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#periferiealcentro: il Book del nuovo numero di VITA

È la sfida decisiva per il futuro delle città. Il Book del nuovo numero di VITA, in edicola e nei Mondadori store da venerdì 9 settembre, raccoglie tutte le idee, i progetti e i sogni in campo
Matteo Renzi lancia il piano “Casa Italia”, mettendo in cima all’agenda politica ed economica una scommessa infrastrutturale che, nel quadro di una regia unica con linee guida chiare, mette insieme scuole, ricostruzioni, bonifiche, banda larga e dissesto idrogeologico. Accorpando così quelle voci che, riguardando argomenti non mediatici, da anni erano relegate in fondo ad ogni classifica programmatica.
VITA ha deciso di «provare a pensare fuori dal contesto», come scrive il nostro blogger Guido Bosticco, dedicando il numero del Bookazine di settembre, in edicola da venerdi 9, alle periferie, le vere protagoniste di questo piano del Governo.

L’indice del Book del nuovo VITA

1. Pensare oltre gli stereotipi

Marc Augé, al lavoro per “fare luoghi”
Alejandro Aravena, perché faccio le case a metà
Andrea Riccardi, la città secondo Bergoglio
Eraldo Affinati, ritorno al mio Tiburtino Terzo

Il bookazine si apre con una serie di riflessioni che aiutano a ribaltare gli schemi. Perché, come dice Marc Augé nell’intervista che apre questo numero, «l’uso delle parole non è mai innocente. Noi associamo la parola alle immagini della miseria e delle difficoltà urbane». E se invece fosse vero, come scrive Guido Bosticco nel suo intervento, che «in periferia nascono modelli di progettazione partecipata, si tentano strade per coinvolgere gli abitanti, per costruire edifici di avanguardia, convivenze possibili». Infatti, conferma Alejandro Aravena, grande architetto, in periferia si stanno sperimentando anche nuovi modelli di concepire l’abitare. Dove la co-progettazione con la popolazione è fattore di innovazione. Il capitolo si conclude con una grande presa diretta di Eraldo Affinati, che torna nel suo quartiere, il Tiburtino Terzo a Roma, e ci ricorda che la periferia prima di essere terreno di analisi è carne di chi la vive.

2. Governo e sindaci alla prova

Matteo Renzi, Casa Italia, solida se solidale
Beppe Sala, periferie, cominciamo dalle case
5stelle, partecipazione, la chiave di volta
Franco La Cecla, rammendare non basta

L’attesa è grande. Le risorse non sono più solo annunciate o premesse. Matteo Renzi, in occasione dell’inaugurazione della Biennale Architettura 2016, aveva annunciato di aver firmato il decreto che prevede il Bando da 500 milioni di euro per il recupero delle periferie introdotto dalla Legge di Stabilità 2016. E ora con quali programmi e con quali idee i nuovi sindaci si preparano a cogliere questa opportunità? Il presidente del Consiglio nell’intervista delle prossime pagine spiega le ragioni del perché il Cantiere sociale, di cui anche il Bando periferie è parte, è strategico per il governo. Beppe Sala, sindaco a Milano, indica nel ripristino dell’edilizia popolare la priorità della sua giunta. Virginia Raggi e Chiara Appendino hanno presentato progetti molto sostanziosi per il Bando, tutti all’insegna della partecipazione dei cittadini. Infine Franco La Cecla, autorevole osservatore delle dinamiche delle città, avverte: «Dobbiamo andare ben oltre l’idea di rammendo».

3. La periferia cambia dal basso
Straordinari laboratori di buone pratiche e di innovazione sociale. Sono tantissime e sorprendenti le esperienze che si incontrano appena ci si inoltra nel vissuto delle periferie. C’è la preside di Scampia, Rosalba Rotondo, che con determinazione e passione quest’estate ha tenuto aperte le aule con laboratori per ragazzi e anche mamme. Oppure c’è il grande quartiere romano, Tor Bella Monaca, capace di generare un nuovo immaginario, grazie ad eroi come Jeeg Robot. C’è tanta energia e tanta creatività, come quella che porta il teatro in angolo a San Berillo, ai margini di Catania. O quella dei percussionisti che a Tamburi, quartiere di Taranto, dettano i tempi di una possibile rinascita. A Napoli, quartiere Barra, una squadra di calcio arruola ragazzi di tutte le etnie, rom compresi. E dimostra di saper vincere. E nella piccola Mantova, al quartiere Lunetta, si può andare a vedere cosa significa far davvero intercultura. Come dice Arjun Appadurai, oggi le periferie sono davvero il luogo del “possibile”.

Scampia, Rosalba, la preside sempre aperta
Tor Bella Monaca, l’orgoglio di Jeeg Robot
Esperienze dalle periferie, sei best practice
Arjun Appadurai, dal probabile al possibile
L’antropologo e docente di “Media, culture & Communication” della New York University: «Dobbiamo favorire ciò che può accadere, non attendere passivamente ciò che, grazie alla nostra inerzia, è probabile che accada. La periferia va sottratta a fatalismo e vittimismo. Anche perché, in molti casi, è da ciò che chiamiamo periferia che arrivano sguardi concretamente innovativi sul futuro»

IL FUMETTO
Gianni Biondillo Story. Milano, da Quarto Oggiaro a via Padova – di Giulia Sagramola

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