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Tiramisù

Toh, chi si rivede: il dottor Tersilli

di Fabio De Luigi. Con Fabio De LuigiVittoria PucciniAngelo DuroAlberto FarinaGiulia Bevilacqua  Italia 2015

Antonio (De Luigi) è un informatore sanitario di scarsa fortuna: il capo della società Medicix che rappresenta, Gissi (Nicola Pistoia) non gli consente di vendere i farmaci ma solo garze e cerotti. Sua moglie Aurora (Puccini), maestra precaria, ha, però, fiducia in lui e, amorosa, gli prepara un ottimo tiramisù, per gustare il quale sono spesso a casa loro, il fratell di lei, Franco (Duro), proprietario di un avviatissimo centro di abbigliamento modaiolo, programmaticamente cinico (ma non cattivo) e puttaniere e il loro amico Marco (Farina), che gestisce una mescita-discoteca, dal nome Vini e vinili, con esiti fallimentari. Franco presenta ad Antonio il dott. Mannini (Bebo Storti), l’amministratore delegato della Salutex (un’avviata società farmaceutica), e lo fa assumere ad ottime condizioni. Ad Antonio viene affidata la linea pediatrica e lui si fa confezionare da Aurora un bel po’ di tiramisù, con i quali entra nelle grazie di vari medici, a partire da Massimo (Giovanni Esposito) che – complice la curiosità della moglie Vanessa (Anna Tognetti) per la ricetta – diventa suo amico e lo guida nella conoscenza degli altri dottori (e delle modalità con le quali possono essere corrotti): unico ostacolo l’inaccostabile prof. Galbiati (Pippo Franco), primario di pediatria una torta alla sua infermiera di fiducia, Suor Maria (Teresa Piergentili) procura il sospirato appuntamento ma Galbiati è onestissimo e profondamente convinto dell’efficacia di una dieta sana e di semplici rimedi naturali; per fortuna però lui sta per andare in pensione e, mentre gli altri suoi colleghi si arruffianano il vice più anziano, Franco gli consiglia di farsi amico il giovane dott. Casiraghi (Paolo Casiraghi), spregiudicato carrierista. Sarà proprio questi il nuovo primario e per Antonio è la svolta: ottimi guadagni, un prestigioso ufficio da dirigente, una bella villa sul lago e la corte della bella collega Stefania (Giulia Bevilacqua), alla quale lui non è certo indifferente ma – titubante come sempre – non riesce ad andare in fondo. La carriera è al culmine quando, con una fornitura di apparecchiature mediche fallate, si aggiudica un grosso appalto, sbaragliando la concorrente Medicix ma a casa le cose vanno meno bene: lui è troppo preso dal lavoro e dall’infatuazione per Stefania e la moglie si sente trascurata. E’ di nuovo Franco a sbloccarlo chiedendogli di tradire la sorella per salvare il loro matrimonio. Lui trova una scusa con Aurora e parte per il desiderato week end di sesso ma, in macchina, gli arriva una telefonata di Mannini che gli comunica che il Presidente della società, Hubner (Orso Maria Guerrini), sta per nominare il nuovo direttore generale e lo vuole suo ospite per valutarlo; è però indispensabile che Aurora sia con lui – l’antiquato e rigido Hubner tiene alla perfetta armonia familiare dei propri dirigenti. Antonio, dopo un whatsapp ultimativo a Stefania, fingendo un improvviso attacco di nostalgia affettiva, convince Aurora a partire con lui. Nella villa la moglie di Huber, Olga (Autilia Ranieri), ha modo di apprezzare le qualità di lei mentre lui con il presidente se la cava come può. Aurora, che ha saputo da Olga che il marito – ben lungi dall’averla voluta accanto per affetto – aveva semplicemente bisogno della sua presenza, la sera successiva – nella quale sono a cena da loro vari ospiti, tra i quali il Ministro della Sanità (Fabrizio Rozzi) – lo lascia all’improvviso; costringendolo a rimediare alla cena con delle pizze ordinate alla vicina trattoria gestita da due pasticcioni (Maria Di Biase e Corrado Nuzzo), che non riescono a capire la comanda. Al rientro in ufficio, lo attende un nuovo colpo: il posto di direttore è stato assegnato alla vendicativa Stefania. Deluso, disperato Antonio, incontra Galbiati che lo incita a cercare quello che realmente conta per lui; Antonio lascia il lavoro e, attraversando in bici l’Italia, raggiunge Aurora nel paese dove lei ha accettato il ruolo di supplente.

Dopo il deludente Meglio vedovo, inopinato remake dell’irraggiungibile Il vedovo, De Luigi affronta la sua prima regia con una storia molto accostabile ad un’altra pietra miliare delle cinematografia di Alberto Sordi, Il medico della mutua. Il paragone è ingeneroso ma, aldilà del raffronto tra i due comici e le due regie (il film del ’68 era dell’ottimo Luigi Zampa) salta agli occhi la differenza tra i due modelli produttivi: Sordi era servito da sceneggiature perfettamente calibrate e contornato da navigatissimi caratteristi, De Luigi si barcamena tra sketches un po’ slegati e cabarettisti della factory Mediaset (Duro da Le jene, Nuzzo e Di Biase da Zelig, Farina da Colorado), che sembrano essere lì per completare le clausole del loro contratto con il network. Non voglio, però, esagerare in negatività: l’esordio di De Luigi è piacevolmente funzionale (del resto, per mantenere il paragone, non è che Sordi fosse un gran regista) e la sua maschera – perfezionata dai Il peggior… della mia vita – mantiene una solida riconoscibilità.

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