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BASTA con quest’ATAC come con quest’AMA e con questa ACEA.
Nelle periferie il disagio per i disservizi di ATAC, AMA e ACEA è ancora più forte.
Per questo, nonostante una parte di noi voterà NO, siamo per andare a votare al REFERENDUM sull’ATAC di Domenica 11 novembre per cancellare quest’ATAC.
Salviamo i cittadini, salviamo i lavoratori ATAC, cancelliamo quest’ATAC.
Riportiamo qui, sulla questione, alcune utili riflessioni di Walter Tocci:
“Il primo quesito riguarda la possibilità di ricorrere alle gare europee per affidare il servizio. È una domanda per certi versi quasi inutile, poiché con l’attuale legislazione i comuni che volessero sottrarsi alla concorrenza sarebbero scoraggiati dalle sanzioni statali, che nel caso romano possono arrivare a cento milioni di euro. Il quesito però assume un significato politico di fronte alla decisione della giunta Raggi di prorogare il monopolio, incurante del danno che procura al bilancio comunale oppure fiduciosa che il governo amico modifichi la legge.”
(…)
Attualmente “l’Atac decide unilateralmente di erogare meno servizio, anche se formalmente dovrebbe essere il comune a decidere il livello di offerta.”
(…)
Con la liberalizzazione avremmo “una nuova azienda pubblica alla quale sarà giusto dare lo stesso nome – Atac – (…) non avrà più la preoccupazione di gestire oltre diecimila dipendenti della produzione poiché sono stati assunti dai vincitori delle gare, e potrà concentrarsi sull’efficacia del servizio e sul rapporto con gli utenti.
(…)
la separazione tra il servizio e la produzione era già stata attuata” (…) con “Trambus, l’azienda di produzione sotto il controllo di Atac, che allora era diventata appunto un’agenzia di governo del servizio.
Proprio con quell’assetto era stato raggiunto il massimo livello di offerta di 120 milioni di chilometri
(…)
Purtroppo nel 2008 arrivò il sindaco Gianni Alemanno e smontò l’assetto della liberalizzazione riunificando Atac e Trambus in un grande carrozzone che si prestava meglio agli sprechi di “parentopoli” (…) e diminuisce l’offerta fino agli attuali 84 milioni di chilometri.
(…)
Il servizio su gomma, dunque, ha subìto un taglio di circa il 30 per cento, come valore medio, che però corrisponde in periferia a riduzioni di oltre il 50 per cento”
(…)
Bisogna impedire, però, che la concorrenza comprima i diritti dei lavoratori. Per questo (…) i contratti obbligano i vincitori ad assumere gli attuali dipendenti (esclusi i dirigenti) con le stesse retribuzioni oltre a prevedere la revoca degli affidamenti ai privati che non rispettano i contratti di lavoro.
(…)
Il secondo quesito (…) Chiede agli elettori di esprimersi sulla possibilità di gestire in concorrenza trasporti collettivi, non di linea, a integrazione del servizio pubblico.
La tecnologia oggi consente di aggregare la domanda in tempo reale e di offrire un trasporto senza linee fisse, modificando il percorso per servire i cittadini che si muovono contemporaneamente nel medesimo bacino. Se volessi andare, per esempio, dal quartiere Tiburtino a Monteverde, potrei prenotare il viaggio con un’app insieme ad almeno 4-5 persone che nello stesso orario avessero bisogno di muoversi in quella direzione.
(…)
Com’è già successo nella telefonia mobile, cresceranno le aziende private della mobilità che organizzeranno gli spostamenti collettivi a domanda.
(…)
se l’autobus passa ogni ora (…) È meglio allora andare a prendere quel cittadino a casa con un servizio su itinerari flessibili (…) il servizio a chiamata con i biglietti o gli abbonamenti Metrebus fornirebbe un servizio ottimale ai cittadini e costerebbe il 70 per cento in meno delle attuali linee fisse. Con questo risparmio il comune potrebbe potenziare il servizio in tutta la città.”
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Perciò chi vuole cambiare in meglio sceglie il SI al REFERENDUM.
Votano NO quelli a cui sta bene il servizio ATAC attuale.
Carlo Verdone spiega bene le motivazioni del SI: