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Obbligo per tutti paesi ad accogliere chi sbarca sulle coste italiane o degli altri paesi rivieraschi, incursioni nei porti libici per sequestrare e distruggere i barconi degli scafisti, aiuti ai paesi di origine e transito per sgominare le bande criminali di trafficanti di esseri umani che ruotano intorno alla Libia. Sarebbero questi i punti cardine della nuova Agenda sull’immigrazione che, salvo sorprese, sarà approvata mercoledì dalla Commissione europea. Un’accelerazione voluta dal presidente della Commissione Ue Juncker dopo la strage di aprile quando nel Canale di Sicilia sono morti 900 migranti. Se passerà, l’Agenda dovrà poi essere approvata dal Consiglio (i governi) e dal Parlamento di Strasburgo. E ieri l’ambasciatore libico all’Onu ha affermato che la Libia non appoggia l’idea di interventi europei nelle sue acque territoriali.
Verso quote obbligatorie nella Ue
La novità di maggior rilievo è la proposta di creare un sistema di quote obbligatorie di ripartizione tra tutti i paesi europei dei migranti già presenti sul territorio dell’Unione. Gli immigrati richiedenti asilo oggi stipati nei centri d’accoglienza italiani o maltesi, ormai al collasso, saranno sparpagliati tra i Ventotto con un criterio di quote obbligatorio al quale nessun governo potrà sottrarsi. La Commissione proporrà anche una missione di intercettazione dei barconi degli scafisti anche in acque territoriali libiche, persino dentro ai porti, sequestrarli prima della partenza ed eventualmente affondarli.
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Mogherini: su immigrazione finalmente arriva risposta europea
L’Alto Rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Federica Mogherini, ha detto che con l’imminente Agenda europea per l’immigrazione arriva «finalmente una risposta europea» sul tema. Intervenuta a un dibattito durante la giornata di Expo 2015 dedicata all’Ue, Mogherini ha poi aggiunto che è «onesto dire che non cambierà la situazione in una settimana. Quello che stiamo facendo tocca diversi fronti e per la prima volta lo stiamo facendo da europei». Un riferimento al progetto che prevede, tra l’altro, un’equa distribuzione dei profughi all’interno dei ventotto paesi dell’Unione.
Nel corso del dibattito, Mogherini ha sottolineato che tra le priorità c’è quella di «lavorare con i libici, con gli altri paesi della regione e con l’Onu per creare un governo di unità nazionale» in Libia.
Pinotti: Italia pronta ad assumere leadership missione in Libia
L’Italia è pronta ad assumere la leadership di una missione in Libia ma non può essere lasciata sola dall’Europa. È quanto ha sostenuto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intervenendo questa mattina a un convegno della Fondazione Carlo Donat-Cattin sulla Grande Guerra. «Siamo pronti a fare la nostra parte – ha spiegato – ma nel momento in cui i rischi sono più evidenti per noi non dobbiamo essere lasciati soli».
Gentiloni: 10 giorni per risoluzione Onu
Lunedì l’alto commissario per la politica estera Federica Mogherini sarà a New York per tessere la tela diplomatica al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dal momento che è necessaria un’azione all’interno del diritto internazionale. L’obiettivo dell’Itali è l’ok a una risoluzione che dia il via libera agli interventi anti-scafisti entro il summit europeo del 25 e 26 giugno. «I tempi per una risoluzione Onu non sono così lunghi anche se l’operazione ha un certo livello di complessità. Tra una decina di giorni si capirà se la bozza preparata dall’Italia, presentata dal Regno Unito e sul quale esiste già intesa tra Francia, Gran Bretagna, Spagna e Lituania possa essere accolta anche dagli altri undici membri del Consiglio di sicurezza, a partire dai membri permanenti con diritto di veto. Dai contatti fin qui avuti da Federica Mogherini e da noi non vedo obiezioni di principio da parte degli Stati Uniti. E neppure da Russia e Cina. Ma la convergenza su un testo non è mai semplice». Così, in un’intervista al Sole 24 ore, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Possibile uso della forza contro gli scafisti
Sulla possibilità di colpire scafisti e barconi, nella bozza Gentiloni ha confermato che «si fa esplicito riferimento al capitolo 7 della Carta Onu che prevede la possibilità del ricorso all’uso della forza». Il problema, ha proseguito il ministro, «è destinato a durare anni: per ridurne l’impatto serve la stabilizzazione della Libia che oggi è la porta aperta al traffico dei migranti. Sul negoziato per la formazione di un nuovo governo in Libia l’accordo è possibile ma – ha avvertito – occorre fare presto. Nei prossimi 30, 40 giorni occorre trovare un’intesa o c’è il rischio di un’escalation di violenza e terrorismo».