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Anniversari: 22 ottobre 1964 Jean Paul Sartre rifiuta il Nobel per la letteratura

Lo scrittore alla Sorbona con il famoso giubbotto sciarpa e pipa

Lo scrittore alla Sorbona con il famoso giubbotto sciarpa e pipa

Nel 1964 Jean Paul Sartre pubblica Les mots (Le parole, Net, 2002) e nello stesso tempo cominciano a circolare voci sull’attribuzione, proprio a lui, del Premio Nobel. Scrive una prima lettera all’Accademia svedese dove, benchè assicuri la sua stima all’istituzione del Nobel, chiede che non gli venga assegnata l’onoreficenza: “Signor Segretario, dopo alcune informazioni di cui ora sono venuto a conoscenza, avrei qualche possibilità, quest’anno, di ottenere il Premio Nobel. Benchè sia presuntuoso discutere di una premiazione prima ancora che abbia avuto luogo, mi prendo la libertà di scriverle per dissipare o evitare un malinteso. Intanto, Signor Segretario, le attesto subito la mia stima profonda per l’Accademia Svedese e per il premio con cui ha onorato tanti scrittori. Tuttavia, per ragioni del tutto personali e per ragioni più obiettive, io non desidero essere nella lista dei possibili candidati e non posso nè voglio accettare questa onoreficenza, nè nel 1964 nè dopo. La prego, Signor Segretario di accettare le mie scuse e di credere alla mia altissima considerazione.”

 

Il 22 ottobre 1964  scrive nuovamente all’Accademia svedese motivando il suo rifiuto ufficiale:

Le ragioni personali sono le seguenti: il mio rifiuto non è un atto di improvvisazione. Ho sempre declinato gli onori ufficiali. Quando nel dopoguerra, nel 1945, mi è stata proposta la Legione d’Onore, ho rifiutato malgrado avessi degli amici al governo. Ugualmente non ho mai desiderato entrare al Collège de France come mi è stato suggerito da qualche amico. […] Non è la stessa cosa se mi firmo Jean Paul Sartre o Jean Paul Sartre Premio Nobel. […] Lo scrittore deve rifiutare di lasciarsi trasformare in istituzione, anche se questo avviene nelle forme più onorevoli, come in questo caso.”

Intervistato da Le Nouvel Observateur dopo il suo scandaloso rifiuto, dice: «Se avessi accettato il Nobel – anche se a Stoccolma avessi fatto un discorso insolente, il che sarebbe assurdo – sarei stato recuperato.» Sartre non vuole essere parte di una logica che rifiuta, vuole restare «il filosofo contro», lo scrittore che non vuole compromessi né false mediazioni, non accetta che si possa dire di lui: «è uno dei nostri, finalmente l’abbiamo recuperato». Per Sartre conoscere è agire; il ruolo dell’intellettuale deve necessariamente andare oltre la scrittura di libri:«La funzione dello scrittore – ha scritto – è di far sì che nessuno possa ignorare il mondo o possa dirsi innocente». L’intellettuale deve sempre scegliere se mantenere in vita un mondo ingiusto o impegnarsi per cambiarlo.

In Le Parolel’autoritratto che l’autore offre di sè stesso, racconta della sua necessità di scrivere come una predestinazione nata all’età di otto anni. Scrive infatti: nulla dies sine lineanon un giorno senza una riga. Nello stesso periodo in cui annota queste pagine autobiografiche porta avanti lo studio su Gustave Flaubert, l’Idiota della famiglia. Saggio su Gustave Flaubert (dal 1821 al 1857), 2 voll., il Saggiatore, 1977 Flaubert e Sartre,  non a caso, sono accomunati riguardo la necessità di scrivere, entrambi hanno scelto le parole come missione e hanno tentato di giustificare il proprio spazio nel mondo attraverso di esse.

Sartre è stato uno dei massimi esponenti dell’esistenzialismo, nacque a Parigi nel 1905 e sempre a Parigi morì nel 1980.

Fabio Del Croce redattore di Inform@corte blog della biblioteca della Corte dei Conti

http://www.raistoria.rai.it/articoli/sartre-rifiuta-il-nobel/11117/default.aspx

 




Lo dimostra Angela Merkel: in politica le donne sono meglio degli uomini

Angela Dorothea Merkel (Amburgo, 17 luglio 1954)

Angela Dorothea Merkel (Amburgo, 17 luglio 1954)

È la donna più potente del mondo. Con il trionfo alle ultime elezioni in Germania, Angela Merkel ha confermato di essere la signora della politica. Mutti (mamma), come la chiamano i tedeschi, è diventata cancelliera per la terza volta, catapultando il partito cristiano democratico oltre il 40 per cento dei consensi.

Presa la poltrona più ambita di Germania nel 2005, non l’ha mollata più senza curarsi delle critiche che spesso riguardano soltanto il suo look e il suo fisico. Basta pensare all’irripetibile insulto rivolto alla cancelliera e al suo lato “B”, pronunciato da Berlusconi durante una telefonata intercettata e finita su tutti i giornali. O all’ironia spicciola di altri politici italiani che forse qualcosina da lei potrebbero imparare in termini di modestia e sobrietà.

Lei va avanti per la sua strada, con le sue giacchette dai colori improbabili, certi pantaloni che urlano vendetta, le scarpe basse dal tacco tozzo e, come unico vezzo, le collane che abbina sempre al colore dei bottoni delle giacche. Incurante di tutto, continua il percorso iniziato tanti anni fa nella Germania Est. Angela Dorothea Kasner nasce nel 1954 ad Amburgo, città della  Germania Ovest ma cresce Germania Est, dove si laurea in fisica e dove inizia la sua irresistibile ascesa politica.

Nonostante gestisca un potere enorme, Angela è rimasta una donna semplice che va a fare la spesa con una scorta minima, fa colazione con il marito, sempre negli stessi posti: per Pasqua a Sant’Angelo di Ischia, d’estate sulle Dolomiti. Una tipa così, apparentemente alla buona, ispira fiducia anche ai più giovani.

«Indipendentemente dal partito che rappresenta, i ventenni tedeschi considerano la Merkel una figura in grado di trasmettere speranza. Cosa che in Italia non è accaduta», spiega a Nuovo la giornalista Maria Latella. «Padri, madri e giovani hanno visto in lei una persona capace di costruire un futuro. E come donna, ha sfatato trent’anni di messaggi molto basati sull’apparire e poco sull’essere: “Se non sei bella, magra e sexy, è inutile che tu vada in giro”. Ebbene una signora non particolarmente bella, magra e sexy, è il leader di tutti i signori maschi europei. E il messaggio che arriva a tutte le ragazze è: “Conviene studiare e acquisire una sicurezza che il tempo non porterà via. La sicurezza di Angela Merkel non diluirà con gli anni, anzi si rafforzerà perché è basata sui contenuti e non sul corpo o sull’apparire».

E su questa strada della concretezza e della laboriosità è cresciuta anche Julia Klöckner, vicepresidente della Cdu (Unione Cristiano Demopcratica). Alta, bionda, con padronanza delle lingue è considerata la “delfina” della cancelliera anche se non c’è stata ancora nessuna investitura ufficiale e dovrà aspettare almeno quattro anni prima di succedere alla Merkel. E non è detto che Angela, ancora giovane come capo di stato, lasci lo scettro tanto facilmente.

«Ha una grandissima capacità di mediare, di galleggiare, di gestire i rapporti con calma. È una donna che è stata lungamente sottovaluta ma è impressionante vedere come abbia distrutto tutti i suoi antagonisti interni ed esterni al suo partito», ci spiega la sociologa Chiara Saraceno. « Non ha un’idea politica forte ma è una donna che assorbe tutto: conservatrice della CDU ha inglobato moltissimi temi della socialdemocrazia cambiando idea senza fare grandi drammi. È un interessante fenomeno di capacità di gestione del potere e di conquista della fiducia. In questo senso è una bravissima politica. I cittadini non la amano ma si fidano.

«Durissima in Europa, è prontissima a cambiare idea in patria come ha fatto due volte per il nucleare, piegandosi all’umore del suo paese più che del suo partito. Può piacere o non piacere ma è sicuramente una politica di razza».

Una politica che ha in mano le sorti dell’Europa, la possibilità di cambiare realmente le cose, privilegio appartenuto a pochissime donne. Una è stata Margaret Thatcher, a cui Angela è stata spesso paragonata. Unica donna ad aver ricoperto la carica di primo ministro del Regno Unito, la lady di ferro, scomparsa nell’aprile scorso, ha tenuto in pugno le sorti europee, e non solo, dal 1979 al 1990 con una durezza che aveva turbato anche la regina Elisabetta che una volta si lasciò scappare di detestarla “cordialmente”.

Un’altra delle protagoniste del vero potere in rosa è Hillary Clinton. A lei il presidente Obama aveva affidato la politica estera durante il suo primo mandato. E anche se l’ex first lady non ha ancora sciolto la riserva sulla possibilità di candidarsi ala Casa Bianca nel 2016 molti giurano che potrebbe essere lei la prima presidente donna degli Stati Uniti.

Prima di Hillary si era seduta sulla poltrona di Segretario di Stato degli Stati Uniti Condoleezza Rice, la prima donna afroamericana a ricoprire tale carica, nella seconda amministrazione di George Bush, e seconda donna dopo Madeleine Albright che ricoprì il ruolo dal durante la presidenza di Bill Clinton.

Su 339 capi di stato e di governo, soltanto 22 sono donne ma lungo è stato il percorso di conquista di un potere al femminile. Quasi quarant’anni sono trascorsi da quando, dopo la morte del presidente argentino Juan Domingo Perón nel 1974, la sua terza moglie Isabel Peron diventò la prima donna al mondo a ricoprire la carica di Capo di Stato. Ma non va dimenticata Eva Duarte, detta Evita, la seconda moglie di Perón che, con la sua appassionata retorica lo aiutò tantissimo a catturare e mantenere il favore delle masse. Grazie alla mediazione di Evita, amata e odiata dal popolo, nel 1947 il voto in Argentina fu esteso anche alle donne.

Un’altra importante personalità politica è Antonia Edvige Albina Maino, detta Sonia, italiana naturalizzata indiana. Leader del Partito del Congresso, attualmente al governo della più grande democrazia del mondo, Sonia è entrata in politica qualche anno dopo l’assassinio del marito Rajiv (figlio di Indira Gandhi e già primo ministro), avvenuto nel 1991, riuscendo a risollevare il partito e conquistando la fiducia degli elettori.

Farfalla d’acciaio, così era chiamata Imelda Marcos, vedova del presidente delle Filippine. First lady dal 1965 al 1986, esercitò una fortissima influenza politica sul suo paese e accumulò ricchezze enormi sottraendole alle risorse pubbliche. Quando il governo fu rovesciato nel 1986, Imelda fuggì in espadrillas perché abbandonò precipitosamente il palazzo presidenziale lasciando una collezione di 2700 scarpe e più di 4000 abiti firmati.

Di tutt’altra pasta per correttezza e incorruttibilità la nostra Nilde Iotti, la prima donna presidente della Camera  dei Deputati, uno scranno che occupò per tre legislature, dal 1979 al 1992. Un record ancora imbattuto nell’Italia repubblicana. La compagna di Palmiro Togliatti, leader del Pci, diventò una delle più autorevoli figure del panorama politico italiano nonostante la criticata relazione con il Migliore, così era definito Togliatti. Come lei stessa rivelò in una delle sue rare confidenze: «Lui era sposato, anche se il legame con Rita Montagnana era consunto, il divorzio non c’era e il moralismo dell’Italia di allora non concepiva certi amori».

Daniela Artioli

Settimanale Nuovo N.40 – 10 Ottobre 2013 (oggi in edicola)




ALIMENTI E SALUTE – Il Lievito di Birra

Gloria Bedocchi, farmacista bolognese

Gloria Bedocchi, farmacista bolognese

Sommario: introduzione, significato e preparazione,composizione biochimica, utilizzo medicamentoso

I cambi di stagione possono generare tanti piccoli disturbi che non necessitano di cure farmacologiche importanti,ma possono essere corretti con gli alimenti che comunemente usiamo. Un esempio è dato proprio dal lievito di birra che dimostra efficacia nel risolvere diversi problemi ed è pressoché privo di effetti collaterali.

Il suo uso si perde nella notte dei tempi:fu scoperto dagli Antichi Egizi  lungo le rive del Nilo e fino alla fine del secolo scorso l’unico lievito usato era quello naturale,poi vennero scoperti i lieviti artificiali adatti alla panificazione e prodotti industrialmente.La specie Saccaromyces Cerevisiae è il lievito classico.

Questo fungo cresce su un substrato di malto(orzo germogliato)nei fermentatori. Dopo la fermentazione che ha prodotto una massa consistente si separa il substrato nutritizio dal lievito,si lava il tutto e lo si prepara nelle varie forme:fresco a panetti,fresco liquido,secco per polveri o scaglie e liofilizzato. E’ ricco di moltissimi attivi:vitamine del gruppo B,sali minerali,potassio,calcio fosforo,zinco,cromo,ferro,selenio,zuccheri complessi.Questi zuccheri sono a digestione lenta,quindi non sollecitano il pancreas e non provocano shock insulinici. Altri importanti componenti sono gli amminoacidi essenziali di cui 8 molto importanti perché non sono sintetizzati dall’uomo e devono essere assunti solo con gli alimenti.

E’ facile capire che il lievito di birra può essere usato in diverse situazioni: nella caduta dei capelli (un cucchiaio da cucina per 10 grammi di prodotto al giorno), nella digestione lenta, nella stipsi, nell’anemia, nell’acne, nella crescita per favorire lo sviluppo armonico del corpo, nella depressione da carenze nutrizionali, nell’insonnia,irritabilità e tensione nervosa, nel sovrappeso.

Il lievito di birra vivo a panetti o liofilizzato o in polvere può essere usato tranquillamente anche dai celiaci. Non deve essere assunto invece il lievito liquido . La tradizione e la ricerca piu recente sono il connubio ideale per un vero percorso di salute

Gloria Bedocchi

 

 

 




Gli orti botanici: l’utile e il bello

Il professore Tullio Sirchia, scrittore e giardiniere, anima del parco di re Ferdinando a Scopello

Meraviglioso tramonto a Scopello per i partecipanti al XIV meeting Optima (Organization for the Phyto-Taxonomic Investigation in the Mediterranean Area) che vede la partecipazione di oltre 200 botanici provenienti dalle più prestigiose sedi scientifiche europee, del Nord Africa e del Medio Oriente. Dopo una giornata dedicata al monte Cofano e a Segesta, giovedì 12 settembre, docenti e ricercatori sono arrivati all’ex residenza di Ferdinando IV di Borbone, ora Casa Sirchia.

Il parco rupestre di re Ferdinando è un giardino roccioso, congegnato come una sorta di paradiso tra natura selvaggia, arte, paesaggio: luogo olistico per il rinascimento del Mediterraneo. È pensato con vari punti di vista che si specchiano sul golfo di Castellammare e sui faraglioni di Scopello, tagli di paesaggio organizzati con elementi scultorei. Il teatro delle anime accoglie circa ottanta persone e dà inizio al percorso silvestre che arriva fino al mare, tra olivi, carrubi, querce. Particolarmente significativa è la presenza di specie endemiche della bassa e alta macchia mediterranea che, di fatto, rende il giardino un concentrato della riserva naturale dello Zingaro.

 

Il professore Francesco Maria Raimondo direttore dell’ Orto botanico di Palermo e a sx l’architetto paesaggista Pietro Pedone

Intervista a Francesco Maria Raimondo, direttore dell’orto botanico di Palermo

Quale contributo possono dare i botanici per il rinascimento di parchi,  giardini, condomini,  orti urbani delle nostre città?

«Far entrare nel contesto urbano la natura mediterranea è un nostro dovere, anche perché dal nostro punto di vista si ha la possibilità di collegare la società con il mondo naturale. Soprattutto questi ultimi decenni hanno portato lontano l’uomo dalla natura».

Ci sono tantissimi spazi di terreno incolti nelle città…

«E sono preda di specie invasive strane, specie esotiche. Quando arriva l’esotico il nativo spesso non ce la fa a competere. Quando il nativo manca, l’esotico si impianta e poi è più difficile che accada il contrario. Cioè che il nativo riesca a reinserirsi. Lo spazio viene occupato da specie esuberanti come l’Ailanthus altissima».

Che cosa fare quando Stato o enti locali non sono in grado di gestire spazi abbandonati del territorio?

«Oggi mancano le risorse umane e l’organizzazione per presidiare gli spazi istituzionali, figuriamoci le aree pubbliche abbandonate. Tutti amano stare seduti dietro a una scrivania piuttosto che lavorare sul campo. Ma gli spazi devono essere curati ed è necessario sudare un pochettino»

La professoressa Tiziana Ulian (Seed Conservation Department, Royal Botanic Gardens, Kew, Gran Bretagna)

Per non parlare dell’abbandono della vegetazione di certi parchi archeologici

Il professore Giovanni Cristofolini (orto botanico e erbario dell’Università di Bologna)

«Al meeting di Optima 2013 hanno partecipato autorità mondiali della botanica. Insieme abbiamo visitato Segesta, una realtà che ancora si difende anche se ci sono spazi abbandonati o rovinati dall’incendio del luglio scorso. Il fuoco ha cambiato, alterato i caratteri dell’area. E questo dal punto di vista estetico e paesaggistico non fa una bella impressione. Del resto anche l’orto botanico di Palermo è una realtà bellissima che vive un momento di distrazione perché la regione siciliana vive un momento di difficoltà. Alcuni monumenti non possono essere abbandonati senza metterci la faccia. Io posso contare su persone che sono venute a lavorare per un attaccamento alle istituzioni, senza retribuzione. Al meeting sono presenti studiosi delle più prestigiose realtà accademiche e presentare un orto botanico con le erbacce non sarebbe stata una bella cosa»

Su quali temi vi siete confrontati in questi giorni?

«Il nostro impegno è mettere in risalto il valore, anche economico, della biodiversità per cogliere l’aspetto dell’utilità delle piante mediterranee, per esempio a fini farmaceutici, sanitari, alimentari o cosmetici. Non si può parlare sempre di rarità o di piante che scompaiono, bisogna coinvolgere il mondo produttivo e le associazioni di cittadini, anche se l’attenzione a questi temi non può mancare».

 

passeggiata nel parco, voce fuori campo di Pietro Pedone (architetto paesaggista di Marsala)

 

link utili

http://it.wikipedia.org/wiki/Giardino_dei_Semplici

http://ortobotanicobologna.wordpress.com/

http://www.ortobotanico.unipa.it/Benvenuto.html

http://sweb01.dbv.uniroma1.it/orto/index.html

http://www.optima-bot.org/

 

 

 

 

 

 




Sono Pazzi Questi Tedeschi

Ho ricevuto da pochi giorni alcune copie della rivista tedesca per l’economia immobiliare, Immobilien Zeitung, che per la sua speciale edizione ventennale ha dedicato un ampio spazio nel suo giornale al palazzo ATER di Corviale, da noi noto come il "Serpentone", rappresentato molto spesso dalla nostra stampa come luogo di degrado e privo di qualsiasi potenzialità.

Vi chiederete, allora, come del resto mi sono chiesta anch’io, perché scegliere proprio il "Serpentone"? Melanie Agnes, autrice dell’articolo, con cui ho collaborato per questo reportage su Corviale, ha subito esaudito la mia curiosità. La scelta nasce per il suo aspetto architettonico e monumentale, per il suo progetto innovativo dell’edilizia popolare degli anni 70 che secondo l’architetto Fiorentino aveva lo scopo di rappresentare una “città nella città”, ovvero un luogo di socializzazione e di completa autonomia. Un altro motivo d’interesse di questa scelta era di conoscere le modalità ed il criterio con cui vengono assegnate le case e quali possono essere i costi di gestione di questo enorme “Condominio”.

Melanie ed io, guidate da Angelo Scamponi, abbiamo iniziato la nostra visita all’interno del palazzo, intervistando gli inquilini ed ascoltando le loro storie di vita quotidiana, ricche di entusiasmo e di tanta umanità.

A questo proposito ringrazio Brigitte Cordes per la traduzione dell’articolo che mi ha permesso di capire cosa ha trasmesso “il mostro” a Melanie. Non più solo dati statistici e calcoli ma tanta familiarità e l’amarezza per i tanti pregiudizi che ancora oggi dipingono questo luogo. Si intuisce leggendo l’ultimo capoverso dell’articolo che conclude così:

I giornalisti, invece, parlano poco dei successi di chi emerge vincente a Corviale. Raccontano solo dell’abbandono, del vandalismo lì fuori e poi sempre della leggenda metropolitana dell’architetto che si sarebbe suicidato per la disperazione di aver creato il mostro mal riuscito.

Buona lettura!

Cinzia Galeota

La versione dell’articolo in lingua  originale è consultabile sul sito Immobilien Zeitung

Scarica la versione in .pdf dell’articolo in lingua originale

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Short story prima di una serie

Edward Hopper: lighthouse at two lights

Edward Hopper: lighthouse at two lights

Salivo tutti i gioni lassù al faro. Davanti a me il mare il cielo e il tramonto. Mi piaceva perdere lo sguardo verso l’orizzonte, li’ dove il cielo e il mare sono divisi dalla sua linea immaginaria.
Rimanevo sempre estasiato da quei colori color pastello, arancione, rosa, azzurro, blu. Colori che tingevano le nuvole, il cielo, il mare, colori nei quali i miei occhi facevano scorrere i miei pensieri, i ricordi della mia vita ormai vicina al termine. Ricordavo me bambino con mio padre e mia madre. Rivedevo i miei figli piccoli, adesso adulti e indipendenti. Gli amici, le passioni giovanili, l’amore. Ricordi di gioia, di felicità ma anche di dolori e di sconfitte.
Poi quando il sole si inabissava nel mare mi incamminavo verso casa dove con mia moglie avrei preparato la cena, prima della notte, in attesa di un nuovo giorno da vivere.

Antonio Trimarco




Bologna in bici con Elisa Longo

Elisa Longo, scrittrice romana

Elisa Longo, scrittrice romana

In bici sotto i portici

In bici sotto i portici

«…è una vecchia signora coi fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano e il culo sui colli…». Francesco Guccini la definisce così; ma per rappresentare i mille volti di Bologna e le sue sfaccettature c’è bisogno di più parole, di più concetti che uno dietro l’altro abbraccino il suo fascino. La dotta, la grassa e la rossa Bologna. Ma anche la città dei portici e delle porte antiche, la città dei colli più belli d’Italia. Bologna per chi vive, come me, a Roma, è piccola, ma in realtà, non lo è affatto. Il centro è un cuore pulsante di vita giovanile, di botteghe sempre aperte e di turisti arrossati dalle temperature estive. Maestosa e antica sembra un luogo fuori dall’abituale,è una città a portata d’uomo, percorribile in bicicletta. È una città che resta nel cuore perché è l’atmosfera ad inebriare i sensi, la vita che appare senza problemi, la vita di un borgo medievale che ha un’anima da città metropolitana. Il gusto estetico di Roma, a cui sono abituata, e delle grandi città europee, di fronte alla gentile e composta Bologna si modifica: ci si abitua ad una città eterna. I bolognesi amano la cultura, la loro città e i suoi costumi, sono gelosi del loro territorio.

Piazza Maggiore e la Basilica San Petronio

Piazza Maggiore e la Basilica San Petronio

Biblioteca ex Sala Borsa Palazzo D'Accusio

Biblioteca ex Sala Borsa Palazzo D’Accusio

La piccola Bologna ti accoglie nelle sue strade a raggiera, nel rettilineo di Via Indipendenza, sui fianchi costeggiati dai portici e dai negozi di griffe. Bologna è veramente una signora città, una donna, una femmina. Bologna abbraccia come una mamma e ama chi la passeggia. L’ineguagliabile di questa città risiede nell’essere una città dall’animo antico e una cultura radicata ma anche da uno spirito sbarazzino, animato dal flusso di tantissimi giovani. Bologna rapisce tutti: sopraelevata per l’aeroporto trafficatissimo e sotterranea per i canali ed esplorabili con delle apposite visite guidate.

 

 

La casa di Lucio Dalla

La casa di Lucio Dalla

Palazzo Re Enzo

Palazzo Re Enzo

Dalla casa di Lucio Dalla in Via D’ Azeglio, in cui una silhouette di rete del cantante bolognese con occhiali e sax saluta i suoi numerosi fans, si arriva in Piazza Maggiore. Due piazze vicine e contigue, Piazza Maggiore e Piazza del Nettuno che d’estate, con il cinema all’aperto, sono buie e affascinanti. Sull’una affaccia San Petronio, con la facciata incompiuta e sull’altra Palazzo Re Enzo e la Sala Borsa, la biblioteca comunale con gli interni in stile liberty e degli arredamenti di raffinato design.

 

 

Porta Zamboni, accesso est dell'Università

Porta Zamboni, accesso est dell’Università

Piazza Verdi, cuore dell'Università

Piazza Verdi, cuore dell’Università

L’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna è l’università più antica del mondo occidentale. Le facoltà sono dislocate, non solo in città ma in tutta l’Emilia Romagna e ve ne è una anche distaccata a Buenos Aires. D’inverno all’ora di pranzo quando si interrompono le lezioni, Via Zamboni diventa un fiume di studenti in fuga e in cerca di riposo. All’inizio di Via Zamboni, in Piazza Verdi, ora riqualificata e pulita, la musica fuoriesce dai piccoli locali notturni. Con i suoi murales e scritte antifascista, caratterizza l’animo radical chic e sinistroide degli studenti e dei giovani che la popolano. Per non parlare dei famosi “colli bolognesi” cantati da Cremonini negli anni ’90. Freschi d’estate, innevati d’inverno, i colli sono la panoramica più romantica e la canzone d’amore da sentire in due: Bologna si popola di luci e di brio.

Tutto il potere all'immaginazione

Tutto il potere all’immaginazione

Basilica Di San Luca, si raggiunge a piedi percorrendo il portico più lungo del mondo

Basilica Di San Luca, si raggiunge a piedi percorrendo il portico più lungo del mondo

Il santuario della madonna di San Luca è la vista a cui tutti i bolognesi mirano quando sono in autostrada e in qualche modo, si sentono a casa. In cima al colle della Guardia si erge la cupola gialla e ci si sente a casa. Il porticato, inerpicandosi, è meta di lunghi pellegrinaggi. I portici si snodano come un serpente fino al santuario che li sovrasta a simbolo della vittoria della Madonna contro il demonio. Si dice che il numero non casuale degli archi, 666, in forte pendenza, rappresenti il numero diabolico.

                                                                        Elisa Longo

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=DBIObEAHNp0

 

 




Le Mascotte di Corviale

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Alfonso Pascale interviene sull’impresa sociale

Eclettica festival

Eclettica festival

Grande interesse per l’esposizione e le idee di Alfonso Pascale alla tavola rotonda su “Diritti, luoghi e ideali. La collettività autorganizzata crea la nuova economia dell’impresa sociale”,  al tramonto di venerdì 26 luglio 2013, nell’ambito della IX edizione del festival Eclettica, Parco delle Energie (ex Snia), Roma Pigneto. «… costruire regole condivise per l’uso dei beni comuni che attengono alle comuntà locali e, dunque, direttamente ai cittadini… Prima dello Stato e del mercato c’è la società civile che si autorganizza liberamente per svolgere funzioni di interesse generale, gestendo i beni comuni e garantendo i diritti collettivi… La pubblica amministrazione deve solo favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle comunità locali, sulla base del principio di sussidiarietà… Gestendo direttamente e in modo sostenibile i beni comuni, i cittadini potranno accrescere il senso di responsabilità e i valori di reciprocità, mutuo aiuto e fraternità civile, che sono gli ingredienti indispensabili per uscire dalla crisi».

Chiara  Crupi

Chiara Crupi

 

Grazie agli organizzatori e alla moderatrice Chiara Crupi

http://www.chiaracrupi.eu/

http://www.ecletticafest.com

 

 

 

http://www.alfonsopascale.it/

Alfonso Pascale (1955) si occupa di agricolture civili, campagne urbane e di tutto quello che ruota intorno al cibo. Ha pubblicato Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi,  (Cavinato editore, 2013).

DiPascale




La redazione della rivista più forte con i nuovi collaboratori

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Tommaso Capezzone

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Sandro Zioni

Mercoledì 24 luglio, nella sala informatica della Biblioteca Renato Nicolini (ex Corviale), prima riunione della redazione di Corviale domani (organo di stampa dell’associazione). Durante l’incontro, che ha visto la partecipazione di molti militanti e cittadini è stata presentata la nuova rivista insieme al piano editoriale. Un piano che sta rapidamente prendendo forma grazie al contributo dei nuovi collaboratori. Sono inoltre state illustrate le funzioni di base del sistema di redazione. Ringraziamo il direttore della Biblioteca Antonio Trimarco per l’ospitalità, i fotoreporter Valerio e Ivan Selloni e tutti i partecipanti. Appuntamento in settembre per approfondire le tecniche di scrittura e produzione.

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VIDEO DI REPERTORIO: SUPER ANTONIO