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Video > Rassegna stampa su “Corviale rinasce”

Parte la «rinascita»

Corriere della Sera‎ – 2 ore fa
ROMA – Parte la «rinascita» di Corviale: un progetto di rigenerazione urbana che passa anche per un concorso internazionale di progettazione …

Corviale, parte la riqualificazione del “Serpentone”: 19,6 milioni La Repubblica
Corviale, altro che abbattimento! Dalla Regione 19 milioni per la RomaToday
Corviale, al via il concorso internazionale di progettazione… Casa & Clima
Il Sole 24 OreMetro

Corriere della Sera

Roma: da regione Lazio oltre 19 mln per riqualificazione Corviale

AGI – Agenzia Giornalistica Italia‎ – 23 ore fa
(AGI) – Roma, 1 ott. – Una nuova vita per il quartiere di Corviale, a Roma. Oltre diciannove milioni di euro sono stati stanziati dalla Giunta …

EDIFICI: VINCENZI, DA GIUNTA ZINGARETTI 19 MLN DI EURO

Agenparl‎ – 21 ore fa
(AGENPARL) – Roma, 01 ott – corviale “Il progetto illustrato oggi dal presidente Zingaretti di rigenerazione urbana e riqualificazione …

Agenparl



Crescita digitale 2.0

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Giovedì mattina si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro di presentazione del Piano per la crescita digitale da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Del Rio e dalla direttrice dell’Agenzia Digitale italiana, Alessandra Poggiani.

Il Piano è sinergico alla Strategia per la banda ultralarga presentato pochi giorni prima dal Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi, Raffaele Tiscar e di cui rappresenta la logica continuità riferita alla offerta/domanda di servizi.

In parole povere stiamo parlando di un pezzo consistente di quell’Agenda Digitale che stenta a decollare e, soprattutto, a mostrare i suoi effetti benefici per lo sviluppo e il benessere del paese.

I destinatari della presentazione di giovedì erano le Regioni italiane. Gran parte del budget su cui il Governo punta per investire nella crescita digitale, infatti, è riferito proprio ai fondi del POR-FESR 2014-2020 e in particolare a quelli previsti per il raggiungimento dell’Obbiettivo Tematico 2 denominato appunto Agenda Digitale.

Al netto di tutti questi tecnicismi, la proposta prevede di mettere assieme 1,8 miliardi di euro gestiti dalle regioni e 2 miliardi di euro gestiti dallo stato.

Questo tipo di collaborazione, o meglio di co-progettazione (parole della direttrice Poggiani), rappresenta l’unica possibilità per il raggiungimento di obbiettivi ambiziosi e di larga scala.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza e a interpretare meglio la presentazione di giovedì che, comunque, verrà a breve pubblicata sul sito di Agid assieme al documento di dettaglio del Piano, che verrà poi aperto alla consultazione pubblica.

Temi:

I destinatari del piano (direi FINALMENTE) sono i cittadini e le imprese, e non la PA. Questo al sottoscritto era chiarissimo sin da quando l’allora Ministro alla coesione Barca pubblicò il documento metodi e obbiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari. Purtroppo molte amministrazioni centrali e regionali hanno sin qui provato ad eludere questa indicazione, cercando di negoziare finanziamenti per il GOV2GOV invece di seguire il documento Barca e i successivi Accordi di Partenariato che ben indicavano come obbiettivo esclusivo delle azioni derivanti dall’uso dei fondi UE, ovvero quello del GOV2BIZ.

Insomma, il digitale deve servire alla crescita del paese e non alla Pubblica Amministrazioni per rifarsi il trucco. La PA è il mezzo, non il fine della crescita digitale.

Certo, in mezzo a tutto ciò c’è lo switch-off della PA (servizi erogati SOLO in modalità digitale) ma per questo obbiettivo non servono fondi europei, serve il buon senso.

Su tutto ciò si innestano le grandi azioni già concluse o in fase di completamento (identità digitale SPID, Sistema Pubblico di connettività SPC, Riduzione dei Data Center pubblici e passaggio al Cloud PA, Sistema dei pagamenti, Anagrafe Nazionale della Popolazione, Open Data, ecc.) che rappresentano l’infrastruttura sulla quale costruire in modalità collaborativa (co-progettazione) i nuovi servizi digitali ospitati da Italia Login.

Cosa sarà Italia Login non è ancora del tutto chiaro ma, dalla presentazione, si immagina un contenitore di dati, servizi e sistemi pubblici che espone API (Application Program Interface) attraverso l’interrogazione delle quali costruire servizi locali e/o collaborativi.

Governance:

Veniamo al punto dolente. Nonostante lo sforzo di semplificazione comunicativa rimangono grossi dubbi sulla frammentazione dei ruoli e delle competenze.

La slide presentata semplifica sin troppo quella che è un matassa intricata e che forse potrebbe rappresentare un ostacolo alla realizzazione dell’intero impianto dell’Agenda Digitale.

I soggetti protagonisti di nomina governativa sono molteplici e vado a memoria nell’elencarli, sicuro di dimenticarne molti:

  • Paolo Barberis – Consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio
  • Riccardo Luna – Digital Champion per l’Italia presso la UE
  • Paolo Coppola – Presidente Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana presso Presidenza del Consiglio dei Ministri
  • Alessandra Poggiani – Direttore Agenzia per l’Italia Digitale
  • Stefano Quintarelli – Presidente del Comitato di indirizzo AGID
  • Raffaele Tiscar -Vice Segretario Generale di Palazzo Chigi con delega alla Banda Larga e ultra larga

poi ci sono le organizzazioni/istituzioni (ne elenco alcune che hanno competenze specifiche o Piani Operativi in materia di Digitale):

  • Agenzia per la Coesione – Fondi strutturali UE
  • Ministero per la Salute – Fascicolo sanitario elettronico, Tessera sanitaria (TS), Centro unificato di prenotazione (CUP), Ricetta elettronica, ecc.
  • Ministero Università e Ricerca – Smart Cities, Competenze digitali, Scuola digitale, ecc.
  • Ministero Sviluppo Economico – Banda Larga, Start-Up, ecc.
  • Ministero della Giustizia – Processo telematico, ecc.
  • Conferenza Stato Regioni/Cisis – Coordina le politiche regionali in ambito Digitale
  • ANCI
  • Sistema Camerale
  • ecc.

Inoltre, durante al riunione di giovedì il sottosegretario Del Rio ha proposto alle regioni di entrare al più presto nella ‘Cabina di regia‘ che, a questo punto, mi piacerebbe conoscere meglio da chi è formata e che competenze di indirizzo ha.

Ovviamente dimentico altri soggetti decisori strategici e/o stakeholder di primaria importanza come ad esempio Confindustria e il mondo delle Associazionismo/ONLUS, ecc.

Tanta gente, forse troppa. Qui rivedo le mie riflessioni di qualche mese fa e mi convinco sempre di più che ci vorrebbe un Ministero ad hoc sul digitale con ampia disponibilità di portafoglio ma soprattutto con SUPERPOTERI!

Risorse:

Qui la situazione è più chiara. In primis ovviamente i Fondi Strutturali 2014-2020 per le componenti nazionali PON e regionali POR. Poi molte aspettative sul Fondo Sviluppo e Coesione al quale tutti guardano con grande attenzione e speranza.

L’ammontare per la parte crescita, e dunque servizi per cittadini e imprese (quindi senza considerare sanità, giustizia, banda larga, ecc.) viene stimato in 4,5 di Euro, cui 3,8 miliardi di Fondi UE e 0,7 miliardi che, molto probabilmente, dovranno essere reperiti da qualche capitolo statale.

Poco, tanto? Non lo so. Sinceramente gli unici indicatori quantitativi che abbiamo sono quelli sul da farsi (Digital Agenda Scoreboard), mentre disponiamo di pochi e chiari e documentati sul ciò che è stato fatto e su quanto è stato speso. Anche se la situazione di ritardo digitale ci fa capire per approssimazione che sinora si è speso troppo e male.

Considerazioni:

Il vero problema ora è far presto, stabilire un rapporto collaborativo Stato – Regioni per accelerare quelli che molto probabilmente verranno configurati come Accordi di Programma per l’attuazione dell’Agenda Digitale.

Accordi snelli, basati sugli obbiettivi comuni e non sulla governance. Sarebbe un errore creare sovrastrutture di gestione anche se l’esperienza dei vecchi CRC potrebbe essere un esempio da rispolverare.

Di cosa ha bisogno il paese lo sappiamo tutti, speriamo solo che dopo questa presentazione non ci si perda in liturgie infinite per affidare a soggetti individuali, strutture ad hoc o peggio ancora forme consorziate, la governance di singoli progetti.

Non abbiamo bisogno di protagonisti, abbiamo bisogno di fatti.

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La rigenerazione urbana è l’infrastruttura base europea

araba feniceC’era un tempo in cui si pensava che lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione avrebbe trasformato a forme remote buona parte delle attività produttive che originarimenete erano svolte nelle città o nelle periferie urbane. Oggi più che mai si assiste a fenomeni inversi di attrazione dei grandi poli urbani di cittadini e competenze che trovano dalla connettività del tessuto urbano terreno fertile per la relaizzazione delle proprie ambizioni.  Lo sviluppo mondiale avrà al centro le città. Ma i grandi investimenti europei vanno dalla parte opposta.

“L’Unione Europea deve mettere al centro della propria azione le politiche di rigenerazione urbana sostenibile, uscendo da una visione miope che porta ad investire, prioritariamente, sulle grandi infrastrutture di trasporto, e considerando, invece, secondarie le politiche dell’abitare; tutto ciò senza tenere conto che decine di milioni di europei vivono e lavorano nell’altra Europa, quella non collegata dalle reti veloci, dove tantissime città ricche di storia e dense di vita rischiano di morire perché abbandonate dagli investimenti pubblici e privati”.

E’ questo il monito lanciato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso del Forum EU Cities Reloading che gli architetti italiani hanno organizzato in collaborazione con il Forum Europeo per le Politiche Architettoniche,  il Consiglio Europeo degli Architetti e l’Ance, Associazione nazionale dei costruttori edili.

Dati sulle città italiane

Nel corso del Forum sono stati diffusi alcuni dati che riguardano le città italiane: 24 milioni di persone vivono in zone ad alto rischio sismico in oltre 6 milioni di edifici; oltre il 70% del totale degli edifici è stato realizzato prima delle norme antisismiche. Tra questi oltre il 50% delle scuole che dovrebbero, invece essere i luoghi più sicuri; 5 milioni e mezzo di persone vivono in 1,2 milioni di edifici in zone a grave rischio idrogeologico; il 55% degli edifici italiani ha oltre 40 anni di vita, il 75% di questi sorge nelle nelle città; oltre un quarto degli 11 milioni di edifici italiani sono in stato di conservazione mediocre o pessimo e si avvia rapidamente a fine vita. Ed ancora: dal 1948 al 2009 si contano 4,6 milioni di abusi edilizi, 450 mila edifici illegali e 1,7 milioni di alloggi illegali. Solo un quarto degli iter autorizzativi rispetta i tempi prescritti dalle norme; siamo il fanalino di coda dell’Unione Europea nell’attesa di un sì o di un no dell’Autorità pubblica a un progetto (la World Bank ci pone al 153° posto su 180 Stati rispetto all’efficienza dei tempi per la burocrazia in edilizia). Il 35% dell’energia consumata in Italia – pari a 48 Mtep, milioni di tonnellate equivalenti in petrolio – è usata per gli edifici, veri e propri colabrodi energetici che ci fanno “buttare” 22 miliardi ogni anno, risparmiabili dalle famiglie italiane.

L’architettura è in grado di offrire soluzioni pratiche ai problemi delle città, ambiente e inclusione sociale

L’architettura europea non è solo una grande risorsa culturale e scientifica per l’Unione. E’ anche capace di offrire soluzioni pratiche ai problemi della rigenerazione delle città, dell’ambiente, dell’inclusione territoriale e sociale. Ed è anche in grado di declinare il nuovo paradigma di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle aree urbane, affinchè le città europee, grandi e piccole, siano adeguate alla contemporaneità che coniuga innovazione, sviluppo e ambiente, senza lasciare che cittadini, comunità e luoghi vengano messi ai margini a causa di strategie macroeconomiche indifferenti alla vita quotidiana e cieche verso il futuro.

Le città italiane sono in emergenza
Per Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale “esiste una vera e propria emergenza per le città italiane: serve che il Paese adotti una politica urbana seria e una specifica politica per l’architettura, ma entrambe oggi sono del tutto assenti. Il primo passo è quello di costruire una visione organica e d’insieme capace di generale progetti ambiziosi ma realistici in grado, anche, di fruire di finanziamenti europei. Le risorse comunitarie sono una fonte importante, ma se mancano un disegno complessivo, obiettivi chiari da raggiungere e progetti definiti in ogni loro parte, il Paese non saprà come fruire delle risorse comunitarie e finirà – come spesso succede – di perderle”.

La questione urbana è il principale problema dei governi europei di questi anni e lo sarà anche per i prossimi: la maggior parte della vita delle persone si svolge – e sempre di più si svolgerà – negli agglomerati urbani e l’esaurimento delle risorse energetiche ne segna un destino inimmaginabile anche solo pochi decenni fa: nel mondo, come in Italia, la città e l’habitat sono a rischio “default” e l’allarme è già stato suonato dalle istituzioni internazionali e dai cittadini

I lavori del Forum EU Cities Reloading – che fruisce dei patrocini della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, della Commissione europea, del Dipartimento Affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’ambiente e del Comune di Milano – si sono conclusi sabato 8 novembre.

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Non c’è rigenerazione delle periferie senza legalità e sicurezza

Cari Grandi

3 novembre 2014
Autore: Redazione
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Noi siamo i bambini che abitano a Corviale, il palazzo più lungo del mondo del quale tutti parlano, ma ne parlano in un modo che a noi non piace. Non possiamo andare in giro da soli perchè abbiamo paura: bruciano le macchine, minacciano le persone, scarabocchiano gli ascensori con mille parolacce. Noi chiediamo solo di poter giocare, avere più pulizia e più rispetto. Voi grandi la chiamate Legalità e Sicurezza. Abbiamo scritto questa letterina per voi che affrontate i grandi problemi del mondo per farvi sapere che questo per noi è un grande problema. Saluti da Corviale.

Mafia e illegalità a Roma: intervista esclusiva a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione

8 novembre 2014
Autore:Elisa Longo
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Roma – Corviale, Raffaele Cantone (magistrato, presidente Autorità Anticorruzione) e Elisa Longo (giornalista) nella palestra di Calcio sociale, convegno Contromafie 2014

Le organizzazioni mafiose ricercano il consenso sostituendosi allo Stato e alla società civile nei territori. Raffaele Cantone risponde alle domande di CorvialeDomani sulle preoccupazione dei cittadini, durante la giornata di apertura di Contromafie 2014, svoltasi nel CalcioSociale di Corviale il 23 Ottobre.

Una delle cause principali del degrado in cui viviamo a Roma è l’intreccio tra economie criminali e fenomeni di corruzione. Si può affermare che nella Capitale si stia manifestando una nuova tipologia di mafia, frutto anche della contaminazione tra mafie di origine nazionale e mafie straniere?

«Non ho contezza di fatti specifici a riguardo, ma è sicuramente vero che le mafie, ormai, abbiano assunto un carattere transnazionale, a Roma come nel resto del paese. Si tratta di un rapporto bidirezionale, che vede gruppi italiani di criminalità organizzata in perfetta osmosi con “colleghi” di provenienza prevalente dai paesi dell’est Europa. Si tratta di organizzazioni che si scambiano uomini e mezzi, nonché supporto logistico, per la gestione dei loro affari illeciti».

Le attività criminali si stanno concentrando soprattutto nei quartieri multietnici di Roma dove stanno prendendo piede forme di strumentalizzazione e promozione di movimenti populistici e xenofobi.  Esiste un interesse diretto da parte delle organizzazioni criminali a favorire questa  modalità di controllo sociale per ottenere in tal modo un consenso diffuso intorno alle proprie attività illecite? 

«La ricerca del consenso è fondamentale per la sussistenza di queste organizzazioni criminali; un modo per ottenere tale consenso è, ovviamente, sostituirsi allo Stato nel rispondere ai bisogni fondamentali della gente. Ecco perché lì dove lo Stato non riesce ad essere presente, se non in modo repressivo, le organizzazioni mafiose prosperano. Io sono napoletano, ed il quartiere Corviale di Napoli si chiama Scampia: deficit di urbanizzazione e totale assenza di presidi minimi di legalità – se non quelli realizzati da associazioni e volontari – rappresentano il comune denominatore di due realtà che sono molto più vicine di quanto si possa immaginare».

Non sarebbe il caso di svolgere una ricerca-azione di tipo interdisciplinare – tipo quella che fece Franco Ferrarotti negli anni Sessanta proprio nelle periferie romane – per venire a capo di tutte le tipologie del fenomeno e delle connessioni nazionali e internazionali?

«Senza nulla togliere al valore educativo e pedagogico della sociologia, credo di poter dire, senza tema di smentita, che questo fenomeno, con tutte le sue declinazioni e connessioni dentro e fuori dai confini del Paese, sia già ampiamente noto a chi è chiamato a contrastarlo e sconfiggerlo».

In alcuni quartieri di Roma, come Corviale, Torpignattara, Pigneto, si stanno sperimentando percorsi partecipativi “dal basso”.  In tali percorsi, quali forme di contrasto alle mafie si potrebbero realizzare da parte della società civile, nonostante la persistente sottovalutazione della presenza del fenomeno mafioso nella Capitale e della sua specificità da parte delle istituzioni?

«La lotta alle mafie deve necessariamente seguire due binari: quello repressivo e punitivo – compito precipuo di magistrati e forze dell’ordine – e quello culturale, che attiene alle coscienze di ciascuno di noi. Il rispetto delle regole, anche le più elementari, che caratterizzano una comunità è il primo passo per l’affermazione dei principi del vivere civile».

Quale ruolo svolge il giornalismo d’inchiesta e quali forme di collaborazione si potrebbero realizzare tra giornalisti e cittadini?

«Se il giornalismo, tout court, è il cane da guardia della democrazia, i cittadini possono, e devono, diventarne le sentinelle».

Torpignattara, laboratorio della nuova cupola romana

11 settembre 2014
Autore:Alfonso Pascale
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Una delle cause principali del degrado in cui viviamo a Roma è l’intreccio tra economie criminali e fenomeni di corruzione che, negli ultimi tempi, ha trasformato la nostra città in un vero e proprio laboratorio di una nuova tipologia di mafia con forti risvolti xenofobi e populistici. Traffico di cocaina e di diamanti, riciclaggio di denaro sporco in attività finanziarie e immobiliari, usura, apertura di sale scommesse in ogni angolo di strada sono i puzzle di un’organizzazione reticolare e ramificata nei nostri quartieri. Ne ha parlato in modo persuasivo Lirio Abbate in un recente articolo apparso su “L’Espresso”.

Torpignattara è uno dei territori prescelti da questa nuova cupola per gestire le attività criminali. È, infatti, un quartiere multietnico dove si vive un disagio profondo, ulteriormente accresciuto dalle pesanti ripercussioni causate dalla crisi economica e dalla mancanza di politiche adeguate per integrare le comunità di immigrati nel tessuto sociale. Il modo burocratico e superficiale con cui, in questi giorni, l’Amministrazione comunale ha risposto alla mobilitazione dei cittadini è segno inequivocabile di sciatteria e sottovalutazione dei pubblici poteri.

Mobilitazione del quartiere

Mobilitazione del quartiere

I registi del nuovo intreccio di business e crimine hanno deciso di strumentalizzare il diffuso e snervante malessere dei cittadini mediante una presenza politica che serve ad alimentare ideologie xenofobe capaci di amalgamare i diversi interessi. Lo smarrimento di riferimenti etici e valoriali e la mancanza di anticorpi civili e culturali fanno sì che soprattutto i giovani si lascino conquistare dal fascino perverso del modello apparentemente vincente del crimine e dell’illegalità e cerchino di idealizzarlo, coltivando pulsioni razziste e una malintesa tutela delle proprie radici.  I segnali sono evidenti dando uno sguardo ai social network e ai giornali periodici di quartiere.

È questo il salto di qualità che si è compiuto, la nuova modalità non più oppressiva ma populistica che sostituisce la pratica odiosa del pizzo precedentemente imposta a imprenditori e commercianti. Una modalità che si presenta in nuove forme protettive volte a creare consenso diffuso intorno alle attività economiche criminali.

Per fronteggiare questa nuova situazione la risposta più adeguata è quella innanzitutto di chiamare il fenomeno con il suo vero nome: sistema criminale di stampo mafioso. Non dobbiamo avere paura a farlo perché gli indizi ci sono tutti. Avremmo bisogno di svolgere una ricerca-azione socio-psico-antropologica  – nelle stesse dimensioni di quella che fece Franco Ferrarotti negli anni Sessanta proprio nelle periferie romane – per venire a conoscenza di tutte le tipologie del fenomeno e delle connessioni nazionali e internazionali.

L’altra risposta indispensabile è quella di  promuovere la ricostituzione di legami comunitari con la consapevolezza, però, che la nuova cupola sta operando sullo stesso terreno. Ma è proprio lì che bisogna vincere la partita, affermando la cultura della democrazia e prendendo coscienza del ruolo fondamentale che giocano parole come “libertà”, “dignità”, ”legalità”, “fraternità”, “solidarietà”, “trasparenza”, “sviluppo”.

Non siamo più abituati ad agire su questo terreno perché ci vogliono doti che abbiamo smarrito: rispetto reciproco, capacità d’ascolto, disponibilità alla mediazione. I modelli del confronto e del dibattito pubblico sono quelli della comunicazione politica, dei social network e dei talk-show televisivi. Ma con quei modelli non si ricostituiscono comunità reali capaci di appropriarsi degli spazi vitali. Vi è dunque bisogno di rieducarci alla democrazia diretta mediante percorsi di autoapprendimento collettivo, sbagliando e riprovando continuamente. Perché non ci sarà mai un traguardo definitivo.

Nei prossimi giorni a Torpignattara sono convocate più assemblee in luoghi diversi per affrontare i problemi del quartiere. Bisogna partecipare ma anche pretendere che ci siano regole democraticamente condivise che permettano a tutti di esprimere la propria opinione e di pesare effettivamente nelle decisioni. È un esercizio a cui non dovremmo sottrarci per non lasciare il campo libero a chi vuole ridurre i nostri spazi non solo di democrazia ma di vita.

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OTTOBRE 2014 LA PRIMA VENDEMMIA

20141004_141713Un ringraziamento a Noi tutti

Ottobre è stato il mese della prima  vendemmia dopo quasi sei anni di caparbio e consapevole lavoro  da parte della nostra larga Comunità  per rigenerare il Quadrante di Corviale.  Un progetto partecipato che dovrà continuare ad includere e ad essere luogo di sperimentazione per chi crede che insieme si possono trasformare in meglio territori e qualità della vita.

I fatti:

– il presiedente della Regione Lazio Zingaretti sblocca  i fondi destinati ai lavori del palazzo ATER per 24 milioni di Euro i cui lavori partiranno entro la metà del 2015 e mette a bilancio 517.000 euro per il “concorso internazionale  Rigenerare Corviale” il cui bando verrà emanato  nei primi  mesi del 2015.  Un bando che interesserà il Quadrante di Corviale come indicato dalle Linee Guida dell’Ater a cui ha contribuito sia la nostra Comunità che  le diverse  Istituzioni che hanno sottoscritto il partenariato per Rigenerare Corviale.

– 3 ottobre Biennale Internazione di Architettura di Venezia Palazzo Ducale

presentazione del progetto “Corviale 2020 intelligente sostenibile inclusivo “  riconosciuto dal  Ministro Cultura e Turismo  Franceschini  che ha inserito nel suo programma “il recupero delle periferie  urbane  dove vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione delle nostre  metropoli, deve essere un segno primario dell’azione di governo” (Vedi lettera allegata) .

– 22 Ottobre  Bologna – Il Roof Top Lab di Corviale (preconvenzione ATER Roma-UNIMOL)  è stato selezionato a Smart City Exhibition 2014 a Bologna . Una proposta selezionata fra molte, in una cornice di ospiti internazionali, come sfida concreta legata prima di ogni altra cosa al lavoro. E’ sembrata la risposta innovativa concreta a quella domanda di nuovo lavoro per connettere e condividere vecchi e nuovi lavori basati sulla straordinaria capacità artigianale e creativa del saper fare italiano.

–  23 ottobre RavelloLab  colloqui internazionali   in cui si discute  la  comunicazione della Commissione Europea  del 22.7.2014 al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni dal titolo esemplificativo su cui abbiamo costruito giorno dopo giorno il nostro progetto:“ Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l’Europa”  in cui  i territori diventano luoghi per la crescita economica, l’innovazione e la coesione sociale.  Un’opportunità da cogliere.

–  5 novembre Rimini  Stati Generali della Green Economy dove abbiamo partecipato all’incontro “ Rigenerare Riqualificare nella Città Sostenibile” la cui  folta platea era  composta da tecnici appartenenti a diverse categorie del settore.

 

“Il nessun dorma”… Salva la data. Il 4 dicembre p.v. “La Miniera di Corviale e del suo Territorio” avrà un altro step per mettere altri mattoni insieme.

lettera ministro franceschini




Messaggio del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini

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Corviale 2020
Venezia, 3 ottobre 2014
 
 
 
Impegni istituzionali non mi permettono di partecipare alla presentazione del progetto Corviale 2020, promosso dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e le Arti Contemporanee tra le iniziative istituzionali  del MiBACT alla 14. Mostra di Architettura della Biennale di Venezia.
 
Il recupero delle periferie urbane, dove vive, lavora e sogna la gran parte della popolazione delle nostre metropoli, deve essere un segno primario dell’azione di governo. È per questo che la riforma del MiBACT prevede l’istituzione di una nuova direzione generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane, che dovrà dare nuovo impulso alle azioni di rilancio e decoro di queste importanti realtà urbanistiche.
 
Augurando ogni successo a questa giornata di riflessione su uno dei luoghi simbolo dell’utopia architettonica nella periferia della capitale, autentico laboratorio che sta conoscendo un rinnovato interesse delle istituzioni, porgo a tutti voi un caloroso saluto a nome del Governo.
 
 
Carlo Zasio
Ufficio Stampa MiBACT
via del Collegio Romano, 27
00186 ROMA



Valutazione della qualità economica dei progetti di trasformazione urbana

condominio

Il documento definisce una linea guida all’applicazione della UNI/TS 11453 sull’iter di finanziamento delle costruzioni, indirizzata alla specifica dei contenuti e delle modalità di sviluppo del piano economico-finanziario di un progetto di trasformazione urbana.

 

prassi di riferimento

 




Guida ai finanziamenti comunitari nel settore dell Turismo

ueEC – Guide EU funding for tourism – Oct 2014




ARDUINO CONQUISTA IL MOMA: ECCO L’ITALIA CHE INNOVA ANCORA

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6375 chilometri. In linea d’aria è la distanza che separa Ivrea da New York. La prima, cittadina di 24.000 abitanti in provincia di Torino, è famosa per essere stata la culla del sogno italiano targato Olivetti. La seconda, tra le innumerevoli cose per cui può essere ricordata, è sede del MoMa, il museo d’arte contemporanea più importante del pianeta. Al MoMa Olivetti è di casa, simbolo di un’Italia industriale e creativa che stupiva il mondo e ispirava anche i colossi americani nel design come nell’informatica. Dal prossimo anno, però, Ivrea al MoMa sarà rappresentata anche da Arduino.

Arduino è una scheda elettronica con un microcontrollore, chiamata così in omaggio al pub della città che nel 2005 ospitava spesso Massimo Banzi e i suoi amici, inventori di un’eccellenza italiana divenuta famosa nel mond0. Banzi all’epoca lavorava all’Interaction Design Institute di Ivrea. Pensò a questo piccolo computer autocostruito per rispondere alle esigenze dei suoi studenti, che non riuscivano a reperire sul mercato microcontroller potenti ed economici adatti ai propri progetti creativi. Insieme all’ingegnere spagnolo David Cuartielles, a David Mellis, Tom Igoe e Gianluca Martino, Banzi crea qualcosa che nel giro di pochi anni prima conquista i makers, i geek e gli smanettoni, poi rompe i confini dell’universo degli appassionati, vendendo milioni di pezzi.

(il servizio di Wired dedicato ad arduino)

 

La piccola scheda madre permette di far prendere vita a progetti estremamente diversi tra loro. Controllare una serie di luci, far volare un drone, far funzionare una stampante 3d. La bellezza di Arduino risiede nella sua flessibilità. Nasce come piattaforma hardware dedicata ai creativi, si trasforma e diventa la possibilità per tutti (o quasi) di partire da un’idea e realizzarla. La forza del progetto risiede nella sua logica open source. Arduino può essere modificato liberamente (è disponibile sotto licenza Creative Commonsed è supportato da una community molto attiva. Ormai è alla base di numerosi oggetti: lettori mp3, router, amplificatori, mixer, telecomandi. Insieme all’hardware c’è un software, un sito e un forum dove scambiarsi idee, arricchire i propri progetti e confrontarli con gli altri makers. Chiunque può scaricare gli schemi del microcontroller, modificarli e ridistribuire, sempre con licenza CC. L’aspetto vincente di Arduino è proprio questo. Come con il pongo, bastano voglia e capacità per modellarlo a proprio piacimento. L’unico limite risiede nell’immaginazione. Ci si può lavorare per adattarlo a qualsiasi ambito: dagli strumenti musicali ai sistemi di irrigazione intelligente.

Arduino può diventare il cuore pulsante di una buona idea e non richiede necessariamente competenze da ingegnere elettronico o programmatore. L’ultima evoluzione riguarda la wearable technology. LilyPad è un microcontroller nato per essere cucito su maglie e oggetti indossabili. Grazie ai sensori può restituire informazioni e dati direttamente da ciò che indossiamo. Molti progetti di IOT (internet of things) hanno alla base una soluzione Arduino che ne permette il funzionamento. Su Kickstarter, una delle principali piattaforme di crowdfunding per progetti creativi, tante delle idee proposte hanno come cuore pulsante proprio la scheda immaginata nel 2005 da Banzi e soci, magari modificata a seconda delle esigenze. Arduino dal prossimo anno sarà esposto al MoMa, simbolo di design e integrazione tra discipline diverse che, grazie alla piccola scheda made in Italy, restituiscono applicazioni concrete. Un mix di tecnica e pensiero, scienza e genio creativo. Da Olivetti ad Arduino. Dal 2015 Ivrea e New York tornano ad essere più vicine.

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Djerbahood: 150 artisti decorano l’antico villaggio tunisino di Er-Riadh

b2ap3_thumbnail_Djerba-djerbahood-tunisia-streetart-07La scorsa estate, oltre 150 artisti provenienti da tutto il mondo sono sbarcati sull’isola diDjerba in Tunisia, per colorare il piccolo villaggio di Er-Riadh con le loro opere.

L’idea è del gallerista parigino Mehdi Ben Cheikh che cura la Galerie Itinerranceed ha voluto creare, nel rispetto della contesto e della cultura locale, un grandemuseo di arte di strada a cielo aperto, in un territorio finora estraneo a questa espressione urbana.

I muri sono stati ricoperti dameravigliosi dipinti, molti dei quali ispirati al ricco patrimonio culturale tunisino, per infondere nuova vita nel villaggio e promuoverne il turismo.

Le splendide foto che seguono sono state scattate da Mohamed Messara ma potete vedere tutti gli interventi sul sito ufficiale del progetto: Djerbahood

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