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Il musicarello si fa bel cinema
di Eric Lartigau. Con Karin Viard, François Damiens, Eric Elmosnino, Louane Emera, Roxane Duran, Francia 2014
I Belièr – Rodolphe (Damiens), il padre, Gigi (Viard), la madre, Quentin (Luca Gelberg), il figlio sedicenne e la diciottenne Paula (Emera) – vivono in Normandia e gestiscono una fattoria, nella quale producono un ottimo formaggio; i primi tre sono sordomuti e Paula fa da interprete e portavoce della famiglia. E’ una ragazza normalissima: va a scuola con profitto, con qualche problema con l’insegnante di spagnolo, mademoiselle Dos Santos (Mar Sodup), ha un’amica del cuore, la flirtatrice compulsiva Mathilde (Duran) ed è innamorata segretamente del bel Gabriel (Ilian Bergala); proprio per seguire lui decide di iscriversi al coro della scuola. Qui il prof. di musica, Fabien Thomasson (Elmonsino), si accorge che lei ha una bella voce e la mette insieme a Gabriel per un duetto, che dovrà chiudere lo spettacolo di fine anno scolastico. Il ragazzo le propone di raggiungerla a casa per esercitarsi e lei, ben felice, accetta ma, in pieno canto, le arrivano le mestruazioni, mettendola in serio imbarazzo. Il giorno dopo, a scuola, i compagni la prendono in giro e lei rompe con Gabriel, che ha spifferato tutto. Nel paese si approssimo le elezioni comunali e Rodolphe decide di candidarsi contro il sindaco uscente, il traffichino Lapidus (Stephan Wojtowicz); il suo handicap renderebbe assai arduo il compito ma lui è uno che non si arrende e la famiglia si schiera con lui. Thomasson convince Paula (Gabriel, intanto, è uscito dal coro e ha rinunciato al duetto) a prepararsi con lui per l’audizione al concorso canoro di Radio France e lei, tutti i pomeriggi, va da lui ad esercitarsi, di nascosto dalla famiglia, che la crede ancora fidanzata con Gabriel e che pensa vada da lui. Un pomeriggio, però, arriva una giornalista di Fr3 per un servizio sul candidato e lei- che, come sempre, deve fare da interprete- per sbrigarsi, riduce all’osso le dichiarazioni del padre che, pensando ad un’impuntatura da ragazzina innamorata, si offende. Anche Thomasson la striglia pensando che non stia prendendo sul serio l’impegno. I genitori, nell’occasione di un mercato, la sostituiscono con Mathilde ma il poco che Paula e Quentin le hanno insegnato del linguaggio dei gesti non basta a convincere i clienti a comprare i formaggi; di più, una volta a casa lei si butta su Quentin e il preservativo gli provoca uno shock anafilattico. Paula capisce che deve loro dire la verità ma quando dice del concorso e della possibilità, in caso di vittoria, di andare a studiare musica a Parigi i genitori entrano nel panico. Lei comunica al professore che rinuncia al concorso ma che, avendo fatto pace con Gabriel, canterà con lui il duetto. Il giorno dello spettacolo, la loro esibizione è un trionfo e i Belièr si commuovono, pur non avendo, ovviamente, potuto sentire la canzone. A casa il padre le chiede di cantare mentre le appoggia una mano sul petto e, in piena notte, la sveglia: deve prepararsi per l’audizione – che è quella mattina – e tutti insieme partono per Parigi. Anche Thomasson, avvertito da Gabriel mentre era a letto con la Dos Santos, si precipita a raggiungerla. Paula canterà Je vole di Michele Sardou, mimandone il testo (“Miei cari genitori io volo…”) per comunicarlo ai suoi che la seguono trepidanti. Vincerà e lascerà il nido.
Nel ’64 In ginocchio da te di Ettore Fizzarotti diede il la ai “musicarelli” (film con protagonista un cantante famoso la cui trama era sottolineata dai suoi successi), La famigia Belièr sembra muoverne le mosse: una storia semplice e commovente, una giovanissima pop-star – la finalista di The voice francese Louane Emera – e le canzoni di Michele Sardou (Je vole, La maladie, d’amour, Je vais t’aimer, En chantant, La java de Broadway) a fare da contrappunto alla trama: Je vole, ad esempio, in pochi versi racchiude il tema principale del film, l’abbandono della casa paterna per un nuovo destino (“congetto – direbbe il Manfredi di Saziami ma di baci saziami – già esbresso ne La siepe di Al Bano). Le attinenze, però, finiscono qui: il film di Lartigau è un gioiellino di regia e di scrittura, gli attori principali, compresa la sublime Karin Viard, sono stati tutti candidati ai Cesar ( e la Emera ha vinto quale attrice emergente) e il film ha incassato in patria otre 50 milioni di euro.