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Creare integrazione nelle periferie

L’esperienza di “Oltre i margini”.
Come si genera integrazione nel comune più multietnico d’Italia.
Baranzate è un comune della periferia milanese dove un abitante su tre è migrante. Qui ha preso vita Oltre i margini, progetto realizzato che si propone di offrire servizi concreti alla comunità e di favorire l’inclusione sociale attraverso due diritti fondamentali: salute e lavoro. Con l’obiettivo di coinvolgere oltre 2.200 persone l’iniziativa dimostra come, grazie a strumenti soft basati sulla collaborazione tra attori e comunità locali, si può provare a realizzare una vera integrazione e recuperare le periferie cittadine.

Baranzate: 1 Comune, 72 etnie

Il Comune di Baranzate è primo in Italia per concentrazione di migranti residenti (33% su 11mila abitanti) e comprende complessivamente 72 etnie diverse. Nella scuola cittadina 6 alunni su 10 sono stranieri.

Il 70% dei migranti residenti vive nell’area del Villaggio Gorizia, un piccolo triangolo ad alta densità abitativa chiuso tra le mura di cinta dell’ospedale Sacco, la SS Varesina, il campo nomadi di Via Monte Bisbino e un grande parcheggio all’aperto ad est che segna il confine con il comune di Novate Milanese. Il tipico quartiere periferico dunque con strade circondate da palazzi costruiti durante il boom di ormai 40 anni fa e capannoni dismessi ma che, nonostante le sue problematiche storiche, mantiene una certa vivacità grazie alla presenza di numerose attività commerciali aperte da stranieri.

Un luogo particolarmente adatto quindi alla sperimentazione di nuovi modelli di convivenza e integrazione tra culture previsti dell’Agenda Onu 2030, con particolare riferimento agli obiettivi 10 “Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i Paesi” e 11 “Città e comunità sostenibili”.

Lavoro e salute, le linee guida del progetto

Il progetto si articola intorno a due filoni di attività: il sostegno all’inserimento lavorativo e la promozione della salute.

Sul fronte dell’inserimento lavorativo, il progetto parte dalla consapevolezza che il contesto culturale e familiare di provenienza delle donne migranti rappresenta spesso un limite all’ingresso nel mondo produttivo, sia per le resistenze di molti mariti che per la difficoltà nel trovare strumenti adeguati di conciliazione famiglia-lavoro. “Oltre i margini” si propone quindi di far fronte a questa difficoltà principalmente supportando nella quotidianità lavorativa le donne inserite presso la sartoria sociale “Fiore all’Occhiello”, avviata dall’associazione La Rotonda nell’ottobre 2014. Il progetto propone ad esempio l’affiancamento di mentori, donne migranti vicine per lingua e cultura a quelle impiegate in sartoria, che abbiano superato con successo le difficoltà di inserimento lavorativo; l’attivazione presso la sede de La Rotonda di uno spazio baby-sitting part-time a cui le madri impiegate in sartoria potranno affidare i bambini nei periodi extra-scolastici; l’apertura di un “Caffè delle donne”, dove le donne in cerca di un luogo di relazione potranno incontrarsi e dialogare apertamente rispetto a problematiche comuni. Parallelamente, con lo scopo di sostenere le donne in questo percorso, “Oltre i margini” promuove incontri di informazione e sensibilizzazione rivolti ai mariti, condotti da Don Paolo Steffano, parroco di Baranzate. Rientrano in “Oltre i margini” anche la formazione professionale specialistica di 2 donne della sartoria (stilista e addetta alle vendite) e il sostegno nella ricerca attiva di lavoro per donne e giovani, entrambi le attività realizzate in collaborazione con AXA Italia.

Sul fronte della promozione della salute, attraverso il progetto “Porta della Salute”, attivo dall’ottobre del 2015, l’associazione La Rotonda ha scelto di ovviare alle carenze strutturali del Comune di Baranzate aprendo uno sportello medico (per due pomeriggi la settimana) e un servizio di assistenza pediatrica (un pomeriggio alla settimana) garantito dalla collaborazione di un pediatra del Centro Diagnostico Italiano. Partendo dalla consapevolezza dell’importanza di scelte alimentari corrette, saranno organizzati incontri di promozione per un’alimentazione sana ed equilibrata per le donne migranti in gravidanza e allattamento a cui si aggiungeranno 10 laboratori di cucina rivolti a circa 8 donne condotti da un nutrizionista dell’Ospedale Sacco e una mediatrice culturale. Attraverso il cooking e lo scambio di ricette le donne potranno sperimentare piatti sani a partire da ingredienti che fanno parte della propria cucina tradizionale. Per incentivare la partecipazione al laboratorio, al termine di ciascun incontro, sarà consegnato un pacco di alimenti freschi e secchi con cui preparare piatti sani e adatti alla propria condizione.

L’attenzione alla tutela della salute sarà indirizzata anche ad un altro target particolarmente vulnerabile: circa 80 adolescenti che frequentano regolarmente gli spazi de La Rotonda, a cui saranno rivolti incontri di informazione dedicati alle malattie a trasmissione sessuale tenuti da esperti dell’Ospedale Sacco. Particolare attenzione sarà dedicata alla prevenzione del Papilloma Virus tra le giovani donne e alla trasmissione dell’HIV. I giovani coinvolti negli incontri teorici saranno successivamente invitati ad attivarsi personalmente attraverso la partecipazione ad attività multimediali di sensibilizzazione rispetto al tema dell’HIV promosse da Cesvi in collaborazione con La Rotonda. In questo modo, loro stessi saranno protagonisti di una più ampia azione di sensibilizzazione da veicolare ai propri pari attraverso strumenti e linguaggi espressivi a loro vicini.

L’impatto atteso

Il primo elemento che suggerisce il potenziale del progetto è la rete attorno cui esso ruota. Al progetto partecipano Fondazione Bracco, Cesvi, l’associazione La Rotonda, Centro Diagnostico Italiano e Ospedale Sacco: una rete di attori diversi operanti sullo stesso territorio che portano le proprie competenze e risorse per raggiungere un obiettivo, quello appunto dell’integrazione, che singolarmente non potrebbero perseguire. In questo modo si persegue anche quell’integrazione tra policy fondamentale per migliorare l’efficacia delle risposte e ampliarne l’impatto: si stima che nei 12 mesi oltre 2.200 persone saranno direttamente coinvolte nelle attività (con attenzione prioritaria, ma non esclusiva, a migranti residenti, in particolare donne, bambini e adolescenti), 20 donne usufruiranno del servizio di baby-sitting, 14 persone lavoreranno alla sartoria in modo continuativo, 2mila persone accederanno allo sportello “Porta della salute”.

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Come ci ha spiegato Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco, «a Baranzate sta operando un vero laboratorio sociale che tocca aspetti fondamentali della vita, come il lavoro e la salute. Di fronte al fenomeno migratorio che impatta pesantemente sulla vita delle periferie delle grandi metropoli abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa di concreto. Con questo progetto siamo andati oltre alla semplice solidarietà, abbiamo guardato alla solidarietà creativa, basata sulla capacità progettuale».

Per don Paolo Steffano, parroco di Baranzate, a Villaggio Gorizia è stato creato «un nuovo trattato di Schengen con cui è stato messo a punto un sistema innovativo, un vero e proprio laboratorio sul futuro che fa delle differenze il suo più grande motore di crescita».

Effettivamrnte, al di là dell’ampliamento dei servizi offerti, la rilevanza del progetto sta nel tentativo di realizzare una reale integrazione tra le comunità di abitanti e di ricostruire il tessuto sociale delle periferie attraverso strumenti soft che creano valore dalle relazioni. Una sperimentazione che, viste le sfide che l’Europa si trova oggi ad affrontare – e che negli anni a venire saranno probabilmente ancora più grandi – potrebbe fornire un contributo davvero significativo sulla strada dell’integrazione.

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