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Giorgia è un’allegra macchina da guerra. Parla romano, pensa romano. Abita al Corviale dai tempi in cui «c’erano i prati, le pecore, e la gente diceva: dove sarebbe ’sto Corviale?». Giorgia ha fatto mille mestieri e realizzato un sogno. Il sogno riguarda gli occhi dei bambini e viene dopo molti incubi. Gli incubi li ha scansati con i loro mondi connessi.
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«Ho cominciato da segretaria di un famosissimo studio di avvocati della casta romana. Ne sono fuggita inorridita. Mi ritrovo cantante nei primi musical italiani. Lavoro accanto a Massimo Ranieri. Poi la fame, l’avvento di Maria De Filippi con i suoi talent show che inondano i palcoscenici di personaggetti. Mi rifugio in qualche scuola di recitazione dignitosa. Per sopravvivere faccio la bartender acrobatica, vivo la movida notturna, mi diverto e dopo un po’ mi annoio. Intanto mi diplomo sommelier. Vado a lavorare nel ristorante di mio padre in zona San Pietro, fi no a quando la situazione, per mille motivi, mi diventa stretta».
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In quello stretto Giorgia si attorciglia in una situazione sentimentale faticosa, nata tra la polvere dei teatri in perpetua oscillazione tra commedia e tragedia. «Resto consapevolmente incinta, mentre il padre fa quello un po’ meno consapevole. Per un paio di anni faccio la ragazza madre. Poi come nei film l’amore trionfa e adesso siamo famiglia, magari fuori dal comune, ma famiglia».
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A quel punto, il cambio. «Non sapendo come complicarmi la vita, decido di realizzare un mio vecchio sogno: aprire una libreria per bambini qui al Corviale, in mezzo ai casermoni e al verde. Chiedo un finanziamento regionale. Non so come, lo ottengo». La libreria si chiama La Meraviglia, contiene scaffali colorati, giocattoli, un ciliegio piantato nella terra e «un intero nuovo mondo che mi fiorisce intorno».
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Il mondo è quello delle mamme sole, dei figli unici, delle «letture animate» con amici attori, delle feste di compleanno, «dove mi diverto un mondo e invecchio per la fatica». Di un tempo condiviso. Di un porto franco dove attraccare. «Un posto tanto bello che mi è appena venuto in mente di trasformarlo anche nella sede di una associazione di madri, di donne singole, dove provare a inventarsi un pezzo di vita collettiva e magari anche un pezzo di quartiere».
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Dice che l’energia le viene dai bambini. Specialmente dal loro sguardo incantato: «Quegli occhi spalancati con cui sfogliano i libri come sfogliassero il mondo». Loro lo scoprono per giocarci dentro. Giorgia per rifarlo.