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È iniziato lo scorso dicembre il ricco programma del collettivo TumbTumb per narrare e valorizzare pratiche e realtà attive nelle periferie milanesi. Un attento lavoro sul campo, scandito da esplorazioni, progetti e una grande festa nell’estate 2017. Che promuove la cultura come motore sociale.
RENZI, LA SICUREZZA E LA CULTURA
All’indomani degli attacchi di Parigi il premier Renzi, al motto “per ogni euro in più investito in sicurezza, uno in cultura”, stanziava 500 milioni per la “riqualificazione delle aree degradate”.
Mentre la destinazione del fondo alimenta il dibattito sulle modalità di intervento nei territori marginali delle città, siamo andati a Milano, a incontrare chi su periferie e cultura già da tempo lavora. Con passione, professionalità e costanza.
LA PERIFERIA AL DI LÀ DEGLI STEREOTIPI
Con l’intento di dare forma narrativa a vitalità e potenzialità delle periferie milanesi, Federica Verona, da “un’idea nata a tavola” con Gianmaria Sforza, ha riunito architetti, designer, antropologi, sociologi, artisti, esperti del mondo teatrale, grafici e sportivi nell’associazione culturale TumbTumb.
Da questo eterogeneo gruppo di professionisti appassionati alla città è nato SUPER – il festival delle periferie a Milano: un programma multidisciplinare che coniuga l’analisi con l’azione, la documentazione con la produzione. Preferendo alla formula dell’evento quella di un lento percorso: due anni – da dicembre 2015 all’estate 2017 – scanditi in tre tappe, in cui approfondire, interagire e restituire.
UN RACCONTO IN TRE ATTI
I Tour inaugurano il racconto del territorio. Fino alla prossima estate, due esplorazioni al mese – rigorosamente a piedi o con i mezzi pubblici – alla scoperta di pratiche, associazioni e realtà attive nei quartieri ai margini della città. “Gli incontri”, spiega Federica Verona, “sono la struttura portante del festival. Perché, se si vuole parlare delle periferie, bisogna partire dalla loro conoscenza”. Condivisi sul web con immagini, video e parole, raccontano di biblioteche che si aprono a nuovi servizi, tipografie che ospitano workshop, orti urbani e skatepark. Sorprendenti luoghi di socialità, mestieri reinventati, nuovi divertimenti frutto, il più delle volte, di piccoli investimenti e notevoli intuizioni creative.
Conclusi i tour, il diario di viaggio virtuale diventerà un libro auto-prodotto: un dettagliato archivio di buone pratiche, a portata di mano per la seconda tappa del festival. Dal prossimo autunno ogni socio di TumbTumb curerà infatti uno specifico progetto. Perché, come sottolinea Verona, “non vogliamo limitarci a leggere e raccontare il territorio, ma provare a lavorarci, attivando forme di interazione con ciò che abbiamo scoperto. Provando a gettare dei semi che diventino qualcosa che continua. Indipendentemente da noi”.
Diversi per tema – dalla letteratura al teatro, dalla fotografia alla performance, dal lavoro al tempo libero – i progetti vogliono valorizzare, riattivare o mettere in rete l’esistente. Sperimentando nuove formule – come nel caso del tutorial fotografico di Filippo Romano per creare un network di narratori on site – o esportando format altrove consolidati – come Cortili Letterari, festival di autori under 35 avviato a Fano, con cui Elisa Sabatinelli aprirà al pubblico le corti private.
Sotto forma di prodotti editoriali, mostre, spettacoli e installazioni, i risultati dei progetti saranno poi messi in scena nella tappa conclusiva del 2017: “Una grande festa in cui mettere a sistema l’archivio web che stiamo costruendo, i progetti di Super, la rete formata attraverso i tour e confrontarsi con analoghe realtà estere”.
OLTRE IL RAMMENDO
In un dibattito fatto di numeri, nuove costruzioni, ricuciture puntuali, Super parla di persone, attività, sinergie. Un potente cambio di prospettiva, in cui le periferie da stereotipati “contenitori del disagio” si scoprono territori ricchi di risorse; la cultura, anziché mix di funzioni calate dall’alto, attivando interazioni fra realtà esistenti diventa “motore di cambiamento sociale”.
A fronte di cattedrali nel deserto e viadotti green abbandonati, un invito a posare ago e filo, alzarsi dalla scrivania ed entrare a guardare. Per poi pazientemente tessere reti.