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Agire, le agende digitali per la crescita: la proposta delle regioni

ueLa Conferenza delle regioni e province autonome, nella riunione dei presidenti del 5 agosto scorso, ha approvato un importante documento intitolato Agire le agende digitali per la crescita, nella programmazione 2014-2020.

Il documento è probabilmente passato inosservato per via del periodo di ferie, ma si tratta di un documento rilevante in cui l’attuazione delle agende digitali regionali è presentata come uno strumento per arrivare ad un vero cambiamento strutturale del Paese nel quadro di una strategia unitaria, “usando il digitale per riprogettare la Repubblica“.

Ci troviamo in un momento importante rispetto ai fondi strutturali: a luglio si è completata la fase di costruzione partecipata dei Programmi Operativi regionali (POR) che declinano la programmazione 2014-2020. Essi comprendono anche gli interventi legati all’agenda digitale ed alla specializzazione intelligente (ricerca&innovazione). Restano da definire alcuni Programmi Operativi nazionali (PON), sperabilmente in una strategia complessiva che sia coerente e riconosca il ruolo di AgID.

I Programmi Operativi delle regioni dovranno ancora attraversare una fase di confronto e perfezionamento con la Commissione europea, e lo stesso Accordo di partenariato di livello nazionale non è ancora chiuso. Ma il quadro delle risorse e delle priorità è ormai chiaro, ed è necessario pensare in breve tempo a come rendere effettiva la fase di esecuzione.

Le politiche per il digitale devono concorrere a creare un quadro normativo ed un  ecosistema digitale favorevole alla crescita economica, alla volontà di investire ed  innovare, allo sviluppo delle reti tecnologiche (infrastrutture), delle reti sociali tra le persone, delle reti tra istituzioni e tra le imprese.

Considerando le possibilità d’azione sul lato delle Pubbliche Amministrazioni e quelle per la “Crescita digitale”, le principali priorità si possono sintetizzare nella figura seguente:

priorita-agende-digitali-regionali

A fine di rendere efficaci gli investimenti che saranno portati avanti in uno spettro d’intervento così ampio come quello sopra raffigurato, le Regioni individuano nel documento quattro azioni “leader” da portare avanti con una piena  collaborazione inter-regionale per rendere sostenibile la loro realizzazione ed il loro completo dispiegamento sui territorio, da sviluppare in rapida successione:

4-azioni-agende-digitali-regionali

Tali azioni sono abilitanti a tutti gli interventi della programmazione 2014-2020 e sono in stretta sinergia sia con l’Agenda Digitale europea e nazionale, in particolare con le azioni  leader nazionali su fatturazione elettronica, ANPR e SPID, sia con le azioni dell’Agenda  Urbana e delle Aree interne nell’ottica dei processi continui delle “smart city&communities” (comunità intelligenti).

Tali azioni sono abilitanti non solo per gli interventi delle regioni, in quanto le regioni si propongono come asse infrastrutturale portante per una coerente strategia nazionale che abbia un duraturo effetto strutturale e di sistema.

Proprio per questo le azioni leader proposte dalle regioni sono pensate in stretta connessione al percorso del disegno di legge delega sulla riorganizzazione delle PA da poco presentato dal Governo e con l’Alleanza istituzionale per una “Italia Semplice” approvato in Conferenza unificata.

La proposta è quindi di attivare le azioni prima di arrivare ai decreti legislativi, in modo che i  decreti legislativi non siano solo un “inizio” ma facciano parte di un percorso progettuale esecutivo già in atto per la riprogettazione della Repubblica con il digitale.

Le quattro azioni sono sintetizzate nel modo seguente:

1) Community cloud & cybersecurity

Vision: Dare al cittadino servizi pubblici digitali sicuri ed efficaci, basati sullo sfruttamento pieno del paradigma cloud, con servizi infrastrutturali (identità, interoperabilità, ecc) gestiti a livello regionale al massimo livello di sicurezza dell’informazione e nell’ottica dell’economia di scala e di scopo, abilitando al tempo stesso la concorrenza tra i privati nello sviluppare servizi applicativi in cloud in un ecosistema digitale che sia driver della crescita con il digitale anche del settore privato non-ICT.

Lo sviluppo dell’amministrazione digitale e dell’economia digitale non può prescindere da  una effettiva garanzia della sicurezza delle reti e dell’informazione e quindi la fiducia da  parte dei cittadini verso i servizi on-line.

La riprogettazione della Repubblica deve avere solide e sicure fondamenta digitali.

Bisogna evitare di replicare la prima fase dell’egov italico, con una serie di progetti isolati, sconnessi da veri cambi organizzativi negli uffici, senza economie di scala, senza vere logiche “open”.

Il documento afferma un importante principio: le PA non possono continuare a sviluppare software in una logica ormai superata dall’evoluzione tecnologica ed insostenibile nel tempo sia per complessità che  per costi di mantenimento.

Il “riuso di software” ha ormai dimostrato abbondantemente i suoi limiti e va anch’esso superato.

Viene delineato per le regioni il ruolo di “cloud service broker” per il livello locale, ma non solo, in una logica di specializzazione dei sistemi di cloud che in rete fra loro erogano servizi a più territori e a più livelli di PA (locale, regionale e nazionale), rimuovendo gli ostacoli allo sviluppo di un ecosistema di servizi applicativi erogati dai privati in cloud.

Non è più possibile, infatti, fermarsi oggi al “solo” consolidamento dei data center pubblici, operazione comunque da portare a termine quanto prima, ma occorre puntare veramente sul cloud.

2) Centri inter-regionali sulle competenze digitali

Vision: Realizzare un sistema inter-regionale di centri di competenza digitale, ricercando la specializzazione di gruppi di regioni su singole tematiche in modo da avere personale pubblico in grado di fornire supporto a tutte le Amministrazioni territoriali e centrali.

Avere nelle PA capacità organizzative stabili per la gestione di programmi & progetti (programme&project management) e strutturare funzioni associate per gli uffici ICT dei comuni e reti scolastiche per la gestione associata dell’innovazione didattica e digitale.

Il documento prevede l’attuazione di  trasformazioni organizzative per arrivare a servizi pubblici integrati ed interoperabili (joined-up public services), ovvero servizi delle PA erogati attraverso una integrazione dei processi tra le diverse amministrazioni coinvolte ed una completa interoperabilità nello scambio dei dati tra di esse che vada anche oltre la semplice dematerializzazione dei documenti.

3) Una PA con servizi digitali che superino la logica dei procedimenti

Vision: Rendere noti e riorganizzare i servizi delle PA per erogarli attraverso un ecosistema di servizi digitali sviluppati in collaborazione tra pubblico e privato, con le amministrazioni che lavorano “senza carta” (digital by default) e “scambiando dati e non documenti” superando quindi la logica dei procedimenti a favore di quella centrata sui servizi multicanale. Avere nelle PA le capacità organizzative stabili per valorizzare il patrimonio informativo pubblico liberandone le possibilità di sfruttamento per la crescita economica, sia come dati aperti (open data) che come servizi avanzati in sussidiarietà (ad es. le PA espongono i servizi ed i privati fanno i portali per fruirne).

Il documento si  propone di partire dal sistema di cooperazione SPCoop/ICAR già in uso in tutte le regioni (visto anche il rilancio della “cooperazione applicativa” dettato dall’art. 24-quinquies del recente d.l. n. 90/2014 convertito dalla legge n. 114/2014) e dal progetto di interoperabilità “e015” legato ad Expo2015 come piattaforma “collante” di tutte le numerose iniziative pubbliche e private legate ai temi di open data, big data, open gov, smart city & communities, cultural heritage digitale, ecc.

4) Fascicolo digitale del cittadino

Vision: Dare al cittadino accesso unitario a tutte le informazioni che lo riguardano, ovvero “i suoi dati”, che sono in possesso delle PA e dare al cittadino la possibilità di condividere tali dati con servizi pubblici e privati quando serve.

Il documento sottolinea che occorre sfruttare il grande investimento (già in corso, ma il cui finanziamento è da completare con risorse che vanno oltre i fondi strutturali) per la realizzazione del “Fascicolo sanitario elettronico” anche come driver per digitalizzare tutti servizi delle PA, sfruttando gli standard di interoperabilità ed il modello funzionale già sviluppato per la sanità per usarlo come contenitore di tutte le informazioni delle PA che riguardano un cittadino, invece di continuare a produrre decine di fascicoli settoriali (fascicolo elettronico dello studente, fascicolo delle pratiche edilizie, fascicolo previdenziale, cartella sociale informatizzata, fascicolo del dipendente, ecc).

Le quattro azioni sono sì di natura abilitante ed infrastrutturale, ma prevedono come risultato, da qui al 2017, anche l’erogazione di servizi concreti e direttamente fruibili dal cittadino su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con il livello nazionale e locale ed attraverso una declinazione delle quattro azioni su ogni singolo territorio regionale.

Abbiamo bisogno di tradurre l’agenda digitale in fatti, ed il documento delinea un percorso di “execution” fattibile anche se sfidante: speriamo possa trovare la massima condivisione a tutti i livelli istituzionali perché… è tempo di “agire”!

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