitalizziamo le opere in commercio”.

 

Anche nella Biblioteca nazionale di Roma un volume, se digitalizzato, non viene sottratto alla consultazione del pubblico. “La biblioteca – sostiene Maria Luisa Jacini, responsabile del Servizio Riproduzioni – non sta procedendo ad un’attività diffusa di digitalizzazione che si realizza, di norma, per motivi di conservazione. Quando si presenta l’occasione di un libro in deterioramento, tutelato da copyright, questo viene digitalizzato per non venir meno al servizio di tutela. In caso di richiesta dell’utente, dobbiamo metterlo a disposizione e, eventualmente, permettere di fare fotocopie, senza, tuttavia, rilasciare il file digitale”.

 

Riguardo a questo aspetto, per la Corte di Giustizia Ue, la stampa di un’opera su carta o la sua memorizzazione su chiave USB, non può essere permessa dai terminali dedicati senza pagamento di un equo compenso ai titolari di copyright, perché le eccezioni e le limitazioni, previste della normativa, valgono unicamente in favore dell’attività della biblioteca, autorizzabile dalla legislazione nazionale, ma non di quella del singolo utente che riproduce il libro facendo una nuova copia.

 

Chiarito il campo di applicazione della direttiva Ue sul diritto d’autore, il caso “Technische Universität Darmstadt contro Eugen Ulmer KG” torna ora davanti alla Corte federale di giustizia tedesca. Spetterà al giudice nazionale risolvere la causa, conformemente alle decisioni della magistratura europea.

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Avviso Pubblico per proposte di manifestazioni culturali nell’Autunno 2014 e la Primavera 2015

romaIl Dipartimento Cultura di Roma Capitale ha pubblicato il Bando per il reperimento di proposte di manifestazioni culturali, da realizzarsi nei Municipi della città di Roma ed incluse in entrambi i seguenti periodi di programmazione, distinti e separati: novembre /dicembre 2014 e febbraio /aprile 2015. Le manifestazioni – di spettacolo dal vivo e/o cinematografiche e/o artistiche – potranno avere carattere anche interdisciplinare, ma dovranno sempre essere riconducibili ad un unitario e coerente progetto culturale.

 

“L’obiettivo – commenta Giovanna Marinelli, assessore alla Cultura di Roma Capitale – è quello di dare ossigeno alle attività culturali nella città coinvolgendo più pienamente i Municipi. E’questa una strada che intendiamo proseguire guardando sempre di più al territorio perché la cultura non sia privilegio di alcuni. L’ho ripetuto anche intervenendo alla presentazione oggi della stagione della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea: l’obiettivo è quello di fare comunità, di rafforzare la coesione, di formare un pubblico sempre più grande di fruitori”.

 

Le tematiche proposte non dovranno riguardare le festività natalizie, di fine anno e il carnevale 2015. Per ogni Municipio sarà realizzato un solo progetto, articolato nei due periodi, per un intervento economico massimo di 28.000,00 euro.

 

La domanda di partecipazione al Bando, con la documentazione allegata, potrà essere inviata anche in via telematica, esclusivamente tramite la casella di posta elettronica certificata (PEC) all’indirizzo protocollo.cultura@pec.comune.roma.it

 

Qui il testo dell’Avviso pubblico, che scade il 3 ottobre 2014.


Info: www.comune.roma.it/cultura  – www.culturaroma.it  oppure ai seguenti numeri telefonici 06 6710 3168/2744/4583 – 066795920.




IL CORVIALE DEL CALCIO nelle foto di Aldo Feroce

il calcio è sociale

   il calcio è sociale

un dribbling social
un dribbling social

il corviale del calcio 
il corviale del calcio

si vince insieme 
si vince insieme

vince solo chi custodisce 
vince solo chi custodisce

il calcio ecosostenibile
il calcio ecosostenibile

 

 

 

 

 

 




Per realizzare i tuoi sogni hai bisogno di giocare in squadra? Adesso puoi!

 Questo articolo parla di nuovi portentosi sistemi per connettere le nostre esistenze e approfittare della rivoluzione della comunicazione. L’aumento della complessità ci induce a collaborare.
E parla anche di come organizzare un gruppo di amici appassionati, formare una macchina sociale e utilizzarla per abbellire il mondo.

Sono molto contento.
Quando 34 anni fa iniziammo a costruire Alcatraz non avevamo in mente solo un posto dove mangiare bene, dormire comodi e stare in mezzo al verde (che non è poco).
E non avevamo solo intenzione di organizzare corsi ed eventi e produrre spettacoli e libri.
Avevamo idee e progetti grandiosi ma ci rendevamo conto che non c’era spazio per il nostro modo di vedere il mondo: tutto era in mano a cricche di affari e potere: la tv, la distribuzione libraria, i teatri.
Per stare in piedi e produrre cultura alternativa non bastavano le idee. Avevamo bisogno di un nostro sistema di autofinanziamento, mettere insieme attività collaterali che portassero i soldi indispensabili per realizzare le idee.
L’attività di ospitalità e corsi di Alcatraz aveva bisogno di pubblicità che otteneva finanziando iniziative culturali. La realizzazione dei libri portava i soldi per mantenere attivo un gruppo di ricerca, scrittura e grafica.
Poi arrivò internet, lo svilupparsi di una grande comunity digitale oltre che fisica ad Alcatraz, Cacao, il quotidiano delle buone notizie, i siti web, un sistema di vendita di libri, le magliette, e servizi per gruppi di acquisto, permettevano l’esistenza di una rete commerciale via web che a sua volta finanziava la comunicazione. A questo sistema si è poi connesso il gruppo di lavoro sulle ecotecnologie, la cooperativa di autocostruzione dell’Ecovillaggio Solare…
Ma fino a un certo punto tutto questo era un sistema che viveva isolato al suo interno. Un piccolissimo gruppo di samurai dell’economia alternativa connesso con una banda di creativi situazionisti agricoli.
Poi negli ultimi mesi, progressivamente, questo gruppo strettamente interconnesso è entrato in uno strano stato di agitazione. Tutta una serie di percorsi personali, molto diversi, hanno trovato improvvisa convergenza, linee che si incrociano, si sovrappongono, corrono parallele.
E ci siamo così accorti che stava scattando un fenomeno sinergico. È un peccato che a scuola non parlino dei fenomeni sinergici. Se le persone fossero a conoscenza di questa possibilità, magari vivrebbero un’altra vita.

 Io ho avuto la fortuna di essere testimone di un fenomeno analogo, tanti anni fa: un gruppo di persone che diventano una squadra nel senso più pieno del termine, un sistema, un meccanismo collettivo, sociale. Fu quando i miei genitori costruirono il primo palcoscenico smontabile, con tanto di piano sopraelevato e torrette per luci e amplificatori, e andarono a recitare fuori dagli spazi istituzionali per raggiungere chi non sarebbe mai entrato in un teatro. Oggi fare uno spettacolo in un palasport è una banalità: telefoni a un service e ti arrivano a montare tutto senza problemi. Ma 45 anni fa non esisteva niente del genere. Così mi trovai tra mio padre, un fabbro e un falegname intorno a un tavolo e vidi crescere il progetto… Io ero un ragazzino ma sentivo di essere testimone di una grande impresa… Quando non andavo a scuola seguivo i miei nei loro debutti. Arrivavamo nei posti più sperduti, in una bocciofila, in una balera, in un fabbrica occupata, con due camion, e aiutati da una ventina di volontari montavamo tutta la scenografia avvitando centinaia di bulloni a farfalla. Poi dopo lo spettacolo si faceva più alla svelta perché restavano ad aiutarci molti spettatori e si faceva il passamano con le centinaia di riquadri, tavole, trasversali e zampe, i costumi, le maschere, i fondali. Mi piaceva molto vedere la file delle persone che si passavano i pezzi; dal palcoscenico ai camion gli oggetti viaggiavano veloci, era lavoro ma era anche una specie di danza.
E c’era la sensazione che quando le persone si mettono assieme per uno scopo comune riescono a ottenere risultati incredibili…
E non si trattava solo di organizzare un balletto passamano.
In pochi mesi si creò dal nulla una rete di gruppi che trovarono gli spazi, fecero la pubblicità, vendettero i biglietti, organizzarono sei mesi di spettacoli per tre compagnie teatrali che giravano contemporaneamente.
Poi arrivò il riflusso e raramente si riuscì a mettere in piedi iniziative così complesse.
Ci riuscimmo ad esempio quando organizzammo la trasmissione di Ubu Bas va alla guerra, spettacolo che cercava di opporsi alla disastrosa invasione dell’Iraq (come volevasi dimostrare). Uno spettacolo che fu trasmesso da 22 televisioni locali, due reti satellitari e Virgilio sul web; grazie all’appoggio di decine di migliaia di abbonati a Cacao e di molte associazioni pacifiste riuscimmo ad arrivare a più di due milioni di spettatori. 150 mila solo sul web (e allora avevano accesso a internet 5 milioni di italiani). Ma queste grandi mobilitazioni politiche, basate sul meraviglioso volontariato hanno un limite, tendono a perdere intensità col tempo.
Per questo abbiamo lavorato per consolidare un sistema basato sulla professionalità e capace di retribuire il lavoro. La domanda è: cosa succede quando si raduna una massa critica di professionisti passionalmente coinvolti in un progetto che è contemporaneamente lavorativo e ideale?
Stiamo iniziando a vederlo ed è un momento eccezionale.
Se hai voglia di sapere cosa sta succedendo trovi su Facebook la cronaca fotografica degli incontri e delle attività.
Negli ultimi due mesi sono passati ad Alcatraz più di 200 tra musicisti, attori, mostri digitali, pittori, scrittori, terapisti ed ecotecnologi.
Sono state incise canzoni, girati videoclip e documentari, realizzati spettacoli e flash mob, applicazioni per smartphone, quadri, mostre e libri.
Onestamente non ci si può credere…
Qual è la chiave di questi avvenimenti?
Dove sta il trucco? Beh, innanzi tutto c’abbiamo lavorato negli ultimi 35 anni… e poi abbiamo scoperto che nessuna delle forme organizzative del lavoro di squadra proposte dal pensiero dominante (autoritario) combacia con il nostro spirito e il nostro modo di lavorare. Le strutture piramidali sono giganteschi sistemi per sprecare energie, se elimini la struttura verticistica moltiplichi per 4 la capacità di azione del gruppo e diminuisci il tasso di errore.
In pratica, stiamo sviluppando una modalità di lavoro che è direttamente figlia del mondo degli attori e dei cantanti.
Gli artisti girovaghi visti da fuori possono sembrare una congrega vanesia ma vige invece una disciplina ferrea. Nessuno può permettersi di non presentarsi in teatro due ore prima dello spettacolo, nessuno può evitare di recitare se è ancora vivo, a prescindere dal tasso di febbre, coliche, o altro. E se il giorno che ti muore tua madre hai uno spettacolo vai e reciti perché il rispetto per il pubblico che è uscito di casa per venirti a vedere sta in cima alla tua scala di valori…
Quando sei davanti al pubblico devi dare il massimo del massimo, se non ci riesci sei fuori dai giochi.
E in teatro ti devi fidare della gente con cui lavori e loro si devono fidare di te, e non parlo in modo teorico e sentimentale: quando una scena prevede che tu ti butti dal trampolino devi essere sicuro che sotto gli altri attori ti prendano. Sennò ti fai molto male.
Infine, ognuno è responsabile del suo pezzo di lavoro, sia un microfono da sistemare che un monologo da reggere. Mai in nessun caso puoi dare la colpa a un altro. Se sei tu il responsabile devi garantire che tutto funzioni a prescindere dalle condizioni atmosferiche, invasioni aliene e simili.

Oggi questo stile di lavoro lo stiamo applicando a un sistema che mette in connessione un ampio ventaglio di professioni.
E non abbiamo semplicemente assommato settori di iniziativa diversi per averne di più.
Quello che ci muove è la necessità di far fronte a un mondo nel quale la comunicazione evolve alla velocità della luce.
Creare una macchina sociale, lavorativa e ideale non è solo idealmente bello è anche l’unica evoluzione capace di permetterci di affrontare la sfida del cambiamento e della complessità. Oggi si comprano pochissimi libri, c’è il digitale, le tv non pagano più quasi niente, a volte devi ringraziare perché ti trasmettono qualche cosa senza farti pagare. Sul web puoi fare 100mila utenti al mese e incassare 200 euro di pubblicità (al mese!)… Non esistono ancora sistemi che ti riconoscano una percentuale sui guadagni che i grandi contenitori percepiscono grazie ai contenuti che tu hai messo in rete. E d’altra parte il mercato digitale è ancora ai primi passi. È difficile trovare ingaggi per gli spettacoli, i teatri sono in crisi…
Una situazione complessa alla quale possiamo adattarci solo mettendo insieme risorse diverse, creando alleanze di nuovo tipo, ad esempio tra chi fa spettacolo e comunicazione e chi ha bisogno di far conoscere tecnologie innovative. Tanto più si riesce a rispondere a bisogni diversi tanto più si allarga la cooperazione, tanto più aumentano le possibilità. Nel suo complesso questo sistema si è assemblato spontaneamente e lo guardo come una creatura che ha preso vita da sé. Nei suoi primi passi sta caratterizzandosi per la capacità di connettere domanda e offerta nei settori più disparati, dalla formazione, ai gruppi d’acquisto di olio, case, auto ed energia elettrica, dagli spettacoli alle consulenze, alle certificazioni… E mi fermo qui perché la lista è troppo lunga.
Ad esempio: come fanno i musicisti adesso che non si vendono quasi più cd e simili? C’è stato un crollo del mercato con percentuali del 90%! Per trovare una soluzione devi collettivizzare il problema, mettere insieme più gruppi per ottenere una forza contrattuale maggiore, e devi mobilitare persone in diversi settori per affrontare il problema in tutti i suoi aspetti.
Puoi associare un disco a un album a fumetti, puoi arrivare ai concerti con un supermercato ambulante, puoi organizzarti tu la ristorazione, puoi diventare veicolo di comunicazione, puoi offrire corsi di musica, crociere concerto, costruire progetti per finanziamenti europei… Ma tutte queste cose ti vengono meglio se crei una rete di relazioni personali di qualità che contempla collaborazione per denaro, per passione e per baratto e che è costituita da esperti nei diversi settori.
Una band di musicisti da sola non ce la può fare…
Ed è difficile che riesca a realizzare grosse produzioni.
Ad esempio, girare con una compagnia di 30 elementi è oggi impensabile così come affrontare produzioni che prevedo decine di migliaia di euro per costumi e scenografie. Il testo di mio padre “Storia di Qu”, con Michele Bottini, regia di Massimo Navone, è andato in scena a Milano grazie all’alleanza tra una serie di scuole di teatro, musica, scenografia, maschere, costumi eccetera… 26 tra attori, acrobati e musicisti in scena e una quarantina di persone dietro le quinte. Quando si sono schierati tutti sul proscenio facevano impressione: un’orda!
Ecco, sono queste le cose che ci stanno succedendo intorno con sempre maggior frequenza e alle quali abbiamo modo di contribuire per quel che possiamo, con grande soddisfazione… (abbiamo scoperto che siamo bravi a creare connessioni, siamo dei valenti sensali…)
E chiarisco, ribadisco, non sto parlando di una qualche forma di organizzazione strutturata. L’aspetto essenziale è che, al di là degli accordi sui singoli lavori da fare assieme, non c’è nessuna forma di connessione strutturata o normata. Non ci sono assemblee, votazioni, maggioranze e centralismo democratico. Abbiamo la stessa forma istituzionale di un gruppo di amici in vacanza. Cioè, nessun vincolo formale. La rete è semplicemente un tessuto di relazioni di conoscenza e amicizia. Se ti telefono e mi dici che viene a giocare la partita alle 5 e poi non vieni ovviamente sei un infame. Ma per il resto la libertà e l’indipendenza sono la regola d’oro dell’amicizia. E così lavoriamo insieme, come una squadra sportiva. E una volta la palla la calcia in rete quello e una volta quell’altro. E tutti siamo ben contenti di fare la comparsa nel video di un altro. E tutti siamo ben contenti se in un’intervista possiamo parlare bene di un amico.
A ben guardare sto dicendo banalità ritrite sull’amicizia e la collaborazione. Ma val la pena di dirle visto che questa normalità per ora la trovi solo qua e là… Piccole isole… E proprio non si capisce perché le persone che la pensano come noi, che hanno scelto un altro stile di vita, che in Italia si stima siano circa cinque milioni, riescano a collaborare così poco insieme: non esiste una borsa del biologico, un sistema di rete tra i siti etici, un sistema di gruppi di acquisto su tutti i prodotti che compriamo, un sistema di fondi di investimento su progetti ecotecnologi e culturali, un’agenzia alternativa che aiuti a presentare domande di finanziamento a enti pubblici e privati, un sistema collettivo di contrattazione con gli spazi culturali, i server, i servizi web, la vendita di pubblicità… E mi fermo qui perché sennò facciamo sera…
Adesso sta sbocciando questa nuova esperienza. Ovviamente abbiamo di fronte rischi e difficoltà, stiamo muovendo i primi passi. E molto dipenderà dal sostegno che riceveremo. Il nostro punto debole è ancora la comunicazione. Una signora che guida il taxi a Milano, una della mia età che non aveva solo i capelli rossi, mi ha detto: dovreste pubblicizzarla Alcatraz, io ho scoperto che esisteva solo sei mesi fa… Dopo trent’anni che ce l’hai messa tutta per far sapere che esiste Alcatraz non lo è venuto a sapere neanche una che potrebbe essere mia sorella, che vede le cose come le vedo io… e ascolta Radio Popolare tutto il giorno…
Questo è lo stato dell’arte… Nelle prossime settimane, se il cielo non ci cade sulla testa, inizieremo a mandarti dei regali, a farti delle proposte compromettenti, a chiederti se vuoi iniziare tu a portare le tue proposte dentro questo circuito.
Potresti iniziare a fare piani d’azione faraonici.
Noi progressisti in Italia siamo cinque milioni. Se ne mettiamo in rete mille e abbassiamo del 2% il tasso di sfiducia filosofico-cosmico, facciamo scintillare la notte (in questo momento 550 siti web hanno aderito allo scambio banner di stradaalternativa.it. Ma è solo l’inizio.)

PS
Questa cosa potremmo chiamarla La Compagnia dei Servizi Globali.
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IL CORVIALE DELLA POESIA presenta Franco Arminio – PAESOLOGO

317581_304121059602407_241438021_nuna volta i giovani poeti del sud, io ero uno di loro,
dovevano andare assai spesso all’ufficio postale.
la via per esistere passava per i francobolli.
adesso non c’è bisogno di uscire sull’almanacco dello specchio,
i funzionari milanesi della poesia
sono stati seppelliti dalla rete.
io non glielo mando il mio libro,
lo mando a chi mi manda le marmellate
i biscotti, il vino.
è un tempo nuovo e bisogna fare cose nuove.
i poeti della pertica, che di verticale
hanno solo la posa,
ormai hanno fatto il loro tempo.
con la rete la poesia torna tra la gente,
è un gesto diretto
come stringere la mano
a un morente.




Rifiuti: discussione aperta su rete nazionale

rifiuti“Ci sono alcune questioni che solleveremo cercando soluzioni possibili. Per ora lo stato della discussione è che abbiamo un documento che indica dei criteri, con riserva di definire degli emendamenti”. Così Sergio Chiamparino al termine della Conferenza delle Regioni del 25 settembre chiarisce i termini della questione.

Un articolo del decreto “Sblocca Italia” prevede la possibilità di trasferire il rifiuto solido urbano da una regione all’altra attraverso un sistema che prevede una rete nazionale. L’argomento sarà affrontato in una prossima Conferenza delle Regioni in vista di un’Audizione parlamentare.
Comunque critico l’assessore della Lombardia: “Noi non accetteremo che arrivino rifiuti da altre Regioni. Piuttosto boicottiamo gli impianti – ha detto l’assessore al Bilancio della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia – L’articolo 35 dice che chi non ha fatto il proprio dovere mettendo a posto il ciclo dei rifiuti potra’ avvalersi degli impianti di altre regioni. E’ una cosa che non sta ne’ in cielo ne’ in terra”.
Anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, è contrario al provvedimento: “Il mio no a qualsiasi ipotesi di arrivo di rifiuti indistinti da altre regioni è chiaro e netto. Lo è stato in passato a fronte di altre analoghe ipotesi, lo è anche oggi”. “L’autosufficienza nella gestione della risorsa rifiuti dev’essere un obiettivo prioritario, seriamente perseguito da tutte le regioni – aggiunge Zaia – non un optional. Quanto vuole introdurre il governo con questo decreto cerca di scaricare nuovamente sulle regioni che hanno fatto molto, soprattutto in termini di raccolta differenziata, i problemi di quelle che non hanno saputo attuare politiche efficaci in questo settore”. “Ma il Veneto – ribadisce Zaia – non è più disposto a pagare per le carenze di altri”.
Invece il vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, spiega che “l’utilizzo dei rifiuti è legato all’energia e l’energia è qualcosa che riguarda il perimetro nazionale. Sono questioni che non si possono regionalizzare o provincializzare. E poi mi chiedo: perchè i rifiuti solidi urbani non possono essere trasferiti mentre quelli tossici e nocivii si’?”.
Chiamparino getta acqua sul fuoco in merito ad un possibile intervento della Consulta sull’articolo 35 del decreto Sblocca Italia che prevede l’obbligo degli impianti di trattamento di smaltire i rifiuti che provengono da tutta Italia: “Nessuno ne ha parlato. Ci sono alcune questioni che solleveremo cercando soluzioni possibili”, ribadisce Chiamparino.
Quindi Caldoro aggiunge: “Quanto ai rifiuti solidi urbani, invece, l’Europa dice che vanno regionalizzati ma per ragioni economiche e non ambientali. Per questo, ritengo che questa gestione debba essere nazionale. Hanno ragione alcune Regioni a dire che questo passaggio deve essere graduale e che, eventualmente, la compensazione debba essere pagata”.
Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, afferma che “c’è una sorta di anticipazione della riforma del Titolo V della Costituzione in tema di energia”. Per Pittella  “E’ un tema politico significativo nel rapporto tra Regioni e Governo al quale le Regioni non vogliono sottrarsi: sono materie come l’energia che non possono non stare in capo allo Stato ma dobbiamo costruire i giusti equilibri tra consumo del territorio, utilizzo di tecnologie e rapporto con i cittadini che hanno sempre avuto un impatto non favorevole con i termovalorizzatori”.
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Capire il mondo dove va, anche per il futuro di Corviale

seta“La chiave è la rete” (*) sintetizza efficacemente Giampaolo Visetti nello spiegare il successo in borsa di Alibaba, un brand che fattura più di Amazon ed eBay messe insieme.

D’altronde distribuisce online 800 milioni di prodotti a partire dallo zoccolo duro di 630 milioni di cinesi in rete.

Ma per capire il futuro occorre andare oltre il fuoco d’artificio di questi grandi numeri: bisogna capire che “l’Asia da fabbrica del mondo è mutata in distributore del pianeta” (*).

Com’è potuto accadere questa mutazione genetica di un gigante che ha mezzo miliardo di utenti di smartphone solo in Cina?

E’ come se fosse stata aperta una nuovissima via della seta di fibbre ottiche per “piantare affari in ogni angolo del mondo” stabilendo “il contatto tra origine e destinazione di un prodotto o di un pensiero” (*) perchè su questa nuovissima via della seta non transitano solo 800 milioni di prodotti, ma anche  e soprattutto informazioni e idee, insomma conoscenza (tanto per sostanziare in concreto la definizione della nostra come “società della conoscenza”).

Ma l’aspetto più interessante, anche e soprattutto per il futuro di Corviale, è che attraverso questa nuovissima via della seta “anche i villaggi isolati – grazie al web – si reinventano epicentri produttivi del 21° secolo”  (*).

E’ questo dunque il futuro di Corviale per uscire dal suo guscio di periferia per proiettarsi nel mondo del 21° secolo.

E’ questo un futuro possibile per i 134 comuni italiani con meno di 150 abitanti con il conseguente degrado idrografico e boschivo.

(*) Gianpaolo Visetti Cina.com da La Repubblica del 25/9/14