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“Christian si svolge al Corviale, Roma, il serpentone costruito negli anni dell’utopia urbanistica – e di altre utopie miseramente finite. Edoardo Pesce, che interpreta il protagonista, è uno scagnozzo del boss. Un giorno si sveglia con le stimmate e, fra una Maria Maddalena che si prostituisce per droga (Silvia D’Amico) e un Arcangelo Gabriele sfregiato (Claudio Santamaria), fa miracoli.“ Così Concita Di Gregorio presenta il nuovo format delle fiction italiane.
Quello che ci domandiamo è “ma le utopie a Corviale sono veramente fallite?”
Un luogo con il più alto tasso di associazionismo.
Un simbolo di degrado che diventa una metafora di riscatto, anzi addirittura di miracolo.
Il più grande progetto di rigenerazione urbana.
Il tetto piano più grande che diventerà il più grande produttore di energia rinnovabile.
Il cambio di paradigma che non manda più le ruspe per risolvere i problemi sociali dell’abitare.
Una realtà studiata da miriadi di ricercatori.
Un palazzo visitato con interesse da visitatori di tutto il mondo.
Se questa è un’utopia fallita?