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La Fed.It.Art. (Federazione Italiana Artisti) è una federazione composta da “compagnie teatrali, musicali e di danza” e ha il fine di tutelare gli interessi collettivi della categoria dello spettacolo dal vivo e di rappresentarli nei confronti delle Istituzioni. La Federazione ha come specificità il presidio culturale delle periferie e delle zone svantaggiate con iniziative di base, soprattutto nella Città di Roma. L’unicità di FED.IT ART. nel panorama artistico-culturale della Capitale è data dal gran numero degli aderenti unitamente alla molteplicità delle loro esperienze e competenze applicate a gran parte dei territori urbani
FED.IT.ART. è infatti impegnata nello sviluppo dell’arte e della cultura in un’ottica di espansione territoriale e di decentramento, perseguendo una linea d’intervento che si avvale delle consolidate esperienze nelle province del Lazio di un nutrito gruppo di associazioni che operano nel territorio regionale.
L’ANALISI GENERALE
Il settore culturale a Roma ha subìto negli anni un evidente immiserimento, sia nel’ambito delle risorse messe a disposizione, sia nel deterioramento degli equilibri interni alla sua stessa governance. I modelli teorici perseguiti negli ultimi decenni, che avrebbero dovuto assicurare un virtuoso ripensamento della vita culturale in Città, si sono rilevati inadatti, intermittenti, irrealizzabili quando non dannosi. Questo balbettio istituzionale ha avuto come risultato un evidente depressione degli assetti produttivi interni alle filiere culturali, e l’indebolimento di quel complesso sistema sociale che può e deve trovare nella cultura la sua linfa vitale.
Ne è derivato un deficit culturale gravissimo in tutti gli ambiti della vita sociale della Città che più al mondo contiene Arte e Cultura. Un formidabile passo indietro rispetto a un passato nemmeno troppo lontano.
Roma deve rimettersi in gioco, riattivare la sua capacità attrattiva e la sua bellezza. Occorrono in tal senso strumenti di rapido intervento per ridare slancio alla cultura e restituirle un ruolo cardine nello sviluppo e nella sostenibilità della città.
LE DIFFICOLTÀ
Lo scenario nel quale si muovono gli operatori culturali e le numerose associazioni impegnate nella organizzazione delle iniziative presenta criticità e limitazioni che mal si coniugano con le infinite opportunità che la città offre.
Sproporzioni e mancanza di programmazione nell’attribuzione delle risorse hanno impedito di assicurare continuità e prospettiva ai progetti culturali, relegati in ambiti di sporadica casualità, condannati all’emergenza organizzativa e privi molto spesso di un autentico collegamento col territorio e con le dinamiche sociali in atto.
La frammentazione delle proposte culturali, che progressivamente si è andata accentuando, ha innescato una serie di disequilibri che hanno investito alcuni importanti assetti di riferimento (musei, siti archeologici, teatri, luoghi di produzione, ecc… ) e hanno reso caotico e disorganico il lavoro di quanti operano nel territorio, soprattutto periferico.
La promozione delle attività realizzate nelle sedi centrali più influenti ha sviluppato dinamiche contraddittorie rispetto alle dimensioni metropolitane di Roma, lasciando indietro enormi zone periferiche.
Il depotenziamento della spinta creativa e organizzativa degli operatori ha impedito lo sviluppo di percorsi formativi efficaci e l’esperienza culturale è stata perciò privata di una sua funzione prioritaria, senza la quale non c’è inclusione, non c’è incremento della conoscenza, non c’è crescita sociale.
Anche le grandi kermesse cittadine, che hanno costituito un esempio straordinario di vivacità culturale, sono ormai svuotate di senso e rispondono più a problematiche afferenti alla burocrazia amministrativa, che a esigenze artistico/ culturali. Il rapporto con la cittadinanza si è sfilacciato per ricomporsi in modo occasionale e disorganico solo in occasione di questi grandi eventi e senza un’autentica ricaduta sul territorio.
Il sostegno pubblico, principale fonte di finanziamento per le attività culturali, risente di continue riduzioni; le Istituzioni sono costrette a inseguire le risorse disponibili attraverso lo strumento del bando, quasi sempre presentato nella prossimità delle attività. Questo provoca per i soggetti proponenti una compressione dannosa all’elaborazione dei progetti e limita fortemente gli spazi per la comunicazione e quindi per la condivisione delle iniziative in seno alla comunità.
Ne consegue un panorama quasi mai sinergico rispetto alle finalità e alle modalità di offerta culturale legate ai bandi stessi e la ricaduta sul territorio risulta debole e imprecisa, priva di continuità e senza consolidamento nel tempo delle attività intraprese. La riforma di questi processi, che noi tanto auspichiamo, certamente consentirebbe di evitare sprechi e promuoverebbe un ristabilito rapporto tra amministrazione pubblica e gli operatori del comparto culturale e creativo.
I segnali che giungono da Istituzioni e politica, sia a livello nazionale che locale, testimoniano una crescente tendenza ai tagli in campo culturale; è prevedibile che le risorse destinate al settore vengano progressivamente attribuite ai soggetti più influenti che presentano una capacità più spiccatamente imprenditoriale e una disponibilità economica autonoma e immediata.
Tutte le realtà che operano sui modelli tradizionali, che lavorano sul sociale, sul territorio, che “formano” pubblico e sensibilità, che operano capillarmente scuola per scuola, quartiere per quartiere, vivono questa ulteriore contrazione come una minaccia alla stessa sopravvivenza; gli squilibri prodotti dai criteri, comunque legittimi, che favoriscono le entità più solide e strutturate, porterà fatalmente a concentrazioni produttive e distributive che avranno riflessi negativi anche sulla creatività con pesanti ricadute in termini di occupazione e sui territori più depressi.
Occorre poi sottolineare il pesante carico di adempimenti burocratici e la tortuosa regolamentazione fiscale che gradualmente stanno sovraccaricando le procedure di partecipazione ai bandi e le rendicontazioni finali rendendo in molti casi insostenibile il compito delle realtà operanti.