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Chi c’è nella testa di Obama?
di Jordan Peele. Con Daniel Kaluuya, Allison Williams, Bradley Whitford, Caleb Landry Jones, Stephen Root USA 2016
Jordan Peele è noto al grande pubblico americano come attore ed autore comico (in coppia con Keegan-Michael Key ha creato con grande successo la sitcom Key and Peele) ma è un grande fan dei film horro tanto che ha deciso di esordire alla regia con questa storia . Lui ha dichiarato di essersi ispirato a La notte dei morti viventi (1968) di George A. Romero ma nel racconto si trovano molti altri riferimenti: da L’isola degli zombies (1932), capofila del genere di Victor Halperin – con Bela Lugosi scienziato/stregone che comanda un esercito di morti viventi – a, tra le opere recenti, La notte del giudizio (2013) di James Del Monaco, prodotta dalla Blumhouse, la stessa di Scappa – Get out. Il film è già un caso: costato 4.500.000 $ ne ha già incassati nel mondo più di 200.000.000 e, come talora succede ai film horror, è già vsto come uno specchio delle angosce profonde di un periodo: come lo splendido L’invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel apparve come una metafora della paura dell’invasione del comunismo, Scappa – Get out ci racconta dell’intrusione dei superpoteri finanziari nelle leve del comando, anche attraverso figure apparentemente tranquillizzanti come Obama. Detto questo, il film, di per sé, è un onesto prodotto con una buona suspense, la giusta dose di ironia (grazie soprattutto a Lil Rel Howey) e un bel cast, che ha raccolto varie nomination agli Mtv Awards.
Chris Washington (Kaluuya) è un brillante fotografo, è in procinto di andare con la fidanzata wasp Rose Armitage (Williams) a conoscere i genitori di lei in Alabama ed è un po’ sorpreso perché lei non ha detto ai suoi che lui è nero ma la ragazza taglia corto, dicendogli che a loro non importa affatto: non sono certo razzisti ma, anzi, fervidi elettori di Obama. In viaggio urtano con la macchina guidata da Rose contro un cervo e quando arriva la volante e il poliziotto (Tray Burvant) chiede con sgarbo i documenti di lui, la ragazza gli impone di non darglieli: non era lui al volante e la richiesta è un abuso. Arrivati nella enorme tenuta degli Armitage sono ricevuti dai festanti padroni di casa, il neurochirurgo Dean (Whitford) e la psicoterapeuta Missy (Catherine Keener) ma alcune anomalie inquietano Chris: loro sono molto liberal ma nei loro discorsi c’è un costante, sottile riferimento a parametri lievemente razzisti e la servitù è composta da due neri, il giardiniere Walter (Marcus Henderson) e la cameriera Giorgina (Betty Gabriel), entrambi con un espressione vacua. A cena il fratello minore di Rose, Jeremy (Landy Jones), è molto più esplicito dei genitori nel riempire Chris di razzistiche allusioni alla sua potenza sessuale e fisica e più tardi, a letto, Rose se ne scusa. Di notte lui si sveglia di soprassalto e scende in giardino a fumare – di nascosto: Rose è contrarissima al fumo – e viene quasi travolto da Walter che corre in tuta. Quando rientra Missy lo porta nel suo studio e lo sottopone ad una seduta del suo procedimento per far smettere di fumare: gli parla e, girando un cucchiaino in un tazza, lo ipnotizza e lui torna con la mente a quando, undicenne (Zailand Adams), aveva perso la madre. Si risveglia angosciato nel suo letto e Rose gli comunica che stanno arrivando gli ospiti per l’annuale cerimonia in onore dei suoi nonni, capostipiti della famiglia. Anche i nuovi arrivati sono, al contempo, cordiali ed imbarazzanti e Chris, dopo essere stato palpato dalla signora Philomena King (Geraldine Singer) – che ha un marito nero Andrew Logan (Lakeith Stanfield) di trent’anni più giovane di lei e, anche lui, con uno sguardo vacuo – e aver parlato con il gallerista cieco Jim Hudson (Root), che gli esprime ammirazione per le sue opere, si apparta e decide di scattare qualche foto ma, quando riprende Andrew con il flash, lui perde sangue dal naso e sviene, non prima di avergli urlato: “Scappa!”. Di lì a poco tutti i convenuti si ritirano in angolo del giardino per una specie di asta che ha come oggetto una gigantografia di Chris e il vincitore è Jim. In camera Chris, che ha la sensazione di aver già visto Andrew, ne manda la foto al suo grande amico Rod (Lil Rel Howery), agente aeroportuale che era contrario al suo viaggio in mezzo a tutti quei bianchi del sud e questi scopre che quello ritratto nella foto era un ragazzo del loro corso di studi scomparso sei mesi prima ma non riesce ad avvisare Chris perché il suo telefono suona a vuoto. Convinto che l’amico sia in mano a razzisti che vogliono farne il loro schiavo sessuale, Rod va alla polizia ma il tenente Latoya (Erika Alexander) e i suoi colleghi (Jeronimo Spinx e Ian Casselberry) gli ridono in faccia. Chris, in realtà, aveva deciso di partire quella sera con Rose ma, mentre si preparava, aveva trovato in un ripostiglio un serie di foto che la ritraevano in posa affettuosa con vari ragazzi neri (lei gli aveva detto che lui era il suo primo fidanzato di colore). Cercando di scappare, viene bloccato dall’ipnosi di Missy e si risveglia legato in una stanza davanti ad un monitor che gli comunica che – come altri prima di lui (in Walter e Giorgina, ad esempio, vivono i nonni di Rose) – sarà sottoposto ad un intervento chirurgico e gli verrà impiantata una zona del cervello di Jim, che potrà così fruire della sua vista e della sua prestanza fisica. Mentre Dean apre il cranio di Jim, lui riesce a sopraffare Jeremy che è andato a prenderlo e….