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La ricostruzione (La Reconstrucción)

Quando il cinema è essenziale e (quasi) perfetto.

di Juan Taratuto. Con Diego PerettiClaudia FontànAlfredo CaseroMaria CasaliEugenia Aguilar  Argentina 2013

In un’autostrada della Patagonia un uomo al volante vede un’auto capovolta ed una donna che invoca soccorso, lui la guarda appena e tira dritto. Conosciamo così Eduardo (Peretti), capo-operaio in un complesso petrolifero. Vive come un animale, è sporco e, pur afflitto da un atroce mal di denti, si cura con brutali sistemi empirici; anche il suo capo (Ariel Perez), che lo stima sa di doverlo lasciare in pace. Edoardo riceve l’ennesima telefonata del suo vecchio amico Mario (Casero), che gli chiede di raggiungerlo per sostituirlo mentre si sottopone ad una analisi clinica. Eduardo raggiunge l’amico in città e accetta di gestire per qualche giorno il suo negozio di souvenir. In ospedale la situazione di Mario appare assai grave e lui, dopo due giorni muore; la moglie Andrea (Fontàn) è distrutta (sappiamo, da pochi accenni, che lei si era molto affidata al marito per le cose pratiche), così come le loro due figlie adolescenti, Ana (Casali) e Cata (Aguilar). Il primo impulso di Eduardo è quello di andarsene ma capisce che l’amico, prevedendo di morire, lo aveva chiamato per sostenere la moglie e le figlie per qualche tempo. Eduardo si occupa del negozio, insegna a Cata a guidare e, insieme a lei, mette in atto uno stratagemma per aiutare Ana a superare un esame per lei ostico. Comincia in lui a riaffiorare la perduta umanità, si cura i denti e, una sera, confida ad Andrea la causa del suo isolamento: sua moglie, morta qualche anno prima, era andata a passare gli ultimi giorni di vita a Buenos Aires, dicendogli di aver trovato un ospedale con delle cure innovative; il realtà lui capisce che lei era partita per lenirgli il dolore che in lui avvertiva insopportabile e lui, ora, prova solo vergogna. Andrea e le ragazze hanno, grazie anche a lui, trovato la forza di andare avanti ed Eduardo può tornare ad essere l’uomo che era.

Questo è il primo film di Taratuto che circola in Italia (e, giustamente data la perfezione dei pochi dialoghi,, la Academy2 lo ha distribuito in originale con sottotitoli), dopo essere stato presentato nei Venice days del 2013; in realtà lui in Argentina è notissimo perchè ha diretto il più grande incasso del cinema argentino di tutti i tempi: No sos vos, soy yo, sempre con Peretti; da noi era conosciuto quale regista di Un novio para mi mujer, da cui Marengo ha tratto Un fidanzato per mia moglie. La ricostruzione è, chiaramente, di tutt’altro genere ed è un piccolo, imperdibile capolavoro di essenzialità, capacità registica e qualità recitativa.

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