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(Altri) ladri di (altri) libri
di Bart Layton. Con Evan Peters, Barry Keoghan, Jared Abrahamson, Blake Jenner, Ann Dowd USA 2018
2014, Lexington, Kentucky. Spencer Reinhard (Keoghan) è un brillante studente d’arte, lavora in un supermarket per pagarsi gli studi e ha un ottimo rapporto con il padre (Robert C. Treveiler), la madre (Jane McNeill) e la sorella (Dorothy Reynolds), suo unico, perdonabile, neo è l’amicizia con lo scapestrato Warren Lipka (Peters). Un giorno, con alcuni compagni di università, partecipa alla visita alla biblioteca della Transylvania University e la bibliotecaria Betty Jean Gooch (Dowd) mostra loro, tra gli altri, lo splendido Birds of America di John James Audubon e un’edizione rarissima dell’Origine della specie di Darwin. Nell’apprendere che valore del solo libro di Audubon si aggirava sui dodici milioni di $, Spencer comincia a fantasticare e, per gioco, condivide con l’amico il sogno di compiere una rapina nella biblioteca. Warren – che ha una borsa di studio per meriti sportivi e vive una situazione di disagio, a causa della recente separazione dei suoi (Gary Basaraba e Lara Grice) – comincia a prendere sul serio il progetto e, via via, coinvolge anche Spencer ad elaborare realmente il colpo. I due ragazzi studiano i vecchi film di gangster (Rapina a mano armata di Kubrik, Rififi di Dassin), Spencer disegna una pianta particolareggiata della Biblioteca e Warren si fa dare da un amico malavitoso (Anthony J. Police) il contatto per vendere i libri; vanno prima a New York e lì ottengono avventurosamente un indirizzo di Amsterdam. Spencer, a questo punto, starebbe per lasciare il progetto – deve studiare e non avrebbe modo di andare in Europa – ma Warren – che si è volutamente fatto espellere dal suo tutor (Bill Welton) – lo convince e parte per l’Olanda. Qui incontra il ricettatore Van Der Hoek (Udo Kier) che, con il suo braccio destro (Fedor Steer), non sembra prenderlo troppo sul serio ma, comunque, gli garantisce che pagherà il 20/30% del valore dei volumi se provvisti del certificato di autenticazione. Il piano si sta perfezionando ma sono necessari altri complici, Warren contatta Eric Borsuk (Abarhamson), uno studente di economia che vuole diventare un agente FBI specializzato in truffe finanziarie, e Chas Allen (Jenner), giovanissimo e ambizioso imprenditore, abilissimo nella guida veloce. Ora sono pronti e, dopo aver preso un appuntamento con la bibliotecaria, truccati da anziani vanno alla Transylvania ma mrs. Gooch è in riunione e con tutte le impiegate e loro debbono rinunciare. Warren propone di posticipare il colpo ma gli altri tre, spaventati dal pericolo di altri imprevisti, vorrebbero lasciar perdere; Spencer ed Eric, oltretutto, hanno per il giorno in cui si potrebbe fare il colpo importanti prove d’esame ma alla fine Warren convince loro e Chas ad andare avanti, accettando di essere lui quello che immobilizzerà la bibliotecaria. Così con Chas in auto, Spencer di vedetta e Eric fuori dalla porta della sala riservata, Warren entra e con un defribillatore cerca di far perdere i sensi alla Gooch; lei reagisce e ci vuole l’aiuto del recalcitrante Eric per bloccarla (lei per l’emozione si fa la pipì addosso); anche prendere i due enormi tomi è più complicato di quanto sembrasse e, nella fuga, sono costretti a lasciarli, tenendo solo altri volumi più piccoli comunque di un qualche valore Le loro ingenuità – Spencer ha, per esempio, lasciato i libri rubati e il suo vero numero di cellulare – li fanno agevolmente identificare ed arrestare, con una condanna a 7 anni di carcere.
Bart Layton è al suo secondo film e, di nuovo, racconta, in chiave semi-documentaristica le gesta di giovani criminali: il precedente, L’impostore, era incentrato sulla figura del camaleontico Frédéric Bourdin che, cambiando identità più di 500 volte, aveva raggirato servizi sociali e famiglie in tutto il mondo e, come questo, lui e gli altri protagonisti sono interpretati da attori ma compaiono anche di persona a raccontarsi. L’impostore – che aveva avuto vari riconoscimenti – era però una vera docu-fiction mentre American Animals ha la struttura di un film di finzione, con i veri quattro improvvisati rapinatori e la vera bibliotecaria, che intervallano con commenti la narrazione. Questa tecnica è, da qualche tempo, molto in uso ad Hollywood (basti pensare ai recenti Bling ring – con il quale American Animals ha qualche affinità – American Hustle o The wolf of Wall Street) e Layton la padroneggia bene, aggiungendovi di suo un vero coinvolgimento drammaturgico delle persone reali mentre negli altri casi citati ne vediamo, nei titolo di coda, il volto o poco più. Del resto lui si rivela un ottimo regista di thriller che ha ben raccolto la lezione dei grandi autori del genere (oltre alla citazione dei classici su cui si preparano, i ragazzi per comunicare durante il colpo si danno nomi di colori come ne Il colpo della metropolitana del’74 di Joseph Sargent o ne Le iene del ’92 di Quentin Tarantino): il racconto dei due tentavi di rapina è molto serrato e ci fa palpitare per la sorte dei pavidi ed insicuri criminali dilettanti. Alla fine, come in una sorta di autocensura, qualche pentimento moralistico dei veri protagonisti appesantisce un po’ ma, probabilmente, è il risultato di un inevitabile accordo, con cui loro hanno concesso il diritto di raccontare la loro storia purché risultassero redenti. E’ giusto menzionare il merito della distribuzione Teodora del dotto cinefilo Vieri Razzini che aggiunge un piccolo gioiello alla sua library (dopo, tra molti altri, Irina Palm, Amour, Roma, La favorita e Green book). Quello di distributore non è un lavoro facile e comodo e farlo con questa competenza è indubbiamente lodevole.