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– Umberto Croppi la sua nomina nel Consiglio di Amministrazione di Musica per Roma è da considerarsi nella continuità o come indizio di discontinuità?
– Non sopravalutiamo il ruolo che potrò svolgere: sono membro di un Cda di 15 persone, tutte autorevolissime, molte delle quali già presenti nel precedente consesso; poi il ruolo centrale è svolto dall’amministratore, che è straniero ed è stato scelto attraverso una call internazionale, è a lui che spetta il compito di sottoporre al Cda un piano per il futuro.
– La nostra città ha sicuramente delle punte di eccellenze culturali come il Maxxi e appunto Musica per Roma, ma si ha come l’impressione per chi ci vive di non avere una visione complessiva della città né tantomeno della capitale di un Paese. Lei, anche da già assessore della cultura, che opinione ha in proposito?
– In effetti c’è un problema di mancanza di coordinamento e di sinergia, che deriva da vari fattori, primo fra tutti il fatto che molte istituzioni dipendono da enti diversi (per i due casi citati il Maxxi è dello Stato, l’Auditorium del comune), manca un soggetto che metta a regime le diverse competenze e che le supporti con un piano di comunicazione generale.
È un processo che io avevo provato ad avviare durante il mio breve mandato.
– Continuiamo in questo discorso della frammentazione culturale della città che, come Giornale delle Periferie, c’interessa particolarmente: Lei qualche tempo fa dichiarò che il luogo artisticamente più interessante di Roma era il MAAM; ci spiega questa sua affermazione e come pensa che questa sua convinzione possa riverberare nel suo impegno in Musica per Roma?
– Si, confermo e specifico: nel campo dell’arte contemporanea, l’esperimento spontaneo del Maam di Tor Sapienza rappresenta l’unica realtà vitale in città. L’arte è contemporanea in quanto si fa nel momento in cui viviamo e servono luoghi in cui l’azione artistica si svolge, gli autori si confrontano, co-operano. In più non può esserci vera arte se non raccoglie e stimola energie collettive: il particolarissimo umano contesto del “museo” spontaneo è essenziale alla sua esistenza.
– A Corviale ricordiamo tutti con piacere il grande successo del concerto dell’Opera nella sala del Consiglio Municipale, pensa che iniziative analoghe possano essere prese anche da Musica per Roma?
– Certo, la Fondazione ha già svolto azioni di coinvolgimento di settori marginali della società sia dislocando le proprie iniziative sia accogliendo nelle proprie sale persone che vivono ai margini, penso per esempio alle iniziative realizzate insieme alla Caritas.
– Quale pensa possa essere l’influenza della cultura sulle politiche sociali?
– Dai due esempi appena fatti appare chiaro come la penso. Non può esistere una cultura slegata dai processi sociali, diventerebbe un esercizio sterile, vuoto di significato. Quindi sia promuovere l’arte, la creatività, la conoscenza e realizzare interventi di crescita sociale sono attività che vanno pensate contestualmente.
– Si parla molto in questi tempi di sharing economy anche a proposito delle espressioni artistiche (pensiamo solo al modello spotify di diffusione dei brani musicali); che impatto pensa possa avere questo cambiamento di paradigma con la politica culturale di Musica per Roma e, più in generale, degli enti pubblici culturali?
– Il tema è attualissimo ma anche particolarmente complesso, non si può rispondere in poche parole e non credo che una istituzione come questa possa indicare soluzioni oltre la promozione di una riflessione e l’avere presente questa novità nella propria programmazione. Ci sono in ballo troppi vincoli (culturali e normativi), interessi, diversi soggetti e livelli di responsabilità per potersi immaginare una soluzione univoca. Certo è che bisogna capire che siamo di fronte ad una rivoluzione uguale e contraria a quella che, a partire dalla stampa a caratteri mobili e la possibilità di riprodurre all’infinito un opera dell’ingegno, creò la cultura giuridica della esclusività del diritto e della sua protezione.
– Come Giornale delle Periferie siamo intenzionati ad avere un dialogo costante con Lei e i suoi progetti culturali, possiamo rendere strutturale questo dialogo con una cadenza mensile d’interventi sul nostro Giornale?
– Volentieri, potrà essere l’occasione per fare via via il punto entrando nello specifico dei diversi settori di attività dell’Auditorium, coinvolgendo anche altri soggetti coinvolti nella sua vita e, magari, anche una occasione di sviluppare nuove suggestioni ch possano arricchire gli orizzonti di deve programmarne l’attività.
Come dicevo, l’amministratore delegato viene dalla Spagna, dovremo aiutarlo tutti a conoscere e comprendere le articolazioni di questa città, soprattutto quelle fisicamente meno vicine ai centri decisionali.