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The Water Diviner

Il contadino è magico

di Russell Crowe. Con Russell CroweOlga KurylenkoJai CourtneyYilmaz ErdoganCem Yilmaz Australia, Turchia, USA 2014

1919 Australia, Connor è un agricoltore e ha qualità di rabdomante; lo vediamo scavare un profondo pozzo in una zona apparentemente desertica e trovare una polla d’acqua. Tornato a casa, la moglie Eliza (Jacqueline McKenzie) gli chiede di leggere, come tutte le sere, qualche pagina delle Mille e una notte ai loro tre figli. I ragazzi però sono dispersi da 4 anni, dopo aver combattuto a Gallipoli in Turchia dove sono morti migliaia di soldati australiani. Il giorno dopo lui trova la moglie morta nel laghetto davanti a casa loro e, dopo aver ceduto il proprio carretto all’avido padre McIntyre (Damon Herriman) per poterla seppellire – ancorché suicida – in terra consacrata, decide di andare a cercare i corpi dei suoi figli per portarne inumare i resti accanto alla loro madre. A Gallipoli, intanto, il tenente colonnello Hughes (Courtney) ha ottenuto la collaborazione del maggiore turco Hajan (Erdogan) e del suo attendente Jemalm (Ylmaz) nell’individuare le zone della vecchia battaglia per poter dare ai tanti morti una sepoltura. Connor arriva ad Istanbul e, circuito dal furbo ragazzino Orhan (Dylan Geogiades) arriva all’alberghetto della madre di questi, Ayshe (Kutylenko) e decide di fermarvisi, La donna ha perso il marito in guerra ma, per non dover sposare il cognato Omer (Steve Bastoni), continua a dichiararsi convinta che lui è vivo e disperso. Il capitano Brindley (Dan Wyllie) del comando inglese ad Istanbul gli nega il visto per Gallipoli e Ayshe – che, dopo una iniziale ostilità per quello che era stato poco prima un nemico, si commuove per la sua disperata missione – lo aiuta a trovare un’imbarcazione. Hughes se lo vede arrivare e, dopo aver invano tentato di farlo ripartire, lo lascia cercare i corpi dei figli; individuata, con l’aiuto di Hajan, la zona dello scontro, guidato dal suo istinto di radbomante trova i resti dei due minori: Edward (James Frazer) ed Henry (Ben O’Toole) e, lì per lì, furioso, si scaglia contro l’ufficiale turco. La mattina dopo si scusa e – avendo capito da un sogno agitato che il primogenito Art (Ryan Corr) è vivo – chiede ad Hajan di aiutarlo ancora e lui gli da indicazione di un campo dove allora potrebbe essere stato portato come prigioniero. Connor torna ad Instanbul e va da Aishe (tra i due è nata una reticente ma crescente intesa e il piccolo Orhan gli si è molto attaccato). Brindley non solo non gli consente di partire per l’Anatolia, dove era il campo di prigionia (è ora zona calda del conflitto greco-turco), ma gli sequestra il passaporto intimandogli di partire due giorni dopo all’alba. Quando però la scorta militare che lo deve accompagnare al battello bussa all’albergo, Aishe lo aiuta a fuggire e lui raggiunge Hajan e, con un drappello di resistenti turchi sale su un treno diretto in Anatolia. Il convoglio viene assalito dai greci, lui salva la vita al maggiore e, a cavallo, i due riescono a fuggire. Nel percorso, Connor vede la pala a vento che aveva sognato quando aveva capito che Art era vivo. Lo trova nella moschea del piccolo villaggio e lo convince a ripartire con lui (il ragazzo si sente in colpa per essere sopravvissuto ai fratelli). Ad Istanbul trova Aishe che lo aspetta e insieme riprenderanno a vivere.

Crowe è alla sua prima regia di un lungometraggio (aveva diretto un paio di corti) ed evita, saggiamente, il rischio del confronto con Gli anni spezzati di Peter Weir del1981, anch’esso basato sulla strage di soldati australiani a Gallipoli. Qui il racconto è tutto incentrato sulle vicende – sembra basate su di un episodio reale – del contadino alla ricerca dei corpi dei figli caduti in battaglia. Il film segue (non sempre riuscendo a trovare l’amalgma) tre tracce parallele: la caparbia volontà del terragno Connor nella sua ricerca, l’ asprezza e l’irrazionalità della guerra e la difficile storia d’amore tra l’australiano e la donna turca. La parte bucolica è indubbiamente la meglio riuscita con momenti assai intensi, il capitolo bellico è (anche per ragioni di budget) più tirato via ma quello che – già in scrittura – non regge è l’appiccicaticcio intrigo sentimentale. Il cast è adeguato e composito (c’è anche la vanziniana Megan Gale nel ruolo di una prostituta turca).

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