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La via irlandese (e ballabile) al comunismo
di Ken Loach. Con Barry Ward, Simone Kirby, Jim Norton, Andrew Scott, Francis Magee Gran Bretagna, Irlanda, Francia 2014
Jimmy Gralton (Ward) torna nel 1932 nel suo paese, Leitrim, in Irlanda; è stato in America 10 anni da quando la sconfitta del movimento insurrezionalista irlandese aveva visto la salita al potere di un governo gradito alla Gran Bretagna e fortemente condizionato dalla Chiesa. Lui si rimette a lavorare al proprio podere insieme ai vecchi compagni di lotta Mossy (Magee) e Tommy (Mikel Muffy) ma un giorno un gruppo di giovani, guidati da Marie (Aislyng Franciosi), gli chiede di riaprire la Pearse – Connoly Hall, un cascinale di sua proprietà che anni prima lui aveva trasformato in una sala di riunioni, di insegnamento ma, soprattutto, da ballo. Lui è recalcitrante – i suoi guai erano cominciati proprio da quella iniziativa – ma le insistenze dei suoi amici e di Oonagh (Kirby), la sua ragazza di allora , lo convincono. Di lì a poco il rustico rimesso a nuovo ospita lezioni di musica, di letteratura, di boxe e, grazie ai dischi di jazz che Jimmy ha portato dall’America, i ragazzi possono scatenarsi in danze ritmate e moderne, ben diverse dai balli tradizionali che la parrocchia, gestita da padre Sheridan, consente loro. E’ proprio quest’ultimo ad ingaggiare una vera battaglia contro la Hall, arrivando, durante la predica domenicale a elencare, nome per nome, come peccatori i partecipanti ad una innocente festa da ballo nella sala. Di conseguenza Il padre di Marie, O’Keefe (Brian O’Byme), locale capo dell’Ira, l’esercito di regima, frusta a sangue la figlia e decide di aprire un conflitto con Gralton ed i suoi amici, considerati, non del tutto a torto, comunisti e che, in un paio di occasioni, si erano apertamente schierati contro di lui ed i latifondisti che lo sostenevano a favore dei coloni. Jimmy tenta di trovare un accomodamento con padre Sheridan ma questi – nonostante il parere più dialogante del suo vice, padre Seamus (Scott) – è irremovibile. Così, dopo varie provocazioni, la Hall viene incendiata e Jim espulso dal paese.
Loach è, insieme ai fratelli Dardenne, l’autore “politico” migliore dell’attuale panorama cinematografico europeo. Non tutti i suoi film sono capolavori (i recenti La parte degli angeli e L’altra verità erano poco più che decorose opere di routine) ma ha quasi sempre una mano felice nel farci partecipare, anche emotivamente, alle storie ed ai personaggi che ci presenta. Qui, ad esempio, la lettura del poema di Yeats La canzone di Aengus il vagabondo e i semplici commenti dei paesani sono un momento di vera poesia civile. Non c’è forse molto di più ma la regia, la scelta di attori prevalentemente locali e semi-sconosciuti ma bravissimi e i costumi prefetti di Eimer Ni Mhaolandhaigh (da lui già usato per il suo precedente film sulla rivoluzione irlandese, Il vento accarezza l’erba) compongono un bella e intensa opera, trasposizione del dramma di Donald O’Kelly, basata su di una storia vera.