Decreto Salvini: Campidoglio, un voto oltre le appartenenze
Autore : Redazione
Pubblicato il : 07-12-2018
L’approvazione, quasi unanime, in Campidoglio di una mozione sul decreto sicurezza ci conforta su quello che diciamo e pratichiamo da anni nei territori più difficili di Roma.
Condividiamo totalmente questa battaglia di civiltà e siamo, come sempre, disposti a collaborare nella sua attuazione pratica.
Mozione n. 117 del 4 dicembre 2018
(ex art. 109 del Regolamento del Consiglio Comunale)
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PREMESSO CHE
- il dato relativo ai migranti sbarcati è stato nel 2016 di 144.574, nel 2017 di 108.538 e nel 2018 (al 12 ottobre) di 21.426, confermando un trend in calo che dunque non evidenzia la necessità di misure straordinarie;
- nel Lazio risulterebbero accolte 3295 persone nei Centri SPRAR 12382 nei CAS, di cui molte sarebbero prive del titolo previsto dal Decreto Legge e dunque a rischio legalità con conseguenti ricadute nei centri urbani;
- a Roma oltre 2325 (dato 2017) MSNA rischiano al compimento del 18° anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada o alternativamente, di richiedere il prosieguo amministrativo con rette (tra i 35 e i 60 Euro giornalieri) a totale carico della Città, fino al compimento del 21° anno di età;
- l’ANCI nazionale ha stimato in 280 milioni di Euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei Comuni, per l’assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale di cui una buona parte a carico dei Comuni, inclusa Roma Capitale;CONSIDERATO CHE
- il Decreto Legge in oggetto:
- elimina la possibilità per le commissioni territoriali e per il Questore di valutare la sussistenza dei gravi motivi di carattere umanitario e dei seri motivi di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano abrogando, di fatto, l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari e introducendo una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare;
- mira a prolungare il periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri da 90 a 180 giorni;
- elimina gli sportelli comunali che forniscono attività informative, di supporto e di assistenza agli stranieri che intendano accedere ai programmi di rimpatrio volontario-assistito;
- riserva l’accoglienza nel sistema SPRAR ai soli titolari di protezione e MSNA escludendo di fatto i richiedenti asilo;
- esclude la possibilità ai detentori di permesso di soggiorno per richiesta di asilo l’iscrizione all’anagrafe dei residenti;TUTTO CIÒ CONSIDERATO
- si ritiene vengano vanificati gli sforzi fatti anche della Città di Roma volti ad un’equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio. Il provvedimento favorirà quindi le grandi concentrazioni di persone nei grandi Centri di Accoglienza Straordinaria, di difficile gestione con poche possibilità di percorsi di integrazione e con impatti fortemente negativi per i cittadini. Inoltre, i mancati percorsi di integrazione anche in città più piccole, porteranno ad aumentare ulteriormente in città presenze di persone in condizione di estremo disagio, potenzialmente coinvolgibili in attività illecite;
- si rischia l’aumento delle persone presenti nei Centri di permanenza per rimpatri, compreso quello di Roma. Le difficoltà di mettere in atto rimpatri, viste anche le scarse risorse stanziate per i rimpatri volontari e l’assenza di ulteriori accordi con i paesi di origine, al termine dei 180 giorni, potranno aumentare la presenza di stranieri irregolari favorendo marginalità estreme, occupazioni e illegalità;
- si favoriscono le strutture di accoglienza straordinaria di cui abbiamo registrato criticità in questi anni smantellando quella parte finalizzata a dare risposte strutturate, controllate e non emergenziali come i centri di accoglienza (SPRAR) gestiti dai Comuni con percorsi di integrazione in piccole accoglienze.
L’ASSEMBLEA CAPITOLINA IMPEGNA LA SINDACA E LA GIUNTA CAPITOLINA
- a chiedere al Ministro dell’Interno ed al Governo di aprire un confronto istituzionale con Roma e le Città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori e di approntare tutti gli atti necessari a mitigarne gli effetti in termini di diritti sia per i cittadini che per le persone accolte;
- ad incrementare le politiche di accoglienza ed inclusione sociale realizzate da Roma Capitale, con particolare attenzione alle fragilità.