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Dall’Uk il prototipo di un sistema compatto e trasportabile che, grazie alla pirolisi, ricava bioenergia da materiali finora inutilizzati.
Un sistema in grado di ricavare energia pulita da un’ampia gamma di materiali di scarto. E che lo fa in loco, perchè è compatto e trasportabile. Il prototipo, sviluppato dall’European Bioenegry Research Institutte (EBRI) dell’Università di Aston, in Gran Bretagna, in collaborazione con la società ingegneristica Dytecna Environmental e parte del progetto europeo BioenNW, si chiama Pyrofab. E, come il nome evoca, si basa su un processo di pirolisi messo a punto dai ricercatori (la ‘Pyroformer technology’) che riesce ad essere applicato a materiali finora considerati inutilizzabili in quanto biomassa. Si va da ogni tipo di rifiuto domestico ed agricolo fino a- questa forse la novità più importante- gran parte dei rifiuti industriali.
Rifiuti locali, per ridurre l’impatto del trasporto
Si tratta di un modulo prefabbricato, compatto e trasportabile e che può funzionare con qualsiasi sistema di generazione di energia esistente. Questo significa che i rifiuti possono essere di provenienza locale, riducendo l’impatto ambientale dettato dal trasporto e la dipendenza dalle importazioni estere di biomassa come il legno.
Il potenziale inesplorato del riuso
Il team di ricerca sta attualmente girando l’Europa nord-occidentale per mostrare il prototipo alle comunità locali.
Quando si pensa al nostro futuro in termini di sicurezza e sostenibilità ci sono una serie di risorse riutilizzabili a cui finora non si è data importanza. Il riuso è invece una delle risposte più importanti alla sfida energetica in corso in Europa. Il Pyrofab esplora tutto il pontenziale dei rifiuti e la conseguente produzione di bioenergia. E lo fa dando importanza anche a un altro aspetto, quello dei costi di gestione e di trasporto, che non possono non essere considerati in una visione sostenibile a 360°.