Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Ritual – Una storia psicomagica

Meglio Jodorowsky senza Jodorowsky

di Giulia BrazzaleLuca Immesi. Con Desirèe GiorgettiIvan FranekAnna BonassoAlejandro JodorowskyCosimo Cinieri Italia 2013.

Lia (Giorgetti) è una creatrice di moda e vive con Victor (Franek), uomo d’affari narciso e possessivo, un rapporto d’intensa e sofferta dipendenza. E’ in cura psicanalitica dal dott. Guerrieri (Cinieri), al quale racconta di quando, bambina (Giulia Carissimi) andava in un paesino del veneto dalla zia Agata (Zanin Mariaciara), guaritrice e cartomante: qui aveva avuto precocemente le prime mestruazioni e le aveva vissute con angoscia come una sorta di punizione per aver “violato” la cappella nella quale era seppellito un uomo il cui corpo – si diceva in paese – era stato sottratto dal demonio. Un giorno, rientrata tardi da un appuntamento con lo stilista Flavio (Giuseppe Ferlito) trova ad attenderla l’inferocito Victor che la aggredisce e la possiede brutalmente. Poco dopo aspetta un bambino ma il compagno la induce, contro la sua volontà, ad abortire. Il suo fragile equilibrio diventa ancora più precario e, dopo un tentativo di suicidio, decide – anche su suggerimento del terapeuta – di andare dalla zia (Bonasso). Agata la accudisce, mentre aiuta, con i tarocchi e piccoli riti magici, i compaesani a superare i loro problemi. Lei, intanto, si intrattiene con i  salbanei (folletti in veneto), due bimbi immaginari  (Nicola Arabi e Gaia Ziche) che, con la brutale ma poetica sincerità dei piccoli, la mettono di fronte al suo dolore. Quando, però, le si palesa l’Anquana (Patrizia Laquidara) – ninfa dei boschi – che canta la ninna nanna al suo bambino morto e lei stessa comincia a ninnare un bambolotto, Agata capisce che deve fare qualcosa. La situazione precipita quando arriva Victor – deciso a portarla via – e lei viene nuovamente risucchiata dalla dipendenza psicologico-sessuale che la lega a lui. La zia consulta lo spirito del marito defunto Fernando (Jodorowsky) che l’aveva iniziata alla psicomagia e decide di dover intervenire rapidamente per salvare la nipote; caccia di casa Victor e comincia un rito di purificazione sulla nipote. Victor va in paese e nel locale di Beppe (Fabio Gemo), beve troppo e rimorchia Gloria (Roberta Sparta) ma, poco dopo, torna nella villa e, scavalcato il muretto, entra, interrompe il rito e si addormenta ubriaco. All’alba Agata la sveglia e completa il rito: prende un mango che le aveva legato sulla pancia, lo mette in una scatola di legno e lo seppellisce, dicendo che quella sarà la tomba del bambino mai nato. Improvvisamente sollevata, Lia torna a casa ma sul letto trova la scatola disseppellita: Victor le aveva seguite e – gridando che la farà rinchiudere – scaglia in terra il frutto, rompendolo. Lia perde il lume della ragione, lo accoltella con un paio di forbici e, mentre lui muore, culla il bambolotto-neonato in compagnia dei salbanei.

Abbiamo trovato questo film in una bella rassegna di opere di autori italiani da ripescare ed è stata una bella sorpresa. I due registi-produttori hanno fatto (e non è certo così comune tra i nostri operatori) appieno il loro mestiere di indipendenti, mettendo insieme, con il solo aiuto di sponsor locali, un racconto intenso e personalissimo. Tanto per cominciare, hanno saputo illustrare un percorso psicologico con grande intensità (per merito anche dell’efficacissima protagonista: un bell’esempio – raro da noi, comune in altri paesi – di attrice nota ai frequentatori di teatro che approda al cinema e riesce a rimodularsi secondo gli stilemi dello schermo) ma, pur partendo da La danza della realtà di Jodorowsky, non sono entrati nel mondo magicamente surreale dell’autore  (non a caso, stretto collaboratore nella sua giovinezza di Arrabal e Topor, con i quali aveva creato il movimento teatrale Panico). Il regista de La montagna sacra e di Santa Sangre, ha approvato la sceneggiatura ed ha accettato di apparire in un cameo ma gli autori – forti anche della supervisione di Jeff Gross, sceneggiatore di Polanski – sono andati nella direzione di un racconto realistico, forti della conoscenza dei lavori di Ernesto De Martino (etnologo, autore de Il mondo magico e di Sud e magia), ricavando suggestioni e magie dalle filastrocche e canzoni della tradizione popolare veneta e attingendo gli atti psicomagici dalle ritualità del quotidiano contadino.  Lo so che può apparire blasfemo ma Jodorowsky senza la sua (vogliamo dirlo? pesante!) sovrastruttura ieratico-surreale è meglio. Della protagonista abbiamo detto ma il cast è tutto ben amalgamato. Belle le musiche della Laquidara e di Moby. Il film sta ancora girando in rassegne (ma è anche in uscita il dvd): se vi capita, non perdetelo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *