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La risposta è nel vento

“Chiacchierare, farsi raccontare, capire, ascoltare i mormorii della gente” suggerisce Marco Ciancia ne “L’idraulico di Giolitti e il consenso perduto” sul Corriere di oggi.
Contemporaneamente sullo stesso giornale Serena Danna ci informa che “Dei 13 mila link ad articoli della Bbc che vengono condivisi in un mese su Twitter ne vengono aperti…meno della metà” e che “Non esistono…strumenti scientifici per capire se un lettore “della carta” abbia letto…l’articolo”.
Se mettiamo insieme le due argomentazioni troviamo forse una risposta a quello che ci si domanda oggi di fronte ai risultati elettorali.
Abbiamo ancora un ascolto in corso tra la politica e la gente?
La rete può creare canali di contatto tra i cittadini e le istituzioni?
Se non troviamo una risposta a queste domande non riusciremo neanche a spiegarci che cosa è avvenuto nelle ultime elezioni.
Se le periferie hanno decretato la sconfitta di chi le ha governate negli ultimi anni vuol dire che nessuno tra i politici e gli amministratori è stato in grado di parlare con il popolo delle periferie.
Tanto cianciare di rigenerazione urbana non ha prodotto un solo risultato concreto per la qualità della vita nei territori.
Tanti convegni non hanno generato un solo posto di lavoro tra le masse giovanili urbane in cerca di occupazione.
Tante inchieste e reportage non hanno aperto nessun cantiere di riqualificazione, di mobilità, di sicurezza.
Bastava andare a sentire gli umori di chi in periferia lotta per mantenere un minimo di decoro e di vivibilità nel totale abbandono delle istituzioni pubbliche.
Bastava ascoltare le associazioni che da anni operano in questi territori offrendo servizi sociali, culturali, sportivi, sanitari in sostituzione della latitanza delle amministrazioni.
Quanti asili, biblioteche, consultori, teatri, centri sociali sono stati definanziati se non chiusi?
La risposta è semplice e sta nel farsi le domande giuste.

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